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Kategorie:
Literaturwissenschaft
Jahr:
1984
Publius Vergilius Maro : 70 - 19 a.C. ; 1982 - celebrazioni del bimillenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 2 )
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Seite 12 von 126
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Umfang: 95 S. : Ill.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Schlagwort: p.Vergilius Maro, Publius ; f.Kongress ; g.Meran <1982>
Signatur: II 128.050
Intern-ID: 62077
particolare soddisfazione vedere qui, fra gli ascoltatori, una larga rappresentanza della scuola, insegnanti e studenti. E ci è particolarmente gradito aver qui come ospiti, insegnanti e studenti del liceo classico di Trento. Noi consideriamo parte vitale del nostro compito la collaborazione della scuola: dare un seguito, si potrebbe dire, all’insegnamento scolastico, fornire lo spunto a un ulteriore approfondimento delle cognizioni apprese a scuola, stimolare Pinteresse dei giovani in ogni campo della

ALLOCUZIONE DEL PRESIDENTE PROF. FRANCO VALSECCHI II Presidente, dopo aver ringraziato le autorità civili, scolastiche e militari per aver aderito, con la loro presenza, all’invito dell’Istituto, esprime la sua ri- conoseenza all’Accademia Virgiliana di Mantova (alla quale egli ha Ponore di appartenere) e in particolare al Suo presidente Prof. Eros Benedini per le in- formazioni fornite e per il generoso dono dei volumi delle opere virgiliane. II grande convegno virgiliano infatti, che ha avuto

in Mantova la sua prestigiosa sede, ha costituito per Plstituto «un prezioso punto di riferimento, un esem- pio, un modello». Dopo aver espresso pure il suo riconoscimento al Direttore dellTstituto, Luigi Cotteri, che come nei precedenti incontri, è stato «Panimatore e il rea- lizzatore» dell’incontro virgiliano, ricorda la collaborazione della scuola con Plstituto, la figura del grande poeta e PÍmportanza dei temi scelti dai relatori, con Pallocuzione che qui riportiamo: «È, per il nostro Istituto, una

cultura. L’idea di dedicare a Virgilio uno dei nostri convegni è partita dalla ricor- renza del bimillenario. Duemila anni sono trascorsi dalla sua scomparsa. E a duemila anni di distanza questa grande figura rappresenta, nella sua opera, una eredità che fa parte ormai del nostro patrimonio culturale. La consuetudi- ne delle ricorrenze costituisce un richiamo, un utile richiamo, di volta in vol- ta, ai momenti, ai personaggi piu rappresentativi del passato; un’occasione per fare un bilancio dei

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Kategorie:
Kunst, Archäologie
Jahr:
1984
Andrea Palladio : 1508 - 1580 ; 1980 - Celebrazioni nel IV. centenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 4 )
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Seite 38 von 102
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Umfang: 80 S. : Ill.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Schlagwort: p.Palladio, Andrea ; f.Kongress ; g.Meran <1980>
Signatur: II 128.052
Intern-ID: 62090
rico», alla «Rebecca al pozzo» del Louvre od al «Mosé affidato alle acque» delPAshmolean Museum di Oxford. Su questa scia, non molto dopo, un illustre compatriota del Poussin, potrà anzi tran- quillamente concludere che, «à Végard de Palladio, son livre estsi bien imprimé qu’il me semble qu’il vaut bien l’ouvrage sur le lieu». E a sfatar questa convinzione non basterà il lavorio critico delPllluminismo; occorreranno, dopo le indispensabili premesse gettate dall’ostinata indagine storiografica

ottocentesca, Paccanita volontà di ricerca ar- chivistica e Pacribia delPesegesi contemporanea per restituirci, sot- to il manto aulico del Palladio, la figura viva e spesso dimenticata di Andrea di Pietro. Dal lato opposto, si pongono i committenti ossia, in quella situazio- ne, i cittadini che contano. In loro, il «sentimento» della ideale città non demorde: bloccato sul versante, rivelatosi fallimentare, del reale, se ne libera incanalandosi in quello della esperienza teatrale e si risol- ve, alla fine

, nell’incanto di una scenografia. La sequenza degli aweni- menti, al riguardo, è esemplare. Dietro le mura un po’ squallide di un involucro volutamente scelto disadorno e «casuale» - a marcare, è pen- sabile, il significato Intimistico ed elitario del risultato che si vuole ot- tenere all’interno - entro la vecchia fortezza rimaneggiata del «Territo- rio, a pochi passi dal mercato fluviale dellTsola» e dai quartieri «bassi» d’oltre Bacchiglione, gli Accademici Olimpici, uscita appena Vicenza dalla peste del

1577-78 e, forse, spinti anche da una comprensibile rea- zione all’incubo del flagello, decidono di preparare finalmente degna e fastosa sede stabile alle adunanze del sodalizio, quanto opportuna- mente riservata: ed officiano al delicato incarico, nel 1579, il Palladio. Non è qui il caso di ritornare sulla qualità e le caratteristiche della ri- sposta fornita dall’architetto, giunto ormai al crepuscolo insieme dell’attività e della vita, conclusasi l’anno dopo, nell’agosto del 1580. Del resto

, essa risposta è del tutto conseguente a quelPaura di crisi e di sfiducia nel linguaggio «classico» che caratterizza da un certo tempo gli esiti palladiani: basti pensare a palazzo Valmarana (1565), alla Loggia del Capitaniato (1571), al palazzo Porto in Piazza del Castello od all’aggiunta al Santuario di Monte Berico, dopo il 1576. Cosi, entro POlimpico finalmente attuato nel 1585, sia pure con non evitabili in- terventi estranei, nella tensione dinamica impostata dalla reciproca dialettica

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Kategorie:
Literaturwissenschaft
Jahr:
1984
Publius Vergilius Maro : 70 - 19 a.C. ; 1982 - celebrazioni del bimillenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 2 )
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Seite 46 von 126
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Umfang: 95 S. : Ill.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Schlagwort: p.Vergilius Maro, Publius ; f.Kongress ; g.Meran <1982>
Signatur: II 128.050
Intern-ID: 62077
noto (gratatur reducis), in tutta la parte finale del 1. III in cui si parla del- la sosta a Drepano, di Aceste si tace del tutto (34). Né basta: mentre in I, 195-96 si parla del vino che Aceste, da buon sovrano, aveva donato ai Troiani e in I, 550 lo si ricorda Troiano ...a sanguine clarus, in 1,558 lo si nomina espressamente come re, e durante le gare del 1. V egli si presen- ta con tutta l’autorità di un potente ma savio guerriero, in V, 37 lo si presenta come un selvaggio: horridus

in iaculis etpelle Libystidis ursae. E evidente che questa figurazione di un Aceste primitivo deve rimontare a una prima fase della composizione, di cui i versi del 1.1 costituiscono la rettifica. Essa, insieme col silenzio del 1. III, contribuisce a fissare il carattere di tormentosa incertezza che contraddistingue fmo all’ultimo i 11. III e V. Ma c 5 è di piü. In IV, 427 Didone, benché debba sapere che Anchise è morto e sepolto a Drepano, se ne esce a dire necpatris Anchi- sae einerem manesve revelli

