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Category:
Social sciences , Linguistics
Year:
1885
¬I¬ Tedeschi sul versante meridionale delle Alpi : ricerche storiche
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Page 73 of 254
Author: Galanti, Arturo / del Prof. Arturo Galanti
Place: Roma
Publisher: Tip. della R. Accademia dei Lincei
Physical description: 252 S.
Language: Italienisch
Subject heading: g.Deutsche ; s.Nationale Minderheit ; g.Südalpen ; z.Geschichte
Location mark: III A-14.025
Intern ID: 103499
Alboino creò in Italia fu quello di Forum Julii (Cividale del Friuli), il primo duca Gisulfo suo nipote, cui lasciò diverse fare o famiglie di Longobardi insieme a numerose matidre di cavalle. Sorsero poco appresso insieme a tanti altri anche i ducati di Tre viso, Verona, Vicenza e Trento, i quali, per essere così vicini tra loro ri spetto all’estensione del paese conquistato e per aver raggiunto ben presto un alto grado d’importanza nella storia della dominazione longobarda, m’in ducono a credere che

conquistavano il Friuli, la parte piu settentrionale del Veneto (con Treviso, Vicenza e Verona), il Trentino, quasi tutta la Liguria fino alle Alpi Pennine e Cozie, l’Emilia e la Toscana sino a Roma, rimanendo ai Greci vari ca stelli della Venezia colle venete lagune, Ravenna e parecchie città del ver sante adriatico (Esarcato e Pentapoli), la riviera ligure, il ducato di Napoli, il ducato di Roma, la Puglia, la Calabria e le isole di Sicilia, Sardegna e Corsica.—Il primo ducato longobardo che

quella regione fosse tra lepreferite dai nuovi padroni d’Italia, e che parecchie fare scegliessero per loro dimora non solo le città, ma eziandio parecchi dei numerosi castelli che si trovavano disseminati tra l’Adige e la Livenza, e pih specialmente fra il Brenta e l’Adige. Ma i Longobardi non erano soli, giacche si legge nella storia di Paolo Diacono (L. II, c. 6 e 26) che Alboino seco trasse in Italia 20000 Sassoni con mogli e figli, nonché altre genti a lui ed ai suoi predecessori soggette, come

Turchi. — Il Troya del resto non solo suppone che Alboino abbia condotto seco in Italia dei Goti, ma crede altresì che molti dei sacerdoti e degli uomini meno incolti della nazione longobarda fossero Goti di già longobardizzati sul Danubio, e che dei Goti si trovassero pure tra i compilatori del l’editto di Rotari (Voi. IV, Parte II, p. 81 c segg.). — Errori manifesti, derivati dall’avere l’illustre storico accettata una vieta opinione, che confondeva i Goti con un popolo danu biano assai più antico

e civile, quello dei Geti, e loro attribuiva una coltura superiore a quella ch’ebbero realmente. 10

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Category:
Social sciences , Linguistics
Year:
1885
¬I¬ Tedeschi sul versante meridionale delle Alpi : ricerche storiche
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Page 65 of 254
Author: Galanti, Arturo / del Prof. Arturo Galanti
Place: Roma
Publisher: Tip. della R. Accademia dei Lincei
Physical description: 252 S.
Language: Italienisch
Subject heading: g.Deutsche ; s.Nationale Minderheit ; g.Südalpen ; z.Geschichte
Location mark: III A-14.025
Intern ID: 103499
remo mano mano occupando.— Mi preme anzi di stabilire fin d’ora che non lieve contingente ai nuovi abitanti delle valli e dei monti del Trentino e del Veneto dev’ essere venuto dalle città della Rezia. La caduta del regno getico, l’invasione bajuvarica o bavarese nella Rezia settentrionale, l’occu pazione per parte dei Greci di Trento e della valle inferiore dell’Adige ( 3 ), dovettero spingere naturalmente i Goti della Rezia a cercare una dimora più quieta e più indipendente là dove sapevano che

in poi s’andò popolando di gente teutonica (‘); ed (') Conza, ad esempio, dove si rinchiusero i 7000 ausiliari goti di Baccellino, giace appunto a pie’ degli Apennini. 0 V’ha ohi s’è occupato degli avanzi dei Goti in Toscana (Leo, Introduzione alla storia degli .Stati italiani Cap. II. — Memorie c documenti per servire alla storia del Prin cipato lucchese Voi. I, p. 23). ■ ( 3 )-Clie Marsete occupasse anche Trento e la valle inferiore dell’Adige è provato, checché uè dica il Frapporti ( Discorso

trovati in nessuna delle condizioni sovra esposte, scomparvero coll’andar del tempo assimilati dall’elemento italico, allo stesso modo di coloro cbe avean forse preferito di rimanersene intera mente soggetti ai Greci nelle città e nei borghi delle diverse provincie ( s ) ; mentre i rifugiati delle valli piemontesi, e della regione montuosa del Tren tino, del Yeneto e del Friuli, favoriti dalle condizioni suddette, sopravvis sero e divennero centro di continui insediamenti germanici, dei quali ci ver

della storia e dalla condizione-dei Trentino sotto la dominazione dei Goti, dei Franco-Bojoari a dei Longobardi p. 128), dal seguente passo di Paolo Diacono (L. Ili, c. 9): «,Eo quoque tempore Narsis patricius. ..universos Italiae fines obtinuit ». Che questi confini d’Italia erano allora sopra Trento lo dice lo stesso Paolo (L; IH, c. 9) e lo lascia intendere in parecchi altri punti della sua storia (Cfr. Hormayr, S&mmtliche Werke I). ( l ) Il Herzel e Alberto Schott, per darne un esempio

, descrivendo le valli intorno al Monte Eosa fanno osservare che i piani superiori di esse, dove si trovano i comuni d ori gine tedesca, son divisi dalle abitazioni sottoposte da strette, selvagge e lunghe gole di monti, le quali dovevano essere di assai difficile accesso prima che fossero diradati i boschi e resi praticabili i sentieri dirupati.'—Vedi pure Molon, I sette Comuni del Vicentino.- Mupperg, Deutsche Enclaven in Italien. Petermann’s Mittheil. 1876.

