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Anmerkungen: Arbeitsbericht 4 zum Ald I = Relazione di lavoro 4 per l'ALD I / Roland Bauer ..., 1989 Bagolini, Bernardino: Relazione preliminare e risultati della prima campagna di scavi nell'insediamento dell'età del bronzo di Sotciastel (Val Badia, Prov. di Bolzano) / Bernardino Bagolini ; Giovanni Tasca ; Umberto Tecchiati, 1989 Craffonara, Lois: Probleme der geographischen Nomenklatur im sellaladinischen Bereich / Lois Craffonara, 1989 Dorsch, Helga: Siur Ciprian Pescosta : (1815 - 1889) ; zur 100. Wiederkehr seines Todes / Helga Dorsch, 1989 Faggin, Giorgio: Testimonianze sulla lingua friulana ; 1 / Giorgio Faggin Goebl, Hans: ¬Der¬ Kartograph und Geograph Heinrich Berghaus : (1797 - 1884) ; ein früher Zeuge für die "Unità Ladina" / Hans Goebl, 1989 Gsell, Otto: Beiträge und Materialien zur Etymologie des Dolomitenladinischen (A - L) Kattenbusch, Dieter: ¬Die¬ Ladiner und das Koalitionsprogramm für die X. Gesetzgebungsperiode des Südtiroler Landtages / Dieter Kattenbusch, 1989 Munarini, Giuseppe: Monsignor Giovanni Battista Martini : (1810 - 1877) / Giuseppe Munarini, 1989 Palla, Luciana: ¬I¬ Ladins y les opziuns / Luciana Palla ; Karin Demetz, 1989 Rizzi, Giovanni: Rilievo geoelettrico in un'area di insediamento preistorico sul Colle di Sotciastel (Badia-Pedraces/Abtei, Prov. BZ) / Giovanni Rizzi ; Carlo Trentini, 1989 Steinicke, Ernst: ¬Der¬ sozialgeographische Gegensatz in den "Dolomitenladinischen Sprachinseln" Friauls / Ernst Steinicke, 1989 Stolzenburg, Andreas: ¬Der¬ Maler Giuseppe Craffonara : (1790 - 1837) ; zum 200. Geburtstag am 7. September 1990 / Andreas Stolzenburg, 1989

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di un’etnia - N. KriSòak: Nozze sul Carso - 8. Galli: Radetzky e Cattaneo: le “Cinque Giornate’’ di Milano... e dei Milanesi - R. Tombesi: Danze e strumenti tradizionali del Veneto - E. Raggiato: “Conosci te stesso, rispetta gli altri” - A. Porro: Il Buon Governo del Granducato di Toscana - T. Fregassi de Roseto: Un’eredità da raccogliere - E. Trevisan Semi: I Falascià, gli Ebrei neri d’Etiopia - D. Conversi: La politica linguistica in Catalogna - G. Stocco. L’alba del Baltico La rivista è distribuita

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Seite 86 von 304

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, dem Künstler 1835 das Amt des Direktors der Prager Kunstakademie antrug, lehnte dieser ein weiteres Mal ein hohes öffentli ches Amt ab. Die Gründe bleiben unklar, aber möglicherweise litt er schon stark unter seinem Leber- und Herzleiden und wollte die ihm verbleiben den Jahre lieber im heimatlichen Trentino verbringen, wo er am 12. August des Jahres 1837 in seinem Haus in Riva del Garda knapp 47jährig verstarb. Er fand seine letzte Ruhe auf dem dortigen Pfarrfriedhof; der von Mutter und Ehefrau errichtete

Grabstein befindet sich heute auf dem kleinen Areal der mittelalterlichen Kirche San Michele in Riva. 26) Anmerkungen zum künstlerischen Werk Craffonaras Das Oeuvre Craffonaras scheint vorwiegend der religiösen Thematik gewidmet zu sein. In der Tat muß man sich bei der Betrachtung seiner Werke immer wieder vor Augen führen, daß der Künstler selbst von einer starken Religiosität durchdrungen war, um verstehen zu können, wie er sich mit unermüdlicher Schaffenskraft seiner künstlerischen Tätigkeit hin gab

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Ladinia : sföi culturâl dai Ladins dles Dolomites ; 13. 1989

Seite 234 von 304

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’’Probabilmente (...) si sarà trattato del Passio di S. Matteo e di quelle altre carte in possesso del Martini, pubblicate poi dal Da Ronco.” 3) Il perito Giobatta Martini, che fu anche informatore linguistico del prof. C. Tagliavini, ebbe modo di far pubblicare, con la collaborazione del figlio Rodolfo, dal marzo del 1949 al maggio del 1965 una serie di notizie storiche desunte dai manoscritti dell’abate Monti e di mons. Martini. 4) E di mons. 0.6. Martini, che seguita l’opera del reverendo

G. Monti, 5) fanno cenno sia Antonio Ronzon, sia don Pietro Da Ronco, mentre lo storico Giovanni Fabbiani 6) (1897-1986) si sofferma più che altro sulla fi gura del canonico. Lo storico mons. Giuseppe Ciani (1793-1867) esprime per ben due volte il suo ringraziamento sia al Monti sia al Martini per il ma teriale offertogli che gli sarebbe servito per compilare la sua storia del Ca dore. 7 * A Udine Giovanni Battista Martini nacque a Padola il 10 giugno del 1810 da Pietro e da Maria Carbogno Barnabé