Servio in nota al verso del 1. IV, egli giungeva in ItalÍa; secondo altri egli moriva ad Onchesmo o in Arcadia e Diomede ne avrebbe violato il sepolcro, ma poi, incontrato Enea in Calahria, gli avrebbe restituito le ceneri del padre e il Palladio. Di questa versione sembrano documento al v. 704 del 1. V l’apparizione di Naute, consi- gliere di Enea, che una leggenda voleva consegnatore del Palladio, e Pamichevole ricordo di Enea che Diomede nel 1. XI esprime agli am- basciatori latini. E si noti che

in V, 80-81 Enea dice salvete, recepti /ne- quiquam cineres, a proposito dei resti di Anchise. Ad ogni modo nel mio precedente commento al 1. IV àúYEneide (35) ho concluso che la neces- sità di ammettere la leggenda della profanazione della tomba d’Anchi- se obbiiga a riconoscere Panteriorità di composizione del 1. IV rispetto al 1. III. Tale ipotesi si affaccia possibile anche riguardo ai rapporti con esso dei 11.1 e V, almeno supponendo di quest’ultimo una primitiva diversa redazione, in cui forse si doveva

collocare un incontro fra Enea e Diomede. In ogni caso la sospensione della trama che i tormentosi 11. III e V impongono di postulare è provata dalla strana omissione del nome di Aceste e della prima sosta presso di lui nel 1. III, dal ricordo che Didone fa della profanazione della tomba di Anchise e dalla novità 18

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Kategorie:
Kunst, Archäologie
Jahr:
1984
Andrea Palladio : 1508 - 1580 ; 1980 - Celebrazioni nel IV. centenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 4 )
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Seite 41 von 102
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Umfang: 80 S. : Ill.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Schlagwort: p.Palladio, Andrea ; f.Kongress ; g.Meran <1980>
Signatur: II 128.052
Intern-ID: 62090
NOTA BIBLIOGRAFICA Sul problema delle fortifícazioni di Vicenza e, in senso piú largo, su alcuni spe- cifici aspetti della società vicentina tra Quattro e Cinquecento, si vedano F. ZU- LIANI, Le mura medioevali e L. PUPPI, Le fortificazioni della città agli inizi del ’500, in «AA.W., Vicenza illustrata», Vicenza, 1976, pp. 43-49 e 174-178, nonché U. SORAGNI, Vicenza nei Cinquecento, in «Storia della città», IV (1979), pp. 35-64: il tutto inquadrato entro alcune coordinate (pp. 429 sgg.) offerte

dal recentissimo esauriente lavoro di E. FRANZINA, Vicenza, Stona di una città, Vicenza, 1980. Per quanto concerne la complessa figura del Trissino ed il suo «entourage», si può ora benissimo rimandare a AA.W., Convegno di studi su Giangiorgio Trissino, a cura di N. Pozza (Vicenza, 31 marzo -1 aprile 1979), Vicenza, 1980: lavoro esau- riente e fondamentale. Dove, per un incontro piü ravvicinato, vedi specialmente F. BARBIERI, Trissino e Palladio, pp. 191-211. I richiami al regesto palladiano

- dati cronologici e precisazioni filologiche - sono fatti sulla base del «corpus» schedato da L. PUPPI, Andrea Palladio, Milano, 1973, Vol. II. La possibile acquisizione al Palladio di palazzetto Capra, in angolo tra corso Palladio e piazza Castello di fronte a palazzo Thiene-Bonin, è oggetto di un particolareggiato intervento di F. BARBIERI, I disegni di Francesco Muttoni a Chatsworth. Qualche appunto sui disegni muttoniani di Washington: unpossibile aggan- cioperuna ipotesipalladiana?, in «Civiltà

neoclassica nella provincia di Como». At- ti del Convegno (Como 10-14 ottobre 1979), NN. 55-57 di «Arte Lombarda», N.S., Milano, 1980, pp. 219-235 (232-235). I riferimenti alPEstimo di Vicenza 1563- 1564 vanno precisati in D. BATTILOTTI, Vicenza altempo diAndrea Palladio attra- verso i libri delFEstimo del 1563-1564, Vicenza, 1580; e, sulla Vicenza «antica», basi- lare G.P. MARCHINI, Vicenza romana. Storia, topografia, monumenti, Verona, L979. Riguardo alla «Pianta Angelica» ed al modellino votivo

argenteo della città nel Santuario di Monte Berico, i rimandi, per ogni piü completo dettaglio, sono a F. BARBIERI, Lapiantaprospettica di Vicenza del 1580, Vicenza, 1973 e Modello della città di Vicenza, in «AA.VV., Oggetti sacri delsecolo XVInella Diocesi di Vicenza». Ca- talogo della Mostra a cura di E. Motterle, Milano, 1980, pp. 53-57 (scheda 84). Nel cit. Barbieri 1973, p. 48, sono appuntati i principali contributi alla questione del Palladio «urbanista» reperibili alla data; e vi si puó far capo

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Kategorie:
Kunst, Archäologie
Jahr:
1984
Andrea Palladio : 1508 - 1580 ; 1980 - Celebrazioni nel IV. centenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 4 )
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Seite 32 von 102
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Umfang: 80 S. : Ill.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Schlagwort: p.Palladio, Andrea ; f.Kongress ; g.Meran <1980>
Signatur: II 128.052
Intern-ID: 62090
1562 e nel 1576 - si libra la cupola della Cattedrale, «sistemata», su progetto palladiano, in due riprese del 1558 e del 1565, a significare, nella straordinaria «emergenza» del monumento sulle altre costru- zioni cittadine, Pestendersi vittorioso dei propositi riformatorí dal- la piu disponibile sfera «laica» alle piú tenacemente conservatrici ge- rarchie ecclesiastiche. Si osservi, in proposito, che la cupola, visibile, appunto, per la sua altezza - la massima raggiunta da un edificio del

«centro storico» dopo la torre comunale - a larghissimo raggio e, soprastando le frap- poste costruzioni, dalla stessa piazza dei Signori, luogo privilegiato, tra le logge della «Basilica» e le colonne giganti del «Capitaniato», all’azione riformatrice, appare dawero concepita per esercitare un’energica presenza centripeta sullo spazio circostante. Infatti, la sua struttura, a calotta ribassata coronata da una lanterna con cupo- lino, ne contrappone decisa l’organismo centralizzato, pur nella pianta

di considerare co- me ció awenga, ancora una volta, proprio insistendo detta cupola anzi, verrebbe a dire, quasi incombendo precipite, in un preciso punto nevralgico d’incontro delle coordinate longitudinali e latitu- dinale dell’antico, persistente tessuto viario romano. Tuttavia, nonostante il numero e l’importanza dei cantieri aperti e la polivalenza delle loro presenze, il bilancio dell’azione riforma- trice, sullo scorcio di quell’ottavo decennio del Cinquecento che vedrà il Palladio trasferirsi

a Venezia - divenuto «proto» della Re- pubblica dopo la morte del Sansovino - e si concluderà con la morte del Maestro nell’agosto del 1580, sarà ben lungi dal chiudersi come il Trissino prima e la sua «consorteria» e, morto il letterato corifeo nel 1550, l’aristocrazia e la «intellighentia» vicentina poi, raccolte dal 1556 nella fondazione dell’Accademia Olimpica, avevano sperato. Una spia della situazione potrebbe aversi già nel 1565 quando, per l’entrata del vescovo Matteo Priuli, la città che

, ad evidenza, non è ancora come si vorrebbe, sente la necessità di una «riedizione» del precedente «apparato» Ridolfi del 1543: e sia pur allestito con atte- nuata sontuosità, data la rigorosa intransigenza controriformistica 14 —

