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Title A - Z
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Books
Year:
1889
Italia Irredenta : paesi - storia - impressioni
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Page 159 of 379
Author: Chiesi, Gustavo / Gustavo Chiesi
Place: Milano
Publisher: Aliprandi
Physical description: 374 S. : Ill.
Language: Italienisch
Location mark: III 79.502
Intern ID: 333735
paese dello stesso nome, presso la sponda sinistra del Noce — tacendo parte, insieme a Mezzolombardo, del Campo Rotaliuno, nel quale, secondo quanto ne dice il buon Paolo Diacono, nella sua cronaca, che è l’epicedio delle genti longobarde, i Franchi discesi nel 777 scon fissero ed uccisero il longobardo Magilone conte di Lagare. — Una parte del castello di Mezzacorona è ben conservata e rimodernata: ma la parte più antica che esisteva, vuoisi, prima della metà del secolo ottavo, e la rocca che

resi denza estiva. „ Altri castelli di questo distretto, non senza importanza per la storia paesana, sono quello di Molveno — presso il paese suo omonimo — appartenente già alla famiglia dei signori di Stenico, spentasi verso il 1400. Il castello di Beiforte, oggi in rovina completa, sopra una punta rocciosa fra Spormaggiore e Cavedago. Anticamente dicevasi soltanto castello di Sporo antico (Spauf) ed appartiene alla famiglia tedesca di questo nome, importatavi, come tante altre, in queste valli

, dai conti del Tirolo. Il castel Bellagio, posseduto dal quattordicesimo secolo in poi dai conti Khuen di Monaco: il castello di Sporo Sant’Anna — fra i due paeselli di Spor maggiore ,e Spor minore, appartenenti essi pure alla famìglia suddetta — ed ora abbandonato alle ingiurie del tempo e degli uomini: il castello di Ermo, sotto il paesetto di Denno, e del quale non rimangono se non pochi ruderi, dal punto di vista archeologico senza importanza. Il castello di Tono (Thunn) sulla vetta d’un alto

colle — seicento metri— sopra il paesello di Toss, mostrasi maestoso, imponente: al principio della valle di Non, ed appar tiene alla illustre famiglia dei conti di Tono — che vescovi, principi, canoniche capitani diede alla città nativa — ed oggi, ancora esistente, col nome di Thunn di Mezzacorona. Infine sul cocuzzolo d’un poggio presso la Rocchetta, veggonsi ancora gli-avanzi della torre d’una rocca romana, detta castello Visione, perchè vuoisi che di là, mediante certi segnali, i presidii romani

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Books
Year:
1889
Italia Irredenta : paesi - storia - impressioni
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Page 155 of 379
Author: Chiesi, Gustavo / Gustavo Chiesi
Place: Milano
Publisher: Aliprandi
Physical description: 374 S. : Ill.
Language: Italienisch
Location mark: III 79.502
Intern ID: 333735
, a sinistra dell’Avisio e sopra una roccia di porfido quarzifero, isolata nel mezzo della valle, sorgono ancora gli avanzi dello storico castello di Segonzano,, eretto da Rodolfo Scancio nel 1216, intorno ad una rocca d’origine romana e della quale, benché minacciante rovina, si vede anche oggi l’annerito e mozzo torrione. Il punto impor tante nel quale il castello di Segonzano e quindi anche l’antica rocca sorgevano, a cavaliere, cioè, d’un’antica strada di scorciatoia per chi da Bolzano voleva scendere

a Lavis, si connette benissimo a quel piano di fortificazioni che — appare evidente — i Romani avevano ideato ed in parte attuato nel Trentino, per arrestare la marcia delle orde barbariche, quando dalle nevose vette dell’Alpi minacciavano scendere nelle ridenti valli dell’Adige, del Brenta, del Po. Gli Scancia, i Rottemburgo, i Lichtenstein, i signori da Prato, successivamente, abbellirono, ingrandirono, fortificarono questo castello, per modo che sino alla fine del secolo scorso era considerato come

un modello del genere. Occupato nel novembre 1796 dagli austriaci, riti- ramisi nel Tirolo, fu dalla brigata francese, incaricata di molestare la loro ritirata, bombardato ed espugnato — ma in pari tempo anche incendiato e considerevolmente danneggiato. Oggi questo castello, ritenuto come un modello ed • un gioiello dell’architettura medioevale, avendo la famiglia dei signori a Prato, che prima ne godeva la giurisdizione, rinunciato a questa ed all’idea di restaurarlo — cosa che avrebbe importato non

lieve dispendio —• il castello di Segonzano giace in completo abbandono, e va man mano minando. Generalmente gli alpinisti ed i‘turisti percorrono il territorio di Cembra per recarsi nella bella e selvaggia valle di Fiemme o per compiere l’ascensione del monte Corno, la più in teressante per lo splendido, sorprendente panorama ch’essa presenta, di quante si possono compiere nei dintorni. ^ Il monte Corno veramente non appartiene al distretto di Cembra, bensì a quello di Cavalese in valle dì Fiemme

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Books
Year:
1889
Italia Irredenta : paesi - storia - impressioni
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Page 147 of 379
Author: Chiesi, Gustavo / Gustavo Chiesi
Place: Milano
Publisher: Aliprandi
Physical description: 374 S. : Ill.
Language: Italienisch
Location mark: III 79.502
Intern ID: 333735
dei monti di Lavorone e di Folgaria, ai piedi dei quali stanno i laghetti di Caldonazzo e di Levico: vista incantevole oltre ogni dire. Il castello di Pergine appartiene al primo periodo del medioevo: si ritiene opera dei Longobardi, che lo avrebbero eretto in luogo del fortilizio antichissimo di I enna, opera romana distrutta, sembra, dai Franchi nel sesto secolo, e della quale oggi non si hanno più vestigia. Fino al secolo XI il castello di Pergine fu tenuto da signori feudali, per lo più

messi dagli imperatori tedeschi nei loro passaggi, o calate in Italia: signori generalmente stranieri e tirannici. Contro uno di costoro, Gundibaldo di Baviera, i perginesi, stanchi delle . vessazioni continue che loro erano imposte, si ribellarono chiamando l’aiuto di Vicenza. Fra le varie vicende sue, il castello di Pergine conta pur quella di essere stato impegnato dal vescovo guerriero Egnone, abbisognevole di danaro per le sue guerre, ad Albredo dei signori di Mezzacorona, per mille e duecento

lire piccole. Nel secolo XIII passò ai conti del Tirolo, che vi posero dei loro ufficiali con truppe tedesche, dopo che per opera di Siccone da Caldonazzo, militante pel marchese di Brandeburgo, n’ebbero cacciati i Carraresi di Padova, che v’avevano piantato dominio. Il cardinale Bernardo Clesio, cedendo certi diritti della Chiesa tridentina su Bolzano, lo ebbe in compenso dall’arciduca Ferdinando d’Austria: e da quel momento il castello di Pergine restò sotto la giurisdizione dei principi vescovi

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