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Schlern
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Seite 48 von 138
Datum: 01.09.2009
Umfang: 138
Option Zeitgeschichte fu costituito „per favorire la partecipazione delTrentino alla storica rigenerazione delle alte valli atesine" II Brennero del 5.5.1942, cit. da Faustini G., II fascismo nel Trentino, Trento 2002, p. 112. 45 Dice di lui. Io storico di regime in Sudtiro- lo Mario Ferrandi: „Era un diplomatico per modo di dire, in quanto proveniva dalla pattuglia che aveva fiancheggiato Hitler nei suoi primi e falliti tentativi insurrezionali del 1923. A Monaco aveva partecipato alla famosa

e gli altri organi ne delibe- rino, in base agli statuti dellAssociazione, il trasferimento in Germania."lbid. 48 Cfr. AA..VV., Option Heimat Opzioni, Bolzano 1989, p. 276. 49 Archivio comunale Trento, BCT56, fase. 7, Fondo Rasmo, verbale della riunione di Bol zano, presso la direzione del Regio Archivio di Stato, nei giorni 31 luglio e primo agosto 1940. 50 Cosi il verbale della riunione „A tale propo- sito il maggiore SS Sievers dichiara che il Führer ha manifestato il massimo interesse perche

agli allogeni emigranti venga dato la piü ampia possibilitä in seguito alla loro emigrazione, di poter portare con loro nel la nuova patria il patrimonio artistico, che e un patrimonio nazionale tedesco di valore. Queste dichiarazioni vengono prese a cono- scenza dal dott. Rusconi il quäle aderisce." Archivio Comunale Trento, Fondo Nicolö Rasmo, Verbale della riunione della commis- sione culturale italo-tedesca,Trento Castello del Buonconsiglio, 1° agosto 1940. 51 Ibid. 52 Sottolineato nel testo

adunata, detta della birreria, nella quäle fu fondato il partito nazionalsociali- sta. Otto Bene era quindi una figura politica di qualche rilievo, in quanto uomo di fidu- cia di Hitler..." Secondo il Ferrandi la prima proposta del trasferimento in blocco di tutti i sudtirolesi di lingua tedesca la fece Hitler a Bene, per poi ripeterla a Mussolini nel collo- quio di Palazzo Venezia il 7 maggio 1938. Cfr. Isarco (ps. di Mario Ferrandi), Opzioni 1939, Bolzano 1948, pp. 26/27. 46 Art. 27, Norme per

il rimpatrio dei cittadini germanici e per l'emigrazione di allogeni tedeschi dall'Alto Adige in Germania, parte seconda, disposizioni di carattere economi- co, Roma, tipografia riservata del ministero degli affari Esteri, 1940. 47 „Possono inoltre essere esportati: pietre e monumenti tombali privati; collezioni pri vate ed archivi privati che si riferiscono al la cultura germanica; gli oggetti posseduti dalle Associazioni dei Musei („Museums vereine"), riferentesi alla cultura germanica, quando i membri

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Seite 47 von 138
Datum: 01.09.2009
Umfang: 138
di confine, Trento 1998. 38 In realtä il territorio degli accordi fu definito nelle norme del 21 ottobre. 39 Isarco (pseudonimo di Mario Ferrandi), Op zioni 1939, Bolzano 1948, pp. 57/58. Per un approfondimento del fenomeno del coinvol- gimento nei diritto all'opzione di popolazioni al di fuori del territorio degli accordi si veda il mio contributo, Staatsbürgerschaftsoptio nen außerhalb des Vertragsgebietes vom 23. Juni 1939: Der Fall der Fersentaler, Lu- serner und Fassataler, in: Atti del Convegno

Option Zeitgeschichte Ma non si tratta di questo: egli e membro esperto che va a far parte di una Commis- sione. D'altro lato sembra che i tedeschi vo- gliano fare sul serio. Non conviene quindi esser noi a mettere i bastoni tra le ruote.” Ciano G„ Diari 1937-1943, pp, 311/312. 29 Di particolare interesse il verbale italiano della riunione da cui risulta che Himmler propose di trattare separatamente i tre casi, vale a dire: i cittadini del Reich, eccettuato il Tirolo, i cittadini italiani

ben sappiamo il Sudtirolo fu interessato fin dal VI secolo ad un'ondata di immigrazione ba- juvara, sieche giä in questo periodo remoto iniziö a diffondersi la lingua tedesca. Da notare che il corrispettivo tedesco per designare i sudtirolesi non e quello di Frem dstämmige. che avrebbe suonato offensivo nei loro confronti, bensi il termine di in- venzione nazionalsocialista Volksdeutsche, vale a dire di tedeschi situati al di fuori dei confini del Reich. Di questo periodo e anche l'utilizzo

deviato e Strumentale alla Propa ganda nazifascista dei termini „rimpatrio/ Heimführung',' come se i sudtirolesi optanti facessero ritorno verso una presunta patria. 31 II nome Alto Adige e di invenzione napoleo- nica ed e stato imposto dal fascismo come unico toponimo. Le denominazioni come Tirolo, Südtirol o Deutsch-Südtirol sono vie- tate a partire dal 23 agosto 1923. Noi oggi preferiamo adottare la dicitura Sudtirolo: ci sembra la piü neutra ed aderente alla storia del territorio. 32 Diplomatico

tedesco. 33 Ciano G., Diari 1937-1943, p. 360. 34 Acta episcopalia Endrici Celestino, Riserva- to 2, Alto Adige: varia Alto Adige: Opzioni 1939/40. II vescovo Endrici conosceva bene la vicenda dei „germanici" presenti in Sudti rolo. E tra l'altro informato sulla loro Sorte tramite il primo rapporto sulla stituazione in Sudtirolo all'indomani dell'accordo del 23 giugno 1939 di Michael Gamper. Afferma il canonico Gamper nei rapporto del 1° luglio: „La prima tappa sarä costituita dall'allon- tanamento

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Seite 46 von 138
Datum: 01.09.2009
Umfang: 138
, Deila storia e della condizione del Trentino nell'antico e nel medioevo, Trento 1840. Cfr. Bertelli S., Tirolesi, italiani, tren- tini, in: Nuova storia contemporanea, anno XII, n. 6, nov-dic. 2008, p. 126. 12 Toscano M., II Patto di Londra, Bologna 1934. 13 Afferma giustamente Ernest Gellner (1925— 1995): „La sua economia dipende dalla mo- biiitä e dalla comunicazionetra gli individui, ed un livello che puö essere raggiunto sol- tanto se questi individui sono stati socializ- zati e inseriti in una

abitual- mente una lingua diversa, questa sarä og- getto di Studio, in ore aggiunte." 19 Cfr. Leonardi A., Una stagione „nera“ per il credito cooperativo, casse rurali e Raiffei senkassen tra 1919-1945, Bologna 2005. 20 La Provincia di Trento, detta anche Venezia Tridentina, comprendeva ancora nel mo- mento dell'emanazione delle predette nor- meTrentino e Sudtirolo. 21 Gatterer C., In lotta contro Roma, IV, la mor- te civile delle minoranze, pp. 542-569. 22 Bolzano nel ventennio divenne il fulcro del

