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Lorengo Lorenzo, ex Curato di Caldea . , Luchi .Giorgio, Prefetto dell’ I, R, Ginnasio di Trento , i Luclii Don Leonardo, Maestro di lingua tedesca nella Caposcuola di Trento ■ . . i Lucbini Francesco, Curato alla Have , . . i Lunedi Don Francesco», Professore Supplente‘ di Fisica nell’!, R. Liceo di.Trento. . .. v * 1 . i Maffei, de, .Bartolameo, Renelìciate di Gembra . . t Man ci, de, Conte Massimiliano, Savio del Magistrato politico economico di Trento . , . . i Marcobrulli, de, Carlo

Antonio, Giureconsulto di Arco r Alarcolini Bernardino, Cappellano in Mezzolombardo . i Marcella P. Michel Angelo de’Predicatori Veronese . r Marietti Giuseppe Antonio, Librajo in Trento . * Martini Don Carlo, Maestro* nella Caposcuola ele mentare dii Trento . . . . . f Mazza-Antonio, Cappellano di Magasa j Mazzetti Doti. Antonio, Croce d' argento del merito Civile, Consigliere aulico e Presidente dell’ I. R. Tribunale Civile di 1, Istanza in Milano . . % Mazzurana Felice . - • . .... r Menapace Carlo

, Curato dì Rovere della Luna . . i Mendini Giacomo, Primissario di Segno .. . i Ali elidetti Antonio, Decano e Parroco di Mezzolombardo I Micbeletti Giuseppe, Parroco di Spor Maggiore .. . t Minuti Giovanni • . - *' ^ : , . I Moar Antonio, Decano e Parroco di Mori» . r Menami i Nicolò, Decano e Parroco di Tajo .. . i Montani Luigi, ex Parroco di Posino in Rovereto 1 • i Mosca, de, Bartolomeo, Avvocato . . . * Murara Michele, Curato di Caldonazzo . . - i Naghde Fihppo * Negrelli Nicolò, Primissario

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Religion, Theologie

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1824

¬De¬ Francisco Xav. Luschinio Principe Pontificatum apud Trident. capessente XVI. Cal. Nov. MDCCCXXIV

.Favillati Don* Bartolomeoj.- Professore nell' I. R. Gin nasio è Trento ; ;:A . ’ . . • ; « . j Pattarsi-Giacomo, Curato di Galdes , , j Pattarsi Giuseppe,. Curato di Cavizzana ; . i F errari Antonio qm. Michele di Vcrono . . . i Forer Giovammatteoy Parroco di Roncegno . . i Frapporti, de, Pietro , - . ; . . . ! . i Frigo Antonio, Parroco e Decano di Borgo . . i Fronciiettì Giovanni, Decano e Parroco di Cembra . i Gabardì Antonio, Curato di Spor Minore . . .. i Garbali Andrea, Direttore della

Capo-Scuola di Trento. i Garze tri Giovambattista, Professóre di Storia universale ned' I. R. Liceo di Trento . . : • i Gasp eri Domenico, Decano, e Parroco di Calceranica . i Gerloni Bartolomeo, Sacerdote ex Professore . . 6 Giovanelli, de, Conte Benedetto, Podestà di Trento . 3 Cidi GiacoinanIonio, Parroco di, Piedicastello . , -t Cidi Giovambattista, Parroco di, Gloz ' r-- , . i Gottardi Luigi, PrimisSario di Roverè della Luna • : i Gratiadei, de, Conte Francesco, Savio del Magistrato . politico

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1824

¬De¬ Francisco Xav. Luschinio Principe Pontificatum apud Trident. capessente XVI. Cal. Nov. MDCCCXXIV

CA N T O IL 87 .Nfora anco il sole del diurno corso Il punto, onde più ardente, e più vicino Co’ suoi rai ci percuote, avea trascorso, Quando al parlar del messaggier divino, Che umano lemmi quel sì dolce invito, Seguii con pronti passi il suo ©animino. Qual è quel peregrin, che sbigottito Ornai dispera rinvenir la via, Che in mezzo ad aspra selva avea smarrito y Se amica scorta a lui fortuna invia, Che in sul dritto sentier cortese il guidi Del lungo errare le fatiche obblia: Tal io da poi