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Kategorie:
Kunst, Archäologie
Jahr:
1984
Andrea Palladio : 1508 - 1580 ; 1980 - Celebrazioni nel IV. centenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 4 )
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Seite 29 von 102
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Umfang: 80 S. : Ill.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Schlagwort: p.Palladio, Andrea ; f.Kongress ; g.Meran <1980>
Signatur: II 128.052
Intern-ID: 62090
ganico» in senso moderno, impegnato nella ridefmizione urbana; e seguendo proprio le direttive degli assi principali, a maglie, in so- stanza, ortogonali di tipica origine romana, del tessuto stradaíe di una città quale Vicenza, la cui «classica» impostazione non sembra- va richiedere, quindi, alcun radicale sowertimento per collimare con il gusto «moderno» dell’artista cinquecentesco di estrazione trissiniana: semmai, chiedeva soltanto di essere assecondata. Di questa situazione, certo

, occorrerà tener conto, in una con l’indiscutibile fondamento del «pragmatismo» delfarchitetto, vo- lendo spiegare l’irriducibile contrarietà palladiana ad impegnarsi in disquisizioni astratte volte a delineare una ipotetica, ideale, «forma urbis» avulsa da concrete referenze. Tale astratto teorizzare viene evitato perfino nella pur idonea sede teorica del «Trattato» del 1570, non trovandosi in merito nei «Quattro Libri», e precisamente nel terzo, se non una sparsa precettistica, per giunta non

coordinata, sulle vie, i ponti e le piazze. D’altronde, anche là dove tale generica normativa sembra restringersi a piú puntuale verifica, si direbbe che, sempre, in controluce, trasparisca la precisa esperienza dell’«habitat» vicentino. La piazza, vagheggiata al capitolo sedicesi- mo «nel mezo» della città, «accioché» sia comoda «a tutte le parti», e vi si affacciano il palazzo della Signoria con le vicine adiacenti pri- gioni, e la Curia e, «nella parte voita alla piu caida regione del cielo

», conveniente Basilica, ripete e sublima l’ordito della Piazza dei Si- gnori, a Vicenza, con la sua Basilica appunto sul lato a mezzogiorno e le connesse prigioni e, al luogo della Curia, la Loggia del Capita- niato. Tra i ponti esemplificati, due sono vicentini, e di fattura anti- ca romana, sul Bacchiglione e sul Retrone. Ma, soprattutto, nella «strada diritta, ampia e polita», destinata a rendere «bellissima vi- sta», condotta «essendone, ció dal sito concesso», in linea retta da una porta civica alla

porta opposta, é, piu che suggerito, imposto il modello della «strada maggiore» di Vicenza, tesa dal ponte degli An- geli alla porta del Castello, sul vecchio tracciato del «decumanus». Giovandosi di una ricognizione «diacronica» su basi topografi- che, troveremo, dunque, Pattenzione del Palladio concentrarsi an- zitutto ad est del nucleo «storico», laddove, sulla spianata delP«Iso- la», prossima alla confluenza del Retrone e del Bacchiglione - ragion prima, tra Paltro, della specifica ubicazione

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Literaturwissenschaft
Jahr:
1984
Publius Vergilius Maro : 70 - 19 a.C. ; 1982 - celebrazioni del bimillenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 2 )
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Seite 41 von 126
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Umfang: 95 S. : Ill.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Schlagwort: p.Vergilius Maro, Publius ; f.Kongress ; g.Meran <1982>
Signatur: II 128.050
Intern-ID: 62077
dentro il tempio di Minerva conferma che in origine la scena era tradi- zionalmente concepita sull'arx. Nell’episodio insomma è da sorpren- dere uno stadio di composizione ancora prowisoria, che contiene ele- menti della primitiva genesi connessi con lo svolgimento entro Varx, scelto da principio, e contraddicono col successivo spostamento della scena sulla riva del mare. II lungo episodio di Sinone, che si frappone fra le due sezioni di quello di Laocoonte, è appunto l’aggiunta successi

- va che físsa lo svoigimento dei fatti sul litorale e serve a meglio giustifi- care l’introduzione del cavallo in città e a far meglio capire perché Lao- coonte sia colpito dalla terribile pena. E taccio del fatto che a Sinone, mentre si dà Pincarico di aprire il ventre del cavallo (w. 258-59), si to- glie il compito tradizionale di agitare la fiaccola che doveva awertire gli Achei adunati a Tenedo e lo si trasferisce ad EJena (VI, 518-19), ma senza farci capire come la donna fosse stata awertita del

tranello. Ad ogni modo proprio postulando la posteriore sovrapposizione dell’epi- sodio di Sinone arriviamo bene a intendere quel senso di distacco, di inspiegabile ripresa a distanza che ci offre la seconda parte della storia di Laocoonte. Nel secondo dei due scritti citati ho confutato la tesi del Dumézil che pone la prima parte dell’episodio sulla riva del mare e la seconda sull'arx, provando che in fondo entrambe le collocazioni sog- giacciono a entrambe le parti per lo stato prowisorio della

stesura, an- che se l’intento conclusivo di Virgilio era quello di porre tutto sulla riva del mare, rielaborando gli spunti che tradivano ancora l’antica versio- ne collocante la scena sull’^o:, quella versione arctiniana un cui avan- zo è da rawisare ancora nella presenza di Cassandra ai w. 246-47. Un altro capitale episodio che tradisce l’inizio di una rielaborazione cui contraddicono i libri successivi ci è offerto dall’episodio finale del 1. II. L’ombra di Creusa, comparendo al marito in mezzo

alle rovine di Troia, gli predice cosi il futuro (21): «Lunghi esilii per te, e da solcare la vasta distesa marina; in terra d’Esperia verrai, dove tra campi ricchi d’uomini fluisce con placida corrente 1’etruscoTevere; là ti attendono lieti eventi, e un regno e una sposa regale». Si predice con esattezza che le sponde del Tevere sono la meta e che li Enea sposerà Lavinia. Il preannuncio è cosi preciso e completo che si dovrebbe concludere che Enea non abbia piü bisogno di alcun awertimento. Invece dal

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Kunst, Archäologie
Jahr:
1984
Andrea Palladio : 1508 - 1580 ; 1980 - Celebrazioni nel IV. centenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 4 )
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Seite 30 von 102
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Umfang: 80 S. : Ill.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Schlagwort: p.Palladio, Andrea ; f.Kongress ; g.Meran <1980>
Signatur: II 128.052
Intern-ID: 62090
il Bacchiglione al ponte, di origine romana, allora esistente sebbene manomesso, degli Angeli; sia che ci si servisse delle pigre ma sicure imbarcazioni naviganti, a ritroso dalla laguna, le pigre acque del fiu- me. Sull’Isola affacciano maestose le logge del palazzo di Gerolamo Chiericati e del figlio Valerio (1550), uomo d’arme e di guerra: costi- tuivano l’autentico solenne antefatto della «scena» urbana, pronto a recepire dagli aerei voltatesta Farrivo delle direttrici prospettiche

diagonali afferenti alla piazza. Piu in disparte, quasi all’incontro dei due fiumi, era il palazzo Piovene - sciaguratamente distrutto - inizia- to circa il 1569; nel 1572 tornava il Palladio sul posto intervenendo nella sistemazione della zona portuale. Infilato il «decumanus», odierno corso Palladio, sulla destra di palazzo Chiericati ecco subi- to il «paramento» di casa Cogollo (1559-1562); pressoché a mezzo dello sviluppo del «decumanus» verso occidente, sul lato meridio- nale, appare il prospetto

di palazzo Pojana (1560-1561) a cavallo, con un arco, di contra’ Due Ruote; piu. avanti e probabilmente sul lato opposto, nell’isolato tra l’attuale chiesa dei Filippini ed il retro- stante ospedale di S. Marcello, era stato progettato (1563-1564) un palazzo per Giulio Capra; alla flne, chiude la sequenza meridionale verso piazza del Castello, al lato opposto del «decumanus» rispetto a palazzo Chiericati, la piccola, ma elegante - e purtroppo sconciata al piano inferiore - facciata di quel palazzetto

