Commentari della storia trentina : con un'appendice di notizie e documenti
la restituzione d’ogni diritto al principato, e, in ispecie, I' annulla- mento delle scritture eh’ egli fece nel tempo della sua cattura, im plorando, che il Duca fosse costretto a ritirarsi dal territorio ingiu stamente occupato. II concilio trova giuste le presentate istanze, e nella sessione XX (1415) rilascia un monitorio,, in cui s’intima al Duca, ed a’ suoi aderenti, di restituire entro trenta. giorni ciò che alla Chiesa di Trento aveano usurpato l ). Indi ì Padri si danno premura, perchè 1’ imperatore
imprigionare, ed esaminata da una commissione la sua dottrina, fu ordinato che fossero bruciati i suoi libri, e 1’ autore fosse consegnato all’ Imperatore, che 1’ avea munito d’ un salvacondotto. Questi lo ri mise all’elettore palatino che lo fé’ morire sul rogo (6 luglio 1415). U w ual sorte ebbe Girolamo da Praga ; ma con queste morti non s 1 estinse I’ apostolato del predicatore di Betlem. E dinanzi allo stesso concilio fu portata la causa del vescovo di Trento, il quale chiedeva
Sigismondo lo condannasse al bando dell’ Impero; ma il Duca, che era presente al concilio, promette con giuramento di fare quanto gli veniva ingiunto, onde avvenne che il monitorio rimase sospeso. Visto poi come quella promessa non s’ adempiva, il concilio ordina che il monitorio fosse pubblicato, e nomina i com missari apostolici per la legalità della intimazione 2 ). Jacopo, vescovo di Lodi, che nel concilio presiedeva alla nazione italiana, scrive allora a Pietro di Sporo, a Simone e ad Erasmo di Tono
, a Ildebrando dì Cles, e ai sìndaci e fiduciari delle valli del No sin, eccitandoli a coo perare con tutto il loro zelo alla riconciliazione del duca Federico con il vescovo Giorgio 3 ). Dipoi il concilio riconosciuto, che il mo nitorio era stato legalmente intimato, pubblica a dì tre marzo 1417, presente 1’ Imperatore, una sentenza, nella quale veniva scagliata la scomunica sul Duca e su tutti t detentori di beni spettanti alla Chiesa di Trento, e si sottoponevano all’ interdetto ecclesiastico le terre