, che in me rinascer vidi Speme di lui, che ai vedovili affanni Potea por fine de’ miei patri lidi, Spiegai del forte immaginare i vanni Al felice avvenire, ornai scordando Del tardar lungo i compensati danni. E 1 Duce mìo di secondar bramando La giusta voglia, che in me vide accesa, E eh' io sol per rispetto iva celando : O fortunata Tridentina Chiesa, Sciamò qual uom, che 1’ avvenir prevede, Se avrai sì gran Pastore in tua difesa! Vota ben fu lunga stagion tua sede, Ma la Boutade di lassù infinita

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1824

¬De¬ Francisco Xav. Luschinio Principe Pontificatum apud Trident. capessente XVI. Cal. Nov. MDCCCXXIV

CANTO- III. 9 ' O tu, che -vesti ancor mortali spoglie, * Se in error. non mi trae del sol la luce, Che in sul terreno al tuo passar si toglie, Qual folle ardire a penetrar t’ adduce Là/ve co’venerandi alti decreti La Provvidenza del gran Dio traluce? Profondi, impenetrabili, e secreti Sono ancora per voi in fin j che Dio La loro conoscenza non vi vieti. Questo parlare dalla bocca uscio D’ Àngel, di’ era del tempio al limitare, Ond’ io guardai confuso il duce mio. Ed egli a lui : IL suo fatale

andare Non impedire,'o spirito beato, Che vegli in guardia del sacrato altare. Ch’ ei v' entri, su nel cielo è destinato, E da chL siede, éollassù Signore A lui per condottiere io fui mandato. Come sentì nomar 1’ alto Fattore Chinò l’Àngel la fronte, e in cor placossi Deposto il primo-suo giusto rigore. Allora i nostri passi si fur mossi Inverso il tempio, che in quel sacro loco Dall’ eterna Boutade al elei rizzossi. Or convien, che '1 mio dir di sacro foco S’ infiammi, e che a parlar di si alte cose

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1824

¬De¬ Francisco Xav. Luschinio Principe Pontificatum apud Trident. capessente XVI. Cal. Nov. MDCCCXXIV

85 À guisa d’ uom, che opporsi altrui non osa, Mi mossi allora fra quell 5 aere crasso Con dubbia voglia, c a quel cammin ritrosa. Ridir non so per quali luoghi il passo Movessi alior ; così lo spirto mio La tema, e lo stupor si tenean basso Ben so, che al fin del cammino aspro, e rio In luogo mi trovai sì dolce, e ameno, Che meco dissi: e perchè fui restio? Sparve 1' oscura nebbia in un baleno, E la viva del sol luce raggiante Allegrava quel florido terreno. Non qui del verno 1’ orrido

sembiante Offri a la terra, ma odorose erbette, Fresche, e dolci acque, e sempre verdi piante Come il nostro cammino si ristette, E non più del veder le strade furo Dall 5 atra nebbia all’ occhio mio interdette, Io mi volsi a quel pio, che dall’ oscuro Loco mi trasse con paterno affetto In sì piacevo! suolo , e sì securo. Placido, e venerando era suo aspetto, E ben potevi leggere in quel viso, Qual fosse 1' alma, che chiudeva in petto ; Sul labbro gli brillava un dolce riso, Luce spandea dai lumi

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1824

¬De¬ Francisco Xav. Luschinio Principe Pontificatum apud Trident. capessente XVI. Cal. Nov. MDCCCXXIV

8i Ma cala qui Religion dal cielo Col trionfante segno della croce, Avvolta i lumi, e il corpo in bianco velo, Spiega il volo del Tetro in sulla foce: Senton 1’ alme la Dea* di santo zelo Ripiene ad adorarla alzan le voce . . . Stassi : Ella il fianco d’ angioli ha soffolto, La p ace in core, e la costanza in volto, E dinanzi V altissimo Pastore Clic in cielo elesse, e confirmò sul mondo, Scuote la face del divino amore, Ed alti sensi spiega in dir facondo. Poi si parte, e dell' Istro al pio

Signore Un guardo volge nel passar giocondo : Alfin discende provida, e giuliva Del chiaro Adige nostro in sulla riva. Paga qui ferma il volo, e qui si giace ; All’ altare, Luschin, qui t’ incorona, E il cor ti scalda colla sacra face ; E Sulle gote ridendo ti dona li dolcissimo bacio della pace . . . Per lo tempio il celeste inno risuona . . . Ella s' invola ... in cielo io la discerno Brillar nel seno dell' amore eterno.

