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Anmerkungen: Arbeitsbericht 3 zum Ald I = Relazione di lavoro 3 per l'ALD I / Roland Bauer ..., 1988 Crazzolara, Claudia: ¬La¬ tragica fine di G. B. Alton / Claudia Crazzolara, 1988 Diekmann, Erwin: Ergebnisse einer Umfrage im bündnerromanischen Sprachgebiet zur Akzeptanz des "Rumantsch Grischun" als gesamtbündnerromanische Schriftsprache / Erwin Diekmann, 1988 Kattenbusch, Dieter: Rätoromanisch oder Ladinisch? : Dolomitenladinisch = Sellaladinisch = Zentralladinisch = Zentralrätoromanisch? ; einige Bemerkungen zu einem terminologischen Streit / Dieter Kattenbusch, 1988 Lindner, Christine: Libr por i foresti nell Ciastell Trafoi : das Wiener Gästebuch von Franz A. Rottonara / Christine Lindner, 1988 Lunelli, Clemente: Nuovi documenti e musiche di Giovanni Battista Runcher / Clemente Lunelli, 1988 Munarini, Giuseppe: Proverbi e detti del Comelico / Giuseppe Munarini, 1988 Palla, Luciana: Processi di tedeschizzazione e di italianizzazione dei Ladini dolomitici nel periodo della grande guerra e dell'annessione all'Italia / Luciana Palla, 1988 Richebuono, Giuseppe: Aggiunte alle notizie sul castello di Andràz / Bepe Richebuono, 1988 Richebuono, Giuseppe: Aggiunte alle notizie sulle chiese della Ladinia fino alla metà del 1500 / Bepe Richebuono, 1988 Toth, Alfred: Historische Grammatik der Mundart von La Plié da Fodom (Pieve di Livinallongo, Buchenstein) / Alfred Toth, 1988

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Figur 8, Resultate der Frage ”il cane” (Frage 89 des ALD I-Fragebuchs). Cf. dazu auch die analoge Karte in Ladinia X (1986) 17 (Fig. 3). Der Kartenausschnitt zeigt grosso modo die Planquadrate 41-44, 58-61 und 77-79 des ALD-Netzes und wird durch die Netzpunkte Bozen, Malè und Trento begrenzt (zum ALD-Netz cf. Figur 1). Die Probekarte enthält alle entsprechenden ALD- Meßpunkte, die innerhalb der oben angeführten Planquadrate bis Dezember 1988 exploriert wurden (Punkte 1-15, 17-18 von E. Perini

, Punkt 16 von S. Gislimberti). Bei Punkt 14 (Mezzocorona): 1) archaische Form - 2) moderne Form. Ortssigelauflösung: 1. Castelfondo, 2. Fondo, 3. Cloz, 4. Cagno, 5. Branzoll/Bron- zolo, 6. Romeno, 7. Terzolàs, 8. Tuenno, 9. Neumarkt/Egna, 10. Vervo, 11. Rovere della Luna, 12. Salurn/Salorno, 13. Sporminore, 14. Mezzocorona, 15. S. Michele all’Adige, 16. Vezzano, 17. Trento I, 18. Trento II

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Ladinia : sföi culturâl dai Ladins dles Dolomites ; 12. 1988

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. Al documento è opportuno aggiungere qualche commento. Il ricor dato Carlo Antonio Prati (Trento 14.5.1691 - 13.12.1749) fu maestro di cap pella del Duomo di Trento dal 1724. 4) Che Runcher affermi sia stato il suo insegnante di contrappunto fa pensare che sia giunto a Trento poco dopo gli studi fatti ad Hall nel 1730 e 1731, mentre finora era nota la sua presenza a Trento solo dal 1744. Che non nomini altri insegnanti è da intendere però solo come considerasse più significativo ricordare il suo

gli anni 1746 e 1747. La cronologia dei maestri di cappella ed altri musicisti al servizio dei due ospitali veneziani in quel decennio riporta un loro continuo avvicenda mento, con periodi vuoti in cui si provvedeva con qualche sostituto. Alla Pietà, dopo che se ne erano allontanati Antonio Vivaldi e Gennaro D’Ales sandro, vi furono Nicolò Porpora nel 1742-1743, e Andrea Bernasconi fra 4) Francesco A. Bonporti nel 3° centena rio della nascita. Trento, 1972, p. 43- 44. 5) In una cronologia dei

