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l. . . . ! ■ ì ' ' . . 21 cettuate le Ville di Tesero e di Castello, le Re gole nominavano i loro, Regolarli il giorno di S, Pietro in Cattedra (22 febbr.); Tesero e Ca stello il giorno di 8. Michele. Moena ne aveva / quattro — Pradazzo tre — Cavalese tre — ■ Tesero quattro —- Yarena due — Castello due — - Trod**na tre —- Curano tre — Baiano due. Duravano in servizio un anno, ed uno per ogni Villa ne era il capo. Avevano l'obbligo di am ministrare economicamente le loro Regole (nelle cose

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Saggio sullo stato e costituzione politico-civile-amministrativa della Val di Fiemme dagli antichi tempi fino al XIX secolo

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che i Quartieri come tali avessero avuto fra loro. Il nesso poi fra le Regole di un Quartiere era duplice, cioè quello di godere insieme i beni del Q. e quello di votare per Quartiere nelle generali assemblee,, come si dirà più sotto. I beni della Valle, dopo perduta F avita • libertà e distrutta la sua costituzione, vengono amministrati dai Comuni, subentrati alle Regole, sotto un Capo chiamato „ Presidente della Comu nità*. Ma essendoché la sfera amministrativa di delti Comuni si estende anche

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intender in li Insogni della ^Comunità e soij ed approvato dalla Comunità li 6 gennaio del? anno 1533. Esso però, cono sciuto sotto il nome di „ Quadernollo a ì non è che uno Statuto o Codice in embrione, e con tiene pochissime norme o leggi, comprendendo invece un lungo inventario dei redditi e beni speciali della Valle, e tanto questo, come quelli, esposti in sonimi capi, intitolati „Capitoli“. L'anno 1613, tenuto conto dei cambia-

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fc- ' ; ir ' ■ " ; ri h - fr; K m. fC. J " I" / et: ' * f ■ ì . ' menti e dei nuovi bisogni e condizioni interve nuti, datone incarico ad una speciale Commis sione, le consuetudini e le leggi della Valle si esposero meglio, compilate e riformate in un corpo di tre libri o gruppi. Il primo chiamato „de Comune“ conteneva la costituzione fonda mentale della Valle, regolamenti e norme sui beni comunali (8 Capitoli sul Monte del Fieno ' — Bella-Monte), sulla pastorizia, sulla caccia,, sui ponti

* regolamenti sulle misure, sui pesi,, sui mugnai, sulla vendita del pane, del vino, della carne, sull 1 amministrazione dei beni delle- Chiese; norme di polizia; disposizioni sulla san tificazione delle Feste, sulle mercedi dei notai eoe. eco., ed era diviso in 118 capitoli o para grafi. Facevàn parte di esso, benché in separate' Appendici, le osservanze ossia „Capitoli a cui era tenuto l’ Arciprete“, i Regolamenti sui bo schi e sul fondaco, il quale era una specie di pubblica Annona, istituita Fanno 1570

, che per 200 anni fece tanto bene alla Valle. II secondo libro detto „de Civile“, diviso in 73 Capitoli, trattava del. personale giudiziario, delle norme v per T amministrazione della giustizia e. delle mercedi dovute al Giudice o Vicario. Il terzo „de Criminale“ si limitava alle pene da inflig- Vj gersi ai delinquenti. Quasi tutti i Capitoli dello - Statuto incominciavano oolF „È stato osservato'e ; si osserva 16 . Questo corpo di leggi, conosciuto' comunemente' sotto il. nome di „Consuetudini

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• 13 Ministero del 1872. Però .anche in esso col tem po furono introdotti dei parziali cambiamenti, ed aggiunte nuove disposizioni, secondo-le mu tate circostanze e i bisogni della Valle Un e- 86 m pi are autentico fu riposto nell’Archivio della Comunità, mentre molte copie corsero e corrono ancora fra le mani del nostro popolo; ed era un dolce passatempo dei nostri vecchi nelle giornate invernali trascrivere „le Consuetudini“', discorrere degli affari della Valle, e notarne gli avvenimenti del

giorno, la cronaca. Nei casi dallo Statuto o dal jus consuetu- -dinarium non contemplati, se si trattava di cose di economia, si appellava allo Scario od ai Co mizi generali della Valle; se di cause civili o •delitti criminali, si ricorreva al libro primo e terzo dello Statuto di Trento, ed in difetto di questo al Codice comune ed alle leggi del- V Impero. Premesse le quali cose veniamo ora a par lare in particolare della Costituzione di Pie lu me, quale era stata determinata dallo Statuto del 1613