Option Zeitgeschichte 10 Cfr. Corni G., Spostamenti di popolazioni e politiche del „grande spazio, in: Hartungen (von) C./Miori F/Rosani T. (edd.), op. cit., pp. 45/46. 11 II primo studioso che aveva indicato il Bren nern come confine naturale dell'ltalia e che aveva rimarcato la sopraffazione e l'azione germanizzatrice operata dai conti del tirolo e dell'impero, cercando di far emergere le tracce di latinitä, la toponomastica latina an- che delTirolo tedesco cisalpino, fu Giuseppe Frapporti

cultura superiore, che impone requisiti precisi, i quali non possono essere soddisfatti dai vecchi sistemi che de- mandavano alle sub-comunitä locali il com- pito di preparare gli uomini addestrandoli, per cosi dire, sul campo, come se la loro istruzione fosse parte del normale mestiere di vivere. Questi requisiti possono essere garantiti soltanto da un sistema educativo abbastanza monolitico." Nazioni e naziona- lismo, Roma 1958, p. 158. 14 La Tiroler Volkspartei, appoggiata dalla po- polazione

rurale, dal clero e da parte della borghesia e la DFR il partito liberale espres- sione degli intellettuali e della borghesia cittadina, si unirono nell'ottobre del '19, pur continuando ad esistere come partiti singo- li, nel Deutscher Verband, per rappresentare piü adeguatamente gli interessi comuni nei confronti di Roma. II partito socialdemocrati- co non aderi al DV ma si presentö anch'esso come rappresentante della minoranza, come partito dei sudtirolesi. 15 Significativo della liceitä che sui

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Seite 23 von 138
Datum: 01.09.2009
Umfang: 138
Option Zeitgeschichte grafico sfibrandone la compattezza politica. Al contempo, amputando l’appendice meridionale del Sudtirolo che restava inglobata nella provincia di Trento, rendeva il confine etno-linguistico non coincidente sotto il profilo della competenza am- ministrativa. Il senatore Tolomei, all’unisono con i legionari trentini, sosteneva invece che l’opera di assimilazione del Sudtirolo dovesse awenire con la provincia unica di Trento approfittando cosi della prevalenza deH’elemento

italiano. Il testo delle norme di applicazione dell’accordo italo-tedesco del 23 giugno 1939 approvato il 21 ottobre, venne pubblicato il 26 ottobre in italiano a piena pagina sul quotidiano fascista La Provincia di Bolzano e sul quotidiano fascista Alpenzeitung in lingua tedesca. Su entrambi i giomali un riquadro in alto a sinistra in grassetto, a firma del prefetto di Bolzano Giuseppe Mastromattei e del Conso- le generale di Germania a Milano Otto Bene, stigmatizzava in sintesi obiettivo e principi

generali del prowedimento, vale a dire: • Che gli accordi di Berlino del 23 giugno 1939 hanno come obiettivo di risolvere definivamente la questione sudtirolese; • Che le norme in questione tengono giusto conto degli interessi singoli e generali di coloro che per loro spontanea decisione vogliono diventare cittadini germanici; • Che, mentre il Governo germanico garantisce ampia ed efficace assistenza a coloro che „ritornano“ a far parte della grande Patria tedesca, il Governo italiano si impegna

a garantire l’intangibilita dei diritti acquisiti di coloro che vorranno rimanere cittadini italiani. • Che la decisione di restare o partire ha carattere inequivocabile ed irrevocabile; • Che la scelta va operata secondo libera coscienza; • Che ogni operazione deve compiersi nel modo piü sereno, nell’in- teresse dei due popoli amici. 3.2.4 L’apparato tecnico-organizzativo Il 7 ottobre 1939 fu istituito II Commissariato del Reich per il consolidamento del carattere nazionale germanico

(Das Reichskommissariat für die Festigung deutschen Volkstums , in sigla RFKdV) con sede a Berlino sotto la direzione del capo delle SS, Heinrich Himmler. L’organismo si suddivideva in vari reparti ed era investito della pianificazione e organizzazione di tutti gli spostamenti di popolazioni che il Terzo Reich stava concertando con gli stati europei. Ulrich Greifelt ne era il direttore generale. Al RFKdV erano subordinati in Sudtirolo gli Uffici germanici di immigrazione e rimpatrio (Amtliche Deutsche

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Seite 36 von 138
Datum: 01.09.2009
Umfang: 138
e nell’autunno del 1939 la discrimi- nazione fu estesa anche a livello dei lavoratori piü precari e quindi piü vulnerabili e ricattabili, i raccoglitori della frutta. Cosi scrisse il canonico Michael Gamper nel suo rapporto di fine luglio al vescovo della diocesi di Trento Celestino Endrici: Ogni anno al tempo della raccolta della frutta migliaia di nativi disoccupati trovano lavoro. Quest’anno invece fu proiblto ai grandi Consorzi dl frutticoltori di assumere nuovamente i provati operai nativi. A questa

Option Zeitgeschichte E, sempre secondo Ferrandi, la proposta del trasferimento sarä ripresa in mano qualche mese piü tardi dal console germanico a Milano Otto Bene. Fu dalle assemblee del 15 e del 22 luglio che il VKS prese uffcialmente la decisione di spendersi a favore dell’emigrazione in Germania. 69 Con l’Opzione il regime fascista intendeva liberarsi degli elementi piü scomodi, piü ostili al regime. Il govemo fascista era contrario ad un esodo massiccio della popolazione sudtirolese

, ad una soluzione etnica radicale. Si auspicava un indeboli- mento etnico della popolazione con la partenza di circa 60.000 persone tra le quali dovevano per forza rientrare quegli elementi irredentistico-separatisti, quegli irridu- cibili che ostacolavano i piani di snazionalizzazione. In questo senso si espresse il federale Macola il 20 agosto a Bressanone in un’assemblea dove erano convenuti podesta e membri del partito. 70 Rivelatore che queste e non altre erano le mire del regime fu il fatto

, come giä abbiamo pocanzi accennato, che nelle norme attuattive dell’Accordo sottoscritte il 21 ottobre 1939, l’Italia aveva posto una cifra massima di spesa per il pagamento dei beni degli immobili degli optanti al corso agevolato pari a 1 miliardo di lire, vale a dire grosso modo soltanto un quindicesimo del pa- trimonio di proprietä dei sudtirolesi tedeschi. La snazionalizzazione del Sudtirolo, la totale italianizzazione era un obiettivo finale che si sarebbe conseguito attraverso il processo

il Regime aveva gia posto in essere. Fu in questo modo che da parte italiana si intese favorire l’emigrazione. La norma che si andö ad inasprire fu quella dell’esclusione dei sudtirolesi dal diritto al lavo- ro. Nel pubblico impiego si assumevano quasi esclusivamente cittadini di lingua italiana provenienti dalle vecchie province del Regno ed al medesimo cirterio si at- tenevano gli uffici di collocamento quando si trattava di occupare posti di lavoro resisi vacanti nelle aziende private. Nell’estate

