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1887
Commentari della storia trentina : con un'appendice di notizie e documenti
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Seite 8 von 633
Autor: Ambrosi, Francesco / Francesco Ambrosi
Ort: Rovereto
Verlag: Sottochiesa
Umfang: 317 S. : Ill.
Sprache: Italienisch
Signatur: II 102.611
Intern-ID: 350295
credere; che nel Trentino l’ilonio neolitico sia vissuto tranquillo, senza mutare le proprie condizioni di vita, sino al cominciamento dell’ età del ferro, in cui nuove genti, eredi di una civiltà più avanzata, ven nero a sovrapporsi alle genti primitivamente stanziate nelle nostre valli. Vuoisi, che di queste genti fossero stati primi gli Umbri, anche questi, come i Liguri, di famiglia italica, i quali si sarebbero estesi dalle rive del Garda alle valli del Chiese e del Sarca compreso

il territorio di Vezzano, alla valle dell’Adige da Ala e Brentonico a Mezzacorona, a Sigmwndskron, ed alla valle del Nosio sino a Cles ed a Dambel *). Di Valsugana e del rimanente Trentino orientale nulla abbiamo che ci provi l’antica presenza dell’uomo neolitico. Abbiamo di là parecchie asce in bronzo (paalstab), qualche fusaiuola in pietra o in corno di cervo, qualche rara ascia in serpentino ; cose trovate qua e là nel suolo isolate od unite ad oggetti che accennano ad un tempo relativamente recente

. Pare per ciò che quelle valli siano state po polate da genti italiche venute pei monti durante il primo periodo, o lì intorno, dell'età del ferro. La storia più o meno leggendaria ci dà per la Valsugana i nomi dei Medoacì e degli Ausuganeì, e per la valle di Cembra, dei Simòri, genti queste che si ritengono come altrettante frazioni del ramo italico degli Eneti o Veneti, già stabiliti a’ pie delle nostre Alpi volte ad oriente ed a mezzogiorno. Del resto nel Trentino all’uomo neolitico subentrò

l’uomo de signato dall’ età del ferro, che avea conseguita quella civiltà che precede la romana, ed appartiene ai tempi anteriori alla vera storia onde si dicono protoistoriei. I popoli che ve la rappresentavano co stituiscono il periodo Galaziano ed Etrusco, donde le epoche Hali- stattiane, dei tumuli, e prima del ferro, non che dei Galli e terzi lacustri. E fu nel corso di queste epoche, che le nostre valli si po polarono distesamente, e videro il succedersi di più civiltà, che prese in esame

ci ravviano a conoscere quali fossero le condizioni civili del Trentino nell’età designata dall’uso che si fece del ferro. La necropoli di Vadena 2 ), il sepolcreto di Meclo in Anaunia 3 ), il ripo stiglio di Dercolo 4 ) e quello di Caldaro 5 ) ce le fanno conoscere. i) Panizza: Aidicolo cit. pag, 31. 8 ) Oasi: La necropoli italica di Vadena. Rovereto, Annuario degli Alp. Triti., 1883, pag. 315-444, con tav. 3) Campi hob. Luigi : Il sepolcreto di Meclo nella Naunia scoperto ed illustrato . Trento

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Jahr:
1887
Commentari della storia trentina : con un'appendice di notizie e documenti
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Seite 337 von 633
Autor: Ambrosi, Francesco / Francesco Ambrosi
Ort: Rovereto
Verlag: Sottochiesa
Umfang: 317 S. : Ill.
Sprache: Italienisch
Signatur: II 102.611
Intern-ID: 350295
solite compattazioni 1 ). L’Alherti avea estesa ogni cosa in un ben ragionato discorso, e 1’ avea altresì rassegnato ai piedi del trono. & Nel frattempo il Magistrato consolare veniva eccitato dal'duca dì Baviera ad ammettere nella sua citta i frati Teatini -, ma egli se ne scansò, accennando al numero stragrande di claustrali già installati, non proporzionato alla piccolezza del luogo, ed alte strettezze dei paese. Accolse invece favorevolmente la domanda presentata (1667 1 ) dal cardinale