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Category:
Social sciences , Linguistics
Year:
1885
¬I¬ Tedeschi sul versante meridionale delle Alpi : ricerche storiche
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Page 91 of 254
Author: Galanti, Arturo / del Prof. Arturo Galanti
Place: Roma
Publisher: Tip. della R. Accademia dei Lincei
Physical description: 252 S.
Language: Italienisch
Subject heading: g.Deutsche ; s.Nationale Minderheit ; g.Südalpen ; z.Geschichte
Location mark: III A-14.025
Intern ID: 103499
dalla parte di Bolzano. Tassilone, reso impotente a difendersi, si die’ a discrezione e fu rinchiuso in un chiostro (a. 788), e la Baviera, come gli altri paesi dell’im pero franco, venne divisa in comitali. Fra questi Comitati, quelli di Bolzano e della Val Venosta passarono ai tempi degli Ottoni o di Corrado il Salico sotto la potestà del Vescovo di Trento (Malfatti, 1 confini del Princip.di Trent, p. 12 e segg. I castelli trentini distrutti dai Franchi p. 341). Nel modo che si è detto fu pertanto

troncato a mezzo il disegno, vagheg giato probabilmente da Tassilone, di spingersi avanti verso l’Italia. Il confine fra l’Italia e il paese dei Bavari, per quanto andasse soggetto a mutazioni, da quell’epoca fu sempre sopra Trento, e gli annalisti dei tempi carolingi, e Liutprando nel secolo seguente, come osserva molto a proposito il Malfatti, poterono parlare della città e del ducato di Trento come della prima città e Marca d’Italia verso il settentrione ( 3 ). — Risulta inoltre da parecchi

(') Paolo Diacono, L. YI, c. 21, 22, 35. Sigeberto, Ghron. a 710. (’) L. VI, c. 58. « Hic initio regni sui Bojoariorum plurima castra cepit, plus semper orationibus quam armis Mens ». O Malfatti, Idiomi del Trentino p. 7. — Liutprandus, Antapodosis L. Ili, c. 49. Quanto ho detto fin qui dei Bavari valga a confutare anche le asserzioni del Frapporti ( Discorso della storia e delle condizioni del Treniino sotto la dominazione dei Goti, dei Franco-Bo- joari e dei Longobardi , Trento 1840) non che quelle

testimonianza. — Del re Liutprando narra inoltre il Diacono, che tolse molti castelli ai Bavari, servendosi più delle parole che delle armi ( 2 ). — Da Liutprando in poi Longobardi e Bajuvari rimasero in perpetua concordia. 'Tassilone II, l’ultimo degli Agilolfingi, sposò Luitperga, figlia di Desiderio, ultimo re dei Longobardi; riportò, ma non per sempre, come or ora vedremo, il confine del dominio bajuvarico al sud di Bolzano, dov’era prima delle conquiste d’Alachis e di Liutprando (a. 769); e per aver

del Benvenuti (op. cit. cap. I, pag. 12 nota 1), che parimenti fra i dominatori del Trentino collocò i Bajoari p. 67, 70, 71.

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Category:
Social sciences , Linguistics
Year:
1885
¬I¬ Tedeschi sul versante meridionale delle Alpi : ricerche storiche
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Page 79 of 254
Author: Galanti, Arturo / del Prof. Arturo Galanti
Place: Roma
Publisher: Tip. della R. Accademia dei Lincei
Physical description: 252 S.
Language: Italienisch
Subject heading: g.Deutsche ; s.Nationale Minderheit ; g.Südalpen ; z.Geschichte
Location mark: III A-14.025
Intern ID: 103499
), Volaenes (Volano presso Roveréto), Enhemase (forse Ennemansus-M.insò d’Enno-Denno), due altre ville nel territorio di Alsuca (Valsugana), e uno in quello di Verona,— « Per Verruca intercedevano i vescovi di Savione (Sabiona) è di Trento, ed era riscattata con secento soldi. Tolserne gli abitanti e la roba; e tuttavia prima di raggiungere le patrie sedi furono ridotti a tal povertà, che ebbero a vender le vesti e le armi per vivere ». — Nel 591 per ordine del re Agilulfo andò in Francia Agnello vescovo

-85, 588 90), una volta per ordine di Cìofcario III re dì Neustria e di Borgogna (a. 665), due volte per decisione del re Pipino (a. 754-755) ('); e il Trentino messo a ferro e a fuoco per le irruzioni del 577 e del 590, e la valle della Tace percorsa anch’esssa nel 590 dagl’in vasóri, ebbero a soffrirne non lievi danni ( 2 ). — Ma vincitori o vinti i ('h Paolo Diacono, L. Ili, c. 9, 17, 22, 28, 30; L. V, c. 5. — Gregorio Turonese ( Uist. Franc. L. VI, c. 42; L. Vili

c. 18, 29 ;L. IX, c. 16, 25; L. X, c. 3. — Epistole franche pubblicate dal Frehero ( Corpus Bist. Franc ) e raccolte dal Troya nel suo Coti. Dipi. Long .— Anastasio bibliotecario. — Balbo (Storia d'Italia sotto % barbari). — Muratori (Annali). (’) Nel 577 « scesero i Franchi al confine d'Italia sopra Trento (così scrive il Balbo L. II, c. 6) e presero il castello d'Anugui che credesi quello di Nan. Accorsevi Ragilone conte longobardo di Lagare, una terra fra Trento e Verona : riprese il castello e tornava carico di preda ; ma fu incontrato

al Campo Rutiliano da Cramnichi, duca dei Franchi, e morto. Ciancichi poi in quella o in altra impresa prendeva Trento. Ma Eboino, duca di di questa città, faeea battaglia con esso a Salurna, uccidevalo e riprendeva il bottino e la città ». Nel 590 « venti duchi Franchi (L. II, c. 8), partiti in due eserciti, varcarono i confini d’Italia. Aldoaldo con cinque altri duchi volse a destra, e per le Rezie scese ne’ piani di Milano e vi pose campo. Olone, il settimo, che li seguì, accostatosi a Bellinzona