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Seite 16 von 138
Datum: 01.09.2009
Umfang: 138
Zeitgeschichte Option I due dittatori in una foto di Propaganda. Archivio del Museo storico del Trentino,Trento. Alle autonomie comunali, come nel resto d’Italia, venne sostituito il podestä di nomina prefettizia e quindi direttamente controllato dal potere centrale, cosi la temuta dirigenza politica locale fii destituita. Furono abrogati gli enti e le asso- ciazioni indipendenti che operavano nei settori della cultura, della vita sociale, dell’economia, come le casse rurali in Trentino

della toponomastica unicamente in lingua italiana il fascismo fu assai solerte, sin dal 1923, l’uso del nome Tirol e Südtirol furono proibiti e nel 1926 col decreto legge n. 17 del 10 gennaio il regime raggiunse il parossismo della sua paranoia snazionalizzatrice. Il decreto portava come tito- lo „Restituzione in forma italiana dei cognomi delle famiglie della provincia di Trento“. 20 Si trattava di italianizzare, o meglio secondo il regime di ri-italia- nizzare quei cognomi che si suppone

- va essere di origine italiana o latina e che erano stati „deformati“ con grafia straniera o con l’aggiunta di suffisso straniero. Il decreto non fu mai con- vertito in legge, segui il 5 agosto un decreto ministeriale in cui si dispone- va la procedura attuattiva di quanto ordinato, ma l’italianizzazione dei co gnomi awenne solo parzialmente. Nel luglio del 1927 si svolse una riu- nione dei segretari del PNF (Partito na- zionale fascista) delle province di con- fine, presieduta dal duce, nella quäle

furono analizzate le misure da intra- prendere al fine di realizzare la morte civile delle minoranze etno-linguistiche comprese sul territorio nazionale. 21 Nel 1928 venne eretto un monumento a Bolzano 22 fermamente voluto da Be nito Mussolini, il monumento che, in Stile imperiale, celebrava il decimo an- niversario della Vittoria italiana nella prima guerra mondiale. Del progetto fu incaricato il piü noto architetto del regime, Marcello Piacentini. Un tale monumento aveva lo scopo di depri mere

il sentimento nazionale sudtiro lese e di sugellare l’awenuta italianiz- zazione della citta. Una grande scritta campeggia ancor oggi alla sommitä del monumento sotto la dea della vittoria in atto di scagliare la freccia fatale:

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Seite 43 von 138
Datum: 01.09.2009
Umfang: 138
. 86 Emilio Löss, classe 1920, all’epoca sergente del 61° reggimento di fanteria „Trento“, ricorda Fevento con straordinaria luciditä. Al momento del trasferimento dei pazienti psichiatrici, egli si trovava alloggiato con un battaglione in un capannone dimesso di un’azienda di imballaggi a ridosso del campo sportivo di viale Dante. In un tardo pomeriggio dl maggio 1940 abbiamo visto sui blnarl della stazione ferrovlaria due vagoni con le flnestre sbarrate, come I cellulari che trasportano i detenutl

poi il resoconto al Comitato di medici del Reich appositamente istituito che selezionava i bambini da trasferire negli oltre venti reparti pediatrici di ospedali dislocati nel Reich. Qui i bambini venivano usati come cavie per esperimenti ed uccisi somministrando loro barbi- turici - soprattutto morfina-scopolamina, luminal e veronal - oppure venivano semplicemente lasciati morire di fame. Di li a poco il Führer ordinö anche Feliminazione degli adulti disabili e Foperazio- ne ebbe a chiamarsi

T4 seguendo le modalitä burocratiche consolidatesi per i bam bini. Per Feliminazione degli adulti, che erano piii numerosi dei bambini, il regime passö dalla somministrazione di farmaci alle camere a gas. Per tenere nascosto lo sterminio, il regime organizzö la predisposizione di falsi certificati e di lettere di condoglianze volti ad ingannare i parenti delle vittime. Quando si diffuse la no- tizia di quanto aweniva, ed erano giä state eliminate circa 80.000 persone, Hitler ordinö nell’agosto del 1941

, la cessazione delle gassazioni. Non si pose perö fine allo sterminio, anzi, le persone continuarono ad essere trasferite in ospedali spe- ciali dove vennero fatte morire con farmaci o per fame fmo all’8 maggio del 1945. Questa seconda fase prese il nome sinistro di metodo di eutanasia selvaggia. 84 A questo piano di epurazione del patrimonio genetico nazionale ( Säuberung des Volk serbgutes) non sfuggi il Sudtirolo. La deportazione di persone portatrici di handicap di origine sudtirolese fu organizzata

da funzionari nazisti di concerto col regime fascista il quäle sfruttö l’accordo sulle opzioni per mandar via dagli ospedali psi chiatrici italiani i pazienti di lingua tedesca. 85 Si trattava dei manicomi trentini di Pergine e di Nomi, dell’Ospedale psichiatrico di Udine, dell’Istituto psichiatrico di Gemona e l’Istituto ergoterapico „Stadlhof“ di Bolzano. Nella notte del 26 maggio 1940 parti dalla stazione di Pergine un convoglio carico di 299 sudtirolesi, alcuni dei quali saranno uccisi a Hartheim

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Seite 35 von 138
Datum: 01.09.2009
Umfang: 138
Option Zeitgeschichte ticolareggiati pro memoria dattiloscritti. Gamper sapeva leggere con lucidita quelle che erano le poste in gioco, quali erano i fmi del Duce e quali quelli del Führer e per conto di chi parlavano gli agitatori dell’una e dell’altra parte che irruppero nell’evento, sapeva come si muoveva il govemo fascista e come quello nazionalso- cialista. Nei suoi rapporti egli stigmatizzava le subdole misure contro i nativi sudti- rolesi di lingua tedesca e sbugiardava la Propaganda

attivi della Propaganda a favore dell’opzione per il Reich fos- sero i fascisti. Erano i fascisti che volevano una volta per tutte risolvere il proble- ma dell’irredentismo sudtirolese, loro avevano la difficoltä „in casa“, non i nazisti. Con l’annessione dell’Austria (13 marzo 1938) da parte di Hitler, il regime del duce preso in contropiede e accusato lo choc, mosse la propria diplomazia con un obiet- tivo primario e irrinunciabile: la difesa della frontiera del Brennero e lavorö inten- samente

in questo frangente afifmche si arrivasse al piü presto ad una forte e netta dichiarazione di rinuncia ad ogni pretesa espansionistica in Sudtirolo da parte degli amici oltralpini. Dichiarazione sull’intangibilitä del confine del Brennero che il Führer pronunciö a Roma neanche due mesi dopo. Era il 7 maggio 1938. Voi ed io divenuti immediati ed ammaestrati dall’esperienza di due millenni intendiamo riconoscere la frontiera naturale che la provvidenza e la storia hanno palesemente tracciato fra i nostri