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Per le altre composizioni che ricorda non si è trovata traccia finora. Salvo che fra le messe che dice spedite in Germania non siano da compren dere le tre oggi esistenti a Trento, in qualche modo ritornate al punto di par tenza. Accenna anche alla composizione di un oratorio; si tratta certamente della Passione di Gesù Cristo nostro Signore, di cui ci rimane il libretto edito a Trento nel 1751. Una esecuzione de "Ta Passione” fu probabilmente data a Bonn nel 1772, stando al libretto edito

in quella città. Il testo letterario è uguale a quello edito a Trento nel 1751. Le due edizioni, rispetto alla versione tradi zionale dell’oratorio di Metastasio, sono in due punti diverse (per il resto il testo è uguale); manca il coro finale della prima parte, e quello della se conda è diverso. È impossibile dire se in quelle due esecuzioni a Trento e Bonn la musica fosse la stessa, non essendosi salvate le partiture; a Bonn la musica era segnalata in inventari del 1767 e 1784, ma non risulta più esi

stente. Vi è il fatto però che la musica figurando in un inventario del 1767 anteriore alla data del libretto del 1772 anticipa la data di composizione ad una più vicina alla esecuzione di Trento. Potrebbe trattarsi della stessa mu sica, non una seconda versione, una di quelle che Runcher inviava negli anni attorno al 1750 alle corti tedesche nella ricerca di una sistemazione. È però un fatto insolito, per quei tempi, l’esecuzione di una musica composta una ventina di anni precedenti. E rimane oscuro

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Clemente Lunelli NUOVI DOCUMENTI E MUSICHE DI GIOVANNI BATTISTA RUNCHER In precedenti articoli si è illustrata la vita e le opere del musicista Gio vanni Battista Runcher, nato in S. Leonardo in Val Badia il 9 marzo 1714, dal 1750 maestro di cappella del Duomo di Trento, posto che tenne fino alla sua morte avvenuta il 21 febbraio 1791." Si ritiene opportuno segnalare delle sue musiche, anche se purtroppo incomplete di parti, e qualche notizia bio grafica, ignorate nei precedenti articoli

?) Si può ritenere che padre Martini abbia chiesto al maestro di cappella del Duomo di Trento del momento informazioni su Bonporti, ed anche del maestro stesso. La forma impersonale della nota autobiografica stesa dal Runcher è certo voluta per dare alle informazioni un tono di obiettività. La si trascrive sciogliendo le abbreviazioni e normalizzando la punteggiatura. Giovanni Battista Runcher Maestro di Capello dell’Insigne Cattedrale di Trento, ed Organista in S. Maria Maggiore, nato in Baddia nella

Diocese di 1) Clemente Lunelli, Giovanni Battista Runcher maestro di cappella a Trento nel Settecento. In ’’Studi Trentini di Scienze Storiche” 50 (1971), p. 64- 92. - Id., Il musicista Giovanni Batti sta Runcher (1714-1791). In ’’Ladinia” 2 (1978), p. 93-125. - Di Runcher sono state recentemente pubblicate cinque composizioni: Messa in do maggiore per 4 voci e orchestra; edizione anasta tica della partitura autografa, 1976. Magnificat in Do maggiore persoli coro e orchestra, 1980. Stabat mater

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antiitaliano che si possa trovare nella zona, e senza dubbio questa avversione all’Italia deve essersi accentuata dopo la nostra occupa zione, e forse lavora in modo occulto ai nostri danni (...)”. 39) Non si temeva più ora il seminario di Trento, bensì quello di Bressa none, perchè ’’austriacante” se non ’’pangermanista”, e la sua influenza sulle valli ladine metteva in pericolo la loro ’’naturale” italianità. Si susseguirono allora i tentativi per volgere l’azione del clero a pro prio favore