Guidobaldo de Thunn, arcivescovo di Salisburgo, a mezzo del signor Antonio di Sardagna, d’ essere ammesso alla cit tadinanza insieme con il fratello Romedìo ; ed è detto, che il car dinale in quest’ occasione inviò al Magistrato 200 ori, e che questo non li accettò, promettendo dì valersi a tempo degli effetti della sua protezione 3 )- . , . A dì 9 bennato 1668 i membri capitolari si radunarono per la nomina del vescovo. Erano quattordici, e questi, osservate le consuete formalità, passarono alla

pubblicazione dello scrutinio. V’ assisteva Girolamo Ferrari quale delegato del ministro del Tirol« per provve dere in favore di Sigismondo Alfonso di Thunn, vescovo di Bressa none ; e costui, allo scopo di tirare dalla sua il Capitolo, s’intromise nell’ affare delle pievi di Caldaro e dì Eppen, che nella transazione del 1663 era stato riservato, promettendo, che quelle pievi gli sa ranno restituite ; e tuttavia il conte Sigismondo Alfonso non ottenne più di otto voti. Il cardinale Guidobaldo dei conti

Thunn di Boemia ne riportò 7, e stavano per lui il decano Golfo, con due voti, Fran cesco Alberti, Francesco e Giambattista conti di Lodrone, Antonio Crosina e Gian michele conte di Sporo . Erano pél primo il preposito Piccolomini, Bernardino Melanotti, Guglielmo Wintìer, Giuseppe Vit torio Alberti, Jacopo Rovereti, Francesco Bertoldi, Jacopo Abramo Kraus ed Antonio Barbi. Ambidue si pretendevano eletti canonicamente, e nessuno volea indietreggiare, per la qual cosa si diede principio ad una lite

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Jahr:
1887
Commentari della storia trentina : con un'appendice di notizie e documenti
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Seite 199 von 633
Autor: Ambrosi, Francesco / Francesco Ambrosi
Ort: Rovereto
Verlag: Sottochiesa
Umfang: 317 S. : Ill.
Sprache: Italienisch
Signatur: II 102.611
Intern-ID: 350295
199 Benedetto (21 settembre). L’Arciduca rende allora consapevoli i Padri dello stesso concilio della nomina da lui fatta di consenso con il Capitolo nella persona di Giorgio Hack Slesi ano. e ne chiede 1 ’ ap provazione. Giorgio era di Themeswald, e fratello del maresciallo dell’ar ciduca Sigismondo. Avea ambizione, che lo traeva ad insediarsi nel castello del Buon Consiglio, e ad esercitare la principesca giurisdi zione prima ancora che il Concilio confermasse la sua elezione. Con fermato

(17 ottobre *), l’Arciduca riebbe I’amministrazione del prin cipato, ed il Vescovo, lasciando a lui piena libertà' di agire, sceglie in sua residenza Caldaro ; e di là rinnova (23 febbraio 1447) a Giovanili dì Castelbarco l’investitura del piccolo dazio che si esigeva nella città di Trento • indi investe Leopoldo di Adelpreto di Povo delle decime di certi luoghi, e di alcune terre situate nelle pertinenze del suo distretto ; e approva la nomina di Corrado di Bressanone a preposito de’ canonici regolari

di san Michele, eletto in tempo dello scisma“ 2 ). Nel giugno dello stesso anno 1447 passa al castello di Stenico. di dove c segnata la conferma dei privilegi e statuti ai po poli delle pievi di Banale, Lomaso e Blegio, stati fedeli alla Chiesa nelle ultime rivoluzioni 3 ). Nel frattempo Federico UT, al quale stava a cuore la corona dell’ Impero e quella di Lombardia, era riuscito a fare riconoscere dalla Germania Eugenio IV per legittimo papa ; e morto questo pon tefice (23 febbraio 1447), si teneva