ne risulterä un avvenire glorioso e prospero. 67 La dichiarazione sull’intangibilita del confine del Brennero rafEgurö l’epitaffio del le aspettative sudtirolesi di liberazione territoriale dal regime fascista da parte del grande Reich. Per l’irredentismo sudtirolese fu una vera e propria mazzata che apri di li a poco la strada alla soluzione radicale del problema sudtirolese: il trasferimen- to nel Reich della popolazione. All’indomani della dichiarazione del 7 maggio, non mancarono all’interno del VKS

divisioni e persone che misero in dubbio la fedelta al Führer. Erano il gruppo che faceva riferimento al giä sindaco di Bolzano Julius Perathoner ed una ffangia di aderenti i quali avevano in Ossi Clara il loro leader. La fronda resto pero confinata al contesto bolzanino e non intaccö la compattez- za del movimento nazionalista nelle valli. Secondo lo storico ufficiale del regime fascista in Sudtirolo Mario Ferrandi, il quäle suppone avere notizie di prima mano, fu proprio nell’occasione della solenne

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Seite 29 von 138
Datum: 01.09.2009
Umfang: 138
che tali forme sarebbero Sorte anche altro- ve per esempio nella valle d’Aosta, ma che nessuno si sognerebbe di dire che sono francesi. Qualche mese piü avanti si addivenne ad una piu precisa regolamentazio- ne, ma le questioni del patrimonio artistico non forono di fatto mai disciplinate con precisione, d’altronde sarebbe stata un’impresa folle intraprendere un’analisi induttiva di ogni oggetto col fine di assegnarlo o meno alla cultura romanza o a quella germanica. I documenti del fondo Nicolö

Rasmo testimoniano comunque del grande interesse che il Reich riservö alla esportazione il piü possibile massiccia e capillare del patrimonio artistico-culturale sudtirolese. Una insistenza irrefrenabile al punto che il soprintendente Rusconi ebbe a chiedere aiuto al ministro dell’edu- cazione Bottai dichiarando cio che mai avrebbe potuto osare dire ai rappresentanti germanici della Kulturkommission : E superfluo ripetere che tutta l’arte attoatesina, sempre attraverso i secoli sotto t’inftuenza

dell’arte italiana e di carattere intimamente mediterraneo e latino, costituisce un blocco a se stante ben distinguibile dall’arte delle altre regioni italiane come dei paesi tedeschi che la circondano non meno di quella zona alpina del Piemonte che nessuno oserebbe chia- mare francese per il fatto che quella popolazione da secoli usa assieme all’italiano anche tale lingua. Comunque, qualora fosse intendimento del nostro Governo di eliminare dall’Al to Adige tutto quello che potrebbe ricordare

la dominazione tedesca, non e da dimenticare che a Trento esiste un Museo Nazionale net quäle possono venire, come in qualsiasi altro museo, seguendo anche il solo criterio della qualitä, raccolti e conservati anche oggetti d’arte attoatesina senza timore che possano compromettere l’italianitä della provincia e con minor danno che permettere la dispersione nei Musei germanici dei tesori d’arte della nostra regione o la loro raccolta in un unico grande museo germanico, di cui da tempo si parla, a vivo ricordo

facendoci bale- nare il pericolo di pressioni da parte delle autoritä germaniche per la revisione degli accordi in base al temuto programma di massima. Comunque in proposito si poträ essere piü pre- cisi dopo awenute le riunioni tra il Delegato italiano e quelli germanici fissate per la fine del mese corrente. In ogni modo sarebbe opportuno conoscere fin d’ora se e fino a che punto l’Ecc. Bocchini, rispettivamente il Governo Italiano, abbiano preso effettivamente impegni in materia col Governo Germanico

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Seite 5 von 138
Datum: 01.09.2009
Umfang: 138
WISSENSCHAFT 4 Zeitgeschichte Vorab Paolo Cova L’opzione sudtirolese nel contesto nazionalistico europeo 1 La nascita del nazionalismo S. 5 2 L’idea dello spostamento forzoso di popolazioni S. 7 3 II trattato di S. Germain S. 9 3.1 Le prime opzioni S. 11 3.2 Gli spostamenti di popolazione nel periodo tra le due guerre S. 12 3.2.1 La snazionalizzazione del Sudtirolo S. 13 3.2.2 L’accordo italo-germanico Le speranze di Ciano sugli effetti anabolizzanti dell’accordo S. 15 3.2.3 I termini

dell’accordo S. 17 3.2.4 L’apparato tecnico-organizzativo S. 21 3.2.5 II patrimonio artistico-culturale S. 25 3.2.6 DV e VKS di fronte all’Opzione S. 28 3.2.7 Restare o andarsene. Alternativa obbligata S. 31 3.2.8 Italia e Germania: eterogenesi dei fini S. 33 3.2.9 II trasporto nel Reich dei malati psichici e dei disabili S. 39 4. La tine della liceitä dei trasferimenti di popolazioni S. 42 Documenti (Allegati 1-18) 1 Can. Michael Gamper al vescovo di Trento, Celestino Endrici, 1° luglio 1939

S. 48 2 Rapporto Gamper al vescovo di Trento, Celestino Endrici, 27 luglio S. 50 3 Memorandum Endrici a papa Pio XII S. 69 4 Supplemento promemoria Gamper al vescovo Celestino Endrici, 9 agosto S. 77 5 Volantino nazista a favore dell’opzione S. 78 6 Bozza di volantino a non optare S. 79 7 II vescovo Endnci al prefetto Mastromattei S. 81 8 S. E. Endrici al cardinale L. Maglione S. 83 9 Otto Bene alla casa editrice Athesia S. 84 10 S. E. Endrici al card. Maglione (presunta opzione Geisler e censura Gestapo

) S. 86 11 S. E. Endrici al card. Maglione (norme) S. 89 12 S. E. Endrici al card. Maglione (Geisler) S. 91 13 S. E. Endrici al card. Maglione (questione Direttore del „Dolomiten“ R. Posch) S. 93 14 S. E. Endrici al card. Maglione (opzione posticipata del clero) S. 95 15 S. E. Endrici al card. Maglione (posizioni opzioni clero antitetiche) S. 99 16 S. E. Endrici al card. Maglione (Ciano e opzioni clero) S. 101 17 Informativa S. E. Endrici al clero S. 103 18 Resoconto S. E. Endrici al card. Maglione (opzione clero

in diocesi di Trento) S. 105 LITERATURRUNDSCHAU 110 Rainer Seberich Operationszone Alpenvorland: Kollaboration und Widerstand Di Michele, Andrea/Taiani, Rodolfo (Hg.), Die Operationszone Alpenvorland im Zweiten Weltkrieg (= Veröffentlichungen des Südtiroler Landesarchivs/Pubblicazioni dell’Archivio pro- vinciale di Bolzano, Bd. 29), Bozen 2009. 115 Erika Kustatscher Von der Dialektik der Geschichte Brigitte Mazohl/Bernhard Mertelseder (Hg.), Abschied vom Freiheitskampf? Tirol und ,1809