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.}. In particolare lo Boa rio dovea ^ordinare e regolare tutte le cose di „ Comune tanto di boschi e selve , quanto di mon tagne e pascoli , strade , vie , ponti e partico larmente mantenere ed osservare le ragioni del w monie del fieno ..... ed ogni altra cosa“, che ri guardava P amministrazione economica, come anche conservare' e . maneggiare i denari ' della Comunità; . era tenuto custodire gelosamente l’Archivio della-medesima, tenere le chiavi delle prigioni, non permettendo che nessuno venisse dal Vicario

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Bcario era quello di sedere ai Banco della Rosòn, eoo quattro compagni chiamati „Giurati del Banco", per assistere e controllare il Vicario nell’ amministrazione della giustizia, e qualche volta dare il suo voto (1). Unitamente ai Re golami di Comune aveva la podestà giudiziaria in prima istanza su tutte le divergenze che in sorgevano fra vicini per beni comunali. Come pure unitamente a detti Reggiani fissava le tasse di tutti i commestibili che venivano venduti nella Valle, e dei vini che

vi si introducevano, e faceva osservare tutti i Regolamenti del Libro de Colmine. Lo Bcario doveva essere non solo vicino di Flemme ed abitare nella giurisdizione di Fi em me, dalla quale era escluso Castello, ma ben anco figlio di padre vicino. Egli 'durava in ca rica un anno, cioè dal primo maggio d’un anno al primo maggio del consecutivo. La di lui elezione veniva fatta nel modo seguente. Il primo giorno di maggio di ciascun anno, dopo assistito alla Messa nella Pieve, lo (1) Banco della Resoti (della Ragione

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i 4 di Te sero, dietro ad essi quelli di Cavalese, poi uno di Varana, due di Castello, i tre di Carano, i tre di Trodena, i due di paiano, quindi i nove -'Regolani'di Comune ed ultimo . lo Scario. Il quale, anche in caso di parità di voti, decideva con un secondo voto. Moena che non godeva il privilegio di avere un Regolano di Comune, a- veva invece quello di poter presentare un quarto individuo quale candidato scariale, qualora uno dei tre proposti non le fosse piaciuto. — Du rante r anno del suo ufficio

Io Searle», benché del ceto conta-dinesco, al quale apparteneva quasi sempre, godeva le prerogative di nobile e

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di Dottore; ed il.suo nome correva venerando e caro sulla bocca dei nostri padri; ma tal no me più che ambito era declinato ; eppe.rò ' a Bearli sì ebbero d 5 ordinario uomini distinti, saggi, disinteressati per se ed animati solo dal- P amore del pubblico bene e di tale carattere -da subire fin F esilio piuttosto che cedere alle altrui ingiustizie, Onde che non è meraviglia se la Valle potè conservare le spe libertà e prero gative per tanti secoli anche contro forti e diu turni, .urli

ed attentati, come quello del Principe Vescovo Pier Vigilio, dal 1783 al 1795. — Di stintivo dello Scario era una canna d’india con grosso pomo d 7 argento cesellatavi P arma della Comunità (1). Quale onorario egli godeva F u- .sufruttò di alcuni fondi, e percepiva gli affitti delle pezze (prati di monte) e dei Masi della Comunità, i quali affitti davano un reddito di complessivi troni 45.8, il che stava distintamente esposto nel capo 125 de Comuni. Essendoché' lo Scario poteva aver domicilio nelle Ville

lon tane del centro della Valle, CaValese,' doveva aver quivi o nei luoghi circonvicini un assistente (Vice-8cario) che ne facesse le veci in sua as senza; era tenuto però egli medesimo portarsi settimanalmente a Cavalese ove era F ufficio -Bcariale.. i . .. . , ;■ La voce - Scarto è -di origine incerta. I no stri popolani la fanno derivare -dal/ n sche-Me a : siccome un re. Io crederci abbia comune ra- (1) In antico una semplice croce, e dal 1588 una croce.d’oro in campo turchino sormontante tre