, fu morto d’una saetta A manca scese Chedino o Cheno con gli altri tredici duchi franchi per Val di Trento su Verona, e corse quelle provincie fino a Vicenza; e perchè molte delle ville e castella erano già siate dei Franchi , faeemsi dare giuramento. Autari stava chiuso in Pavia e ogni duca in ogni città ». — Nel Trentino furono allora distrutte Te- sana (Tisens), Maletum (Malè), Sermiana' (Sirmian), Appianum (Eppan), Fagitana (Faedo), Cimbra (Cembra), Vitiànnm (Vezzano), Brentonicum (Brentonico

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Category:
Social sciences , Linguistics
Year:
1885
¬I¬ Tedeschi sul versante meridionale delle Alpi : ricerche storiche
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Page 90 of 254
Author: Galanti, Arturo / del Prof. Arturo Galanti
Place: Roma
Publisher: Tip. della R. Accademia dei Lincei
Physical description: 252 S.
Language: Italienisch
Subject heading: g.Deutsche ; s.Nationale Minderheit ; g.Südalpen ; z.Geschichte
Location mark: III A-14.025
Intern ID: 103499
Giusta l’opinione dello Schraeller e del Bergmann, l’elemento germanico avrebbe cominciato ad avanzarsi dal nord verso la veneta pianura, lungo il corso dell’Adige e del Brenta, fin dai tempi della dominazione longobarda. Ma che il confine d’Italia all’epoca dei Longobardi era fra Trento e Bolzano, e non più oltre, lo dice chiaramente Paolo Diacono (L. Ili, e. 9 a. 577). « His diebus advenientibus Francis , Anagnis castrum, quod super Triden- tum, in confinis Italiae positum est , se eisdem

tradidit ». Paolo Diacono considerava come confine d’Italia il limite del dominio longobardo, e che questo limite non poterono mai varcare d’un lungo tratto i Bajuvari, e di mostrato dalla storia delle relazioni fra l’Italia eia Baviera.—Trento ebbe un duca longobardo fino all’epoca della conquista franca. — Uu duca di Trento, Alachis, quel medesimo che si ribellò ai re Bertarido e Cuniberto, fece guerra con un conte ( Gravionem) dei Bavari, il quale tenea Bolzano e i vicini castelli ( Bausanum

in prime nozze da Teodebaldo, re d’Àustrasia. Un’altra figliuola Garibaldo dette in moglie ad Eboin, duca Ai Trento. Un nepote di Teodolinda, Ari- pento, che aveva accompagnato la zia in Italia ed era divenuto duca d’Asti, die’principio a una dinastia di ve bavaresi che durò sessantanni (652-712) e colla Baviera non ebbe altro legame che l’origine. Presso il duca di Baviera Teodebato si rifugiò da ultimo Anspraudo, ajo del re deiLongo- bardi Luitberto (a. 703) ( ! ) e rimasto col figlio Liutprando per

venneio, come già si è visto, dal sud. Ctr. Malfatti, / confini del Principato di Trento p. 7. C) Paolo Diacono L. V, c. 36. Maja (Castrum Magcnse, oggi Mais) era nel territo rio dorè più tardi sorsero Castel Tirolo e Meran. Quivi ancor dominavano i Longobardi nel 730- V. Aribone di Frisinga, Vita S. Garbiniani episc. Frising. c. 35 negli Acta Sanctor, ordin. S. Benedicti. — P. Diacono fra i castelli distrutti dai Franchi Panno 590 nel territorio tridentino (L. IH, c. 30) pone Tisana (Tisens fra Meran

e Bolzano). Cfr. cap. VII, p. 79 nota 2. ( s h Luitperto avea dovuto cedere il regno al ribelle Regimberto, duca di Torino e ne pote del Te Bertarido (a. 700). Regimberto, venuto a morte, trasmise il regno al figlio Ariberto II, che vinse a Pavia la parte di Luitberto e fece uccidere costui nel bagno. Ansprando fuggì allora col figlio Liutprando in Baviera.

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Category:
Social sciences , Linguistics
Year:
1885
¬I¬ Tedeschi sul versante meridionale delle Alpi : ricerche storiche
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Page 243 of 254
Author: Galanti, Arturo / del Prof. Arturo Galanti
Place: Roma
Publisher: Tip. della R. Accademia dei Lincei
Physical description: 252 S.
Language: Italienisch
Subject heading: g.Deutsche ; s.Nationale Minderheit ; g.Südalpen ; z.Geschichte
Location mark: III A-14.025
Intern ID: 103499
scomparso dalle campagne del Friuli (‘). Capitolo Vili. Io non ho altro a dire intorno alla pretesa preponderanza numerica dei Tedeschi sui Latini delFa/to Italia orientale dal VI al XIV secolo. — Ma nemmeno Yalta Italia occidentale ha trovato grazia presso taluni. Se oggi non vi sono isole di lingua tedesca tra quelle, del Veneto e del Trentino e quelle del monte Rosa, scrive il sig. Schneller, debbono bene esservi state nei primi secoli del medio evo. Ne è prova la terminazione in erigo (ted. ingen

