Storia della Valtellina e delle già contee di Bormio e Chiavenna ; 3
, vestito da vil lico, il proprio cameriere ad esplorare sul monte sovrastante a Pizzo, ed egli stesso, venuto da Milano con alcuni cavalleggieri, conducendo milleduecento soldati del proprio reggimento e cento italiani sotto gli ordini di Gaspare Paolo Bombabello, ascese avanti giorno il monte, mentre parte di queste truppe marcia vano in piano sotto Ferdinando Cristoforo Fux, in un coi ca valli comandati da Scipione degli Afflitti. Ma gli alleati, cono sciuto il disegno del Pappenlieim , mandarono
tosto alcuni uo mini a vegliare sul monte, se non che il loro caporale, vedendo avvicinarsi i nemici, e supponendoli di quelli delia lega, si mosse co’ suoi per unirsi ai medesimi e quindi caddero tutti prigioni. Nel piano assalirono gli spaglinoli le trincee di Pizzo, e dopo averne cacciati i difensori, le distrussero. Il colonnello Ulisse De Salis, fece che subito alcuni de’ suoi salissero il monte sopra il villaggio detto Loteno, e colà marciò pure il capitano Giovanni Pietro Guller. Il Ruvinella
, sebbene ammalalo, montò anch’egli a cavallo, e Fortunato Spredier, figlio allo storico, ebbe a custodire co’ suoi il posto al monastero in Dona, d’onde i nemici, come avvenuto era anche nel monte, furono vigoro samente respinti. Il cavaliere Filippo Trotti con quaranta ita liani, appostossi tra gli sfasciumi del castello di Cordona, mentre la maggior parte dei bernesi posersi in quello di Chi a verni a. La compagnia di Guidone Neocastro, con alcuni altri, da una trincea al confluente del Liro