.- (¬Der¬ fahrende Skolast ; 33 - 35. 1988 - 1990)
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Ort:
Bozen
Verlag:
Südtiroler Hochschüler/innen/schaft
Umfang:
Getr. Zählung
Sprache:
Deutsch
Anmerkungen:
Abschlussaufnahme von: 1988,1-3 ; 1989,1-3 ; 1990,1-3<br />Detomas du Pont, Daniela: S.O.S, Dolomites / Daniela Detomas du Pont. - 1989<br />Pallaver, Günther: "Ihr Deutsche, gebt uns Brüdern Raum, da wir nach Norden schreiten" : Thesen zur Soziogenese deutschnationalen Gedankengutes in Südtirol und der Mai 1938 / Günther Pallaver. - 1988<br />¬Die¬ geisteswissenschaftliche Fakultät in Innsbruck : 1938 - 1945. - 1990<br />Frau und Krankheit : Spielraum und/oder Engpaß. - 1990
Schlagwort:
g.Südtirol ; s.Student ; f.Zeitschrift
Signatur:
III Z 342/33-35(1989-90)
Intern-ID:
320990
Fabio Marcotto L’indagine demoscopica del gruppo di ricerca formato da R. Benedikter, N. Dall’Ò, G. Mezzaiira ed E.. Pircher, pubblicata sull’Alto Adige del 8/5/87 dal titolo: «Rapporto su nazionali smo e neofascismo» che traeva spunto dall’impressionante crescita missina in Sudtirolo (confermata dalle recenti elezioni del 20 novembre per il rinnovo del consiglio provinciale), conclude ravvisando una stupefacente tendenza nazionalistica nella popolazione di lingua italiana di Bolzano e Laives
(le due località in cui è stata effettuata l’indagine). Si individuano diverse cause, una di esse mi pare però, se non la più importante, senz’altro la più interessante: l’inestimabile incidenza negativa che comporta la situazione di monolingui- smo tra i sudtirolesi di lingua italiana, la mancanza di contatti culturali col mondo tedesco e, quindi, il basso grado d’infor mazione degli stessi. Leggiamo infatti: «Lo stato delPinformazìone e la qualità dell’informazione di una regione plurilingue
i 15 e i 50 anni (studenti esclusi), rivelava «come circa il 60% degli stessi intervistati era disponibile a frequentare corsi per l’apprendimento della lingua tedesca» e che «viene avver tita maggiormente la sua utilità (della seconda lingua) per av vicinarsi di più al gruppo tedesco e alla sua cultura nel suo in sieme ...»" Perché allora, 10 anni dopo, una tale richiesta di bilinguismo è da ritenersi frustata e insoddisfatlibile? Perché grandissima parte della popolazione italiana non conosce a tutt’oggi
di comunicazione che, oltre a garantire l’uso della seconda lingua nell’esercizio della professione nel pubblico impiego, ne presuppone la capacità di applicazioni nei rapporti extralavorativi. In pratica poi /«italiano» nei rapporti sociali quotidiani usa la propria lingua per comunicare col «tedesco». Negli stessi uffi ci pubblici si comunica nella stragrande maggioranza dei casi in lingua italiana, nonostante l’utente di lingua tedesca abbia il diritto di avvalersi della propria. Nulla di strano fin qui
, può es sere considerato abbastanza vicino a quello standard, comun que non (ancora) un dialetto. Alle due ragioni suddette se ne può aggiungere una terza, che è un po’ un luogo comune e come tale opinabile: la pigrizia e la maggiore difficoltà che caratterizzano gli italiani nell’appren dimento delle lingue straniere. Le ragioni sono insomma molteplici. Si può parlare quindi di una consuetudine consolidatasi negli anni all’uso della lingua italiana in qualsiasi rapporto comunicativo, di una