) di molti paesi e paeselli, intorno alla quale ha scritto Giovanni Flechia ( ! ). Codesta desinenza si trova in circa 200 nomi locali, nella Lombardia e nel Piemonte, ed anche nella Svizzera italiana, nella Liguria, nella Toscana e .nell’Emilia. — Se non che il Flechia, quantunque ammetta che la si deve ai Tedeschi e non ai Celti od ai Liguri, come le altre, non meno frequenti, in ago ed asco, è ben lungi dal dedurne quelle conclusioni che ne ha e che trovano riscontro in altrettanti ch’essi presero

-romanischen com’ essi le chiamano. Ma a questo riguardo io trovo helle alcune pa role del Bonghi ( Lettera a Paulo Fambri , premessa al libro dello stesso Fambri, La Vene zia Giulia). « Se il friulano, egli dice, sia nn dialetto ladino o italico, è una questione, mi pare, che si può discutere con intera tranquillità di spirito.... È certo, però, che non se ne trae politicamente nulla; e se i Friulani non parlano un dialetto addirittura italico, ma sibbene romancio, non sono di certo meno italiani per

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Category:
Social sciences , Linguistics
Year:
1885
¬I¬ Tedeschi sul versante meridionale delle Alpi : ricerche storiche
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Page 64 of 254
Author: Galanti, Arturo / del Prof. Arturo Galanti
Place: Roma
Publisher: Tip. della R. Accademia dei Lincei
Physical description: 252 S.
Language: Italienisch
Subject heading: g.Deutsche ; s.Nationale Minderheit ; g.Südalpen ; z.Geschichte
Location mark: III A-14.025
Intern ID: 103499
— G4 — e la resistenza del goto Widin sull’Adige appaiono quindi quali conseguenze 4’un tentativo d’insurrezione e di riscossa, al quale avrebbe prestato man forte il franco Amingo, che non era disceso dalla Svevia per la Rezia, come avvisarono il Muratori ( Annali ) e il Troya ( Storia d'Italia nel medio evo), naa si trovava di già in . Italia tra i Franchi che avean cercato di custodire e difendere le conquiste del re Teodeberto nelle Alpi Cozie, nella Liguria e nel Veneto. Paolo Diacono

infatti chiama apertamente ribelle il goto Wi din e dice che Àmingo era in Italia fin dai tempi.di Teodeberto (’), e Me nandro Protettore -racconta che avendo Narsete mandato ad Amingo Panfro- nio Patrizio e Buono, Conte del patrimonio privato, per esortarlo a lasciar libero il passaggio dell’Adige e a non rompere di nuovo (amig) la guerra tra ì Franchi e i Romani ( 5 ), quegli rispose che non avrebbe mai ceduto, finche la sua mano fosse capace di vibrare un dardo (*.). Si venne allora a battaglia

e il Franco rimase ucciso e il Goto fu fatto prigione e mandato in ceppi a Costantinopoli (*). — Soffocata questa ribellione, Narsete si affrettò ad occupare più solidamente tutta l’alta Italia sino alle falde della catena alpina. Dagisteo, maestro dei soldati, fu incaricato di questa occupazione per la quale Goti e Franchi, ai quali s’erano aggiunti fra Ceneda e l’Adige i superstiti degli Alemanni di Leutari, si videro costretti ad abbandonare tutte le città e i castelli che avevano conservato nella

Liguria e nel Veneto, e che nella storia dei tempi posteriori si trovano in mano dei soli Greci. — È a questo punto ch’io credo che coleste genti germaniche, vedendosi troppo malsicure nella pianura e temendo l’ira e la vendetta dei Greci e degli Ita liani, sien corsi in buon numero con le loro famiglie, con gli armenti e le masserizie, di cui avran fatto bottino, sui monti, spargendosi per tutta la distesa delle Alpi. Ma se tutta la catena alpina offerse ricetto e dimora ai fuggiaschi, è ad assalirle

e trasportò il suo pianò di guerra nel centro e nel mezzogiorno della penisola italica. Procopio, De bello Golhico, L. IV, c. 26. (’) Paolo Diacono L. II, c. 2 « Contra Narsetem rebellanti» quivi è detto di Widin. ( : ) Mtjóauùs noksisov cwvis y.ivffiui xam Pcopaiuv x. t . k. (’) Una sola persona con Amingo è forse quelFOmnirugus, di cui si legge nel Conti nuatore del Conte Marcellino che si unì alle reliquie dei Goti e fu ucciso da Narsete (Du Chesne, Hist. Frane. Scriptores , Tomo I). (*).« Widin captus

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Category:
Social sciences , Linguistics
Year:
1885
¬I¬ Tedeschi sul versante meridionale delle Alpi : ricerche storiche
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Page 74 of 254
Author: Galanti, Arturo / del Prof. Arturo Galanti
Place: Roma
Publisher: Tip. della R. Accademia dei Lincei
Physical description: 252 S.
Language: Italienisch
Subject heading: g.Deutsche ; s.Nationale Minderheit ; g.Südalpen ; z.Geschichte
Location mark: III A-14.025
Intern ID: 103499
testimonianza per additare il nome dei Bulgari nel contado di Burgaria, posto nel territorio milanese da Galvano Fiamma ( Manipulus Florum sive Historia Mediolanensis c. 211), quello dei Bajuvari in Bazovara , villaggio del Modenese, e quello dei Suevi o Suavi nella terra di Soave, ad est di Verona e a sud-ovest d’Anzignano. — Ma i Bulgari non erano di stirpe germanica. Quanto ai Bajuvari, dato che Bazovara debba loro il suo nome, come appare confermato dal fatto che nel medio evo Bazovara chiamavasi

Ba- joaria o Bajovaria ('), ered’io die ad altro momento vada riferita la lor pre senza in Italia, come dimostrerò al capitolo Vili: Paolo Diacono non li no mina nemmeno tra i seguaci-del re Alboino. Restano i Suevi, e il dubbio che ad essi debba il suo nome il paesello di Soave lia non lieve appoggio, a parer mio, nell’uso dei trecentisti di chiamar Soave la Svevia (’). — La (') Uberto, abate di Leno, cedeva in fendo l’anno 939 alcune terre nella villa Ba iovaria (Zaccaria, Dell’antichissima Badia