: si prospettavano mutamenti di confine nelle diocesi in modo da neutralizzare l’influenza tedesca, e trasferimenti di parroci motivati dal l’esigenza di ristabilire ’’rapporti cordiali con l’autorità dello Stato e per la pacifica convivenza in seno alla popolazione”. 4 ^ Come nel 1916 si era repu tata urgente la necessità di staccare il decanato di Fassa dalla diocesi di Trento per i pericoli a cui era soggetta la popolazione ladina, per questo stesso motivo appare ricorrente nei primi anni del dopoguerra

la richiesta di sottrarre alla perniciosa influenza della diocesi di Bressanone i tre deca nati ’’latini” di Livinallongo, Colle e Cortina, per assegnarli invece alla ’’dio cesi cadorina”, più propriamente alla diocesi di Belluno-Feltre, o a quella di Trento, per evitare ’’gravi conseguenze pel sentimento di italianità (allo stato latente) della cittadinanza sovrattutto quando si pensi che la quasi totalità della popolazione è tradizionalmente assai osservante delle prati che religiose e legata intimamente

zione bisogna ricordare che l’alto potere del clero qui descritto dipen deva anche dal fatto che la nomina dei vescovi di Trento e Bressanone, per concessione della Santa Sede nel 1822, era di competenza dell’impe ratore d’Austria, e che i parroci as sumevano anche funzioni civili, in quanto detentori degli uffici anagra fici dei loro decanati.

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sua ultima relazione dell’agosto 1919 il generale Pecori-Giraldi il quale pre vedeva un sostanziale rispetto delle nuove popolazioni, oppure, come riba diva il socialista Matteotti nel dibattito parlamentare relativo all’annes sione delle nuove terre, ’’restituire i tedeschi alla Germania” ed in ogni caso difendere ”i diritti delle minoranze tedesche, italiane e ladine nelle due province [di Trento e Bolzano]”. 35) Dopo un primo periodo di moderazione sotto la politica di Credaro, il quale

all’Italia fu immediata, le richieste di autodeterminazione e di autonomia si susseguirono e la solida rietà delle valli ladine non venne meno. In questo ambito la questione ecclesiastica non tardò a riproporsi da parte delle nuove autorità, con le stesse diffidenze, con le stesse perplessità che da parte austriaca sono state rilevate riguardo alla diocesi di Trento ed anche al clero ladino prima e du rante il conflitto. Le argomentazioni sono particolarmente simili da parte di chi, austriaco od italiano

però che tale azione rimarrebbe sterile se di pari passo non si iniziano im- 35) G. Delle Donne, Cesare Battisti e la questione altoatesina, cit., pp. 106— 110 e 122-124. Per la quarta ed ultima relazione trimestrale del generale Pecori-Giraldi, in cui sono esposte tra l’altro le sue idee sul modo di af frontare la questione altoatesina, cfr. La Venezia Tridentina nel periodo armistiziale. Relazione del primo go vernatore (1919), a cura di B. Rizzi, Trento 1963. Il governatorato di Pe cori-Giraldi

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prevalente è l’unità del ’’territorio linguistico tedesco-ladino in sé chiuso e coerente, cioè il Tirolo Tedesco Meridionale”. 5 ^ Un’altra iniziativa del Deutscher Verband fu l’organizzazione di un plebiscito nella Ladinia per esplicare la sua volontà di appartenere alla cir coscrizione elettorale di Trento o a quella di Bolzano: ’’Fatta eccezione per 10 abitanti del comune di Cortina d’Ampezzo che dichiararono di voler essere aggregati al collegio di Trento - riferiva Reut-Nicolussi all’on. Cre- daro

. Il Deutscher Verband, for matosi dall’unione dei due preesi stenti partiti cattolico-popolare e li- beral-nazionale, produsse nel 1919- 1920 un vero e proprio statuto di au tonomia, giudicato da parte italiana troppo radicale nelle sue richieste (cfr. U. Corsini - R. Lill, Alto Adige, cit., pp. 58-65). 58) ACS, Pcm. Np., b.60, Comunicazione del Deutscher Verband al commis sario civile Credaro, 4 novembre 1920. Tutte le valli ladine vennero invece unite alla circoscrizione elet torale di Trento: da qui

