Ricerche storiche riguardanti l'autorità e giurisdizione del magistrato consolare di Trento
dedizione spontanea della città di Trento al suo Ve scovo. Ma, siccome cotesto punto è uno dei più rile vanti tra quelli che mi sono proposto di chiarire, sarà bene a maggior conferma di dare un’ occhiata anche a ciò che avveniva in Trento negli anni seguenti. Mentre le città d’Italia eran libere, cercavano di allargare quanto più potevano i loro distretti; e parco chie, non contente di avere acquistato tutto il contado, procuravano di tirare alla loro obbedienza le più de- boli città vicine
; onde potenti divennero specialmente Milano, Genova, Firenze, Bologna, e, più di tutte le altre, Venezia. Venuto il secolo decimotcrzo , vale a dire, venuto il tempo dei principi, per naturale cupi dità di dominio, si posero aneli’essi a spogliarsi l’un l’altro. Di qui nacque, che i Vescovi di Trento, acqui stato il dominio della città, ne furono ben presto pri vati, e non lo ricuperarono con qualche stabilità prima del 1306. In quel lasso di tempo i Trentini furono soggetti a varii dominatori
* a Ezzelino da Romano, agli Scaligeri, ai Conti del Tirolo, ai Padovani; sicché si può dire con pieno fondamento che la signoria dei Vescovi sopra la città di Trento, da Federigo di Vanga sino a Bartolomeo Quirini, eletto nel 1504, non è stata che passeggierà. Ma passiamo, ora ad esaminare con quali patti e condizioni la città di Trento si diede ai suoi Vescovi. 11 Muratori, dopo aver dimostrato, che nel secolo decimoterzo la maggior piarle delie città libere di Lom bardia trasferirono in un solo