per sopperire alle necessità della vita. .Anche quivi, sulle porte d’Oriente, ove comincia un altro paese, un’altra vita, Un’altra civiltà, invano cerchereste le impronte del genio teutonico o slavo: j» non troverete che i riflessi della civiltà italiana che colla’ lingua e le arti ha fin qui irradiato il suo splendore. Concludo come ho cominciato. La Dalmazia non è Italia: ma tanto meno, per quanto invasa da slavi e da tedeschi che vorrebbero assimilarla succhiandone ogni vitalità, ogni
è fautrice, come Trento, come Trieste, come l’Istria, del Pro Patria; perchè non vuole a verun costo < essere o slava, o tedesca: ma vuol essere e restare ad ogni costo Dalmazia: perchè sente che nell’avvenire, qqando il diritto delle genti formerà davvero le basi del diritto universale, può essere una piccola nazione di lingua italiana, e contare essa pure, per la sua parte, nella for mazione di quel nucleo meraviglioso, ch’é ancora il sogno, l’ideale, de’ maggiori nostri pen satori, de’ grandi