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1824

¬De¬ Francisco Xav. Luschinio Principe Pontificatum apud Trident. capessente XVI. Cal. Nov. MDCCCXXIV

E LE N CO In ordine alfabetico dei Signori Associati alla presente Raccolta. » , Copie N.° XjJherti, de, Conte Alberto, Savio del Magistrato po litico economico di Trento • .. . . . t Albertini Andrea, Curato di Mezzano - * - 1 Andrei» Antonio, Curato di Bolentina * - i Baldessari Giacopo, Canonico Seniore della Collegiata . d’Arco . . . . : . X Barbacovi, de, Conte Francesco Vigilio, Cancelliere e~ merito del già Principato dì Trento . . . s Barbacovi Pietro Antonio, Vicario parrocchiale

di Ccredo i Barchetti Don Giuseppe, Professore di Matematica nel- l’I. B. Liceo di Trento - - - 1 Battisti Don Domenico, Rettore del Seminario in Trento * Benetti Francesco . . . . - * Benvenuti Don Domenico, Professore di Religione neì- I I. K. Liceo di Trento . - • 1 Benvenuti Pietro, Vicario parrocchiale d' 0ssana • 1 Betta, de, Filippo, Priore di 8. Rome dio . . • 1 Bonetti Giovanni, Curato di Zambana * Bonfioli Giuseppe, Confessore delle Vergini Inglesi in Rovereto . . . . • * Bonomi Matteo

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1824

¬De¬ Francisco Xav. Luschinio Principe Pontificatum apud Trident. capessente XVI. Cal. Nov. MDCCCXXIV

65 Del Conte Luigi Bernardo Pompeati CANTO x^oluij che trasse di Saturno a terra Il simulacro, e sotto il Ciel trentino Tanta alla folle idolatria fè guerra, Che per mettere altrui su quél cammino, Che F anime conduce a salvamento, Sparse il suo sangue e diventò divino, Sovra una stella, e a quel paese intento, Che amò sì forte in vita, un dì sedea In nè lieto nè triste atteggiamento. E senza il sacro suo pastor vcdea Mestamente errabonda andar la greggia, Ch’ egli da prima custodita avea. Qual

nuvola romita,, che rosseggia In oriente quando vien la sera, E moribondo il sole in lei dardeggia, Dello spirto magnanimo tal era 11 sembiante, avvisando il gran difetta Del caro Adige suo sulla riviera. Iddio mira il color del santo aspetto, E con quel guardo suo, che il tutto spia, Tosto ne toglie il generoso affetto. Ti rallegra, poi dice, Anima pia3 Io già elessi al tuo gregge altro pastore, E da chi elegge in terra eletto ei ha.

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¬De¬ Francisco Xav. Luschinio Principe Pontificatum apud Trident. capessente XVI. Cal. Nov. MDCCCXXIV

Io mi sento tremar le vene intanto , E in braccio all 1 aure s’ agita il mio crine, Che via seco mi porta il Dio del canto. Sovra le tue veloci ali divine Dove, o Nume, mi traggi? Alle dilette Non son io trasportato acque atesine ? 10 vi saluto, spiaggie benedette, Già coll’alto favor de’nuovi eventi A voi meglior fortuna il Giei promette. Non più discatenandosi i torrenti (i) Vi rapirai! la messe, e il villanella Non più affogati piangerà gli armenti. 11 sol vi arriderà sempre piùjaello

, Poiché da voi sbandito avrà ogni vizio B’ Emmaniielle il successo! novello, D’ Emmanuel, che dalla tomba indizio Dà, mormorando^ d' allegrezza, or eh’ ode » Rumor laggiù wì ben locato uffizio. Ma se F Adige.nostro esulta e gode, Abbassa l E mio le pupille al duolo, , Che del Prence al partir si dentro il rode. Ei già non abbandona il tuo Titolo, Però la fronte, o fiume, alza, e festoso L’ inno accompagna, end’io governo il volo. Tu conosci lo spirto generoso Degno di carmi eternamente vivi

, E sovente levasti orgoglioso. (i) Si allude alla straordinaria ìnnondazkrae, che accadde verso la fine di Ottobre del iBsS in vai di Trento.