al suo successore Tomaso di Sarzana, che prese il nome di Nicolò V. I principi ed i prelati del- 1 ’'Impero ne seguivano 1 ’ esempio ; il nostro Vescovo e il suo Capìtolo non furono da meno ; la Francia volea pure la pace della Chiesa, e la pace ebbe il suo effetto : con la rinuncia al pontificato di Fe lice, V (9 aprile 1449), E così ebbe termine il grande scisma, che diede papi in Avignone e in Roma, e fu cagione di molte calamità, e di quegli abusi, che resero, il clero ribelle ad ogni sentimento

di moralità. Il nuovo Papa nell’anno seguente a quello della sua elezione, con bolla dell’ 8 ottobre, cassata la nomina dell’ abbate Benedetto, conferma Giorgio in vescovo di Trento, e convalida gli atti sin’ allora esercitati nell’ amministrazione del vescovato. Indi interviene a deci dere nella lite insorta tra 1 ’ abbate suddetto, e 1 ’ arciduca Sigismondo e parecchi nobili partigiani di esso arciduca. L’ abbate era.quel desso, 1) Bonelli: Notìzie citate, III, pag. 252. 2 ) Alberti : Annali citati

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1887
Commentari della storia trentina : con un'appendice di notizie e documenti
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Seite 333 von 633
Autor: Ambrosi, Francesco / Francesco Ambrosi
Ort: Rovereto
Verlag: Sottochiesa
Umfang: 317 S. : Ill.
Sprache: Italienisch
Signatur: II 102.611
Intern-ID: 350295
avesse attraversata la via a quella conferma, ne riterrebbe respon sabile l’intero corpo capitolare. Ed era questa una mmaccia, che traeva il Capitolo a pensare al pericolo a cui sarebbe esposto nel- l’affare dei Quattro Vicariati. La lite durava da 155 anni, ed^era nono di doverla finire. Si maneggiava per uscire vittorioso ; ma l’Ar ciduca avea dei sospetti che non poteva dimenticare. Piegava in fa vore dei CastelbarcQ ; e, conseguita la contea del Tirolo per la morte del fratello avvenuta

in Caldaro (30 decembre 1662), riuscì in quella lite di far accettare la sua mediazione, per la quale fu deciso, che 1 Quattro Vicariati rimanessero ai Signori di Cresta, i soli riconosciuti ner legittimi discendenti dei Castelbarco. Terminata questa lite, I’ arciduca Sigismondo rivolse ogni suo oensiero alle cure del secolo : assunse il governo degli Stati abban donati dal fratello, e si decise di togliersi di dosso la veste clericale e di provvedere, menando moglie, alla sua successione. Rinuncia per

ciò formalmente al vescovato e principato trentino (28 maggio 1665 *), e chiede la mano di Edvige, figlia del conte palatino di Sulzbach -, invia a quella Corte il Königsegg (7 giugno) con l’incarico di farvi il matrimonio in nome suo -, ma fatti i più splendidi preparativi, mentre stava attendendo la sposa, colto da fiera malattia, cedette alla morte ( 25 aiuano). La contea del Tirolo passò allora in eredità all’imperatore Leopoldo I, e non fu più governata da un prìncipe particolare. Il Capitolo

, alla rinuncia fatta dall’Arciduca disponeva del ve scovato come in sede vacante, e fece due leggi, che furono poscia osservate come fondamentali. Con la prima venivano fissate le con tribuzioni da farsi in favore della chiesa nelle dispense per le pub blicazioni matrimoniali, e pei matrimoni da benedirsi in casa, e in cappelle private ; e con la seconda si provvedeva per il mantenimento perpetuo dei feudi tenuti dalla mensa vescovile, vietando sotto pena di nullità ogni rinfeudazione. Fatto ciò

, volgeva la sua autorità anche al governo 'delle cose temporali ; e di qui i risentimenti del Magistrato consolare, e la lite che vi si accese contro il Capìtolo. Invita i con soli a prestare il solito giuramento -, ma il Magistrato avea gravami da risolvere, ed il capoconsole Gelfo, benché fratello del decano, dichiara di non arrendersi all’ invito, se non nella fiducia, che i gra vami saranno presi in considerazione. C era del ruggine tra le due autorità, e ad un primo urto ne segue un altro

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