. Dopo aver compiuto i primi studi nella località natale, Giovanni Battista viene avviato al Seminario di Udine 8) (diocesi da cui allora dipendeva canonicamente l’arcidiaconato del Cadore) per abbracciare la vita sacerdotale. A Udine, che aveva perduto il rango metropolitano ed era stata ridotta a semplice vescovado, era ordi nario mons. Emmanuele Lodi, 9 * milanese, domenicano, riformatore del Se minario. Del periodo in questione ho trovato un documento d’archivio che attesta gli ottimi risultati

scolastici del giovane seminarista ladino: scogna trafitto, di cattivo, valoroso di venne; cfr. C. Tagliavini, Testi dialet tali co melicesi, cit. 4) 6.6. Martini e R. Martini, Notizie sto riche, ecclesiastiche e civili desunte dai manoscritti dell’Abate Monti e di Mons. Martini con note illustrative a cura dei compilatori di questa cronaca, in: ’’Bollettino Parrocchiale” di Can dide, dal marzo 1949 n. 1, al maggio 1965 (a scadenze irregolari). 5) Giuseppe Monti nacque a San Nicolò nel 1808 e morì

a Candide nel 1871. È autore, tra l’altro, di Memorie docu mentate per la storia del Cadore, in 4°, pp. 400. 6) G. Fabbiani, Mons. G.B. Martini, in: ’’Archivio di Belluno, Feltre e Ca dore”, anno XXXVII, n. 177, pp. 1-12. L’articolo ha il merito di contenere alcune lettere di mons. G.B. Martini o indirizzate allo stesso monsignore. 7) Cfr. G. Ciani, Storia del Popolo Cado- rino, Padova 1856, p. XIII; G. Ciani, Storia del Popolo Cadorino, Parte II, Ceneda 1862, pp. 505-506. 8) P. Da Ronco

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Seite 236 von 304

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Due giorni dopo l’emissione di questo documento, mons. Emmanuele Lodi gli conferì il suddiaconato e il 6 settembre del 1833 venne ordinato sacerdote. Il Vescovo di Udine, visti gli ottimi risultati e considerata la buona indole, gli affidò in quel seminario, di cui fu fondatore, importanti incarichi. Giovanni Battista Martini fu dapprima professore di grammatica, 11 ’ poi, dal 1834 al 1838, prefetto generale 12) con "pre" Giuseppe Kiussi 13 ’ e per tre lustri vicerettore. 14 ’ Egli rimase

al suo posto anche dopo la morte del vescovo Emmanuele Lodi, sia sotto il cadorino Mariano da Rù, vicario capitolare dall'8 febbraio 1845, sia con l’arcivescovo Zaccaria Bricito, di Bassano del Grappa (1846-1851). Nel 1852 il quarantaduenne sacerdote comelicese lascerà Udine per il Cadore. Un fatto importante era frattanto successo: l’antico arcidiaconato del Cadore con la Bolla di Gregorio XVI, ”Universalis Ecclesiae Regimen " del 30 aprile del 1846, 15) era stato aggregato alla Diocesi di Belluno

. La Bolla fu attuata pienamente il 1 gennaio del 1847, sotto il pontificato di Pio IX. Senza voler entrare nei particolari, è bene sottolineare con Monsignor Mosè Francescato: a) che l’aggregazione fu accolta con obbedienza, ma con dispiacere dal clero cadorino b) che mons. Mariano da Rù rimase al suo posto, come vicario capi tolare di Udine c) che pre’ Giovanni Battista Martini si trasferì da Udine, per essere incardinato nella diocesi di Belluno soltanto nel 1852 d) che il vescovo di Belluno, mons

. Antonio Gava, seppe affrontare con tatto e coraggio una situazione resa difficile anche per i moti del 1848 ai quali non era insensibile parte del clero bellunese. 16 ’ A Pieve di Cadore Il 17 ottobre del 1852 pre’ Giovanni Battista Martini fece l’ingresso solenne a Pieve di Cadore. 1 ’ Ed era stato lo stesso vescovo Antonio Gava a prendere contatti con lui. ’’Quando il Cadore fu aggregato alla Diocesi di Belluno (1 gennaio 1847) - sottolinea don Pietro Da Ronco - la fama di Lui dotto e integerrimo

Sacerdote era già nota al vescovo Gava. Il quale, ben consapevole che nella 11) Anonimo, Il Seminario di Udine, cit., p. 482. 12) Anonimo, Il Seminario di Udine, cit., p. 474. 13) Dal 1835 al 1837; cfr. Anonimo, Il Se minario di Udine, cit., p. 474. 14) Cfr. Anonimo, Il Seminario di Udine, cit., p. 474. 15) Cfr. M. Francescato, L’Aggregazione dell’Arcidiaconato del Cadore alla Diocesi di Belluno, Belluno 1986, pp. 66-69. 16) Cfr. M. Francescato, L’Aggregazione dell’Arcidiaconato, cit

