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Kategorie:
Geographie, Reiseführer
Jahr:
1854
Dizionario corografico del Trentino : con la regione subalpina dell'Adige.- (Dizionario corografico-universale dell'Italia ; Vol.1, P. 1)
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Seite 289 von 335
Autor: Perini, Agostino / compilato per cura di Agostino Perini
Ort: Milano
Verlag: Civelli
Umfang: XLVI, XIII, 278 S.
Sprache: Deutsch
Schlagwort: g.Trentino-Südtirol ; f.Ortsverzeichnis
Signatur: III 154.332
Intern-ID: 138326
TRE I due prodotti principali del territorio di Trento, come di tatto lo volle del l’Adige, sono lo set« ed il vino. L’introduzione dei gelsi nel bacino di Trento ha una data più recente del ter ritorio di Rovereto, sebbene un documento del secolo XV possa far credere che la coltivazione di questa pianta possa salire fino all 5 epoca in cut fu generalmente in trodotta nell’Italia superiore. TVel 4499 Odelrico IV accoglieva Agostino degli Spinoli Dalla Porta, maèstro dell’arte se rica, il quale

istituiva in questa città la prima fabbrica di velluti, damaschi, rasi zenzadi ed altre stoffe di seta; a questo Agostino accordava il magistrato conso lare la privativa ed a coloro che esclu sivamente du lui venissero dichiarati mae stri nell’arte , obbligando i cittadini a dover al detto Agostino vendere ad equo prezzo i bozzoli loro. Questo documento potrebbe far credere ebe da quell'epoca la coltivazione dei gelsi e l’industria della seta prendessero nel territorio di Trento un progressive svi luppo

fino ui giorni nostri; ma siccome | questo sviluppo nell’industrio e In vene rale coltivazione delle piante risulgono'poco oltie^ alla tradizione di due generazioni convien ritenere che l’atto del numi- sirato consolare e l’istituzione di ma stro Agostino degli Spinoti non siano stati più che un esperimento ed uno sforzo per introdurre quest’ industria in Trento. II commercio dei cereali, difficoltato nei piccoli Stati d’Italia e interrotto con se vere proibizioni ad ogni piccola carestia

bozzoli del territorio di Trento venivano tradotti alle filande di Rovereto. I gelsi si coltivano tanto ni piano che al colle in fila alle viti, alle quali servono di sostegno in unione ai pali secchi die vi si appongono negli intervalli. La maggior parte dei campi ad un grande perimetro intorno alla città spetta a’ cit tadini di Trento, e la coltivazione si fa a mezzo di coloni per contratti di mezzadrili. Questo contratto con poche variazioni è fondato sulla divisione dei frutti; per metà i cereali

, un terzo al colono dell’uva, e riservata per intero al proprietario del campo la foglia del gelso. L’ industria, propriamente detta, si li mita alla sola seta; ma del resto le arti e i mestieri presero in questi ultimi anni uno sviluppo molto maggiore che non lo avevano per il passato. Da pochi anni i falegnami di Trento eseguiscono i lavori più delicati e condotti con molta eleganza di forme, mentre non è gran tempo che a mobigiiare elegantemente una stanza era dnopo ricorrere ad artisti di Rove reto

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Jahr:
1889
Italia Irredenta : paesi - storia - impressioni
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Seite 138 von 379
Autor: Chiesi, Gustavo / Gustavo Chiesi
Ort: Milano
Verlag: Aliprandi
Umfang: 374 S. : Ill.
Sprache: Italienisch
Signatur: III 79.502
Intern-ID: 333735
di fare stazione per qualche giorno a Trento, ove è sicuro di trovare molte occasioni di svago per la mente e di benessere per il corpo. Allora, nella stagione estiva, la città a cui ogni arrivo di corriera, dalla vai Sugana, dalla valle di Non, da Tione, e dalla ferrovia, apporta sempre nuovi forastieri, prende una fisonomia più gaia del consueto. I suoi esercizi prolungano la chiusura fino alle ore tarde della notte : la banda musicale del reggimento di. presidio suona, or sulla spiinata