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ho trovato registrate su scritti, nella Ladinia, fino alla fine del 1200 solo le chiese sottoelencate. La mancanza di testimonianze più antiche non deve meravigliare, perché le pergamene anteriori al mille sono una rarità; a quei tempi non si scriveva quasi nulla e anche per valli più basse e più importanti non si trova di più, fatta eccezione solo per i vesco vati ed i conventi. La chiesa di S. Vigilio a Moéna risulta consacrata dal vescovo di Trento nel 1164 6) 7 e ciò dimostra l’appartenenza del paese

a quella diocesi. Un docu mento del 1100 circa fissa il confine fra le diocesi di Bressanone e di Trento lungo il rio della Val d’Ega, al Latemar ed all’alpe di Lusia (Passo S. Pelle grino); però le indicazioni intermedie non sono chiare e permettono inter pretazioni contrastanti.^ In Ampezzo troviamo documentata la chiesa nel 1203; il paese ottenne un proprio sacerdote fìsso e residente nel 1208, quando il pievano di Cadore nominò vari ’’curati” per i paesi maggiori, fra cui ’’prete Menegardo per

al 1237. 9) Altre chiese della Val Badia nominate espressamente sono quelle di S. Martino verso il 1290, 10) di S. Vigilio di Marebbe nel 6) Bonelli Benedetto, Monumenta Eccle siae Tridentinae; voi. IV» Trento 1762, p. 29 e 50; però senza indicazione della fonte. 7) Ghetta, doc. n. 1. Secondo Ghetta il confine passava tra Soraga e Moena, pag. 42-47. Una cappella di S. Vol- fango a Moena, risalente al 1025 se condo vari autori, non è anteriore al 1400 secondo Ghetta, p. 37-42. 8) Richebuono Giuseppe

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e pensionati di ori gine veneta. Gli ultimi tre punti di inchiesta, Rovereto, Ala e Borghetto, si trovano nella vallata dell’Adige, fra Trento e Verona. Siamo in provincia di Trento, ma Borghetto è ormai sul confine tra Veneto e Trentino. La ricerca degli informatori non è sempre stata facile, soprattutto sul lago di Garda dove, sia nei mesi estivi come in quelli autunnali, la maggio ranza della popolazione è occupata a tempo pieno nel settore turistico. Alcune difficoltà - dovute soprattutto allo scarso

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, di impiegati, di maestri, ci fa percepire la presenza di una forte dialettica interna fra le due sfere di influenza che intendevano giocarsi il destino della valle. In periodo di guerra la situazione non sembra essere mutata. Un docu mento del 1916 reca la richiesta da parte del capitanato distrettuale di Cava lese di staccare il decanato di Fassa dalla diocesi di Trento e di incorporarlo in quella di Bressanone, cui anticamente, prima della secolarizzazione era annesso. Le ragioni addotte erano di ordine

hat nicht verfehlt, auch im Tassatale traurige Früchte zu zeitigen. Als Führer der entladinisierenden und italie- nisierenden Tätigkeit sind wohl zweifellos die italienischen Geistlichen an zusehen, die je in Hand mit der Lega nationale und der Società Alpinisti Trentini arbeiteten”. 27) Il clero, anche quello di origine ladina ma formato nel seminario di Trento, orientava ben diversamente la popolazione di quanto accadeva ai "leali fratelli” di Gardena e Badia, e bisognava porvi ri medio subito

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”, il piccolo Battista, non si sa molto. La tras corse giocando coi ragazzi dei vicini, aiutando il padre nei lavori dei campi e facendosi raccontare leggende di ogni tipo da sua madre. Dopo aver fre quentato le scuole elementari al suo paese, all’età di undici anni Tita fu mandato a Bressanone nel convento di Novacella, dove frequentò la scuola diretta dagli Agostiniani. Terminato il ginnasio, egli si trasferì nel 1862 a Trento per frequentarvi il liceo tedesco. Due anni dopo si era iscritto all’università

di Innsbruck dedicandosi con particolare interesse allo studio delle lingue classiche oltre che del francese. Nel 1870 il giovane Alton era supplente nel ginnasio di Trento, dove rimase fino a quando non fu trasfe rito come professore di ruolo al ginnasio statale di Praga, dove trascorse ben sette anni. In quel periodo egli vide pubblicati i suoi primi studi glottologici ri guardanti la sua madrelingua, che lui tanto apprezzava. Nel 1880 egli decise di abilitarsi per le lingue romanze all’università