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Seite 237 von 304

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persona di Don Martini avrebbe fatto un eccellente acquisto, Gli scrisse ripetutamente invitandolo con le più calde esortazioni, anzi con viva preghiera, a lasciare Udine per venire a stabilirsi in questa che ora era la Diocesi anche sua. Ma a Udine lo legavano tanti e tanto cari affetti, il Semi nario, dove aveva fatto ormai tanti anni circondato di stima e di riverenza, era la sua casa di predilezione.” 18) Due mesi dopo, essendo il posto di arcidiacono del Cadore vacante, in quanto

il titolare, mons. Anastasio Doriguzzi, era stato nominato canonico a Belluno, i deputati del popolo cadmino elessero pre’ Giovanni Battista Martini a tale incarico. Una nota deirimperial Regia Delegazione Provin ciale 1 ^ lo annunzia al vicario capitolare, essendo la sede bellunese vacante, perchè il vescovo Antonio Gava, nel 1852, si era ritirato nel Seminario di Ceneda (ora Vittorio Veneto). Il 14 febbraio dell’anno successivo la nomina è confermata dalla Luogotenenza. 20) E nel 1853 a mons. Giovanni

Battista Martini toccherà un’incombenza ulteriore ed assai delicata: quella di ispettore scolastico del Cadore. 21) Giovanni Battista Martini resse l’arcidiaconato e la Pieve sino al 27 ottobre del 1863 con sapienza e decisione. Copiosa è la sua corri spondenza, 22) che si trova negli archivi della Curia bellunese e che attesta rapporti cordiali, franchi e sinceri con il nuovo ordinario, Giovanni Renier (1856-1871), e con i parroci e sacerdoti del Cadore e del Comelico. Egli svolse la sua attività

pastorale con umanità e passione. Negli archivi della Diocesi di Belluno giace una Supplica di Parrocchiani di Pieve di Cadore per impedire rallontanamento del loro pievano, indirizzata al vescovo e risalente al 18 5 9. 231 Mons. Giovanni Battista Martini deve aver avuto sin da quegli anni dei detrattori in quanto in una lettera inedita, indi rizzata al "Al Reverendissimo e amat[issi]mo Cancelliere” della Curia di Belluno, spedita da Pieve di Cadore e datata 12 febbraio 1860, con amarezza affermava

: ”Le calunnie a mio carico si divulgano ogni dì...” 24) Esaminando attentamente la supplica dei parrocchiani, si legge che il parroco aveva addirittura intenzione di abbandonare la Pieve. Don Pietro Da Ronco afferma che fu il vescovo Giovanni Renier a convocarlo a Bel luno, come rettore del Seminario Gregoriano e canonico, 251 ed il prof. Gio vanni Fabbiani - servendosi di un documento inedito 261 - parla di precetto del vescovo che gli ordinò di celare questa disposizione. A Belluno Il vescovo di Belluno

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Seite 233 von 304

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Giuseppe Munarini MONSIGNOR GIOVANNI BATTISTA MARTINI (1810-1877) In una casa di Padola, frazione di Comelico Superiore, è custodito l’archivio di mons. Giovanni Battista Martini, comprendente alcune car telle storiche, documenti, prediche, catechismi e traduzioni. Il materiale d’archivio è stato ordinato dal nipote Giobatta (1877-1967) e dal figlio di costui, Rodolfo (1909-1959), che hanno avuto il merito di ser bare il prezioso contenuto raccolto o scritto da parte del congiunto che, nella

prova.” 1 2 3 ’ Da tali parole fu tratto in inganno, per così dire, il professor Carlo Tagliavini che sperava di trovare tra quei fogli documenti in lingua ladina. Ma tra di essi, come osserva il compianto professore, non figurano molti documenti in comelicese. 1) C. Tagliavini, // dialetto del Comelico, Genève 1926, pp. 19 e 20; C. Taglia vini, Testi dialettali comelicesi del se colo scorso, in: E. De Lorenzo To molo, Dizionario de! dialetto ladino del Comelico Superiore, Bologna 1977 (in appendice

del dizionario, senza nu merazione di pagina). 2) G l. Ascoli, Archivio glottologico ita liano, Roma-Torino-Firenze 1873, p. 345. 3) C. Tagliavini, // dialetto del Comelico, cit., p. 20. Ricordo brevemente i lavori in ladino comelicese di mons. G.B. Martini per comodità del lettore: La Passion del nos Signor Gesù Cristu, scritta da S. Mattili, in lenghe d’Padle. Si trova nella Busta V contenuta in una delle cartelle dell’archivio di mons. G.B. Martini a Padola. Essa fu pubblicata da A. Ronzon

, allievo del Martini, in: Da Pelino a Peralba, Almanacco indi catore cadorino, Venezia 1874, voi. II, p. 156: dal v. 1 del cap. XXVI sino al v. 29 compreso. Don Pietro Da Ronco continua la pubblicazione della Pas sion dal punto in cui l’aveva lasciata A. Ronzon sino alla fine: cap. XXVI, v. 30 e segg. sino al v. 66 del cap. XXVII; cfr. P. Da Ronco, Voci dialet tali e toponomastiche cadorine, Tre viso 1913, pp. 86-92. L’intero Passio trovasi in C. Tagliavini, Testi dialet tali comelicesi cit. Cfr. anche

G. Mu narini, Breve quadro della letteratura ladina del Comelico, in: ’’Ladinia” XI/1987, pp. 221-222. Per le altre opere in ladino comeli cese di mons. G.B. Martini cfr. P. Da Ronco, op. cit., pp. 93-101; per l’ana creontica di Osvaldo Antonio Vare- toni / boschi, tradotta in comelicano da mons. Martini, cfr. sempre P. Da Ronco, op. cit., p. 102-106. Mons. G.B. Martini tradusse inoltre per Rapanti la novella del Boccaccio II re di Capri, da una donna di Gua-

