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Jahr:
1887
Commentari della storia trentina : con un'appendice di notizie e documenti
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Seite 85 von 633
Autor: Ambrosi, Francesco / Francesco Ambrosi
Ort: Rovereto
Verlag: Sottochiesa
Umfang: 317 S. : Ill.
Sprache: Italienisch
Signatur: II 102.611
Intern-ID: 350295
85 fortificazioni. Ma sia o non sia, die ì Comuni guelfi del Trentino avessero avuta parte nella lega lombarda, è certo, che 11 Vescovo, anche dopo la sentenza dell’ Imperatore, rimase senza che la sua autorità ricevesse aumento. Solo, in forza della massima praticata anticamente, che il diritto di battere monete fosse del solo imperatore, e che nessun principe o signore o comune non potesse esercitarlo se non per concessione sovrana, potè impossessarsi di questo diritto, convenendo, come pare

, con la città circa il potere di coniare monete ! ). Al vescovo Salomone è dovuta la riedificazione (1183) del tempio di santa Croce in Trento nel borgo fuori di Porta Veronese poi af fidato ai monaci Crudferi, il cui ospizio ha avuto principio nell’ anno 1177 2 ), ed ebbe a durare sino a’ tempi del cardinale Lodovico Ma- druzzo, che li scacciò „ per colpa d’ uno di essi assai sedizioso, che „ commise tali misfatti ed eccessi, che indussero il Cardinale ad esi- gliarli totalmente, consegnando

questo monastero alla Religione •i de’ Frati Cappuccini 1’ anno 1599 „ 3 ). E dopo questa riedificazione, dopo di avere conferite parecchie investiture feudali, e fatte parecchie locazioni, sempre fiducioso di accrescere la propria autorità a spese del Comune di Trento, sperando i soccorsi a lui proméssi dall’Im peratore, cessò di vivere il dì 3o decembre 1183. Gli succedette Al berto I della nobile famiglia dei Signori di Campo in Giudicane; un ramo, com'è probabile, di quella de Signori d’ Arco

, i quali si di stinguevano per il loro spirito ghibellino ed erano designati quai fe- deloni del Vescovo e dell’ Imperatore. Ma anche questo vescovo era invàso dello spirito contrario alle idee di libertà, ed a combatterle non avea forze sufficienti. Ai Guelfi trentini, come al collegati lom bardi, parea che la pace firmata a Costanza li autorizzasse a credere vicino il secolo d’ oro, in cui la libertà sarebbe divenuta T angelo tutelare dei popoli e delle nazioni. : L’Imperatore ridiscendeva

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Jahr:
1887
Commentari della storia trentina : con un'appendice di notizie e documenti
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Seite 159 von 633
Autor: Ambrosi, Francesco / Francesco Ambrosi
Ort: Rovereto
Verlag: Sottochiesa
Umfang: 317 S. : Ill.
Sprache: Italienisch
Signatur: II 102.611
Intern-ID: 350295
a starsene lontano, benché figlio di Ulrico IV, e di Margherita di Carinzia prozia della contessa moglie al Marchese. La città veniva governata nel temporale da un vicario del Conte, e nello spirituale da un vicario generale del Capitolo, al quale era imposto di firmare gli atti spettanti alla sua carica con la formula nullo presidente pastore'*). E tutto era disposto in modo, che al Marchese, per dominare su l’intero principato, non rimaneva, che di guadagnare a sè i più potenti vassalli della Chiesa

trentina, e di togliere dalle mani del Carrarese il Pergìnese. A Riva non ci pensava, chè questa era stata data dal vescovo Giovanni in pegno a Mastino II della Scala, il quale non avea ricevuta dal ve scovo la regolare consegna, e tuttavia la faceva occupare dalle sue genti (1350), e costringeva i conti d’Arco a considerarsi quali suoi vicari e capitani generali Nello stesso anno combinava un matri monio fra Cangrande, suo primogenito, ed Elisabetta figliuola di Lo dovico il bavaro, sorella del

Marchese di brandenburgo. Le nozze si fecero in Verona (22 novembre) alla presenza del Marchése sur riferito, di Siccone di Caldonazzo, e di molti cavalieri e matrone con i più splendidi e ricchi ornamenti 6 ). Ma nell’ anno seguente muore Mastino (3 giugno), e a lui succede Cangrande II; il quale fu a Trento nell’anno 1353, ed assistette ad una Curia tenuta il primo giorno dell’ anno, nella quale furon fatte giostre e torneamenti splendidissimi. È detto, che lo Scaligero v’ avesse atterrato il conte

. pag. 106. °) Benacus, pag. 26. — Deduzione sopra i confini del lago dì Garda à termine della Ragion delle genti , pag. 20. 6 ) Muratore Rerum It. script. XV, Chron. Est. 462. 7 ) Muratore Rer. It. script. Chron Est. XV, 473.