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Seite 31 von 138
Datum: 01.09.2009
Umfang: 138
Option Zeitgeschichte Nell’aprile del 1939 si recö a Monaco una rappresentanza del VKS e del DV dove Himmler li mise al corrente di quanto si stava profilando e del „sacrificio“ che loro veniva richiesto. Entrambi i gruppi politici rifiutarono il progetto di trasferimento considerando la proposta in contraddizione con il motto hitleriano gridato fin dal- la costituzione del Terzo Reich: Blut und Boden, sangue e suolo, che nell’ideologia nazionalsocialista, erano un tutt’uno indivisibile

. Ma il regime di Hitler non era disposto a discutere. L’asse Roma-Berlino aveva per il Führer un interesse strategico imprescindibile, per cui nonostante il diniego dei rappresentanti del DV e del VKS si arrivö all’accordo di Berlino del 23 giugno. Che fare ora che l’accordo era stato sottoscritto? Di fronte alla sorditä di Hitler, la prima reazione del DV e del VKS fu quella di opposizione all’idea di abbandonare la propria terra per emigrare nel Reich. Il 28 giugno infatti gli esponenti del VKS e del

DV si erano incontrati a Bolzano per la prima volta da due anni a quella parte in riunione congiunta dove si concordö una presa di posizione comune rispet- to all’accordo di Berlino. Da quella riunione scaturi che a nessuna condizione i due gruppi politici accettavano il trasferimento del popolo sudtirolese nel Reich 5 *. Ma giä un giomo piü tardi si capisce da un volantino come il gruppo irredentista sudtirolese piü vicino a Hitler non se la sentisse di venir meno alla giurata fedeltä al Führer

sull’Opzione ed il 30 giugno la notizia si diffuse capil- larmente in tutto il Sudtirolo provocando incredulita e sbalordimento. 60 Dopo un primo categorico rifiuto del DV e del VKS dell’accordo sull’Opzione, le strade dei due gruppi politici si divaricheranno diametralmente. Il DV andö a divenire il gruppo politico catalizzatore dei Dahleiher, coloro i quali rifiutavano il trasferimento nel Reich. Dall’altra parte il VKS 1’8 luglio dichiarö ufificialmente al DV di schierarsi a favore dell’Opzione andando

cosi a divenire il gruppo po litico piü impegnato nella Propaganda a favore del trasferimento in un presunto e soltanto promesso insediamento chiuso, dove il VKS sarebbe divenuto l’uni- co gruppo politico di riferimento. In un rapporto del 20 luglio il VKS aveva, quantunque obtorto collo, preso ormai netta ed inequivocabile posizione a favore dell’Opzione: Die Führer der Bewegung haben zu ihrem Schmerz eingesehen, dass der Boden nicht mehr zu retten ist, wenn kein Wunder geschieht. Daher

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Seite 11 von 138
Datum: 01.09.2009
Umfang: 138
Option Zeitgeschichte sistenti che potevano arrivare, come per la Polonia, sino ad un terzo della popola- zione complessiva. 10 3 II trattato di S. Germain Nel gennaio del 1919 si riunirono a Parigi le potenze vincitrici. I rappresentanti dei paesi sconfitti non vi fiirono ammessi e neppure pote essere presente al tavolo delle trattative PUnione Sovietica, ormai isolata dagli alleati del resto del mondo. L’assenza degli Stati vinti e dell’Unione Sovietica saranno due fatti che, come noto

, accentueranno il carattere impositivo dei regolamenti di pace che ne sorgeranno e saranno le cause prime del rapido deteriorarsi del nuovo ordine mondiale nel periodo postbellico. La Grande guerra, un awenimento cosi catastrofico, denun- ciato nell’agosto del ’17 da Papa Benedetto XIV come un’inutile strage, non segnö un nuovo corso alla storia. Nata e combattuta all’insegna di un processo storico iniziato intorno alla metä del XVIII secolo, ossia l’affermazione del principio di Nazione e di nazionalitä

, che come abbiamo visto si trasforma nel XIX secolo in nazionalismo, consegna alle potenze vincitrici Ponere di ridisegnare la geografia politica dell’Europa e del mondo secondo questo principio. I quattro imperi pluri- nazionali, Paustro-ungarico, Pottomano, il russo e il tedesco, cedettero il passo ad una quantita di stati che si volettero monoetnici, ma che in realtä non lo erano: la Repubblica austriaca, la Repubblica cecoslovacca, il Regno d’Ungheria, il Regno di Jugoslavia, la Repubblica

di Polonia. Sul baltico ottennero Pindipendenza i territori ex russi della Lituania, Lettonia, Estonia e Finlandia. L’Italia, con il trattato firmato il 10 settembre 1919 a Saint Germain-en-Laye, ottenne il Trentino, Trieste e PIstria e, in palese disattesa del punto 9 dei principi wilsoniani, Sa parte meridionale del Tirolo fino al Brennero, che da allora andö a chiamarsi Südtirol. 11 Il Sudtirolo era d’altra parte giä stato promesso dal patto segreto di Londra il 26 aprile 1915. 12 Si trattava proprio

di quel tipo di accordi segreti cui Wilson al primo punto chiede- va la soppressione. Ai primi di agosto del 1920 si andö a discutere alla Camera il disegno di legge di approvazione del trattato di Saint Germain con la relativa annessione dei nuovi territori. Gli unici interventi che richiamarono i punti wilso niani fiirono quelli dei socialisti Matteotti, Turati e Ribaldi, i quali aprirono per il Sudtirolo al diritto all’autodecisione attraverso un plebiscito. Le legge di annessio ne fu approvata con

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Seite 50 von 138
Datum: 01.09.2009
Umfang: 138
Zeitgeschichte Option Documenti Allegati Allegato 1 II canonico Gamper perora il vescovo Endrici affinche intervenga sul papa Pio XII per scongiurare il trasferimento del popolo sudtirolese nel Reich. Archivio diocesano di Trento, Acta Episcopalia Endrici Celestino, fascicolo „l'arci vescovo Celestino Endrici e le opzioni in A.A., 1939/40'.' Eccellenza Reverendissima! Signor Principe Vescovo Bolzano, 1 luglio 1939 Facendo seguito all’udienza graziosamente concessa da Vostra Eccellenza

competenti della Provincia di Bolzano e dalle quali si poteva anche desumere che era imminente a Berlino una conferenza decisiva tra rappresentanti del Governo germanico e dell’italiano, alla quäle tra gli altri doveva prender parte anche il Pre- fetto di Bolzano. Nel frattempo si seppe che il cancelliere germanico Adolfe Hitler aveva da to l’ordine preciso per il trapiantamento degli altoatesini e che aveva incaricato dell’esecuzione la SS. In una conferenza appositamente convocata Hitler defini

prowedimenti di polizia (campi di concentramento ecc.). Il 22 giugno S. E. il Prefetto di Bolzano partiva per Berlino per Pannunciata conferenza. Questa ebbe luogo sotto la presidenza di Himmler, Capo della Polizia e delle SS. Da parte italiana vi presero parte tra altri: Pambasciatore Attolico, il Prefetto Mastromattei di Bolzano ed altri delegati del Governo italiano, da parte tedesca oltre il presidente Himmler, il Barone Weizsäcker, Sottosegretario di Stato agli Esteri, ed il Console Generale germanico