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dell’a quila rossa tirolese”. 61) Niente di nuovo quindi nemmeno in questa manife stazione: il pericolo da cui difendersi era ”la tutela politica dei nazionalisti di Trento, che vorrebbero degradarci a minoranza italiana”, mentre nel par tito tirolese si pensava di trovare spazio per una gestione autonoma, per l’affermazione di una stirpe ladina indipendente con un proprio idioma, ed infine un alleato nella difficile battaglia per un’autonomia amministrativa. Affinità, non identificazione fra ladini

. Np., b.60, Relazione del commissario civile del distretto di Cavalese al governatorato di Trento, 19 aprile 1919. 60) Ivi, La Ladinia si solleva!, da ”Der Tiroler”, 4 maggio 1920. 61) Ibidem.

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nella sua Cronaca di Am pezzo, cit., p. 278. In vai di Fassa, compresi Forno e Moena, risultano essere state internate a Katzenau 35 persone, ma le cifre aumentano ap pena si esce dalle valli ladine: in vai di Fiemme ad esempio il numero de gli internati raggiungeva già le 80 persone (Archivio del Museo del Ri sorgimento di Trento, Teca E 51, b. E 50). Provvedimenti così drastici per sospetti di italianità non risultano invece essere stati presi per abitanti di Gardena e Badia. Complessiva mente

sembra che siano state inter nate a Katzenau 1500 persone, quasi tutte provenienti dalle zone trentine {La città di legno, a cura di D. Leoni e C. Zadra, Trento 1981, p. 7). Identi che misure, sulla base di semplici sospetti di sentimenti filoaustriaci, furono naturalmente presi dalle au torità italiane nelle zone occupate: la logica di guerra usa sempre gli stessi strumenti.

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di Runcher contengono tutti anche musiche di Andrea Bernasconi, e in numero abbondante. 13) Si può ritenere che le com posizioni dei due musicisti siano state scritte vicine nel tempo. Sapendo che il Bernasconi fu maestro alla Pietà negli anni 1744-1754 e che Runcher fu nominato maestro di cappella a Trento il 9 gennaio 1750, le date per le sue composizioni per la Pietà vanno ristrette agli anni 1744-1749. Di quelle musiche non sono note finora altre copie; non vi è alcuna concordanza con quanto

, autografo o no, esiste a Trento. Due musiche di Runcher portano il nome delfesecutrice, il concerto per viola d’amore ’’per Sig.a Chiareta”, e il Concerto per violoncello ’’per Teresa”. Entrambe erano allieve alla Pietà ed a loro dedicò dei concerti an che Antonio Vivaldi. 14) Per la musica strumentale la tonalità preferita da Runcher è il Re maggiore (4 brani su 5). Un suo procedimento tematico ti pico è presente anche in alcune di quelle musiche; la conclusione della prima semifrase del tema con

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Sembra che queste notizie fossero giunte anche alle orecchie dei com paesani del Großrubatscher, che ormai si era fatto una brutta fama. Aveva dunque il Großrubatscher ucciso il suo parente per vendicarsi di ciò? Il giorno del delitto, nelle prime ore del pomeriggio Großrubatscher fu notato a Trento, dove prese una vettura per Lavis. La polizia rintracciò il probabile assassino, che fu in effetti arrestato il 10 aprile a Bolzano, dove la vorava come carrettiere presso il mulino americano Rößler

dall’armadio di Alton, dopo di che uscì di casa e si diresse verso Trento. Quando la polizia perquisì la camera di Großrubatscher a Bolzano, rin venne una camicia macchiata di sangue e i polsini della stessa marca di quelli trovati nell’armadio di Alton. Interrogato più volte Florian Großrubatscher negava di aver ucciso i due Alton, ma cadendo continuamente in contraddizione ed essendo stato riconosciuto dai testimoni che lo avevano incontrato a Rovereto, egli si chiuse infine in un mutismo assoluto