boemi nel gergo viennese ed in quello di Praga. Le passeggiate allora sono affollate: tutta Trento vi si riversa: e vi abbondano i gruppi numerosi di ragazze d’ogni ceto, allegre, cinguettanti —perchè anche in Trento, le ragazze hanno l’abitudine, passeggiando, di riunirsi in gruppi, in file di- amiche, quasi per agevolare ai giovanotti, nel confronto di tanti allegri e graziosi visetti, la scelta dei più belli e simpatici. Io, che scrivo, sono capitato in Trento quando la giuliva stagione delle

serate all’aria aperta era finita da un pezzo: quando il passaggio dei forastieri era cessato: quando il teatro era chiuso: le birrarie avevano spenta l’illuminazione dei loro giardinetti, ed erano- rientrate nei locali chiusi, impregnati di fumo di tabacco, di vapori eterogenei: quando insomma Trento riprendeva la sua veste invernale, calma e malinconica. Cosi non ho potuto osservare questo lato attraente della vita tridentina, il cui ricordo quando vien suscitato illumina di un nobile gaudio

le faccie rotonde e paffute dei birrai e degli albergatori, per la maggior parte degni discendenti di Arminio e di Re Gambrino. Sono capitato in una Trento condensata e seria: pulitamente borghese: che va per una parte di buon mattino alle funzioni in chiesa: per un’altra parte in piazza delle Erbe, ove c’è mercato di ortaglie, di pesce, di carne macellata di castrato e di maiale; di frutta, di castagne e di ogni altro genere che entri nella grande categoria delle cose mangereccie: mercato variopinto

, caratteristico, perchè ti dà agio a vedere i tipi delle bellezze muliebri delle valli circostanti: bianche e rosee, bionde e cogli occhi bene azzurri: e quelli delle servotte, delle popolane e delle signore, non dissimili nella loro espressione generale, dal tipo e dal linguaggio di quelle dònne che fanno si bello, vario e curioso il mercato nella mirabile piazza delle Erbe di Verona. Son capitato infine, in una Trento pulitamente-borghese, che fa i suoi affari come tutte l’altre città: ove i ragazzi, come

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Jahr:
1889
Italia Irredenta : paesi - storia - impressioni
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Seite 107 von 379
Autor: Chiesi, Gustavo / Gustavo Chiesi
Ort: Milano
Verlag: Aliprandi
Umfang: 374 S. : Ill.
Sprache: Italienisch
Signatur: III 79.502
Intern-ID: 333735
Giorgio riprese il suo potere: ma il Trentino non ebbe pace, perchè continuò la sua guerra contro i conti del Tiralo. Cosi, anche senza volerlo, i vescovi di Trento difendendo la loro podestà, furono di continuo ostacolo alle mire ambiziose dei conti del Tirolo nella vallata dell’Adige ed impe dirono validamente che una signoria veramente tedesca si stabilisse, sino alla fine del secolo scorso, in questa regione. E mentre dalla parte del nord i vescovi principi'di Trento tenevano testa alla invasione

tedesca, a mezzodì dovevano difendersi contro gli attacchi della Repub blica di Venezia, che dal Veronese e dal Vicentino, aveva cominciato ad insinuarsi nel loro * * ■ ' rr-\ i?| territorio, tanto che nel 1416 era già padrona della valle Lagarina, e minacciava Trento: mentre d’altra parte estendevasi a Riva, nella valle di Ledro, e avanti fino a Brescia ed a Bergamo. I conti • d’Arco, impauriti dallo estendersi della potenza veneta in territori sui quali vantavano diritti feudali, ricorsero insieme

al vescovo di Trento, del quale erano più che di fatto, virtualmente, vassalli, per aiuti al conte del Tirolo: Sigismondo d’Austria. Questi vedendo gli antichi nemici mutarsi in amici non lasciò sfuggire l’occasione: e da lui datò la prima ingerenza diretta degli Austriaci sulle cose del Trentino., La lotta dei Veneziani contro gli imperiali durò parecchi anni sanguinosa, dapprima con fortuna dei Veneti, indi col trionfo degli Austriaci, che inflissero loro, il io agosto 1487 a Calliano, una sanguinosa

sconfitta — nella quale peri il duce dei Veneziani, Roberto Sànseverino — il cui corpo rinvenuto dai vincitori sul campo di battaglia ebbe per deliberazione del Comune di Trento onorevole .sepoltura, nella cattedrale della città, ove anche oggidì presso la porta orientale se ne scorge il mausoleo, eseguito, secondo la fama, da Luca Moro. Al disastro di Calliano i Veneti poterono riparare, con piccole vittorie, negli anni seguenti: ma passata la signoria del Tirolo nelle mani di Massimiliano