, pure molto probabil- mente dei Capra, che da poco recuperabile al catalogo palladiano, vi si puó d’altronde, per la cronologia, inserire come un tentativo iniziale. Quanto alla piazza del Castello, ingresso deputato alla città da ovest, I’architetto vi arriva nella fase tarda, con due opere incom- piute o manomesse da esecuzione altrui: la torreggiante iperbole de- gli intercolumni giganti di palazzo Porto, sul lato sud, e l’affrettata, convulsa cadenza dei due ordini di Palazzo Thiene-Bonin

, a cernie- ra con il«decumanm», in esatta corrispondenza frontale con la «eser- citazione» giovanile di palazzetto Capra. Effettuando, invece, il percorso nel senso del «cardo maximus» principale - pure esso, si badi, inizia, a sud, da piazzetta S. Giuseppe, con le rovine del teatro romano di «Berga» e prosegue sul ponte di S. Paolo, anche esso nel Cinquecento di superstite struttura romana, valicante il Retrone - passiamo, salendo verso nord, sotto le «classi- che» arcate delle nuove logge (1549) della

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Jahr:
1984
Publius Vergilius Maro : 70 - 19 a.C. ; 1982 - celebrazioni del bimillenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 2 )
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Seite 33 von 126
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Umfang: 95 S. : Ill.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Schlagwort: p.Vergilius Maro, Publius ; f.Kongress ; g.Meran <1982>
Signatur: II 128.050
Intern-ID: 62077
poema, che - dato il tema - già doveva interessarlo molto; ma non avrebbe ricevuto nulla. La notizia ci è confermata da Macrobio (SaJt. I, 24, 11) che ci riporta addirittura la risposta del poeta, dichiarante: «ho intrapreso un compito cosi grosso, che giudico a momenti d’essermi addossata da pazzo un’impresa di tal fatta, tanto piu che, come sai, vi devo dedicare ancora altri studi e molto piü importanti». 11 che dimo- stra che Virgilio non aveva certamente alla mano una stesura prosastica già

completa e defínitiva. Donato aggiunge che solo molto piú tardi, dopo aver completato la struttura del contenuto, Virgilio si decise a leg- gere ad Augusto solo tre libri, il secondo, il quarto e il sesto (Servio, con leggera modifica, parla del terzo, del quarto e del sesto). Se ne è dedotto che questi fossero i primi libri composti del poema, e che in genere la prima parte, quella odissiaca, ha preceduto nella composizione la se- conda, quella iliaca. A parte il fatto che la variante serviana, che

pone il 1. III fra i tre letti ad Augusto, va respinta decisamente, perché proprio il 1. III appare piú di tutti gli altri quello di ancorprowisoria e piú tarda gestazione, anche la notizia donatiana va presa col beneficio d’inven- tario: tutti e tre i libri nominati contengono versi monchi (10), e il 1. II, come vedremo fra poco, presenta un brano che Virgilio aveva già desti- nato alla soppressione e alla sostituzione con un altro, perché contrad- diceva proprio un brano del 1. VI. È facile

quindi supporre che il poeta abbia letto al princeps solo brani dei tre libri, come faceva nelle pubbli- che recitazioni in cui già dava anticipi del poema. E a proposito di que- ste Donato ci testimonia che leggendo in pubblico Virgilio arrivava a integrare improwisando versi rimasti incompiuti: il che conferma che la composizione del poema era in uno stato di prowisorietà, era lungi dall’aver ricevuto l’ultima mano. Infatti - ed è l’ennesima riprova - Do- nato ci riferisce che l’ultimo viaggio

in Grecia da cui tornó malato, si da morire a Brindisi appena toccato il suolo d’Italia e quindi prima d’esser tornato al lavoro, VirgÍlio lo volle fare impositurus Aeneidi summam ma- num. Tutto dunque concorre a farci comprendere come proposito giusti- ficabile, naturalissimo, quello di Virgilio di bruciare il manoscritto del poema, in quanto privo dell’ultima revisione, gravato ancora da imper- fezioni, disaccordi, contrasti. E in realtà, solo a considerare il culto dell’opera assiduamente limata

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Kategorie:
Literaturwissenschaft
Jahr:
1984
Publius Vergilius Maro : 70 - 19 a.C. ; 1982 - celebrazioni del bimillenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 2 )
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Seite 44 von 126
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Umfang: 95 S. : Ill.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Schlagwort: p.Vergilius Maro, Publius ; f.Kongress ; g.Meran <1982>
Signatur: II 128.050
Intern-ID: 62077
ha tentato di rappezzarla interpretando parentis come patriae. Qui invece veramente si rivela lo stato prowisorio che lo Heinze rawisa in tutto il passo. II fatto è che nell’episodio di Eleno e Andromaca (che non per niente abbiamo additato come il piu vicino allo stadio ultimo del 1. II) si awertono piú sensibili che altrove nel 1. III gl’inizi dell’ulti- ma revisione. II v. 341 ci rivela che spunta finalmente una traccia dell’episodio di Creusa; e la conferma ce la dà il v. 500, in cui Enea

, congedandosi, prevede di dover raggiungere Thybrim vicinaque Thybrú dis arva. Qui è evidente il riferimento alla profezia della donna, l’unica, oltre quella finale della Sibilla, che parli del Tevere. II Gercke (29) consi- deró il v. 500 e IV, 432 inserzioni posteriori, appunto per il loro accen- no al Tevere e al Lazio, mancanti nelle profezie di questo libro. II D’Anna (30) ritiene invece che proprio questi spunti relativi alla profe- zia di Creusa dimostrano che la primitiva redazione narrativa del

libro non introduceva, come l’ulteriore rielaborazione, il motivo dell’incer- tezza iniziale chiarita dalle successive profezie fíno a quella dei Penati. Siccome nei 11. I, IV e V sussiste la precisazione del Lazio, c’é da pensare che nella redazione ancora prowisoria del 1. III Virgilio non avrebbe modificato le parole di commiato di Enea per non far risaltare la contraddizione con quei libri. Accetteremmo questa come soluzio- ne di ripiego effettivamente prowisoria, in vista di una che concordas

- se l’episodio di Creusa con la prima parte del libro. Ma abbiamo l’im- pressione - ripeto - che l’episodio di Creusa sia stato composto durante l’ultima revisione del 1. II, che l’accenno di Enea al Tevere in III, 500 derivi dai luoghi degli altri libri, e che proprio questi abbiano ispirato al poeta il presagio di Creusa. Forse Virgilio, come decise all’ultimo di sopprimere nel 1. II l’episodio di Elena, cosi vi inseri al contrario quello di Creusa, collegandolo, come vorrebbe il D’Anna, con la prima

redazione del 1. III, e quindi progettando di ritoccare la prima parte del libro ulterior- mente composta. Non si trascuri del resto il particolare che ancora nel 1.1, nel suo dialogo con la madre travestita, Enea afferma ancora: Ipse ignotus, egens, Libyae deserta peragro, / Europa atque Asia pulsus (w. 384-85). 16