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- e portarne gli ordini; che 'se lo Scario abitava in qualche Villa fuori di Cavalese, i Saltari della medesima dovevano far ivi altrettanto. La prima volta che troviamo nominato Io Scario in Fieni me è io un documento del 1267, ma ve lo è come di autorità già nota ed esi stente da tempo addietro. La casa d' ufficio e cancelleria Scariale era la Loggia , di cui si è parlato sopra, ma molte faccende lo Scario sbrigava in casa sua privata. Il che si faceva pure dai Re gol ani delle Ville per i loro affari

, e si costumò fino ai nostri tempi dai susseguenti Cavi-Comuni. Dall’una, -all’altra casa dei quali ad ogni cambiamento- di essi trasportavasi la così detta „Cassetta- delia Comune“ in cui custodivansi, colla Ban diera e coi Timbri, le poche carte più neces sarie del Comune, rimanendo le altre negli Ar chivi delle Chiese. Le regolari cancellerie co munali sorsero ai nostri dì. I Regolarli di Comune, il cui ufficio e man sioni, delle quali fu già accennato, stavano par atamente esposte nel Capo 11. de Com

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allora in poi, essendosene accordato uno a Pra- dazzo, nove. Essi appartenevano uno a Pradaz zo, due a Tesero, due a Cavalese Varena, Urlo a ciascuna Pegola di Castello, Trodena, Cara-no e Paiano. Moena non ne aveva, ma in vece godeva il privilegio Scariale come fu detto sopra. Il Gap. 6 de Com. trattava della loro nomina, la quale sì faceva dai Regoìani della Villa rispettiva a cui dovevano appartenere essi Regolani di Comune, il 1. di maggio prima dell 5 elezione del nuovo Scario, nominato

il quale venivano a lui presentati e deferito loro dal me desimo il giuramento. Cancelliere della Comunità. Per le scritturazioni la Comunità, ossia P ufficio Scariale, aveva un Cancelliere, il quale doveva essere di essa vicino ed abitante in Flemme; e nessuno all’infuori dì lui pote va scrivere le cose della Valle. (Gap. 24-26 de Com.). Da principio il servizio del cancel liere era temporario ; ma dal 1685 si dispose che egli fosse inamovìbile, quando non vi fos sero state forti ragioni in contrario

; e doveva essere dottore in utroqiie dure. Il suo onorario ■fino all 1 anno 1691 consisteva in 126 libbre di formaggio pecorino, somministratogli dalle di verse Regole: in detto, anno lo si accrebbe di f. 30, e dall’ anno 1727 venne commutato tutto in danaro. Sembra che-la Comunità abbia, incomin ciato ad avere regolarmenté' il Cancelliere col titolo di' Notaio al principio del 'XIV secolo.

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Saltari. À servizio della Comunità e delle Regole erano i così detti'Saltari, distinti: in Saltari dì Comun, nominati il 1. di .mag gio di ciascun anno dai regolarli di Villa e dai Re gol ani di Comune* e precisamente due per Cavalese-Varena, due per Tesero, uno per Ca stello, uno per Trodena, - uno per Carano, ed uno per Baiano.-Ài" quali, secondo il cap. 12 de Coni., incombeva custodire il monte del fieno, le selve e boschi della Comunità, far osservar le Feste ed i regolamenti delle medesime