I, imperatole d’Austria, questi con forze preponderanti scese nella valle dell’Adige, e li fece sgomberare dal territorio della valle Lagarina, che ancora conservavano. Ciò avveniva nel 1509, e nel frattempo, Giorgio III, di Neidech, per le influenze dell’imperatore fatto vescovo e principe , di Trento, concludeva con Massimiliano quel trattato che dall’anno, in cui fu sottoscritto fu detto libello dell’Undici, per il quale si inaugurava una specie di protettorato dell’Austria sul Trentino, col pretesto

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Bücher
Jahr:
1889
Italia Irredenta : paesi - storia - impressioni
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Seite 110 von 379
Autor: Chiesi, Gustavo / Gustavo Chiesi
Ort: Milano
Verlag: Aliprandi
Umfang: 374 S. : Ill.
Sprache: Italienisch
Signatur: III 79.502
Intern-ID: 333735
nuovamente oltre le Alpi.. Il trattato di Luneville seguito poco dopo, e nel quale Bonaparte dettò i patti della pace, ritornò Trento all’Austria, mentre ne sopprimeva per sempre il prin cipato ecclesiastico. Cosi Trento veniva, per mezzo d’un trattato riconosciuto dalle potenze, . abbandonata all’Austria ed aggregata alla contea del Tiralo, con tutto il territorio della regione •prealpina designata col nome comprensivo di Tiralo italiano. Per le tumultuose vicende di quel periodo di guerre

colle quali il cesarismo sorto dalla rivoluzione si sosteneva contro il cesa rismo sorto dal diritto divino, dal 1805 al 1809, Trento passò sotto la dominazione franco bavarese : finché dopo la grande battaglia dei tre imperatori, o d’Austerlitz, che segnò il culmine della epopea napoleonica, Trento ed il suo territorio furono chiamati a far parte del Regno d’Italia. Alla prima caduta di Napoleone, nel 1814, gli Austriaci la rioccuparono, ed il Con gresso di Vienna nel 1815 ribadiva sul Tiralo

italiano, su Trento, come sulla Lombardia e la Venezia, l’oppressione austriaca. Sotto l’Austria, mentre la Lombardia ed il Veneto avevano un’amministrazione autonoma, il Trentino venne incorporato all’amministrazione prettamente tedesca del Tirolo, la quale, da settantacinque anni a questa parte, lavora a tutt’uomo per soffocare tutto quello che nel Trentino può conservare di carattere nazionale, di italiano: lingua, pensiero, costumi, tradi zioni, leggi, istituti. L’oppressione del governo

. Sotto questo rapporto Trento ed il Trentino formano la regione più sacrificata, più umiliata più esposta ai capricci, alle violenze della razza dominatrice, che vi sia nell’Impero Austro- Ungarico: forse più ancora di Trieste e dell’Istria. I trentini sono troppo pochi, troppo poveri Li

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Kategorie:
Geographie, Reiseführer
Jahr:
1854
Dizionario corografico del Trentino : con la regione subalpina dell'Adige.- (Dizionario corografico-universale dell'Italia ; Vol.1, P. 1)
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Seite 274 von 335
Autor: Perini, Agostino / compilato per cura di Agostino Perini
Ort: Milano
Verlag: Civelli
Umfang: XLVI, XIII, 278 S.
Sprache: Deutsch
Schlagwort: g.Trentino-Südtirol ; f.Ortsverzeichnis
Signatur: III 154.332
Intern-ID: 138326
-'ün bel dipinto, capolavoro di CignaroU, rappre sentante il beato vescovo móriente. La chiesa della Santa Trinità si-Trova.: nella via dello stesso nome, presso il borgo Nuovo, e serve ai bisogno del ginnasio. Un tempo essa apparteneva al monastero dei padri Filippini, fondato nel 1525 da An tonio Prato, celebre giureconsulto. II fab bricato del ginnasio cadente, e quasi in rovina, fu riedificato dann fondamenta nel 1816 dietro- il disegno dei signor inge gnere Floriano Menapace, di Trento, at tuale

di Trento -ed oraf’ 1. R. corte 'di giustizia,,sembra molto antica nè se ne conosce rorigine. In essa conservas» uria campana denominata la Renga± per chè il magistrato o il vescovo facevaia suo nare quando volevasi arringare il popolo. Cosi nel 4275 il vescovo Arrigo 11, suo nata la campana , adunò il popolo nella chiesa di S. Vigilio, ed ivi quel popolo che poco prima aveva valorosamente scac ciato dal territorio il tiranno Eccellilo, giurò innanzi ad un aureo crocifisso di riconoscere il vescovo