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Kategorie:
Literaturwissenschaft
Jahr:
1984
Johann Wolfgang von Goethe : 1749 -1832 ; 1982 - Celebrazioni nel 150. anniversario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 3 )
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Seite 50 von 98
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Umfang: 76 S.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Schlagwort: p.Goethe, Johann Wolfgang ¬von¬ ; f.Kongress ; g.Meran <1982>
Signatur: II 128.051
Intern-ID: 62088
confermerà in una lettera del 14.VII. 1797 a Heinrich Meyer la sua preoccupazione per il pericolo che «das Charakteristische und Lei- denschaftliche durch den Mifiverstand des Begriffes von Schönheit und göttlicher Ruhe allzusehr verdrângt wird.» (663) I due effetti ora accennati, quello della «nobilitazione» e quello della «anticipazione» durante la genesi di un’opera d’arte sono esemplati nell’episodio della bella milanese, Maddalena Riggi, che Goethe ottantenne accolse, quasi suo silenzioso

, indiretto testa- mento estetico, nel testo della I.R., In quella vicenda d’amore re- presso e tramontato, affíora la terza conseguenza del dissidio stri- sciante fra le due poetiche, quella del divenire e quella del contem- plare, del «Werden» e del «Werten», voglio dire il problema del so- pravvivere dei valori piú fermi del mondo delle sue creature - gran- dezza, dignità, nobiltà ecc. - entro e contro l’incessante trasforma- zone della natura, Quando Goethe viene a sapere che la bella mila- nese è già

vorschreitenden Lebens», è disfat- to da una grave malattia, Goethe coglie un parallelismo tra il «Ver- fall» di quella bellezza di donna con quello della grandezza di Roma e dei suoi edifici che solo ora contempla «mit innigerTrauer» (457), e intesse magistralmente i due motivi per concludere tuttavia che «man soll nicht traurig an dem Zerstörten vorübergehen.» (456) Que- sta sua «allgemeinste Betrachtung», questo quasi irrazionale - o so- vrarazionale - salvataggio del bello dagli assalti inesorabili della

na- tura (é lo stesso tormento di Giove per la sua amante mortale e mo- rente nei Sepolcri), era apparso già chiaro nel «September-Bericht» quando Goethe era andato a passeggiare nei giardini del Palatino: «Hier brachte der Zufall nichts hervor, er zerstörte nur; alles auf den Füfien Stehende ist herrlich, alles Zertrümmerte ist ehrwürdig, die Unform der Ruinen deutet auf uralte RegelmâBigkeit.» (404) Goethe salva, insomma, «die Signatur des Schönen» (39), il crisma della bel- lezza cointessendola nel

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Kategorie:
Literaturwissenschaft
Jahr:
1984
Johann Wolfgang von Goethe : 1749 -1832 ; 1982 - Celebrazioni nel 150. anniversario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 3 )
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Seite 14 von 98
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Umfang: 76 S.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Schlagwort: p.Goethe, Johann Wolfgang ¬von¬ ; f.Kongress ; g.Meran <1982>
Signatur: II 128.051
Intern-ID: 62088
PREFAZIONE Questaprefazionepresenta due aspetti: 1. La cntica interpretativa sullafigu- ra del Goethe - 2. L ’indivisibilità dello scienziato e del poeta: Vautocritica, Vumanità, la religiosità. 1) Nelpensiero di alcum scntton e nelle commemorazioni degli anniversari non sempre le opinioni e le interpretazioni sono concordi a mettere in chiara luce lafigura di Johann Wolfgang von Goethe o perché commisurate con le propne ideologie o perché valutate secondo i periodi storici in cui le celebrazio

- ni avvengono. Ilfilosofo darwinista Ernst H. Haeckel (fondatore del «Deutscher Monisten- bund») nella sua opera «W e l tr à t s e l» («Enigmi delVumverso») ricorda Goethe come poeta e pensatore monista, influenzato forse egli stesso dalla conce- zionepanteistica e dallajilosofia della natura del Goethe; ilfilosofo nichilista Frie- drich W. Nietzsche, teorizzando sulla decadenza della cultura e sulla distruzione dei valori tradizionali delVuomo, vede impersonato nel «Faust» goethiano Vuomo nuovo

identificato nelsuperuomo, nelVÜbermensch, giàpreconizzato dal movimento culturale-filosofico Sturm und Drang («Tempesta epas- sione»), mentredfilosofo OswaldSpenglernellasuaoperaprincipale Der Unte r gangde s Ab e n dl an de s («II tramonto delVoccidente»), nella sua vi- sione biologica della stona universale, definisce «faustiana» Vetà medioevale e Vetà moderna. Nel centenario della morte del 1932, la Germania della II Guerra Mondia- le ignora Videale di umanità del suo piugrande scrittore

; nelbicentenario della nascita del 1949, la Germania Federale rivaluta Goethe comepoeta epensato- re europeo. Ma ecco che la recente critica esistenzialista cerca di sbalzare ilpoe- tadalVOlimpo perché il culto dellapersonalità e delVindividualismo di Goethe é incompatibile rispetto alVattuale crisi, morale e sociale (KarlJaspers) o per- ché Vumana angoscia avvertita dal Goethe difronte alla morte costituisce un motivo sufficienteper contraddire la sua concezione di vita e la suaproduzio- nepoetica (vedi

commemorazione della mortepubblicata da Peter Wapnewski nel «Die Zeit» del 19.3.1982). Interpretazione questa non accetta nelle cele- brazioni meranesi delVottobre 1982 per il 150'anniversario della morte del piii grandefiglio della Germania e che vengono riprodotte in questo volume. In contrapposizione alle interpretazioni esistenzialiste si rivaluta la figura del Goethe sostenendo la «storicità e Vattualità» dellapoesia e dellaprosa evi- denziatenella«Trilogiasenile»: Westöstlicher Diwan («Divanooc

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Kategorie:
Kunst, Archäologie
Jahr:
1984
Andrea Palladio : 1508 - 1580 ; 1980 - Celebrazioni nel IV. centenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 4 )
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Seite 26 von 102
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Umfang: 80 S. : Ill.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Schlagwort: p.Palladio, Andrea ; f.Kongress ; g.Meran <1980>
Signatur: II 128.052
Intern-ID: 62090
«rinascimentale» dei Pedemuro ed allargandolo sia mediante piu ampi contatti con gli evoluti circoli padovani di Alvise Cornaro e del Falconetto sia con la Verona «archeologica» e sanmicheliana. E intanto, a partire dal 1530, la sua personalità cominciava ad emergere traendosi con fatica, ma non senza qualche successo, dall’indistinto fondale delP«atelier». Del 1531 avevamo avuto il portale di S. Maria dei Servi, in piazza delle Biade; nel 1532-33 la cappella ed il monumento funerario Godi nella distrutta

chiesa di S. Michele; attorno al 1533 il portone di palazzo Conti a S. Stefano; nel biennio 1534-36 Paltar maggiore della cattedrale; del 1537-38, il monumento tombale di Giovanni da Schio, vescovo di Vasone, sempre nella Cattedrale: cose tutte rientranti in toto, quanto alle re- sponsabilità meramente esecutive ed amministrative, nei limiti del- la «équipe» dei Pedemuro, ma nelle quali già scorgiamo una diversa e piú alta qualificazione, Pacerbo apparire, insomma, di quello che sarà piu tardi

il tipico «modus operandi» di Andrea. Da ultimo, i Pe- demuro approdavano appunto alla trissiniana Cricoli, unici «impre- sari» in loco di mezzi ed abilità tali da soddisfare nell’occasione le particolari esigenze del committente. La sequenza lungo la quale, al di fuori di ogni sovrastruttura agio- grafica, abbiamo cercato di scandire le tappe ragionevoli di quelli che dovettero essere stati i progressivi contatti tra Pesordiente An- drea, di venti in trenf anni, ed il letterato cinquantenne - era nato

nel 1478 - si conclude nel febbraio 1538, allorché un documento del giorno 9 attesta la prima effettiva presenza del giovane in casa di Giangiorgio Trissino al Pozzo Rosso. Subito dopo, cessano gli ac- cenni ad una sua partecipazione nella officina dei vecchi maestri; fi- nalmente, in due carte d’archivio del 25 febbraio e del 10 marzo 1540, Andrea non compare piu indicato con il genitivo paterno, de- nuncia della sua modestissima origine, ma con Pappellativo di «Pal- ladio». L’origine del termine