Rispetto ai Sassoni raccontano Gregorio di Tours (flist. Francor. L. 1Y, c. 35) e Paolo Diacono (L. Ili, c. 5, 6, 7) elle pili non volendo star soggetti ai Longobardi élie spadroneggiavano a oltranza, e desiderando di vivere se condo ie proprie leggi, mossero alla volta della Gallia, si sottomisero al re d’Austrasia Sigeberto, e riebbero le antiche sedi india Westfalia: ma essendo state queste sedi occupate dagli Svevi, ne segui una lotta, nella quale la maggior parte di quegli avventurosi

, di cui parla la Nol.dign. Occ. (Ed. Bücking, XL, par. IV, 12), era stabile , e quei barbari avendovi ricevuto terre da coltivare, col tempo, lasciatala milizia, divennero naturali del paese, dando il nome di Sarmazià ad alcune regioni campestri ebe ancora lo conservano (Promis, Storia di Torino. — Padre Bruzza, op. cit. Introduzione p. clxxix ). — I Bulgari che seguirono Àlboino non sono stati assegnati soltanto- al contado di Burgaria, proposto dal Muratori, ma anche a vati luoghi del Piemonte

, e nel Vercellese a Borgovercelli, che nelle carte antiche è detta Gastrum bulgari ( Mon. Disi. Patr. I, 795). (’) Dante, Paradiso. Canto HI : Quest'è la luce della gran Costanza Che del secondo vento di Soave Generò il terzo, e Pultima possanza. Cornilo. Federico di Soave, ultimo imperatore ecc.

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Category:
Social sciences , Linguistics
Year:
1885
¬I¬ Tedeschi sul versante meridionale delle Alpi : ricerche storiche
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Page 179 of 254
Author: Galanti, Arturo / del Prof. Arturo Galanti
Place: Roma
Publisher: Tip. della R. Accademia dei Lincei
Physical description: 252 S.
Language: Italienisch
Subject heading: g.Deutsche ; s.Nationale Minderheit ; g.Südalpen ; z.Geschichte
Location mark: III A-14.025
Intern ID: 103499
minoranza di fronte ai lavoratori romani, se non altro perchè così voleva la ragion del più forte. Fu il comune servaggio che pareggiò vinti e vinci tori sotto la dominazione dei Franchi ( 5 ), e di ciò che può essere avvenuto allora ho di già parlato nella Parte I, Cap. VII, p. 81, 88. Paolo Diacono nomina Brescia come una delle città preferite dai nobili Longobardi; e questo prova che se in alcune città ve n’eran molti, in altre dovevano essere pochi : soli in nessuna. « Eriociana denique civitas

Pavese, Fara in Sabina eco. — Il grosso della gente longobarda era nelle città. Vedi Paolo Diacono, passim e specialmente L. Ili, c. 17. « Langobardi vero in civi tatibus communientes se». —ÀI c. 36 del L. V si legge che Alachi, duca di Trento, ribelle al re Cuniberto, singulas civitates partim blanditiis , partim viribus sibi socias ascivit. Taluni in quel civitates intendono non la popolaziono longobarda, ma l’indigena o latina, ed allora non ci sarebbe bisogno d’altro pel trionfo della mia tesi

sistema colonico. Nessuna testimonianza storica lascia inoltre sospettare, che i Longobardi, quando si furono definitivamente stabiliti nella nostra penisola, vivessero sparsi per le campagne. Nelle città, nei villaggi, o nei castelli essi dimora vano stretti intorno ai loro capi, quando la guerra non li chiamava altrove. (') — E nelle stesse città non è a credere eh’essi costituissero la maggioranza. Erano italiani i possessori che non avean bisogno di coltivare colle proprie mani le loro terre

: erano italiani i chierici, i mercanti e per la massima parte 1 servi e gli artigiani, i quali avean pur conservato le antiche loro corpo- razioni. — Col tempo anche i Longobardi si ascrissero in buon numero al deificato; e il Muratori sostiene altresì che in mezzo a codesto popolo non mancassero i servi, i poveri, gli artigiani, e i coltivatori: ed io lo ammetto, e ammetto del pari che il loro numero andasse aumentando col tempo ; sempre però dentro certi confini, e in guisa da mantenersi tenue

. — Notevole è pure il seguente passo del L. I, c. 32. «Unusquisque enim ducum suam civitatem obtinebat... in suis urbibus triginta duces fuere ». O Muratori, Antiq. Itat. M. Aevi. Diss. XIIP, p. 714; XIV* e XV* passim. n L. V, c. 36.

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Category:
Social sciences , Linguistics
Year:
1885
¬I¬ Tedeschi sul versante meridionale delle Alpi : ricerche storiche
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Page 56 of 254
Author: Galanti, Arturo / del Prof. Arturo Galanti
Place: Roma
Publisher: Tip. della R. Accademia dei Lincei
Physical description: 252 S.
Language: Italienisch
Subject heading: g.Deutsche ; s.Nationale Minderheit ; g.Südalpen ; z.Geschichte
Location mark: III A-14.025
Intern ID: 103499
resti del suo popolo a Nova nella Mesia seconda presso Teorlorico re degli Ostrogoti e suo parente ('), ne aveva affrettata la discesa in Italia, ve lo aveva accom pagnato con tutti i suoi, e in seguito, essendosi ribellato, avea perduto la vita per un’intestina discordia sorta fra i ribelli, come racconta Ennodio nel suo panegirico di Teodorico: Dicat Fridericus , qui postquam fidem lae sit, hostes tuos interitu comitatus est, quando nata est inter sceleratos de hoc quod intelligebant se unum velle