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Seite 20 von 138
Datum: 01.09.2009
Umfang: 138
a lagnanze, devono lasciare l'ltalia immediatamente. Ma chi erano in realtä questi cittadini germanici? Lo spiega bene il vescovo della diocesi di Trento Celestino Endrici in un circostanziato pro memoria del 13 luglio 1939 per il neo eletto papa Pio XII sul progetto dell’opzione in Sud tirolo: Come e naturale nell’Alto Adige sono fin dall’anteguerra domiciliate molte persone nate in una provincia della cessata monarchia austro-ungarica, che per uno o l’altro motivo di natura spesso formale in forza dei

Zeitgeschichte Option tirolesi. Nelle due convenzioni tenute segrete il regime italiano era riuscito a fare approvare un articolo dove si limitava ad un’entitä desiderata il numero di emi- granti e dove il cambio straordinario di Valuta a tutto favore del regime di Hitler di 4 lire e 50 per 1 RM, era limitato ad una somma complessiva di un miliardo di lire, il che coincideva all’incirca con un ventesimo del patrimonio dei sudti- rolesi. Le „norme per il rimpatrio dei cittadini germanici e per

Femigrazione di allogeni tedeschi dalFAlto Adige“, furono invece rese pubbliche. Esse sancivano anzitutto l’obbligo per i cittadini germanici presenti sul territorio degli accordi, con eventuale dispensa prefettizia o del Console di Milano per gli ultra sessan- tacinquenni e per gli ammalati, di „rimpatrio“ nel Reich entro tre mesi dal giorno di pubblicazione delle norme. L’esodo coatto dei cittadini germanici che per lo piü erano ex austriaci che per motivi di lavoro avevano domicilio in Sudtirolo

delle quali erano divenute di cittadinanza germanica dopo l’annessione dell’Au- stria alla Germania (12 marzo 1938), furono costrette ad emigrare nel grande Reich dal quäle per alcuni casi erano scappati perche in dissenso col regime hit- leriano. Il loro insediamento fu di pertinenza dell’organizzazione estero del NSDAP con sede a Monaco e sotto il profilo operativo fu gestito dalla societä per Finsediamento dei cittadini germanici dalFAlto Adige (DAG, Deutsche An- siedlungsgesellschaff) con a capo

il consigliere provinciale Hartwig. Ma giä il 10 luglio il ministero dell’intemo aveva proweduto ad emanare un prowedimento di espulsione di tutti gli stranieri presenti in Sudtirolo tra cui vi erano anche 340 ebrei residenti in Sudtirolo, molti dei quali da prima del 1919. 35 Tempo per l’espatrio: 48 ore. Tale prowedimento di allontanamento di turisti stranieri e in generale di persone straniere che operavano sul territorio, ebbe un negativo contraccolpo sull’economia turistica. Numerosi Hotel e pensioni

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Seite 19 von 138
Datum: 01.09.2009
Umfang: 138
Option Zeitgeschichte Partenza per Berlino. In viaggio parlo con Mastromattei, prefetto di Bolzano, al quäle mostro il testo del trattato. Afferma che il preambolo, cot riconoscimento definitivo delle frontiere, darä una grande scossa all’lrredentismo atesino . 27 Il 23 giugno 1939 venivano siglati a Berlino gli accordi sul trasferimento della po- polazione sudtirolese con l’obiettivo - dichiarato di comune accordo - di dare „soluzione definitiva del problema sudtirolese“. I delegati italiani

e tedeschi si riu- nirono nella sede del Comando delle SS, sotto la presidenza del Reichsführer delle SS Heinrich Himmler nominato solo una settimana prima „Commissario del Reich per il rafforzamento della nazionalita tedesca“ ( Reichskommissar für die Festigung deutschen Volkstums). In quell’incontro 28 durato non piü di due ore venivano stabiliti i punti essenziali dell’operazione di „ricomposizione fondiaria etnica“ 29 , punti che sarebbero stati via via perfezionati sino alla firma definitiva delle

tre convenzioni del 21 ottobre, da parte del console generale di Germania a Milano Otto Bene e del prefetto di Bolzano Giuseppe Mastromattei. Vennero date alla stampa soltanto le „Norme per il rimpatrio dei cittadini germanici e per l’emigrazione di allogeni 30 tedeschi dall’Alto Adige 31 “ mentre le altre due convenzioni riguardanti le questioni economiche del trasferimento furono secretate. Tre giorni prima, il ministro degli Esteri Galeazzo Ciano cosi annotava nel suo diario: Con Clodius

32 ho definito le ultime clausole dell’accordo per l’Alto Adige che verrä fir- mato entro domani. Ho cercato ancora di contentare anche alcune sue richieste di na tura economica e per facilitare il transito. Sono d’avviso che convenga fare tutto quan- to e possibile in favore dei Tedeschi pur di esimerci dal dover prestare la solidarietä militare . 33 Il ministro degli Esteri italiano spera ancora che l’Italia possa chiamarsi fuori rispetto alle imprese belliche del Führer nonostante la firma del Patto

d’Acciaio tra i governi di Italia e Germania. Il patto era stato sottoscritto il 22 maggio 1939 proprio da colui che mal sopportava una alleanza cosi Stretta e coercitiva con la Germania, Galeazzo Ciano, e dall’omologo ministro Joachim von Ribbentrop. Il Patto d’Acciaio che tra l’altro, per volontä italiana, sanciva l’inviolabilita della frontiera del Brennero, obbligava i due stati a fornire reciproco aiuto politico e diplomatico, aiuto che sarebbe stato esteso al piano militare qualora si fosse

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Seite 27 von 138
Datum: 01.09.2009
Umfang: 138
Option Zeitgeschichte I contatti tra i due Stati awenivano attraverso il ministero degli Esteri il cui rappresentante in Sudtirolo fu il console a Milano Otto Bene 45 . Come rappresen- tante del govemo tedesco per il trasferimento dei sudtirolesi il console fu attivo fino aü’ottobre 1941. Poi, una volta che l’Italia nominö un alto commissario per il trasferimento, anche da parte tedesca si nominö un alto commissario nella persona del console di Genova, Ludwig Mayr-Falkenberg, cui successe nel

Esteri Ciano per l’Italia prevedevano che gli optanti potessero asportare con se tutta una Serie di beni mobili. Le persone ... possono portare seco in Germania, in esenzione da diritti, dogana e spese di trasporto ferroviario, tutti i beni mobili in loro possesso alla data del 23 giugno 1939, restando inteso che le spese di trasporto ferroviario sul tratto italiano sono a carico del Governo italiano e tutte le spese dal confine del Reich saranno a carico del Governo ger- manico. (...) I beni mobili