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¬De¬ Francisco Xav. Luschinio Principe Pontificatum apud Trident. capessente XVI. Cal. Nov. MDCCCXXIV

Frenando allora le non sazie voglie Mi mossi a guisa d’ uom, che altrui consiglio Segue contento, e rispettoso accoglie. Appena entrai, che appresentossi al,ciglio Schiera di Spirti, il cui gran Condottiero Mostrava il corpo di sangue vermiglio. Stupì a tal vista incerto il mio pensiero, £ 1 Duce mio, che del dubbiar s accorse: Conoscer ben dovresti il Duce altero, Disse, a que’ segni, ond' empiei ade il morse. Egli è Vigilio, che con tanto ardire Per dar vita ad altrui a morte corse. La Sarca

il dica, che fra T onte, e 1 ire Del fiero abitator della sua riva li vide glorioso al ciel salire. L altro e Adalprete, che di palma viva Che 1 martirio donogli, il criii circonda, Benché altrimenti invida penna scriva. Di Clesio F ombra a nuli’altra seconda Mira, o ,t,ant 5 altri generosi spirti, Che cV Adige regnato in sulla sponda. Di tutti io ben vorrei li nomi dirti, Ma attendi ornai, che nome a te più caro Spirto saprà di me più degno aprirti. Qui tacque, e in un balen tutte tremalo , Del

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1824

¬De¬ Francisco Xav. Luschinio Principe Pontificatum apud Trident. capessente XVI. Cal. Nov. MDCCCXXIV

mano * Le fauci aduste per cocente arsura» Volgeva, al cielo dal deserto piano. E del Signor per la pietosa cura Di limpid acque zampillante fonte Dal seno scatti-ria di selce dura. Al cielo altrove con supina fronte ‘ Alla fame chiedea qualche ristoro, Nè le sue meraviglie eran men pronte. Ma perchè invano del. divin lavoro L’ opre stupende con sì fiacche note Debilmente ritraggo, e. mal coloro ? A tanto ingegno uman giugner non punte, Che parte solo di quel bel figuri, Ch’ io stordito mirava

a ciglia immote. Perché! mio duce: A che più tempo fari, Disse, al desio, di cui eri sì ardente, E eh’ or sì poco, come mostri, curi? Ornai le viste tue sieno contente, T’ inno!tra ornai nelle sacrate soglie A sentir del gran Dio 1’ eccelsa mente.

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¬De¬ Francisco Xav. Luschinio Principe Pontificatum apud Trident. capessente XVI. Cal. Nov. MDCCCXXIV

Il capo^ quando la sua voce udivi, Che , del difeso Ver figlia, spargea » Più che mel dolci d'eloquenza i rivi, E, sempre fida interprete d’Astrea, All’ unito dei Piece alto consiglio Palese il ricco suo saper iacea. Ma quale al fervid’ aer si curva il giglio,’ Tal egli al suono della nostra loda S’ inchina, e atterra ^vergognando, il ciglio. L anima in ben oprar costante e soda, Sua via seguendo, tacita e modesta G Schiva, il pubblico grido, e par che goda Del sentimento sol, che in lei

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¬De¬ Francisco Xav. Luschinio Principe Pontificatum apud Trident. capessente XVI. Cal. Nov. MDCCCXXIV

Del Dottor Giuseppe Dalla Bona e A NTO Grià-fugge il nembo, E fuor del grembo Febo la fronte estolle* Le vérdi fronde, Le spiche bionde Ornano il campo, e il colle. Pace rimbomba', E la Colomba Reca il. segno nel rostro., Noè, cui 1’ alma Fu sempre in calma, Apre dell’ Àrea il chiostro: Esce, e consola La famiglinola, Che mette il piede a riva ; E poi sull’ ara Ostia prepara, Che a Dio gradita arriva. A larga mano Sul germe umano Sparge sue grazie il Nume; E benedetto Il seme eletto Propaga