discordia... Nam Fridericus, post quam de adversariis tuis peregit triumphum, de se praebuit ( 3 ). — Nei Rugi di Federico furono del resto i primi di quella nazione che posero piede in Italia. Eugippo ( Vita di s. Severino) e Paolo Diacono (L. I, c. 19 De gestis Longobard.) raccontano che allorquando Odoacre ebbe vinto i Rugi nel 487, ne trasportò un gran numero in Italia, senza contare quelli che aveva dap prima fra i suoi seguaci. • \ Parlando altrove (cap. IV) dei barbari di Odoacre, io dissi, che

codesti Rugi fin dal principio della guerra con Teodorico erano corsi tutti al re degli Ostrogoti. Dopo quanto or ora ho narrato è facile comprendere il come •e il perchè di questa diserzione. Essi dovevano aver raggiunto senza indugio il loro re Federico, distaccandosi da colui che aveva disertato il regno del Ragliatici.— L’anonimo Valesiano e l’autore dell’ Historia miscella, raccon tando che dopo i primi successi di Teodorico gli si diè a discrezione la mag gior parte dell’esercito di Odoacre

e corsero a lui diversi popoli, possono 71 C.'t.l'.iOV 7TOÀXot T S Y.tU UQIGTOt. kl'l' I< (;f 71 C'[tT( TOI i ctvTWV lOX^ftSVOl, (pvXuxtfy £t- '/01' ìv xovtfii cft 3 0ro«(«f TtTQay.tv/iXiavs Aiyovqovs re xàx rmv ev rati 'Mneai q.govQuav ànoXrgàuevng, ini Pctßsi'i'ar. bjg ßarfifjOmv, arerà rà/ng rje (*) Il Rugilaod era una vasta contrada a nord-est del Norico, sulla riva sinistra del Da nubio, dal confluente dell'Aenus o Inn a Vindobona o Vienna, e comprendeva parte del moderno arciducato d'Austria

e parte della MoTavia (Robert Wiese, Die älteste Geschichte der Lango barden. Jena 18”7.— Friedrich Bluhme, Die gens Longobarda und ihre Herkunft. Bonn 1868).— Odoacre invocato dai popoli del Norico ch’erano dai Rugi continuamente molestati, mosse guerra a questi ultimi, approfittando di certe loro discordie, per le quali Federico, figlio del re, aveva ucciso un suo zio, che pure-avea nome Federico (Eugippo, Vita' s. Severint apud Bolland. Vili Jan. —Cap. IV, p. 39; c, XII, p. 54,55). {*) Ennodio

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Category:
Social sciences , Linguistics
Year:
1885
¬I¬ Tedeschi sul versante meridionale delle Alpi : ricerche storiche
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Page 24 of 254
Author: Galanti, Arturo / del Prof. Arturo Galanti
Place: Roma
Publisher: Tip. della R. Accademia dei Lincei
Physical description: 252 S.
Language: Italienisch
Subject heading: g.Deutsche ; s.Nationale Minderheit ; g.Südalpen ; z.Geschichte
Location mark: III A-14.025
Intern ID: 103499
; Filiasi, De' Veneti primi e secondi), e attribuì ai Cimbri superstiti l’origine del castello o villaggio di Cimbra in Val Cembra, a quattordici miglia dalla città di Trento, mentovato da Paolo Diacono (De Gestis Langobardorum L. Ili c. 3). 11 campo della battaglia di Mario coi Cimbri verrebbe così ravvicinato di molto alle Retiche, e si dovrebbe per lo meno credere conservato sulle Alpi il nome di quel popolo (cf. cap. Vili). Panni dunque opportuno dime qualcosa. Quanto alla posizione dei campi Raudii

Concediamo tuttavia che gli avanzi della nazione cimbrica, scampati dalla strage dei campi Baudii, abbiano tentato di rifugiarsi sui monti al nord di Yerona e Vicenza. Movendo dai campi Raudii presso Vercelli, pote vano i Cimbri superare così facilmente, come taluni vollero credere, le dift- Scolta d’un lungo e periglioso cammino ? E i Seri montanari delle Alpi Retiche, che piu tardi fecero pagar tanto cara la vittoria e la conquista ai Romani, avrebbero così presto ceduta una parte del loro

, fra le varie testimonianze degli scrittori, mentre alcune ve ne sono che li pongono recisamente presso Vercelli, mimo ve n’è che li additi con espresse parole vicino a Verona, Floro dice soltanto in potentissimo quem Gaudium vocant campo : Vellejo Patereolo in campis quibus nomen erat Baudiis : S. Girolamo (Chronicon) juxta Eridanum. Tacciono persino il nome del luogo Sallustio, Cicerone, Plinio, Valerio Massimo, Dione Cassio, Frontino e Paolo Orosio, nei luoghi dove accennano alla famosa vittoria

dì Mario. Ma d’altra parte abbiamo Plutarco che nella vita di Mario disse chiaramente la pianura intorno a Vercelli « za ttsóiov tò ti eoi jSrqxèl/.ac », e Claudiano che nel De bello getico para gonò la vittoria di Stilicone sopra Alarico presso Poilenza a quella di Mario corsero ad onorare Stilicone sul Reno, aggiunse, non so con quanta verità, che persiuo il Cimbro uscì dalle vaste paludi: lalisque paludibus exil — Cimbjr (v. 451).