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Ladinia : sföi culturâl dai Ladins dles Dolomites ; 13. 1989

Seite 25 von 304

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L’interpretazione delle strutture rinvenute appare estremamente diffì cile, in considerazione dello scarso livello di conservazione e della limitata area scavata. Le cavità definite ’’buche per pali” sembrano disporsi per la maggior parte (USS 4-, 5-, 27-, 36-, 38-) secondo un allineamento in senso E-W leggermente curvilineo, immediatamente a N della grande cavità allungata formata dalle USS 7-, 8-, 29- e 30-. È possibile che questa rappresenti, anche in considerazione del suo tipo

di riempimento, la sottostruttura di un’ampia unità abitativa di cui le buche sopra citate rappresenterebbero gli alloggiamenti dei pali di sostegno dell’alzato. Va però sottolineato che il precario stato di conservazione della grande struttura centrale, fortemente decapitata, come già ricordato, dai lavori agricoli, non ne permette una let tura chiara ed è necessario attendere lo studio approfondito dei materiali del suo riempimento prima di avanzare qualsiasi ipotesi interpretativa. Per le strutture del

gruppo b) si può pensare, come ipotesi di lavoro, a cavità per l’estrazione di argilla o, anche in questo caso, a sottostrutture in funzione di bonifica del piano di calpestio delle capanne. Il previsto ampliamento dell’area di scavo del saggio A consentirà, com’è auspicabile, una visione più chiara delle relazioni spaziali fra le strutture ed una loro migliore interpretazione funzionale. IL SAGGIO B 11 saggio B è stato aperto sul lungo rilievo che percorre in direzione N-S il margine orientale della

sommità del colle e che era già stato indicato nella letteratura archeologica locale come il ’’vallo”, ovvero il muro di cinta del ’’castelliere”. La scelta del punto da indagare è caduta sul settore di ’’vallo” che appariva più nettamente rilevato sul piano di campagna. Il saggio misura m 5x2; la successione stratigrafìca individuata è la seguente: da 0 a -20 cm: US 1. Terreno rimescolato di origine vegetale suppor tante direttamente la cotica erbosa. Copre direttamente la struttura mura ria più

recente (US 7) e quella più antica (US 6), il riempimento incoerente fra le due US 5 e US 8. da -20 a -30 cm: US 2. Livello a brecciame minuto e pietrisco. US 3: Livello antropico di potenza pari a 20 cm circa, che poggia sul fianco occidentale del muro più antico (US 6) ed è tagliato da US 7. Sembra essersi depositata all’interno di una depressione del profilo originario della superfìcie del pianoro (US 4) il cui fondo è coperto da una massicciata che sembra artificiale e che potrebbe aver svolto una

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Ladinia : sföi culturâl dai Ladins dles Dolomites ; 13. 1989

Seite 235 von 304

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Governo di Venezia L'Imperiai Regio Direttore della Facoltà Teologica Presso il Seminario Vescovile di Udine. A chiunque certifica che il Sig. Accolito Giambattista figlio del Sig.r Pietro Martini nati vo di Padola ha regolarmente compiuto in questo Sacferdotajle Seminario il corso qua driennale dello Studio Teologico riportando ne’pubblici Esami le seguenti classificazioni: Anno I 1828-1829 Studj obbligati: Storia Ecclesiastica con Riflessioni sopra la Patrologia, e Storia Letteraria Teologica

Eminenza Lingua Ebraica — Archeologia Biblica Eminenza Esegesi Eminenza Introduzione ai Libri del Vecchio Testamento Eminenza Studj liberi: - Anno II 1829-1830 Studj obbligati: Lingua greca Eminenza Esegesi Eminenza Ermeneutica Biblica Eminenza Introduzione ai Libri del Nuovo Testamento Eminenza Diritto Ecclesiastico Eminenza Pedagogia Eminenza Studj liberi: - Anno III 1830-1831 Studj obbligati: Teologia Dogmatica Eminenza Teologia Morale Eminenza Studi liberi: Anno IV 1831-1832 Studj obbligati

: Teologia Pastorale Etili ncn za Catechetica Eminenza Metodica Eminenza Studj liberi: - La condotta del mentovato alunno fu eminentemente conforme alle leggi Accademiche. In fede gli ho rilasciato il presente Assolutorio da me sottoscritto munito del Sigillo del Seminario. Udine il 13 del Mese di Settembre 1832 + Emmanuele Ves[cov]o di Udine 10) 10) Archivio Vescovile di Belluno (= AVB), Sezione A, Riquadro VII, Bu sta XX, Cartelle XXV.

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Seite 37 von 304

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Giovanni Rizzi - Carlo Trentini RILIEVO GEOELETTRICO IN UN’AREA DI INSEDIAMENTO PREISTORICO SUL COLLE DI SOTCIASTEL (Badia-Pedraces/Abtei, Prov. BZ) Nel corso di tre giorni del mese di luglio 1989 sono state eseguite delle prospezioni elettriche sul colle di Sotciastel, un ampio sperone elevato alla sommità di una parete rocciosa che precipita per alcune centinaia di metri sul lato destro della forra scavata dal torrente GaderaT Tali rilievi geoelettrici sono stati condotti quali operazioni

