Illustrazione del monumento eretto dalla città di Trento al suo patrono Caio Valerio Mariano
, non avrebbe egli potuto chiamare Pom ponio civem clarissimutn , intendendo, non di Verona, ma della Città, di cui era nativo, cosi eolie la. voce Civis non avesse quivi più forza della voce. Viri Non so vedervi difficoltà veruna, onde per questo capo non si é in debito di tener per Veronese Pompo- ino Secondo. IV. Ma ritornando, donde ci dipartimmo, il nostro Valerio Mariano era dunque Flamine della Dea Roma, e di Augusto, cioè a dir Sacerdote, il quale ne regolava il culto, ed era solo in questa
, altri furono. Flamini di Borea insieme, e di Augusto, per nulla dire de’ molti Flamini Divorimi, et Augustorum, anzi di tre Divorimi omnium, effe si veggono pres so il Grulero ? Non sussiste certamente il detto del Vives, quando non si dicesse, effe quantunque Roma, ed Augusto fossero due Nu mi diversi, pure, pereffè il Tempio era un solo ad amendue comu ne, quasi un solo Nume fossero considerati, e lo stesso 'avvenisse' circa i Flamini Divorimi et Aiiguslorum, e Divorimi omnium. A- Aveavi dunque
Tempio in Trento a Roma, e ad Augusto dedicato, di cui il nostro G. Valerio era il Flamine. Questo Flamine non va coniuso nè co’Sodali Augustali, nè co’Seviri Àugustali, del quali, così, spesso vien fatta menzione nelle antiche Iscrizioni. Il Flamine, coni’ é detto,-era un solo, nè era necessario, effe fosse del Coppo de’Sodali Augustali. Il Corpo di questi era composto di varj • Sacerdoti, da’quali ne venivano scelti, sei., chiamati perciò §e- viri, ed ..anche Maghivi, effe erano primi, e come capi