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Category:
Social sciences , Linguistics
Year:
1885
¬I¬ Tedeschi sul versante meridionale delle Alpi : ricerche storiche
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Page 29 of 254
Author: Galanti, Arturo / del Prof. Arturo Galanti
Place: Roma
Publisher: Tip. della R. Accademia dei Lincei
Physical description: 252 S.
Language: Italienisch
Subject heading: g.Deutsche ; s.Nationale Minderheit ; g.Südalpen ; z.Geschichte
Location mark: III A-14.025
Intern ID: 103499
romana (’). — Peraltro, dira taluno, parecchi etnologi moderni derivano i Liguri nbn già dagl’Iberi, come per un pezzo si è creduto, ma dai Celti preistorici. Ciò ammesso, dico io, la que stione non cambierebbe d’aspetto, Besterebbe sempre per me fuor di dubbio che appunto i Symbri là dov’è oggi la Val Cembra. — Cfr. Girolamo Tartarotti, Illustrazione dui monumento eretto dalla città di Trento al suo patrono Gaio Valerio Mariano. Opera po stuma pubblicata con aggiunte dell'abate Stoffella. Rovereto

Cimbro era veramente una parola celtica, come Festo asserisce con dubbia autorità. Dell’ópinione contraria dèi Grimm e del Zeuss ho già parlato. Aggiungasi che pér i nomi locali taluni hanno anche pensato a Zimmern, parola ted. = lavorare in legno , donde Zimbar = edificio in legno nell'ant. alto tedesco, e Zimbra , nome di luogo fin dal secolo Vili, secondo il Förstemann, Die deutschen OrTtnamen. Nordhausen 1863. Questo nome sarebbe stato assegnato a parecchi luoghi in Italia durante le dominazioni

barba riche. — Ond’ è che io, ponendo addirittura fuor di questione i Cimbri, che non ebbero mai. sede sulle Alpi e tanto meno nelle pianure dell'alta Italia, non che il preteso voca bolo gallico, pel quale è troppo poco la sola autorità di Festo, sarei disposto ad ammettere per alcuni dei nomi in questione l’opinione del Fürstemann, ritenendo almeno per la Val Cembra una congettura che abbastanza opportunamente, mi pare, rimette in campo il dimenticato nome dei Symbri. — A chi poi trovasse

e ciufolo. Zweiter Theil alle voci ciacco, cicigna, cigolare). E nel caso speciale della Val Cembra può ben essere avvenuto, che durante la dominazione gotica o longobarda sia sorto il castello di Cimbra, di cui parla Paolo Diacono, e che i barbari stessi abbiano trasformato Symbra (nome della Valle) in Zimbra (nome del castello) per la evidente somi glianza di suono col noto vocabolo germanico- Zimbra latinizzandosi diede Cimbra e Cembra.

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Category:
Social sciences , Linguistics
Year:
1885
¬I¬ Tedeschi sul versante meridionale delle Alpi : ricerche storiche
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Page 80 of 254
Author: Galanti, Arturo / del Prof. Arturo Galanti
Place: Roma
Publisher: Tip. della R. Accademia dei Lincei
Physical description: 252 S.
Language: Italienisch
Subject heading: g.Deutsche ; s.Nationale Minderheit ; g.Südalpen ; z.Geschichte
Location mark: III A-14.025
Intern ID: 103499
longobarde della regione alpina abbiano creduto bene di rinserrarsi ria nelle città, come Trento e Cividale, eh’erano munite e forti, sia nei luoghi più sicuri e meno accessibili, fra i quali vanno appunto : compresi gli alti piani, i monti e lo valli delle tre regioni tedesche delle Alpi (fviulano-ve- nota, tridentina, e piemontese), nelle quali venia così lentamente crescendo, anche a motivo delle scorrerie dei Franchi, degli Avari e degli Slavi, la popolazione germanica. I Franchi prima db Carlo Magno

i punti di maggiore importanza per i passi alpini del Moncenisio e del gran S. Bernardo. ■— Il tributo fu poi rimesso dal re Clotario per trattative con Agilulfo, e forse verso lo stesso tempo e tutt’al più sotto Rotari i Longobardi tornarono in possesso d’Aosta e di Susa. Ma ai passi sud detti i Franchi non debbono aver rinunziato. Ne son prova la facilità con cui Pipino il breve e Carlo Magno superarono le Chiùse (°), le misure di difesa messe in opera da Astolfo e da Desiderio contro gl’ invasori

, dalle .quali si scorge che i Longobardi erano padroni soltanto del piano ( 3 ), e f) Paolo Diacono, L. IV, c. 38, 39: L. V, c. 19, 20, 21, 23; L. VI, c. 24, A. 611, 666, 669, 706. Nel 002 e nel 603 il Cacano, degli Avari fu alleato di Agilulfo (Paolo Diacono, L. IV, c. 26-29). Nel 611 cominciarono le inimicizie. ( : ) Secondo la Cronaca Moissacense (Pertz. Script, tomo I) Carlo Magno alle Chiuse prese i Longobardi alle spalle. — Secondo Agnello Ravennate fu Martino, diacono di Leone arcivescovo

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Category:
Social sciences , Linguistics
Year:
1885
¬I¬ Tedeschi sul versante meridionale delle Alpi : ricerche storiche
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Page 61 of 254
Author: Galanti, Arturo / del Prof. Arturo Galanti
Place: Roma
Publisher: Tip. della R. Accademia dei Lincei
Physical description: 252 S.
Language: Italienisch
Subject heading: g.Deutsche ; s.Nationale Minderheit ; g.Südalpen ; z.Geschichte
Location mark: III A-14.025
Intern ID: 103499
Leutari e Baccellino o Bu- tilino. — Guidati da questi avventurieri, 75000 soldati alemanni e franchi invasero la penisola italica', e le vicende della guerra da essi intrapresa fu rono distesamente narrate da Agathias e variamente accennate dal cronista Mario Àventicense, da Paolo Diacono, da Gregorio Turonese e dal continua tore della cronaca del conte. Marcellino. La guerra ebbe fine colla distru zione degli Alemanni e dei Franchi invasori, perchè essendosi separati i due fratelli, Buccellino peri

campo. Aggiunge Agathias che il terribile malore non lasciò in vita neppur uno di quei barbari. Ma di questa completa distruzione d’un esercito di parecchie migliaia Paolo Diacono non parla affatto, narrando soltanto che Leutari mori di 'propria morte ; talché può ritenersi che Agathias abbia caricato le tinte, sia perchè più non s’ebbe notizia di Leutari e del suo esercito, sia perchè volle additare in quel prodigio un esempio della vendetta divina, non avendo gli Alemanni rispettato nel furor del

saccheggio le cose sacre. — Ma che av venne, mi si domanderà, dei superstiti? Io credo che, privi com’erano del loro capo, sieno stati dispersi per tutta la regione montuosa che si estende da Ceneda, di cui parla Agathias, alla valle dell’Adige, di cui parla il Diacono, dal terrore del male e dalla disperazione che tien dietro ad ogni sventura. Il paese non era loro infesto di certo, perchè tuttora occupato, come già sappiamo, in parte dai Goti e in parte dai presidi del re dei Franchi. — Vediamo adesso