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Jahr:
1887
Commentari della storia trentina : con un'appendice di notizie e documenti
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Seite 297 von 633
Autor: Ambrosi, Francesco / Francesco Ambrosi
Ort: Rovereto
Verlag: Sottochiesa
Umfang: 317 S. : Ill.
Sprache: Italienisch
Signatur: II 102.611
Intern-ID: 350295
disse Gianantonio Facchinetti, il quale dopo due mesi di pontificato fece posto a Clemente Vili (Ippolito Aldobrandini di Fano), nominato papa il dì 30 gennaio 1592. Costui non morì tosto come avvenne de’ suoi antecessori, ed è di lui la bolla di soppressione dell’Ordine de’ Cruciferi (30 luglio 1592)', che aveano sede in Trento nel sobborgo di Santa Croce fuori di Porta Veronese *). Il nostro Madruzzo ne applica i beni in favore del Seminario 2 ), e concede la chiesa ed il convento ai padri

Cappuccini, che ci vennero T anno 1598 3 ), e vi rimasero sino al 1842, sino all’ erezione del nuovo convento posto in colle, a vista della città : in luogo più sano e più acconcio alle mistiche con templazioni della vita claustrale. Il Tirolo alla morte di Ferdinando (1595) ricadeva a Rodolfo II. L’Arciduca non avea lasciati figliuoli capaci -di successione ; n ebbe due da Filippina Welser di Augusta ; ma T imparità del grado faceva loro ostacolo a succedere al padre. Morta questa sua prima moglie

, ne sposò una della casa ducale di Mantova, Anna Caterina, la quale non gli portò prole alcuna. L’ Imperatore era perciò il solo che avesse diritto a quella contea, ed egli, ottenuto per mezzo di suo fratello, l’ arciduca Mattia, dai nuovi sudditi, il giuramento di fedeltà, com mise T amministrazione del paese al governo dell’Austria superiore; cosa che non piacque ai Tirolesi e li indusse a tumultuare, sicché ci volle la forza ad acchetarli. Ridotti all'ubbidienza, chiesero un proprio principe

, e T ottennero più tardi (1607) nella persona dell'ar ciduca Massimiliano, Gran Mastro dell’Ordine teutonico, e generalis simo delle annate imperiali. Il nostro Vescovo era affetto di podagra, e dicono i nostri cronisti, che Filippo II volea innalzarlo alla dignità di viceré di Na poli, eh’ ei se ne ritrasse, adducendo per iscusa T infermità che lo trava gliava, e io rendeva inètto ai pubblici affari. E fu per la stessa ragione, che con il consenso di papa Clemente Vili, e del Capitolo della sua .cattedrale

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Jahr:
1887
Commentari della storia trentina : con un'appendice di notizie e documenti
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Seite 134 von 633
Autor: Ambrosi, Francesco / Francesco Ambrosi
Ort: Rovereto
Verlag: Sottochiesa
Umfang: 317 S. : Ill.
Sprache: Italienisch
Signatur: II 102.611
Intern-ID: 350295
ingiunge loro conjunctìm et divìsìm dì mettere il vescovo da lui eletto in possesso della Chiesa trentina così nello spirituale come nel temporale' 2 ); e in pari tempo li premunisce d'uti monitorio, in forza del quale dovevano intimare al Conte di restituire entro un certo termine, i beni usurpati, autorizzandoli, in caso dì rifiuto, di far uso delle censure ecclesiastiche, e all’ uopo di ricorrere anche al braccio secolare 3 ). Ottenuti questi decreti, i prelati nominarono certo Giannino

di Ricovrando, bergamasco, in loro procuratore; e-questi, prestato il giuramento nelle mani del vescovo padovano, mosse alla volta di Trento, recando seco i monitorj, le citazioni ed altro. Dovea fare l’intimazione prescritta al Conte del Tirolo, ai baroni, ai soldati © a tutti i detentori di beni spettanti a quella chiesa 4 ) ; ma Mainardo avvertitone, se ne risente e invia per mezzo d’ Ivano Veronese suo procuratore, un atto ampolloso di appellazione (3 marzo 1290) a l vescovo di Padova. Se.non che

© tutti che tenessero beni, onoranze, diritti e giurisdizioni spettanti alla Chiesa suddetta, di consegnare ogni cosa al Capitolo ed al Vescovo sì Pareva da ciò, che Mainardo fosse entrato sulla via del ravvedimento'*’ l) Lo“ zelo per la santa Inquisizione portò questo pontefice persin trovare la virtù di convertire la fede in un articolo di finanza, ordinami & che gli eretici recidivi avessero da pagare una somma pel mantenimeùri* (Bolla 23 decembre 1288), dei tribunali d’inquisizione, V; Biàn òhi

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