16" commissione delle SS (Ahnenerbe 16) di prendersi carico del patrimonio culturale, sia materiale che spirituale degli optanti sudtirolesi. II ruolo della commissione era duplice: da una parte essa era chiamata a reper- toriare e catalogare, mettere al sicuro e spedire in Germania i beni culturali degli optanti, ora visti come legittime proprietä del Reich, dall’altra essa aveva il compito di studiare gli aspetti folcloristici del territorio sudtirolese per poterli riprodurre il piu fedelmente possibile nei

nuovi territori di insediamento degli optanti. A ca- po della Kulturkommission fu posto l’SS-Obersturmbannfiihrer Wolfram Sievers il quäle nella primavera del 1940 venne in Sudtirolo a prendere contatti col capo del servizio cultura dell’ADO Norbert Mumelter. La Kulturkommission divenne opera- tiva dall’estate del 1940 e si awalse secondo i dati del primo rapporto del febbraio 1941, di 30 addetti germanici e di 26 sudtirolesi suddivisi in 15 sottogruppi. 48 05 05 DERSCHLERN 25 Heft

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Seite 32 von 138
Datum: 01.09.2009
Umfang: 138
Zeitgeschichte Option Che i due gruppi politici sudtirolesi si trovarono di fronte ad un’altemativa impo- sta dall’alto, ga va sans dire. Ma non vi era nessun’altra via d’uscita? Erano costretti nelle angustie di un forzoso prendere o lasciare? Da un rapporto del VKS dell’apri- le 1939, indirizzato alla Volksdeutsche Mittelstelle (VOMI), vale a dire la Sezione cen trale dei tedeschi fuori dal Reich, pubblicato per la prima volta da Leopold Steurer nel 1980 62 sembrerebbe di no. Nel rapporto

si espone tutta una Serie di argomentazioni contro i piani di trasfe- rimento del popolo sudtirolese che i due dittatori stavano ponendo in essere e si insiste sulla fedeltä, disciplina ed obbedienza al Führer che il popolo sudtirolese non gli aveva mai fatto mancare. In esso vi si afferma chiaramente che nel settem- bre 1938 in concomitanza con la conferenza di Monaco nella quäle Hitler soste- nendo il diritto aH’autodeterminazione dei tedeschi sudeti ne richiese l’annessione del territorio al Reich

, agenti dei servizi segreti inglesi muoventesi in chiave anti asse Roma-Berlino presero contatto con esponenti del DV e del VKS non solo per sostenere azioni di terrorismo contro la dittatura fascista. A quanto emerge il Secret Service formulö anche la proposta di un fattivo sostegno nel caso in cui i due gruppi politici avanzassero apertamente la richiesta di un referendum per l’autode- terminazione: Das Südtiroler Volk steht mit beispielloser Disziplin und mit einer Geduld, die oft als Schwäche

mit der schwebenden sudetendeutschen Frage auch ihr Selbstbestimmungsrecht vor der Weltöffentlichkeit zu fordern, hat die Volksgruppe darauf verzichtet. Nur die Rücksicht auf die politischen Notwendigkeiten des Reiches gaben den Ausschlag. 63 E la presenza dei servizi inglesi in Sudtirolo e altresi richiamata nel 1940 da Franz Pisecky, il direttore della stampa del Gau Tirolo-Vorarlberg, il quäle in una brochure di Propaganda nazista, cosi affermava: Aus dem sicheren Hinterhalt eines neutralen Staates warfen

die Agenten des englischen Geheimdiestes ihre Köder und spielten sich als Beschützer der deutschen Volksgruppe in Südtirol auf. 64 Certo, questa vicenda raccontata da Steurer e ripresa da Pallaver avrebbe bisogno di essere ulteriormente corroborata da un riscontro incrociato con atti ufficiali dei servizi segreti britannici. Nell’aprile del ’38 Hitler, perfino per alcuni componenti del DV, e ancora visto come il potenziale liberatore, il protettore della minoran- za tedesca oppressa dal fascismo

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Seite 14 von 138
Datum: 01.09.2009
Umfang: 138
Zeitgeschichte Option no del 1921 fino al 1923, circa il 90% dei ferrovieri, i quali dovettero emigrare nel Tirolo del Nord. Inizialmente furono costretti ad alloggiare in vagoni di emergenza sul binario morto della stazione di Innsbruck. II personale venne rimpiazzato dal massiccio arrivo di ferrovieri italiani. Questo evento, assieme all’uccisione, il 24 apri- le 1921, dell’insegnante di Marlengo/Marling Franz Innerhofer durante una sfälata in costume in occasione della fiera di Bolzano

, da parte di fascisti venuti da fuori, costitui il prodromo della politica di assimilazione che con la caduta dello stato liberale parlamentare nell’ottobre del 1922, il governo fascista andö ad attuare negli anni successivi. 3.2 Gli spostamenti di popolazione nel periodo tra le due guerre In sintonia con lo spirito del trattato che le potenze vincitrici firmarono nella reggia di Versailles chiamate a ridisegnare la carta politica del vecchio continente stravolta dal crollo di quattro imperi (austro

-ungarico, russo, tedesco e turco) si andarono ad attuare nel periodo tra le due guerre una Serie impressionante di trasferimenti di popolazione. Cosi in applicazione di una convenzione firmata tra Grecia e Bul- garia il 27 novembre del 1919 si attuö uno scambio di popolazione dove 37.215 persone greche di nazionalitä bulgara si trasferirono in Bulgaria e 33.810 persone di nazionalitä greca lasciarono la Bulgaria per trasferirsi in Grecia, operazione che si concluse solo a fine maggio 1927. Negli anni

forzato di popo- lazioni. 15 Nello stesso periodo vi fu uno scambio tra greci e bulgari che coinvolse all’incirca duecentomila persone, scambio che era giä stato deciso nel trattato di pace di Neuilly del 1919. E nel successivo trasferimento di popolazioni, quello del 1936 tra la Turchia e la Romania, che vide la diaspora di 67.000 turchi dalla Roma nia verso la Turchia, cosi pure negli accordi riguardanti il trasferimento di centinaia di migliaia di Volksdeutschen sovietici all’intemo del Reich

. Si applicö lo spirito del trattato di Losanna, il quäle fungerä da fondamento giuridico, da paradigma per la soluzione etno-nazionalista dei casi a venire. E cosi che 180.000 Volksdeutsche ven- nero trasferiti verso il Reich dalla Volinia e dalla Galizia, 130.000 dalla Bucovina e dalla Bessarabia 16 , 113.000 da Lettonia, Lituania ed Estonia, 55.000 dalla Romania e circa 76.000 dal Sudtirolo. Il trasferimento di popolazione non fu un’esclusiva di govemi dittatoriali o di giovani democrazie. Il primo