volte alla raccolta di dati stratigrafici utili alla programmazione dello scavo archeolo gico del sito?) La scarsa conoscenza in senso archeologico per quanto concerne la valle Badia, 1 2 3) da sola giustificherebbe Talto grado di interesse per un colle sito a circa 1500 m d’altitudine che oltre a presentare tracce di frequenta zione umana riferibile alla medio-recente Età del Bronzo (ca. 1500-1300 a.C.), rivela pure degli aspetti del tutto particolari. Infatti, la "testa" rocciosa presenta

al lato orientale del piano, dove inizia lo scosceso pendio che porta ad una sei- letta venti metri più in basso. Tale muro sepolto, è fortemente sospettato di essere un segmento del vallo difensivo o di delimitazione della zona anticamente abitata del presunto castellare. L’area esplorata coincide con un tratto della struttura citata e con grande parte della zona sommitale pianeggiante del colle che si ritiene avere ospitato nell’Età del Bronzo delle strutture di ricovero o abitative, quali capanne

conoscenze ar- cheologische della zona è riportato in questo volume nell'articolo di B. Ba- golini-G. Tasca-U. Tecchiati, Relazio ne preliminare e risultati della prima campagna di scavi nell’insediamento dell’Età del Bronzo di Sotciastel (pg. 5 sgg.).

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Seite 7 von 304

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Bernardino Bagolini, Giovanni Tasca, Umberto Tecchiati RELAZIONE PRELIMINARE E RISULTATI DELLA PRIMA CAMPAGNA DI SCAVI NELL’INSEDIAMENTO DELL’ETÀ DEL BRONZO DI SOTCIASTEL (Val Badia, Prov. di Bolzano) Inquadramento geografico del sito Il sito di SOTCIASTEL è localizzato (F.ll - NE. ’’BADIA” tavoletta 1:25000 I.G.M.) alla destra idrografica del torrente GADERA, a 1497 m/slm, alla sommità di uno sperone roccioso che si separa a mezza costa dal versante W del Sasso Santa Croce formando con esso

”). La conca di Badia e Pedraces, alle quote comprese tra i 1500 e i 1300 (1200) m, è costituita da morene in posto o rimaneggiate (cfr.: Carta Geolo gica d’Italia, foglio 1:100000: ’’MARMOLADA”). La sommità dello sperone fu sottoposta nel corso degli episodi glaciali pleistocenici ad un forte mo dellamento che ha prodotto l’attuale forma di pianoro, specie di terrazzo dominante sull’alta Val Badia. La morfologia superficiale del pianoro è dominata da due ampi rilievi della roccia di base localizzati

, lungo l’asse N-S, il primo presso l’estremità meridionale del pianoro, mentre l’altro delimita un piccolo terrazzo espo sto a Nord lungo tutto il margine settentrionale del pianoro. In mezzo ai due rilievi e attorno ad essi si riconoscono delle fasce di terreno più basse e leggermente concave, corrispondenti ad avvallamenti della superficie rocciosa: una allungata in senso N-S lungo tutto il margine orientale del pianoro, una centrale allungata in senso SE-NW, ed una terza allungata anch’essa

in senso N-S, delimitata da un affioramento roccioso in corrispondenza dell’angolo S-W del pianoro. La coltre sedimentaria, limi tata alla semplice cotica erbosa sui rilievi della roccia di base che a tratti af fiora, si ispessisce invece in corrispondenza degli avvallamenti sopra citati, fino alla profondità massima finora raggiunta nel corso dello scavo del sag gio A, ma non esaustiva, di m 1,30 ca.

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Saggio C. Panoramica. Tutto il margine settentrionale e occidentale del poggio deve essere stato cintato da un muretto cui era affidato il compito di contenere le insta bili argille bruno chiare costituenti il suolo naturale del sito. Su queste argille chiare deve essersi deposto un primo strato antropico compatto, forse un piano di calpestio, sulla cui natura non è possibile per ora aggiun gere nulla. La sua esplorazione sarà impegno prioritario in una prossima campagna di scavo

. Successivamente questo piano fu coperto da fenomeni diversi: la massicciata e le unità stratigrafiche ad abbondante contenuto antropico. Questo livello deve avere inoltre ospitato uno o più edifìci (forse non più di due, stante l’esiguità della superfìcie utile) che costituiscono l’ultimo atto antropico antico prima del riempimento e dei rimaneggia menti agricoli moderni. Questa ricostruzione, nonostante sia ampiamente ipotetica, confer merebbe uno dei dati più interessanti emersi dallo scavo e specialmente

dalla esplorazione del Saggio B, e cioè che il gruppo umano insediatosi a Sotciastel nella media età del bronzo, e che lì rimase almeno fino ad una prima fase dell’età del bronzo recente, prestasse all’organizzazione del proprio territorio sotto il profilo delle opere di contenimento e dei terrazza- menti, una attenzione particolare; è probabile che a queste opere si dedi cassero sforzi notevoli come sembrerebbe indicare il poderoso ’’vallo” che