Arrigo, tanto «'elle cose spirituali che nelle temporali, vescovo e signore. In questa torre presentemente vi sono lé carceri dèli’ I, R. corte di giustizia. La Tor Vtingoj che faceva parte d’un forte che guardava la porta Bresciana « sorga a capo del ponte di S. Lorenzo, è un antico monumento storico dì rimota origine. II nome le deriva, dalla famiglia Vanga, sia che il vescovo. Federico Vanga, che fu principe di Trento dal 4207 fino ól 4248 , fabbricasse quella torre', il die però è incerto , sia

che, le derivasse dal l'èssere stata per diversi armi un feudo di questa famiglia. -Nel növembre,del 1220. Alberto, vescovo di Trento,^circondato' dai suoi' nobili vas salli-, si trovava coll'esercito dell’ impera tore Federico, Accampato presso la città di Roma. Sotto il, padiglione del vescovo i due fratelli Adalperio e Bfertoldo Vanga furono investili d’una còsa con orto e mu-, lino, giacenti n capo del póntè-déU’Adige, verso la città’ di Trento, Qui non vien fatta alcuna menzióne .della torre

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Jahr:
1889
Italia Irredenta : paesi - storia - impressioni
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Seite 87 von 379
Autor: Chiesi, Gustavo / Gustavo Chiesi
Ort: Milano
Verlag: Aliprandi
Umfang: 374 S. : Ill.
Sprache: Italienisch
Signatur: III 79.502
Intern-ID: 333735
Trento ed il Trentino cotesto Aliprando, inspiratore di versi tanto pietosi e gentili da meritare d’essere tramandati fra i secoli, di generazione in generazione. Alla morte del principe vescovo Carlo Emanuele — quello stesso coinvolto nella pietosa leggenda di Claudia Particella e di Castel Toblino — ultimo di casa Madruzzo, la proprietà del castello rimasto feudo della Mensa vescovile di Trento passo per trattative alla lorenese Carlotta di Lenoncourt: indi da questa alla famiglia del

Carretto da Finale — che ne vendette, dodici anni or sono, gli avanzi ad un signore di Trento, il dott. Francesco Larcher. Quale fosse questo antico castello, per tante ragioni rammentato nella storia del Trentino, ancora due o tre secoli or sono, vai la pena di trascriverlo da ciò che ne riferisce il crona chista Mariani, in un brano curioso del suo: Trento con-il sacro Conalio. « Castel Madrutio — scrive il Mariani — è posto sul sentiero del monte che domina « vai di Cavedine. È di fabbrica in isola

s’è devoluto questo castello, per linea « femminile ne’marchesi di Lenoncourt che lo ritenevano dallà Mensa Episcopale di Trento, « Patrona del dominio diretto. Cosi un castello stato per. tanti anni da fama e il fasto de’Ma- « drutiani Principi, e dove soggiornarono i figli dell’imperatore Ferdinando primo, in tempo che '« il baron Giovanni Gaudentio Madrutio fu loro aio, al presente non tiene altro di Madrutio « che il nome. Tanto , è vero, che Omnia oria occidunt, et aucta senescunt, dice