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Seite 28 von 138
Datum: 01.09.2009
Umfang: 138
testi dell’accordo italo-germanico, mentre verrebbero quasi automaticamente eliminate se si fosse d’accordo sulla definizione cultura-Kultur, si determina, preliminarmente, di rimettere alle Autoritä competenti di diri mere tale divergenza, impartendo in seguito ai rappresentanti le istruzioni del caso. Fatto letto e sottoscritto in due originali tedeschi e due italiani. Franz Hüter Carlo Gallia Carmelo Trasselli 49 La sera dello stesso giomo si riuniva a Trento nel Castello del Buonconsiglio

Heft Option Zeitgeschichte I generici enunciati di „collezioni ed archivi privati che si riferiscono alla cultura germanica“, e „oggetti posseduti dalle Associazioni dei Musei riferentesi alla cultura germanica“ contenuto nelle norme del 21 ottobre all’art. 27, non manch di provoca- re accese disquisizioni tra i delegati italo-germanici della commissione cultura pre- posti a decidere nel concreto cosa dovesse rientrare nell’accezione „cultura germa nica“ e quindi potesse essere esportato

in Germania. Nelle riunioni appositamente convocate per dirimere la questione, i rappresentanti italiani cercarono di restringere il campo semantico del termine di cultura alla sola creazione dell’ingegno. Da parte germanica, si cercö invece di estendere al massimo il significato della parola Kultur comprendendo oltre al concetto astratto di produzione dell’ingegno, anche la sua realizzazione indipendentemente dal fatto che si trattasse di realizzazioni di ordine privato o a carattere pubblico

o se a quella romanza, se dovesse prevalere il criterio della „territorialitä“ o quello della vicinanza alla „nazione“. Non se ne veniva a capo finche non si andava a definire con precisione i concetti di „cultura/Kultur“. Il verbale della riunione del 31 luglio e 1° agosto 1940 tenutasi presso l’Archivio di stato di Bolzano si conclude- va con un nulla di fatto: Osservato che tutte queste questioni derivano soprattutto dalla diversa interpretazione delle espressioni cultura-Kultur, che si trovano nei due

agli optanti emigrati di poter portare nel Reich il loro patrimo- nio artistico, patrimonio della nazione tedesca. 50 Ma anche in questa riunione si incappö nella vastitä semantica del termine cultura/Kultur e del derivato patrimonio culturale. Ringler avrebbe voluto che fosse defmito precisamente e cito ad esempio l’artista sudtirolese Michael Pacher. Rusconi controbatte che „l’opinione italiana e tedesca circa l’appartenenza nazionale dell’arte di Pacher divergono“ a cui Ringler replicö

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Seite 79 von 138
Datum: 01.09.2009
Umfang: 138
Option Zeitgeschichte ADT Supplemento al Promemoria del 27 luglio 1939 Bolzano, 9 Agosto 1939 Nella rivista „Athesia Augusta“ e apparso un articolo sul trasferimento degli altoa- tesini, articolo che evidentemente proviene dalla fonte piü autorevole della Provincia (Vedere allegato). I chiarimenti contenutivi ammettono le piü opposte interpretazio- ni come tutte le precedenti comunicazioni ufficiose nella stessa materia. Ora e stato pubblicato anche il testo del disegno di legge relativo

in patria. Inoltre in questi ultimi tempi awiene sempre piü spesso che - evidentemente in seguito ad un cenno reale o immaginario delle Autoritä - sono privati della rappresentanza ed in seguito anche del guadagno i rappresentanti nativi delle Ditte italiane. Da parte germanica si fa proclamare sempre piü vigorosamente da numerosi agitatori fino nei piü remoti casolari della Provincia che negli accordi di Berlino fu decisa l’evacuazione totale della popolazione altoatesina tedesca e che e la volontä

irremovibile del Reich e del „Führer“ che la stessa sia assolutamente eseguita. Que sto volere di Hitler manifestato senza incontrare contraddizione crea nelle popola- zioni una nefasta psicosi migratoria. Il 2 agosto il Reichsleiter Himmler, capo della polizia germanica, convocö ad Innsbruck per una conferenza segreta dei rappresentanti dell’ organizzazione na- zionalsocialista locale (vale a dire dei cittadini italiani). Anche Himmler ha dichia- rato inevitabile il trasferimento di tutti gli altoatesini

e di farnelo promotore. Si accenna alla pretesa determinazione del Reich, di creare degli abitati piü compatti che possibili di altoatesini nel Reich. Si pretende „di voler osservare le caratteristiche e le tradizioni della popolazione atesina negli abitati del Reich“. Del fatto che si intenderebbe di trasferire intere comunitä come tali risulterebbe la pos sibilitä di erigere delle apposite parrocchie per la popolazione altoatesina nel Reich. Allegato 4 Supplemento al promemoria per il vescovo Endrici del

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Seite 13 von 138
Datum: 01.09.2009
Umfang: 138
dell’awento del lavo- ro industrialmente organizzato e della societä di massa. A chi, per non conformitä etnico-linguistica, non voleva o non sapeva adeguarsi, i trattati di pace firmati dalle potenze alleate, stabilivano la possibilitä di lasciare il proprio tetto, i legami, gli affetti, per ricongiungersi in uno Stato dove la „razza“ e la lingua del minoritario erano invece la maggioranza, erano la compattezza e la forza di un’altra nazione. 3.1 Le prime opzioni Con l’articolo 80 del trattato di Saint

veniva a diventare cittadino dello Stato serbo-croato- sloveno, avrebbe potuto optare per ricongiungersi al popolo rumeno. Coloro i quali non avessero esercitato il diritto di opzione andavano ad acquisire automaticamente, in base aH’art. 70 del trattato di Saint Germain la cittadinanza del nuovo stato, pur- che fossero domiciliati con diritto di residenza in un comune del Sudtirolo almeno a partire dal 24 maggio 1915, il giorno in cui l’Italia entrava in guerra contro gli Imperi centrali, gettandosi

nella Prima Guerra Mondiale, dieci mesi dopo l’inizio delle osti- litä in Europa. Chi non possedeva questi requisiti, circa trenta mila persone, aveva facoltä di optare per la cittadinanza italiana, in base all’articolo 22 del trattato di Saint Germain, con apposita domanda da presentare presso i Comuni. La gran par- te di queste persone erano impiegati, ferrovieri, insegnanti che si erano trasferiti in Sudtirolo provenienti da ogni parte dell’impero. Il diritto di opzione, come awerrä anche nel

social- democratico di cui i ferrovieri costituivano il pemo del movimento. Discriminate furono anche quelle persone che piü in generale si erano esposte durante la guerra con iniziative contro l’Italia. La categoria di lavoratori piü colpita dal rifiuto di otte- nere la cittadinanza italiana fu quella dei ferrovieri, una categoria invisa alle autoritä italiane, ma anche concorrente del Deutscher Verband, il neo movimento di matrice cattolico popolare e liberale difensore primo della causa

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