di questa — una vera sepoltura, in terreno che essendo costituito del l’antico alveo del fiume, è permeabile ed aquitrinoso, stillante, di continuo umido — non poteva darsi. Oggidi la Tor Verde è chiusa: e colla singolarità del suo tetto a punta, coperto di pia strelle in cotto smaltate in giallo e verde — causa del nome che fino a noi l’ha seguita — muta testimone d’un passato triste e fortunatamente irrevocabile, sorge cupa ed isolata fra la Trento moderna che si rinnova e ringiovanisce, sperando con
patriottica fermezza — ammiranda nelle delusioni presenti — in un avvenire migliore. • Più recente, anzi perfettamente mcdioevale, meno singolare nella sua fofrria tozza e qua drata, tutta in mattoni, ma non meno celebre della Torre Verde, nella storia tridentina, è la Torre Vanga, che sorge proprio alla estremità opposta della città e della stessa via, nella quale è la Tor Verde. La cinta murata di Trento, che si staccava dalle pareti bagnate e corrose dal tempo della Torre Verde, giungeva con una linea
quasi retta fino alla Torre Vanga, presso la quale aprivasi l’antica Porta Bresciana — ingresso a Trento per quanti attraversate le giogaie di Vela o di Bondone giungevano dalla Lombardia e dalla valle del Sarca. La guardia di questa porta si estendeva fino alla testa dell’antico ponte detto di San Lorenzo, sull’Adige. Il nome di Vanga venne a questo massiccio torrione da una illustre famiglia tridentina che cosi si chiamava-: e che molto probabilmente ne fu la edificatrice. Fra i molti cospicui
quattrocento, fu appunto rinchiuso quel vescovo caduto in potere del popolo, capitanato da Rodölfo de’ Bellenzani. . La prigionia del principe mitrato non fu lunga: perchè Enrico di Rottemburgo seppe vincerci rivoltosi e togliere di mezzo il loro capo; ma fu pero un buon ammonimento per il vescovo stesso e per i suoi successori, che tennero in seguito sistemi di governo più miti ed umani; Quantunque entri nel novero degli edifici pubblici di Trento, la Tor Vanga, come la - consorella Verde, attualmente non