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h# 22 ^ . interesse ed a dilatare il suo dominio su Flem me, ben presto converti il dovere in diritto, © non pago di mandarvi il Gastaldione due volte alf anno, tentò di spedirlo più di frequente. Contro di che i nostri già nel XIII secolo pro testarono. Ciò non pertanto dal principio del secolo XIV in poi, perchè cresciuta la popola zione e con essa i reati, e più perchè i legami della Valle col Principato si erano fatti vieppiù stretti, il Gastaldione tenne stabile dimora in essa col tìtolo

di Vicario. Riguardo al tempo in cui esso doveva durare in ufficio, da prima nulla si determinò; in seguito fu introdotta la consuetudine del servizio di tre in tre anni alla fine dei quali il Vicario, prima di cedere 11 luogo ad un altro veniva assoggettato ad un sindacato da parte delia Comunità. Qual sua mercede gli furono fin da principio assegnate le multe inflitte ai delinquenti, alle quali più tardo si aggiunsero altre ricompense, > in conformità alle aumentate di lui competenze. Non bastan

do quelle, il Vescovo era tenuto a supplirvi. Nel 1764 la Comunità sì offrì di pagare essa f. 90 onde poter proporre una terna da cui scegliere il Vicario, ma la cosa restò senza ef fetto. Ufficio del Vicario da mima era solamente 4 di rendere giustizia ; in seguito se ne estese la sfera, spettando a lui gli affari pupillari (Cap. 6 de Civ,), come anche di provvedere, sotto qualche aspetto, alla polizia (Cap. 4 de Civ.), ina in ciò non era che ufficiale dello Scario © dèi Regol ani. Due volte all' anno

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d) Capitano s Luogotenente. Fino dall 1 2 * * anno 1340 troviamo in Flemme un altro funzionario del Vescovo, chiamato Ca pitano (1) (probabilmente incominciò col princi pio del XIV secolo), il quale qualche volta si faceva sostituire da un Luofjotenente; e dopo il 1667, invece del Capitano, soltanto il Luo gotenente. Era ufficio principale di essi atten dere che venissero conservati e non pregiudicati i diritti vescovili nella Valle, per conculcare invece'.da parte loro, per quanto il potevano

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' 94 . - MM. ! VA al fianco lo Scario con alcuni altri uomini chiamati Giurati, i quali dovevano controllare esso Vicario e qualche volta dare con lui vote decisivo. I Giurati esistevano già ai tempi dei Patti Gebardini e formavano due corpi o categorie,, cioè Giurati del Banco, e Giurati tli Consiglio. I primi erano quattro, e collo Scario costitui vano il consiglio o collegio ordinario del Vica rio; i secondi, dieci, che unitamente a quelli formavano un collegio straordinario chiamato

„il Consiglio della Valle u t Eletti dai Regolani dì Regola fra i vicini delle rispettive Ville, era no cosi distribuiti: due eli Banco e dm di Consiglio per Cavalese-Varéna ;due di Banco e dm di Consiglio per Tesero; uno di Consiglio per ciascuna Regola di Pradazzo, Trodena, Ca lano e Baiano. Duravano in carica un anno, ed assumevano 1’ ufficio previo esame del Vicario,; nelle cui mani, trovati abili, deponevano il giu ramento. (Cap, 15 de Com.). I Giurati oltre all’ ufficio,, di cui si disse ora

, servivano come periti, estimatori, deposi tari di pegni e sequestri ; dovevano invigilare sui delitti e sulle trasgressioni di polizia e ri ferirle al Vicario ; assistere alle catture, costi tuti e sentenze dei delinquenti (Cap. 10 de Civ.); in assenza del Vicario ' agivano interinalmente" in quelle vertenze sì civili che criminali che non . ammettessero dilazione; a richiesta dei litiganti concedevano sequestri, e rilasciavan mandati di cattura. Per le quali ultime cose andò però quasi a cessare

il loro ufficio , colla sede permanente del Vicario nella Valle, poiché, assentandosi egli,

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10 per Quartiere, fra i quali i Regol ani' delle Ville, e quelli altri che da essi Reggiani venivano designati. Alle volte però in via ecce zionale si faceva Comun ordinario anche con maggior o minor numero di membri. I Comuni straordinari erano quelli che si convocavano per cose di suprema importanza, e -qualche volta anche a richiesta di qualche priva to (il quale perciò ne doveva sostenere le spese), sìa nelle epoche dei Comuni ordinarli in sosti tuzione di quelli, sia in altri tempi a seconda del

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