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Seite 10 von 304

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Lunz esprime peraltro le proprie perplessità circa il luogo di rinveni mento di questi manufatti della tarda età del bronzo: un confronto tra le ceramiche reperite a Sotciastel e questi bronzi mostrava infatti una netta disparità cronologica, e suggeriva di usare cautela nel definire sicuramente provenienti da Sotciastel quei bronzi di qualche tempo più recenti delle ceramiche ivi rinvenute. I dati in nostro possesso dopo la campagna di scavo 1989, hanno evi denziato che il sito è stato abitato

anche nell’età del bronzo recente, come dimostrano le ceramiche di questo orizzonte direttamente confrontabili con le ceramiche del cd. ’’bronzo recente trentino” (cfr. per es. il Dos dei Gustinaci, Marzatico, 1979). Questa circostanza aggiunge oggi qualche possibilità al fatto che quei bronzi siano stati rinvenuti a Sotciastel, ma, com’è ovvio, nessuna necessità. L’interesse archeologico del sito venne portato alla ribalta negli anni cinquanta dalle ricerche di Georg Innerebner, nel quadro della

meritoria, vasta Wallburgenforschung: raccolte di superfìcie collocarono cronologica mente il sito nella antica età del bronzo (INNEREBNER, 1975). Le raccolte degli anni settanta, soprattutto quelle di E. Schubert e di R. Lunz, hanno permesso di precisare questa prima attribuzione, indicando nella media età del bronzo la fase di abitazione più chiaramente desumibile dalla tipologia delle ceramiche. Questi rinvenimenti, insieme al reperimento di frammenti di intonaco graticciato, hanno corretto l’idea

primitiva circa l’utilizzo del colle, introducendo per il sito di Sotciastel la nozione di ’’abitato” o ’’inse diamento”, funzioni queste confermate dagli scavi 1989. Alla storia delle ricerche anteriori alla prima campagna appartiene a buon diritto il rinvenimento di una grossa scoria di fusione (metallurgia del ferro) rinvenuta a Sotciastel negli anni settanta dal Signor Milio Dapunt di Corvara e conservata nell’Istituto Culturale Ladino ’’Micurà de Rù” (vd. pag. 9); l’oggetto merita la nostra

attenzione perchè allude a fenomeni inse diativi posteriori alla ben rappresentata età del bronzo (protostoria, età ro mana e medioevo) che potrebbero costituire, in presenza di informazioni più dettagliate, sostegno ad una ipotetica continuità insediativi dalla prei storia al medioevo, periodo in cui (1296) il maso di Sotciastel viene nomi nato per la prima volta in un documento. La scoria sembrerebbe inoltre indicare la presenza di una officina fu soria, circostanza che riveste un certo interesse

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Ladinia : sföi culturâl dai Ladins dles Dolomites ; 13. 1989

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riodo egli cura Tamministrazione con scrupolosità, mantiene copiosa corri spondenza non solo con i suoi superiori, ma anche con la Curia Patriarcale di Venezia, si interessa pure alle ’’piazze libere”, ossia alle borse di studio dei suoi studenti. Una lettera poi fa trasparire la sua sollecitudine nei con fronti dei suoi alunni che accompagna a Padova per sostenere esami. 27) Il 28 febbraio del 1864 egli diveniva canonico. 28) È bene sottolineare che l’Istituto retto da mons. Martini, - questi

nell’anno 1864 sarebbe divenuto ispettore delle scuole della città di Bel- luno 29) - ospitava anche alunni non avviati al sacerdozio. Due anni dopo il liceo fu statalizzato dal governo italiano, il 25 novembre del 1866, e il 5 mag gio dell’anno successivo otteneva il titolo di ’’Regio Liceo Tiziano”. 30) L’articolo del prof. G. Fabbiani ha il merito di aver sottolineato quanto segue: ’’Tale era il prestigio di mons. Martini che, dovendosi provvedere per un nuovo vescovo alla diocesi di Concordia

(avendo rinunciato all’inca rico mons. Panella) il luogotenente del Lombardo-Veneto chiese al dele gato provinciale di Belluno, barone Pino, se non fosse il caso di proporre alLimperatore e re la nomina di mons. Martini. Il delegato (oggi si direbbe prefetto) rispose il 18 ottobre 1864: "Io ritengo coscienziosamente che mons. Martini sia meritevole della dignità episcopale per principi!, per dot trina, per contegno... Oltre a queste doti e qualità egli possiede un fondo di energia e di fermezza che

mi fanno supporre anche da questo lato una buona riuscita se mai gli si volesse conferire la dignità ecclesiastica di vescovo... Questa energia e fermezza spiegò ultimamente come direttore di que sto seminario a gran vantaggio di questo istituto...” Del vescovado di Concordia non se ne parlò più e, forse, a mons. Martini nessuno fece mai cenno”?" Il Veneto nel 1866 fu annesso all’Italia e il liberale di sinistra on. Giu seppe Zanardelli, deputato e futuro ministro in più dicasteri, divenne com missario

del re Vittorio Emmanuele II a Belluno. Mons. Martini non aveva mai palesato sentimenti filo-unitari, come altri sacerdoti, ma non mi con cerne abbia mai espresso aperta ostilità verso gli ’’Italiani”. Ancora prima dell’arrivo di costoro a Belluno, nell’agosto del 1866, circolavano - nono stante le smentite della sottogiunta cadorina 32) - chiacchiere malevole su di lui, che, come s’è visto, godeva della stima delflmperial Regio Governo. 27) Lettera di mons. Martini del 28 ago sto 1864 in cui

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tano considerevolmente alla base di esso venendo a costituire un letto irre golare di pietre. All’interno di US 6 sono state individuate alcune concen trazioni di frammenti ceramici in parte ricomponibili che sembrano il pro dotto di singoli scarichi (USS 8, 9, 10, 11, 12). US 2: da -30 cm circa a - ?. In quest’area presenta una forte pendenza da S-E a N-W coperta direttamente da US 1 nell’angolo S-E del settore. Supporta nel resto dell’area le unità stratigrafiche sopra descritte. Si tratta

del medesimo strato argilloso che interessa l’intera superficie del pianoro (US 2 del saggio A; US 4 del saggio B). I quattro quadrati del saggio C hanno restituito abbondantissimo ma teriale archeologico - specialmente ceramica e fauna -, ma le strutture indi viduate sono parse confuse e scarsamente intelligibili nelle loro relazioni reciproche. Assimilabile a quelle, più chiare e circostritte, del saggio A, è l’US 5. La struttura (buca o fossa) si appoggiava ad una massicciata immediatamente

riscontrati nel saggio C impone una esplorazione totale del terrazzino. Si possono comunque fin d’ora esprimere alcune considerazioni in merito alla genesi dei depositi individuati e alla funzione antropica del poggio stesso.