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Kategorie:
Kunst, Archäologie
Jahr:
1984
Andrea Palladio : 1508 - 1580 ; 1980 - Celebrazioni nel IV. centenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 4 )
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Seite 25 von 102
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Umfang: 80 S. : Ill.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Schlagwort: p.Palladio, Andrea ; f.Kongress ; g.Meran <1980>
Signatur: II 128.052
Intern-ID: 62090
la terra/tremar vedrassi et oscurarsi il sole». Chiuso, isolato nella sua fierezza, «da f altra parte il correttor del mondo/ sopra il suo ferocis- simo corsiero/ starassi armato intrepido, e virile»: la sua presenza animerà le armate e le porterà alla vittoria. I versi, oltre tutto, stesi «a caldo», si direbbe, all’annuncio dell’impresa - l’editio princeps dell’«Italia liberata» è del 1548 - richiamano in maniera abbastanza trasparente il solenne ritratto commemorativo della battaglia

di Mühlberg, con il «Carlo V a cavallo», espressamente dipinto da Ti- ziano ad Augusta dall’aprile al settembre 1548; e vien da considerar- li tali da costituirne pressoché simultaneo, sincero e, in fondo, non indegno commento. II momento preciso nel quale questa a buon diritto definibile «Weltanschauung», peculiare alla «forma mentis» del Trissino ed ai circoli vicentini culturalmente preminenti, da lui influenzati e su di lui accordati, traducendosi ormai da qualche tempo in un conse- guente

«Kunstwollen» deciso ad intervenire a livello effettuale di ri- strutturazione urbana, viene a saldarsi con le emergenti capacità professionali di Andrea di Pietro - il futuro Palladio - puó ben indivi- duarsi con sicurezza a cavallo degli anni quaranta. Mentre infatti al- lora si esperiscono senza esito soddisfacente - dato il tono piuttosto rigido e dogmaticamente aprioristico delle esigenze locali - vie alter- native con le chiamate a Vicenza del Sansovino (1538), di Sebastia- no Serlio (1539), del

Sanmicheli (1541) o di Giulio Romano (1542), tutti interpellati per lo spinoso problema del «ripristino» delle logge del Palazzo della Raglone, crollate ancora nel lontano 1496, Gian- giorgio, tramite il cantiere attivo a rimodernare intorno al 1537 - se- condo una traccia desunta dal prospetto raffaellesco verso il cortile di villa Madama - la sua villa suburbana di Cricoli ed affidato alle maestranze della bottega di Pedemuro, inizia piú proficuo e diretto rapporto con il giovane Andrea. allora

trentenne. Dissipato il fumo della leggenda che ama qui parlare di scoperta improwisa del «genio» da parte dell’intuito del «mecenate», il fortu- nato awenimento andrà anzi visto come la felice conclusione di un itinerario ben altrimenti articolato. Nato a Padova nel 1508, in bor- go Rogati, da Pietro «dalla gondola» operaio in un mulino e da Mar- ta la «zoppa», Andrea, a tredici anni, era stato posto dal padre quale apprendista presso il lapicida Bartolomeo Cavazza da Sossano nella stessa città del

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Kategorie:
Kunst, Archäologie
Jahr:
1984
Andrea Palladio : 1508 - 1580 ; 1980 - Celebrazioni nel IV. centenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 4 )
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Seite 28 von 102
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Umfang: 80 S. : Ill.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Schlagwort: p.Palladio, Andrea ; f.Kongress ; g.Meran <1980>
Signatur: II 128.052
Intern-ID: 62090
to» delle lagune; con sintomatica decisione, gli si preferisce il piú lungo giro da Borgo S. Felice per la Porta del Castello, della quale si potevano magari supporre ragionevoli origini romane, infilandosi poi lungo la «Strada maggiore»: un tratto della consolare «via Postu- mia» - corrispondente all’attuale corso Palladio - che costituisce tut- tora l’ossatura portante del sistema viario cittadino cosi come lo co- stituiva «ab origine», in quanto «decumanus» dell’antico organismo romano

a sottrarsi all’effimero della «mise-en-scene» e ad agire sulla realtà operativa. Si scagiionano infatti, immediatamente a ridosso del fatidico ’43, la ripresa e la definizione dei lavori palladiani per il palazzo Thiene; intanto, appena chiusa una breve parentesi (ville Gazzot - Marcello a Bertesina, 1542; Pisani a Bagnolo di Lonigo, 1542 e 1545; Muzani alla Pisa di Malo, 1545; Saraceno al Finale e Caldogno a Caldogno, c. 1545; Thiene a Quinto, 1545-46), dedicata ad approntare i mezzi piú idonei per una

estensione nel territorio dei «giusti» principi dell’architettura riformata, in un clima favorito dalla politica di reinvestimento fondiario conseguente alla crisi dei traffici maritti- mi veneziani, Palladio passa ad occuparsi della ricostruzione delle logge del Palazzo della Ragione. Tenuto conto che, durante la fase elaborativa del suo progetto, il Palladio si mantiene in diretto continuo contatto con il Trissino - ospite della casa romana del letterato a studiarvi dal vivo le sospirate antichità fin

dalPautunno del ’45, tornandovi piú tardi, salvo una breve trasferta vicentina nella primavera del ’46, fino al luglio del ’47 e che la versione definitiva delle logge sarà preparata, fra il ’48 e la vittoria decisiva dell’ll aprile ’49, in perfetta concomitanza con la pubblicazione integrale dell’«Italia liberata dai Goti» nel 1548, correrà owio constatare come, superando le opposizioni ed impo- nendo la versione palladiana, il «partito» trissiniano conseguisse fi- nalmente pieno successo essendo

riuscito a modificare secondo la sua nuova ottica addirittura l’edificio emblematico, sede e simbolo del potere civico. Gli sviluppi ulteriori di questa unica ed entusiasman- te awentura vedranno l’architetto, quasi autentico «intellettuale or- 10 —