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Jahr:
1889
Italia Irredenta : paesi - storia - impressioni
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Seite 94 von 379
Autor: Chiesi, Gustavo / Gustavo Chiesi
Ort: Milano
Verlag: Aliprandi
Umfang: 374 S. : Ill.
Sprache: Italienisch
Signatur: III 79.502
Intern-ID: 333735
: e con secchi che in luogo di essere di'legno sono di lamina di ferro, grossa e pesante. Nel forte del Buco di Vela e sue dipendenze staziona una compagnia di I. R. cannonieri, ' ' „ * distaccata dal corpo che risiede -nel castello del Buon Consiglio, a Trento. Alla pusterla c’è il corpo di guardia, e la sentinella squadra sempre i passanti, specie se questi hanno l’appa renza di non appartenere al paese, e'di'essere forastieri e viaggiatori. A meno di qualche * * ' • intoppo sulla strada; abbastanza

frequentata da carriaggi trainati da buoi e- conducenti legnante * k Trento, o da qyalche altra ragione di forza maggiore, non è permesso a- chicchessia 'di sostare nel recinto, compreso dalle opere del forte.-Solo che v’incantiate a guardare di qua e ' * t di là ed a voltarvi in su, a guardare le bocche dei cannoni sbucanti fra le angolosità spezzate delle roccie, - sentite da una parte e dall'altra, dall’allb e dal basso, le sentinelle gridarvi in tedesco .di tirare ’ diritto e andare pei fatti vostri

immane fenditura, poiché altrct non è, si presta a molte induzioni. La : leggenda popolare, però non solita alle sottigliezze della scienza, si è impossessata del Buco di Vela, comè di tanti altri luòghi-strani e di molti fenomeni naturali, spiegandone a modo suo l’origine.-Secondo la leggenda, l’autore di cotesto passaggio, quasi fantastico, fra le due valli del Sarca e dell’Adige, sarebbe nientemeno che san Vigilj 0 vescovo e protettore di Trento, il quale essendosi recato fra i pagani di valle

di' Rendena a'pre dicarvi la buona novella, venne cacciato ed inseguito a sassate da costoro che del verbo evangelico rfjn volevano perancó saperne. Onde riparare al piu presto in Trento, san Vigilio, trovandosi di fronte la montagna vi avrebbe posto sopra le mani, e con un leggero sforzo, ordinando il miracolo, la montagna si sarebbe aperta con gran terrore delle genti di vai di Rendena, che smisero dal tirargli i sassi e -se ne fuggirono, disperdendosi pei boschi e per le valli mentre egM

, il santo'miracoloso, contento del fatto suo, prendeva tranquillamente la strada di Trento, fi montanari vi raccontano anche oggidi questa storiella con tutta serietà e se volete . - i ' ' '

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Bücher
Jahr:
1889
Italia Irredenta : paesi - storia - impressioni
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Seite 182 von 379
Autor: Chiesi, Gustavo / Gustavo Chiesi
Ort: Milano
Verlag: Aliprandi
Umfang: 374 S. : Ill.
Sprache: Italienisch
Signatur: III 79.502
Intern-ID: 333735
Ma anche senza cercare tanto alto, fino a Noè ed al diluvio, il Bondone ha la sua storia. I Madruzzo, dal loro vicino castello, da Calavino e da Cadine, venivano a farvi brillanti partite di caccia. Ed il Mariani, già tante volte citato, nel suo libro « Trento, il sacro Concilio e cose notevoli » narra che l’imperatore Carlo V, nel 1530, lo percorse in ogni senso cacciandovi ogni sorta di selvaggiume, sia di volatili che di quadrupedi. Il disboscamento sacrilego e venale, che come tanti altri

le arniche e le genziane, fra le quali si trova anche la Genziana, nivalis di Linneo. Il Bondone è di formazione giurassica inferiore; nella parte più elevata però, si mostrano il giura superiore ed il calcare nummolitico. Alle falde ed intorno al Bondone si raggruppano vari paesi: per esempio, verso Trento si trovano Ravina e Garniga : nel territorio capitanale di Rovereto invece, intorno al Bondone stanno Villa Lagarina, Nogaredo, Castelnuovo, Castellano, Pederzano, la valle di Cei, Aldeno Nomi

e Chiusole; paesi tutti d’una qualche importanza e che non mancano di notizie storiche interessanti l’intera valle. Così Castellano e Castelnuovo, vicini e destinati ad una sorte comune son castelli che un tempo furono dei Castelbarco : i quali nel 1436 ne furono spogliati da Giorgio vescovo di Trento, che ne accordò l’investitura ai conti di Lodrone. Costoro assa- lirono violentemente il Castelnuovo o Noarno, come era anche detto, e quello di Nomi- facendo prigionieri il conte di Castelbarco e sua

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