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Riassunto II sito di Sotciastel si trova nel Comune di San Leonardo in Badia, a 1497 m/slm e occupa la sommità di uno sperone roccioso in posizione dominante su/l’alta Val Badia. Iprimi rinvenimenti di superficie si devono a Georg Inner- ebner (1953). In seguito Reimo Lunz (1979) ha potuto ascrivere i materiali rin venuti alla media età del bronzo. Nell’estate del 1989 hanno avuto inizio ricerche sistematiche organizzate dalla Soprintendenza Provinciale ai Beni Culturali di Bolzano

, dall’Università di Trento e dall’Istitut Ladin ”Micurà de Rii” di San Martino in Badia. Le indagini geoelettriche, condotte dalla Società di ricerche archeologiche di Gianni Rizzi (Bressanone), hanno evidenziato la morfologia del substrato roccioso, rilevando le aree di probabile antropizzazione. L’esplorazione archeologica si è articolata in tre saggi di scavo per com plessivi 98 metri quadrati. Nel saggio A, aperto in corrispondenza dell’avvalla mento del substrato in cui i resti antropici apparivano più

consistenti, al di sotto del terreno arativo (US 1), è comparso un sedimento di argille bruno chiare (US 2), di circa 30 cm di potenza. All’interno di questo strato sono state rinvenute numerose strutture (buche per pali, buche più grandi di forma irrego larmente subovale allungata) decapitate dai lavori agricoli, che sembrano lembi residui di sottostrutture di capanne. Sono visibili allineamenti di buche specialmente in senso E-W ma non è possibile per ora delineare una pianta complessiva delle

abitazioni individuate. L’US2 si imposta su un ciclo deposi zionale che testimonia l’attività di un piccolo bacino idrico nell’invaso delimi tato dalla rielaborazione dei depositi morenici. Nel saggio C è stata indivi duata una situazione simile a quella del saggio A; le strutture appaiono però meglio conservate grazie all’assenza di lavori agricoli. Nel saggio B infine si è scoperto il paramento di un muro, forse a sacco, costruito con pietre scelte ben connesse. La relazione stratigrafica con

il livello antropico adiacente consente di datare questo manufatto (vallo?) alla media età del bronzo. I materiali ar cheologici reperiti nei saggi si collocano nella media età del bronzo, benché al cuni elementi si possano riferire al bronzo recente. Dal punto di vista culturale si osservano stretti contatti con i coevi orizzonti di Ledro e Fiavè; altri elementi alludono invece ad ambienti culturali nordalpini. I resti faunistici, numerosi e ben conservati, documentano una economia marcatamente

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L’intera superficie sommitale del pianoro è stata sottoposta a coltiva zione a partire almeno dalla seconda metà del XVIII secolo, quando vi fu iniziata una coltivazione di lino dalla quale il pianoro, chiamato dai locali ’’Pian dal Lin”, prende nome. L’area principale di intervento agricolo è sempre stata quella corri spondente all’avvallamento centrale, che presenta le caratteristiche migliori di esposizione e tenuta del suolo. L’attività di spiegamento, con nessa con la messa a coltura

e consistenza della documentazione archeologica nel sito, ha interes sato con i saggi A e C l’avvallamento centrale ed il terrazzo settentrionale. Era infatti presumibile, come poi confermato dalle risultanze di scavo, che i principali resti antropici fossero conservati in corrispondenza delle depres sioni della superfìcie rocciosa, meno esposte delle aree più elevate agli effetti dell’erosione. Con il saggio B si è inteso indagare preliminarmente la grande struttura del margine orientale del pianoro, con

l’obiettivo di ve rificare l’ipotesi che al di sotto dell’accumulo di età moderna e contempo ranea vi fosse un nucleo strutturale più antico. Le aree di scavo sono state localizzate all’interno del reticolo topogra fico e suddivise, secondo il metodo degli assi cartesiani, in unità di un me tro quadrato individuate da una lettera e da un numero. Lo scavo è stato condotto per unità stratigrafìche, attribuendo, su tutta l’area, il numero di US 1 al terreno rimescolato, di colore da grigio scuro a nero