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Kategorie:
Literaturwissenschaft
Jahr:
1984
Publius Vergilius Maro : 70 - 19 a.C. ; 1982 - celebrazioni del bimillenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 2 )
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Seite 31 von 126
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Umfang: 95 S. : Ill.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Schlagwort: p.Vergilius Maro, Publius ; f.Kongress ; g.Meran <1982>
Signatur: II 128.050
Intern-ID: 62077
del 1. III e avrebbe soppresso (si torna ad adoperare una voce del verbo demo - his versibus demptis) i quattro versi, Ille ego qui quondam, etc., che avrebbero da principio inaugurato il poema. II Rostagni (6) ha com- mentato giustamente nel senso che, se il 1. II era stato spostato al posto del terzo, questo doveva necessariamente porsi al posto del primo, cioé trasformarsi da narrazione di Enea a esposizione in terza persona da parte del poeta. Quindi si avrebbe avuta prima la narrazione

diretta degli errores da Troia alla Sicilia (attuale 1. III), poi quella del naufragio che aveva sbattuto Enea sulle coste delEAfrica (attuale 1.1), poi il rac- conto di Enea a Didone sulla caduta di Troia (attuale 1. II). Ma Vario non avrebbe mai osato disubbidire all’ordine di non toccare nulla, fino al punto di rifare un libro, passando dalla prima alla terza persona. E poi come mai nulla ci è rimasto di questa trasformazione, che avrebbe dovuto esser compiuta nell’edizione princeps del poema

esposto di una assoluta fedeltà a tutte le indicazioni che Virgilio aveva lasciate nel manoscritto. E quando inizieremo l’esame dei passi del poema da cui emerge lo stato ancora prowisorio della composizio- ne, prenderemo le mosse proprio da un luogo che conferma la nostra interpretazione di superflua demerent. Ma il bello è che di recente esso è stato interpretato da un filologo della forza del Perret in ben altra e piu sconcertante maniera (8). Per lo studioso francese il testo dell’Eneide

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Kategorie:
Literaturwissenschaft
Jahr:
1984
Publius Vergilius Maro : 70 - 19 a.C. ; 1982 - celebrazioni del bimillenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 2 )
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Seite 18 von 126
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Umfang: 95 S. : Ill.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Schlagwort: p.Vergilius Maro, Publius ; f.Kongress ; g.Meran <1982>
Signatur: II 128.050
Intern-ID: 62077
ra l’umanità fosse pervasa di desiderio di avvento e come lo concentrasse erro- neamente sulfimperatore Augusto lo ha mostrato un teologo e storico evan- gelico, di nome Ethelbert Stauffer, in un capitolo del suo prezioso libro „Cri- sto e i Cesari” che è uscito già nell’ottava edizione. Virgilio, il grande poeta romano, deve la sua importanza alla esaltazione nell’Eneide del teandrismo che si presumeva realizzato in Augusto, ma ancor piú, come io ho appena accennato, alla testimonianza

di un’attesa di salvezza presente nello stato d’animo del suo tempo. Virgilio con la sua IV Egloga. „Già sorge Petà dell’oro”, cosi egli pensa. Ho davanti a me la traduzione di Ethelbert Stauffer, e in conclusione vorrei citare almeno un paio di versi: «Già nasce Pultima delle età del mondo, secondo la profezia della Sibilla, e da capo ricomincia il possente ciclo dei secoli. Già ritorna la Vergine divina e l’età delPoro, già dalPalto Olimpo scende verso di noi una nuova stirpe. (iam nova progenies caelo

demittitur alto) Sii propizia, casta Diana, alla nascita del fan- ciullo con il quale ora finalmente si chiude Petà del ferro e Petà delPoro sorge su tutta la terra ... Sotto di te verranno cancellate le tracce che rimangono del- la nostra colpa, per liberare il mondo dalPeterna paura”. Signore e signori, Pinterpretazione messianica di questo testo virgiliano è certo piuttosto dubbia, il testo si puó forse spiegare anche con avvenimenti della storia romana contemporanea, ma il desiderio di salvezza

e la disponibi- lità ad accogliere il messaggio di salvezza e la venuta del Figlio di Dio fatto uo- mo, del Messia, sono qui molto molto evidenti. Per questo con una certa ragione scrittori cristiani, a cominciare dai Padri della chiesa f'ino a Dante Alighieri, su su fino al grande pensatore tedesco Theodor Haecker con il suo prezioso scritto «Virgilio, padre dell’Occidente» hanno visto in Virgilio una vera figura d’avvento che noi non dovremmo tra- scurare. Quindi hanno un senso le nostre celebrazioni per

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Kategorie:
Kunst, Archäologie
Jahr:
1984
Andrea Palladio : 1508 - 1580 ; 1980 - Celebrazioni nel IV. centenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 4 )
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Seite 27 von 102
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Umfang: 80 S. : Ill.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Schlagwort: p.Palladio, Andrea ; f.Kongress ; g.Meran <1980>
Signatur: II 128.052
Intern-ID: 62090
«impregionati/ nel bel giardin d’Acratia»; dotto illustratore di ca- stramentazioni militari, di strutture edilizie e di conformazioni ur- bane, a la sua «scesa le compresse nebbie/ si dilataro, e serenossi i! cielo». Ma ciò che conta è che la perdita del patronimico da parte di Andrea e l’imposizione della nuova denominazione di Palladio - a prescindere dal lieve senso di disagio che il vocabolo, scopertamen- te «retorico», puó talvolta insinuare - denuncia Pawenuta acquisi- zione

dell’architetto a presunto docile strumento atto alla realizza- zione dello specifico invocato programma di «riforma» urbana. Di logica conseguenza, cadranno adesso gli studi e le ricerche prelimi- nari alla defínizione dello schema della «casa di città», consacrati in non pochi fogli autografi palladiani della iondinese raccolta del R.I.B.A. Del 1540-41 è la definizione di palazzo Civena; quasi con- temporanei, se non forse addirittura precedenti, devono essere, al- meno nell’impostazione, i palazzetti Capra

presso piazza del Ca- stello e Da Monte a S. Corona; dal 1542 è facile vadano concretan- dosi gli approcci progettuali al palazzo dei fratelli Thiene a S. Stefa- no. Finalmente, nel 1543 si tenta un primo esperimento di «trasfigu- razione» delPimmagine civica. Lo mette in moto Parrivo in diocesi di Niccoló Ridolfi, dal 1524 vescovo eletto di Vicenza, che decide di raggiungere, a vent’anni dalla nomina, la sua sede, in omaggio ad una inversione di tendenza, preludio alla restaurazione della

Controriforma tridentina. Per de- gnamente presentarsi al Ridolfi, fiorentino, nipote di Papa Leone X, consanguineo di Clemente VII e, dal canto suo, dotto e convinto umanista, un decreto del maggior Consiglio il 25 agosto 1543 dispo- ne di paludare la città «alla classica», per mezzo di un vistoso spiega- mento di archi trionfali bifronti, di obelischi, di «mete», di pitture, sculture, decorazioni in legno, teloni e stucco, eseguite da tutta una schiera di maestri locali - dagli onnipresenti Pedemuro

a Benedetto Montagna, da Giovanni Speranza a Girolamo DalToso a Giambat- tista Maganza seniore - sotto la direzione del Palladio. Ma non sarà pensabile estranea alla formulazione di quel programma Pintenzio- ne del Trissino, da anni legato al Ridolfi in amichevole consuetudi- ne tramite conoscenze romane; e, del resto, il Ridolfi, arrivato il 14 settembre, starà anzitutto due giorni ospite dei Trissino a Cricoli. Allorché, poi, il 16, farà il suo ingresso in città, il solenne corteo del prelato toscano