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für Romanistik D-8400 Regensburg, Universitätsstraße 31 Lindner, Mag. Christine D-8400 Regensburg, Karl-Alexanderstraße 2 Lunelli, dott. Clemente 1-38100 Trento, Piazza S. Maria Maggiore 18 Munarini, dott. Giuseppe 1-35100 Padova, Via S. Mattia 28 Palla, dr. Luciana 1-32100 Belluno, Via Zanon 121 Perini, dott. Elisabetta Institut für Romanistik A-5020 Salzburg, Akademiestraße 24 Richebuono, dr. Bepe 1-39100 Bozen, Fagenstraße 1/3 Szekely, Tino Institut für Romanistik A-8010 Graz, Universität Graz Taibon

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Bernasconi che il 7 marzo 1749 si assenta dall'ospitale della Pietà per andare a Vienna a darvi delle opere. 7) Si ricorda l’episodio dato che le musiche di Runcher a Venezia, e provenienti dalla Pietà, si trovano spesso di seguito, o intercalate a quelle del Berna sconi. Del quale esisteva a Trento il testo letterario manoscritto di un orato rio dato alla Pietà nel 1747, Jonathas, segnalato dal padre Giangrisostomo Tovazzi nel suo Bibliolegium miscellum, al quale si può ritenere sia stato dato dal

), p. XVIII le notizie su un Giovanni Battista Roncher, avo del maestro di cappella, morto in Val Badia a 109 anni, non è detto a quale data, che si mantenne di mente lucida fino alla fine per l’uso sobrio di bere vino solo tre o quattro volte all’anno. Il manos critto del Tovazzi è del 1773, ma con aggiunte posteriori; a Trento, Biblio teca dei p. Francescani, Ms. 43, copia in Biblioteca comunale, Ms. 157. A p. 84, n. 516 la voce sul Runcher e con qualche notizia sul maestro di cap pella: ’’Joannis

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- nien, Fassa, Groden, Buchenstein, Ampezzo. Inns bruck 1879. — Giuseppe Boerio, Dizionario del dialetto veneziano. Venezia 3 1867. — Wilhelm Braune, Althochdeutsche Grammatik, 13. Auflage bearbeitet von H. Eggers, Tübingen 1975. = Anton Crepaz, Die Orts- und Flurnamen von Livinal- longo. Bolzano 1937 [= Beihefte zum ’’Jahrbuch für Geschichte, Kultur und Kunst”, 2]. — Giuseppe Dell’Antonio, Vocabolario ladino moe- nese - italiano. Trento s.a. — Glossarium mediae et infìmae latinitatis conditum

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compattezza si rispecchia, in linea generale, anche sul piano linguistico, ma solo relativamente alle quattro località po ste sulle due sponde, orientale e occidentale, del lago (Limone, Gargnano, Malcesine e Castelletto) che presentano caratteristiche linguistiche tipica mente lombarde. La parlata di Riva del Garda appare invece decisamente più trentino veneta, similmente peraltro a quella di Arco, le cui differenze sono piutto sto irrilevanti: entrambe le località si trovano in provincia di Trento

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der Germanen auf dem Boden des alten Römerreiches, Bd. II, Berlin, Leipzig 1935, 269-306. GÄRTNER, Theodor, Raetoromanische Grammatik, Heilbronn 1883. GAZDARU, Demetrio, Un conflicto ’dialectológico’ del siglo pasado. Contribución a la hi- storia de la filologia retoromànica, in: Orbis 11, 1962, 61-70. GHETTA, Frumenzio, La Valle di Fassa nelle Dolomiti: Preistoria, romanità, medioevo, con tributi e documenti, Trento 1974. GOEBL, Hans, Drei ältere kartographische Zeugnisse zum Dolomitenladinischen

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