Ladinia : sföi culturâl dai Ladins dles Dolomites ; 11. 1987
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Place:
San Martin de Tor
Publisher:
Ist. Ladin Micurá de Rü
Physical description:
264 S. : Ill., Kt.
Language:
Deutsch; Italienisch; Ladinisch
Notations:
Arbeitsbericht 2 zum Ald I = Relazione di lavoro 2 per l'ALD I / Tino Szekely ..., 1987</br>
Goebl, Hans: Drei ältere kartographische Zeugnisse zum Dolomitenladinischen : (J. V. Häufler 1846, H. Kiepert 1848 und C. Freiherr von Czoernig 1856) / Hans Goebl, 1987</br>
Gsell, Otto: ¬Ein¬ rezenter Sprachwandel im Ladinischen: Entstehung und Ausbreitung der dativischen Pronominalform ti im Gadertalisch-Grödnischen / Otto Gsell, 1987</br>
Kattenbusch, Dieter: (Räto-)Romanisch im Vinschgau zu Anfang des 19. Jahrhunderts? : eine Handschrift aus dem Jahre 1807 / Dieter Kattenbusch, 1987</br>
Munarini, Giuseppe: Breve quadro della letteratura ladina del Comelico / Giuseppe Munarini, 1987</br>
Palla, Luciana: Vicende di profughi nelle valli ladine dolomitiche : (1914 - 1918) / Luciana Palla, 1987</br>
Richebuono, Giuseppe: ¬Il¬ confine politico della Ladinia con il Veneto alla fine del 1700 / Josef Richebuono, 1987</br>
Trapp, Eugen: Johann Dominik Mahlknecht : 1793 - 1876 ; ein ladinischer Bildhauer in Frankreich / Eugen Trapp, 1987
Subject heading:
g.Ladiner ; f.Zeitschrift<br />g.Ladinisch ; f.Zeitschrift
Location mark:
II Z 1.092/11(1987)
Intern ID:
355096
un prete (...), che era cugino di mia madre, parroco a Weitental [Vailarga, una valle laterale di Vandoies]; è stato lui a cercare un ’paron’ [proprietario di terre] su cui potersi appoggiare quando siamo arrivati là (...). Là, in Weitental, ci siamo fermati finché siamo tornati a casa. Io e mia sorella Teresa eravamo ’a pa ron’ [sotto padrone], gli altri tre andavano a scuola; mia madre, la nonna di Salesei, e la sorella della nonna avevano potuto stare nella casa del ’paron’, che aveva lasciato loro
il piano di sopra”. Anche lì non mancarono le dif ficoltà: ’’Ricordo che mia madre diceva - sono ancora parole di Caterina - che ne aveva mangiato del pane con la muffa, ma lei aveva un fisico forte, uno stomaco che accettava tutto...”. 60) Di fronte all’esperienza traumatica dell’esodo perde per i testimoni importanza il ricordo della permanenza nella loro nuova sistemazione di esiliati, in genere in strutture messe appositamente a disposizione degli sfollati: un edificio precedentemente adibito
esistesse, per cui per tre anni non seppero niente dei loro cari. 63) 60) C. Palla, TO. 61) In Boemia ’’eravamo alloggiati in una grande fabbrica, al piano terra in un grande stanzone con cucina, sog giorno per 19 famiglie e ogni fami glia aveva la zona stabilita” (L. Dori go, Fodom nella guerra 1915-18, in ”Le nuove del Pais”, XXI (1984), 4, p. 7). In Italia "in molti luoghi [i pro fughi] furono alloggiati presso i pri vati, mentre altrove si accomodaro no loro dei ricoveri in comune, den tro vecchi
monasteri od ospizi, in scuole ed asili” (G. Pedrotti, Iprofu ghi di guerra, cit., p. 176). 62) T. Palla, TO. 63) ACCSL, b. 1897-1918. Pratiche diver se, f. Anno 1916. Cat. 8. Leva e trup pa, Comunicazione del Commissa rio Civile di Ampezzo a quello di Colle, 5 aprile 1916: si nomina qui, come anche in altri documenti, l’at tività del ’’Bureau Zuricois pour la recherche des Disparus”, che dalla Svizzera dirigeva a ’’Comandi, Uffici governativi, Comitati, Associazioni