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Kategorie:
Literaturwissenschaft
Jahr:
1984
Publius Vergilius Maro : 70 - 19 a.C. ; 1982 - celebrazioni del bimillenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 2 )
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Seite 42 von 126
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Umfang: 95 S. : Ill.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Schlagwort: p.Vergilius Maro, Publius ; f.Kongress ; g.Meran <1982>
Signatur: II 128.050
Intern-ID: 62077
divom. Anzitutto si chiamano in causa non bene specificati auguri degli dei, tacendo della profezia di Creusa; e il v. 7 aggiunge: incerti quo fata ferant, ubi sistere detur. In secondo luogo desertas designa indubbiamente terra incolta e disabitata, il che non concorda con la natura del Lazio. Servio e il Danielino hanno intuito la diffícoltà e perció hanno inter- pretato desertas corne «abbandonate dai progenitori» o come allusione al futuro abbandono della Tracia e di Creta. Il Williams nel

arbitrariamente alle Realien discutibiJi argomenti psicologistici. Ma lo stesso Biichner finisce per riconoscere che il 1. III non puó essere giudicato «un libro del tutto antico o un libro del tutto tardivo. Proprio per lo stato in cui si presenta, è verosimile una progressiva costruzione dei singoli pezzi». A proposito della sosta a Delo (v. 73 sgg.) il Sabbadini (26) afferma che nel- la prima redazione del libro dovevano già comparire gli sbarchi di Delo e di Creta e l’apparizione dei Penati. II D’Anna

, che ha sviluppato la te- si della composizione non continuativa dell’Eneide da me formulata sulle orme del Gercke (27), ha ribattuto (28) che il 1. III, nella sua primiti- va redazione di racconto diretto del poeta, anche se destinato a costi- tuire il primo libro del poema, fu scritto dopo il 1. II, e quindi non pote- va contraddire all’episodio di Creusa: la notizia di Servio a IV, 323 di una primitiva lettura fatta da Virgilio ad Augusto dei 11. III e IV confer- merebbe Pesistenza di questa

primitiva redazione del libro. Ma, a parte il fatto già accennato che la notizia di Servio è forse imprecisa, non si vede perché il timore di contraddire Pepisodio di Creusa non abbia trattenuto Virgilio dalPinserire episodi che lo smentivano anche nella seconda redazione; non era il caso di passare soltanto allora all’iniziale 14

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Kategorie:
Literaturwissenschaft
Jahr:
1984
Publius Vergilius Maro : 70 - 19 a.C. ; 1982 - celebrazioni del bimillenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 2 )
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Seite 54 von 126
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Umfang: 95 S. : Ill.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Schlagwort: p.Vergilius Maro, Publius ; f.Kongress ; g.Meran <1982>
Signatur: II 128.050
Intern-ID: 62077
6) op. cit., p. 162. 7) Per i luoghi in cui l’ho fatto cfr. n. 2. 8) «Superflua demere», in Varron. Grammaire antique et stylistique latine, Paris 1978, p. 405-411 9) La mia confutazione della tesi del PERRET è nel sesto volume del mio commen- to âlYEneide, Milano 1981, p. 276 10) Per questo perfecta demum materia è stato giustamente interpretato non nel senso che era stata definitivamente compiuta la stesura dei tre libri, ma nel senso che la materia, il contenuto del poema era stato

definitivamente fissato dopo gli alia e potiora studia. 11) Mi dissocio dai critici che asseriscono la naturale successione del v. 589 al v. 566. 12) Studi di letteratura antica, Bologna 1947, II, 1, pp. 244-45. 13) In «Hermes», 1916, p. 145 sgg. 14) Per questo il Ladcwig, il Gossrau e N.C. Hatch (in «Class. Philol.» 1959, p. 255 sgg.) hanno tentato di eliminare la singolarità, scorgendo in sceleratas un prean- nuncio della riflessione di Enea sull’indegnità del suo impulso, in accordo coi w. 583

-84. 15) IIgenere e i suoi confini, Torino 1980, pp. 118-19. 16) op. cit., p. 118. 17) Virgilio, vers. ital. a cura di M. Bonaria, Brescia 1963, p. 413. 18) Temps historique et temps mytique dans l’Enéide, in Vergiliana, Leiden 1971, p. 56 sgg- 19) Manages indo-européens, Paris 1979, p. 188. 20) In «Studi di poesia latina in onore di A. Traglia», Roma 1979, vol. I, p. 405 sgg. 21) Naturalmente continuo ad adoperare la versione del GANALI. 22) Oxford 1962, p. 52. 23) op. cit., pp. 422-23. 24) II tema del viaggio

essi avrebbero mangiato le mense con- ferma che in una prima redazione del 1. VI ci doveva essere una piu lunga profe- zia di Anchise. 33) E non parliamo dell’altra profezia che si fa esprimere nel 1. V da Anchise appar- so in sogno al flglio (vv. 724-37). Un indizio di elaborazione provvisoria nel mo- mento in cui compare per la prima volta la Sibilla ha creduto di poter ravvisare E. PARATORE, Virgilio a Cuma, in I Campi Flegrei nell’archeologia e nella storia, Roma, Accad. Lincei 1977, p. 20 sgg

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Kategorie:
Literaturwissenschaft
Jahr:
1984
Publius Vergilius Maro : 70 - 19 a.C. ; 1982 - celebrazioni del bimillenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 2 )
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Seite 45 von 126
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Umfang: 95 S. : Ill.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Schlagwort: p.Vergilius Maro, Publius ; f.Kongress ; g.Meran <1982>
Signatur: II 128.050
Intern-ID: 62077
È del resto problema ancora insoluto se l’episodio di Eleno e Andro- maca appartenga alla prima redazione o sia stato composto dopo. In realtà la profezia di Eleno, ch’è l’ultima del libro, anche se accenna alle vicende di Enea dopo lo sbarco in Italia, sostanzialmente si limita a consigliargli il periplo dell’Italia meridionale e della Sicilia, nascon- dendogli tutto il peggio e promettendo che tutto andrà a finir bene no- nostante la profezia di Celeno. Cosi, con tutte le sue manchevolezze

, essa continua quella dei Penati e si aggancia a quella della Sibilla, esclu- dendo anch’essa decisamente la profezia di Creusa. II D’Anna (31) so- stiene che i v. 458 sgg., accennanti alla futura profezia della Sibilla, sia- no stati composti proprio in dipendenza dall’ultima redazione del 1. VI, perchè attribuiscono alla Sibilla (e questa è un’altra flagrante con- traddizione) profezie che invece VI, 890-92 (cioè la parte piü antica del libro) pongono in bocca ad Anchise; la riprova è che III, 459

è una novità introdotta dopo la rielaborazione del 1. III e comportante perciò la necessità di un nuovo ritocco. Né basta: solo nel 1. VI la pro- fezia della Sibilla completa ciò che Enea deve sapere, parlando esplici- tamente del Tevere (v. 87), di Lavinia (v. 93) e aggiungendo (v. 97) l’ac- cenno all’aiuto degli Arcadi d’Evandro. A questo punto, e solo a questo punto, si completa ciò che Enea, grazie all’ombra di Creusa, avrebbe dovuto sapere sin dalla notte di Troia. II parallelismo per antitesi

fra ciò che Enea ignora e ciò che dovrebbe sapere si profila dal 1. II al 1. VI, si che ci si imporrebbe l’ipotesi che - sebbene la profezia della Sibilla ri- salga quasi certamente a una seconda revisione del l.VI, come dimo- stra il suo contrasto con la profezia di Anchise nell’Eliso (33) - l’episodio di Creusa sia stato congegnato ancora ulteriormente come preannun- cio di quella profezia, e quindi ingenerando nel poeta la necessità, non reahzzata, di ritoccarla. Per terminare con la serqua

di grossi problemi che ci suscita la reda- zione eccezionalmente prowisoria e ancora confusa del 1. III, notia- mo che, mentre in 1,195, 550, 558 e 570 si parla di Aceste e in V, 35-41, al ritorno dei Troiani in Sicilia, riappare Aceste come personaggio già 17

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