, fortemente humico, supportante la cotica erbosa. Al di sotto di questo livello la nume razione delle Unità Stratigrafìche è proceduta in forma autonoma nelle tre aree di scavo. Storia delle ricerche e dei rinvenimenti La posizione del sito di Sotciastel nell’ambito delle ricerche archeolo giche dolomitiche è già stata ampiamente illustrata da R. Lunz (Lunz, 1979) su questa stessa rivista. Se Sotciastel fu tra le primissime località ad essere identificate, nella prima metà del secolo scorso, come sede

di antichi inse diamenti umani, questo si deve soprattutto alla morfologia e alla posizione geografica del colle che da sole suggeriscono la presenza dell’uomo antico. Anche il toponimo, con la suggestione di un antico ’’castello” deve aver gio cato, e tutt’ora gioca, stando almeno a quanto abbiamo potuto osservare sul campo, un ruolo determinante nell’immaginario collettivo locale. I primi rinvenimenti in assoluto sembrano essere quelli pubblicati nel 1826 nell’ ’’Hormayr’s Archiv fùr Geschichte

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STEHL T.: Sono ancora possibili gli atlanti regionali? Note in margine all'Atlante Lingui stico del Ladino Dolomitico (ALD). In: Atlanti regionali: aspetti metodologici, lingui stici ed etnografici. Atti del XV Convegno del C.S.D.I. (Palermo, 7-11 ott. 1985), Pisa (Pacini) s.d. [1989], pp. 549-571. TAGLIAVINI C.: Il dialetto del Comelico. Genf (Olschki) 1926. (Neudruck: Leltre 1988). Terminomètre. Bulletin d’information: Terminologie, Linguistique Informatique et Edition de Dictionnaires. Paris

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Bologna 1983. MIGLIORINI, Bruno/PELLEGRINI, Gian Battista: Dizionario del feltrino rustico. Padova 1971. MORLANG, Angel: Sonn de ciampanes. San Martin de Tor 1988. MUSSAFIA, Adolfo: Beiträge zur Kunde der norditalienischen Mundarten im XV. Jahrhun derte. Wien 1873, ristampa Bologna 1964. PALLABAZZER. Vito: “Contributo allo studio del lessico ladino dolomitico”. In: Archivio per l'Alto Adige 74 (1980), 5-136. PARANTI, Giovanni (ed.): I parlari italiani in Certaldo. Livorno 1875, ristampa Bologna 1972

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Linguistico del Ladino Dolomitico (ALD). In: Atlanti regionali: aspetti metodologici, linguistici e etnografici. Atti del XV Convegno del C.S.D.I. Palermo 7-11 ott. 1985, Pisa (Pacini) s.d. [1989], pp. 549-571. — Massobrio Lorenzo: Corso di geografia linguistica. Gli atlanti lingui stici. Parte prima. Novi Ligure (Ed. Arti Grafiche Novesi) 1986, (p. 39: Ver weis auf Stehl 1985). — Tekavcic Pavao: Rezension zu: Ladinia, Sföi cultural dai Ladins dies Dolomites, IX (1985), pp. 1-260, X (1986), pp. 1-231

. In: Linguistica XXVII (1987), pp. 180-185 (p. 183: Besprechung zu Kattenbusch/Goebl 1986). — Grande Dizionario Enciclopedico, voi. XII (LEGE - MARG). Torino (UTET) 1988, pg. 300: Stichwort: Linguistici, atlanti: Verweis auf ALD I. — Pellegrini Giovan Battista: Prefazione. In: Tagliavini C.: Il dialetto del Comelico e Nuovi contributi alla conoscenza del dialetto del Comelico. Ristampa anastatica. Feltre (Castaldi) 1988. — Lupis Antonio: Rassegna e prospettive degli atlanti linguistici in Ita lia

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Anche la presenza di strati più umidi o più asciutti, dalla componente più grossolana o più fine può modificare i valori elettrici raccolti dagli appo siti strumenti. Gli operatori, individuato il valore medio reso dalle comuni compo nenti del terreno, interpreteranno i dati raccolti, isolando con adeguati cal coli oggi facilitati dal calcolatore, i punti che abbiano reso valori elettrici anomali. 5) I dati raccolti possono così essere anche confrontati con i dati acquisiti in altre simili

indagini a volte frutto di nuovi ed insperati rinvenimenti, ormai numerosi nella nostra Provincia. 6) I risultati finali possono risultare più immediatamente comprensibili all’archeologo che opererà gli scavi, se elaborati graficamente sia in mappe rendenti una distribuzione ’’media” del parametro di resistività o schemati camente riassunti nella mappa delle linee isoresistive, cioè con indicazione delle aree interessate da particolari valori estranei ai valori resi da forma zioni naturali. Utile nel

.: Physics and Archae ology, Oxford 1974 (II ed.). Veronese Sandro: Metodologie geofi siche nella ricerca archeologica, in Padusa, anno XVIII - 1982, N. 1-2-3-4, pagg. 170-175. 6) Le prospezioni sono numerose, ma valgono per tutti i rinvenimenti ar cheologici rinvenuti grazie a codesto metodo, quali a S. Lorenzo di Sedato (strada romana), a Velturno-Tanz- gasse (zona megalitica dell'Età del Rame), Villandro-Plunacker (area d’insediamento neolitico), Bressano- ne-Albanbùhel (capanne Età del Ferro

e fossato dell'Età del Bronzo), San Candido (varie aree con costru zioni romane). 7) La mappa dei rilievi elettrici e le proiezioni prospettiche sono state elaborate con il calcolatore Vax 11/750 dell’Ufficio Rilievi della Pro vincia di Bolzano. La resa prospettica è stata adeguata alle esigenze della nostra indagine dall’arch. Carlo Trentini dello stesso Ufficio. 8) Il rilievo del sito e la stesura dei segnacoli del reticolo sul terreno, par ticolarmente accurati, sono stati ope rati dall’equipe

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