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¬De¬ Francisco Xav. Luschinio Principe Pontificatum apud Trident. capessente XVI. Cal. Nov. MDCCCXXIV

19 DI Framesmntonìo Marsìlli STANZE Rugiadosi traevano i cavalli Via per lo ciel la fuggitiva aurora, E già b'attean per que’ medesmi calli Del sole i corridor T unghia sonora, Del sol, che i rai saetta, e queste valli, E i colli intorno, e le campagne indoraj Quando T Enno s’ alzò dalle fredde onde^ E volse lento alle petrose sponde. Quivi si asside, e sulla mano antica . Gravida di pensier poggia la testa : Mormoran Tacque, e il gemito a fatica Odo dell’ aria, che d’intorno è mesta, Corri

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¬De¬ Francisco Xav. Luschinio Principe Pontificatum apud Trident. capessente XVI. Cal. Nov. MDCCCXXIV

Luscin sia quei) die il duol gli rasserena; 10 qui in cielo 1’ eleggo : in terra il Saggio Elegerallo» che’1 Danubio affrena. Come nel mese, che succede a Maggio, Aprono a dolce pioggia il chiuso stelo Arsi i fioretti dal cocente raggio: Così innalzar vid’ io ■ la ' fronte al cielo La celeste, ad udir grata novella Queir ombre spoglie del caduco velo. . Brillò nel viso qual ridente stella L’ombra d’ Em inaimele, e in tali accenti Ver me disciolse la dolce favella: Non ti diss’ io > che acciò

che agl’ impazienti Desiri dei mortai sìen più graditi, Scene!on da Dio talora i doni lenti? O padre, rispos’io, a che m’inviti Ad esaltare del Rettor celeste Gli ammirandi decreti, ed infiniti? Qual sia il mio cor, la gioja mìa 1' atteste,, Che in me reprime ogni fervente ardire, E d' un muto sUipor f alma hi investe'.. Volea più. dir, ma al naturai desire 11 soverchio gioir Iacea ritegno, Pur la gioja- apparia nell' ammutire, Che di letizia aache il silenzio è segno.

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1824

¬De¬ Francisco Xav. Luschinio Principe Pontificatum apud Trident. capessente XVI. Cal. Nov. MDCCCXXIV

v’ ascese , Pria., che.di Dio 1’ alta Bontà il permetta, - Però tue membra affida a me, che illese Del colle giugeèran sopra la vetta. E in così dire a se 1 mio corpo strinse, E per la*via si mise a me interdetta, lo credo , che-per 1’ aere il volo spinse „ La Guida mia, che solo in un istante Dell’ alto colle i duri gioghi vinse. Allor calomini al, chiaro tempio innante, U’ del gran Dio la Provvidenza siede Pronta al soccorso, e nell’amor costante, E verso quello noi movemmo il piede.

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¬De¬ Francisco Xav. Luschinio Principe Pontificatum apud Trident. capessente XVI. Cal. Nov. MDCCCXXIV

-'-»Di-scienza e di virtù, per 1' erta via. Da quell’ istante in poi Alla cura di Lui sempre vegliai. Quanto non feci, e quanto non sudai Per superare quell 1 innato istinto, Che al regno del piacere Invita il cor fra dolci lacci avvinto ! Nell’ appianar il calle, Che alla virtù conduce. Nel ricoprir di rose Gli sterpi e spine, ond’ egli è tutto ingombro, Quanti sudor da me sparsi non furo ! Quindi animato Quel giovin cor da generoso ardore Colla mia scorta al fianco, Il nobil sentiero Calcando

di virtude, Senza temer fatiche Sudor disagi e stenti, S 1 espose ai più difficili cimenti. Vinti gl' intoppi, ' Fuggiti i scogli, ove i mortali urtando Soglion perire, di sudor grondante Vittorioso campi on giunse alla meta; E dall’ Aon io Coro In premio n’ebbe F immortale alloro (i), Apoi , Del Merlo in ver fu 1 operare egregio; Or della' Fama Udiam qual sia nella contesa il pregio. i.i) L anno i8o3 a dì 19 di Agosto FRANCESCO SAVERIO^ LUSCHIN, ora Principe Vescovo di Trento, fu dall’ Università

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1824

¬De¬ Francisco Xav. Luschinio Principe Pontificatum apud Trident. capessente XVI. Cal. Nov. MDCCCXXIV

Fama. Principio all’ opra Il Merto diè, di scienza e di virtude Guidando il Giovinetto all' ardua meta. Ma se colla mia tromba, Con cento bocche e cento v Io non avessi intorno il suono sparso De^ pregi suoi, forse in obblio profondo Come tant' altri rimarria sepolto. Del nome suo Alto suonar a un tempo istesso udissi Stiria, e Garintia ancor; ed eccol tosto L’aloie intento a curar vigli Pastore (i)j Dai sacri rostri Facondo in perorar, dotto Oratore. Di pie Donzelle Zelante Condottìere al elei

le guida (2). Le Sacre Carte rete fedel spiegar V ascolti, E i peregrin caratteri Mostrare agli uditor di morte lingue. Or dell'aima Sofia lo studio amico A reggere e guidare intento il miri (3) ; Dello Stirian Liceo Indi Rettor magnifico splendeo. Del suo sapere lo feci r Istro rimbombare, e il Tebro j E tanto merto (1) Per Io spazio eli Ben quattordici anni s’adoperò con sommo zelo nella cura d’anime, prima in Clagenfurt, e poscia in Gratz, come il com portavano le circostanze de’ suoi pubBlici

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¬De¬ Francisco Xav. Luschinio Principe Pontificatum apud Trident. capessente XVI. Cal. Nov. MDCCCXXIV

84 Già gli alti monti fra 1 nimboso velo Ascondean la canuta ardita fronte D’ eterna neve squallida, e di gelo, E una densa caligine dal monte Rapida discendendo qual torrente, Glie 1’ ardue sbarre in suo furor sormonto. Serpeggiava pei campi, e la fulgente Faccia offuscando del maggior pianeta. Tutti ascondergli in fosca nebbia algente. Qual è nocchiere che quando irrequieta Vede lunge bollir f onda marina, Pria di se non lo stringe alcuna pietà y Ma poi 8 affanna, come ornai vicina Gonfiar

la vede il procelloso letto , E della nave aprir fianchi, e sentina: Tale mi feci alF improvviso aspetto , Allorché il corpo mio in - fra 1’ oscura Vidi densa caligine ristretto. Volsi 1’ occhio smarrito alla pianura, Ma T occhio indietro sbigottito rie de, Che ogni via F atra nebbia ornai gli fura. S 5 aggira incerto, e dubitoso il piede Fra sterpi, e bronchi, 6 del sentier perduto Agl’ insoliti inciampi ornai s’ avvede. Oppresso dal lerror, privo d' a] irto, Conforto alF alma ricercando invano M ove

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¬De¬ Francisco Xav. Luschinio Principe Pontificatum apud Trident. capessente XVI. Cal. Nov. MDCCCXXIV

ss. Onde dal pianto il ciglio-tuo dolente Tergi ornai, che verrà chi 1 tuo dolore Pia, che in gioja ritorni di repente. Pietà, e Fermezza nel suo santo core Àvran ricetto, e fìa per esse infranto Ogni poter d' insidioso errore. Dispiegherà con glorioso vanto Di vittoria il vessil Virtù, protetta Del sacro all'ombra episcopal suo manto. Splenderà in lui vera Umiltà perfetta, Per cui sprezza virtù 1' inutil fasto, Ma più riluce -quanto- è più negletta. In petto chiuderà cor grande , e vasto , Che

di rader sprezzando il suoi fangoso D' esto career mortai corrotto, e guasto, Al cielo prenderà voi glorioso, E 1 giogo indegno di viltà fuggendo Eia sol del giusto estimator geloso. Ma a che mai tutte a numerare imprendo Sue prestanti virtù, se il mio pensiero Ve! seguitarle sol Tassi perdendo? L’ Bnno sei sa, che il grave ciglio austero Di pianto bagnerà per tanto dono I)' un sno pregio rendendo Adige altero. Qui tacque, ed io, cui de’ suoi detti il suono Empì di gioja, e fe’ bramoso in petto

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