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Category:
Social sciences , Linguistics
Year:
1885
¬I¬ Tedeschi sul versante meridionale delle Alpi : ricerche storiche
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Page 70 of 254
Author: Galanti, Arturo / del Prof. Arturo Galanti
Place: Roma
Publisher: Tip. della R. Accademia dei Lincei
Physical description: 252 S.
Language: Italienisch
Subject heading: g.Deutsche ; s.Nationale Minderheit ; g.Südalpen ; z.Geschichte
Location mark: III A-14.025
Intern ID: 103499
d’Attila, prima tra la Gran e il Tibisco, poi nel Rugiland dal 505 al 508. Nel 508 il regno scomparve, distrutto dai Longobardi, e le reliquie degli Eruli, dopo avere errato per tre anni lungo il Danubio, vennero accolte entro i confini dell’impero l’anno 512 dall’imperatore Anastasio (‘). È al sovrano del regno erulo che Teodorico secolo IX, non avrebbe potuto far altro, come tutti i cronisti e annalisti medievali, che copiare Paolo Wamefrido e gli altri che lo avean preceduto, ma non mai dare

lino, Widin e Amingo). C) Al principio del TI secolo si trova fatta menzione dagli storici d’un regno degli Eruli di là dal Danubio. Questo regno si stendeva probabilmente dalla Gran, affluente del Danubio, all’alto Tibisco, e si trovava vicino a quello dei Longobardi, che per testimonianza di P- Diacono (L. I, 19) e dell'Orbo gmlis Long òardorum (Pertz, voi. XIX bis) erano en trati l'anno 488 nel Rngiland, abbandonato nel 487 dai Bugi.—Fra i Longobardi e gli Eruli s’accese ben presto un'aspra

lotta, della quale molto incerte e confuse rimasero fino agli ultimi tempi la storia e la cronologia. — Ordine e luce v'ha senza dubbio arrecato Robert Wiese colla sua dissertazione: Die älteste Geschichte der Langobarden. Jena 1877. Narrano P. Diacono (L. 1, c. 20) eV Origo geniis Long, che i Longobardi dopo essere rimasti parecchi anni nel Rugiland passarono in certe pianure dette Feld, probabilmente a oriente del Rngiland , e quivi rimasero tre anni prima d’essere attaccati dagli Eruli. D’altra

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Category:
Social sciences , Linguistics
Year:
1885
¬I¬ Tedeschi sul versante meridionale delle Alpi : ricerche storiche
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Page 68 of 254
Author: Galanti, Arturo / del Prof. Arturo Galanti
Place: Roma
Publisher: Tip. della R. Accademia dei Lincei
Physical description: 252 S.
Language: Italienisch
Subject heading: g.Deutsche ; s.Nationale Minderheit ; g.Südalpen ; z.Geschichte
Location mark: III A-14.025
Intern ID: 103499
ai quali gli eruditi non han mancato di archi tettare talune congetture.— Nella Cronaca di Mario Arenticense si legge che Fanno 566 fu da Narsete vinto, preso ed ucciso il ribelle Sindevuala re degli Eruli : Eo anno Sindevuala Erolus tyrannidem assumpsit et a Narseo patri cio interfectus est. Alla ribellione di Sindual accenna anche Paolo Diacono (L. Il, c. 3), e narra ch’egli fu impiccato e afferma ch’era re dei Brebti o Brenti, superstiti di quegli Eruìi che Odoacre avea condotto seco in Italia. Mail

avvenuta mentre i Greci erano occupati ad assog gettare l’Italia superiore lascia supporre che si trattasse di luoghi alpini, ond’è che FOrtelius ( Thesaurus geographicus) propose Brentonico nel Tren tino (Valle- Lagarina), un villaggio nominato da Paolo Diacono (L. Ili, c. 82) fra quelli che furono distrutti dai Fianchi nel 590. Ma vista l’incertezza che regna intorno al nome dei Brebti o Breuti, non c’è davvero da giurare che Brenti fosse la forma vera, quantunque si legga in qualche manoscritto del

Warnefrido; tanto piti che questo nome non s incontra in nessun altro strikt tole che non abbia copiato dal Diacono. — Il La Mattinièro ( Dictionnaire {') Questo nome trovasi variato nel modo più bizzarro che possa .immaginarsi sui ma noscritti del Warnefrido. In alcnni si legge Brebti, in altri Brenti, in altri .Brentones, Brentoni, Brioni, Benti e Britoni; e la stessa varietà si riscontra nei cronisti medievali che riproducono Paolo Diacono. Ottone di Frisinga. (Pertz M. G. il. — Script

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Category:
Social sciences , Linguistics
Year:
1885
¬I¬ Tedeschi sul versante meridionale delle Alpi : ricerche storiche
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Page 63 of 254
Author: Galanti, Arturo / del Prof. Arturo Galanti
Place: Roma
Publisher: Tip. della R. Accademia dei Lincei
Physical description: 252 S.
Language: Italienisch
Subject heading: g.Deutsche ; s.Nationale Minderheit ; g.Südalpen ; z.Geschichte
Location mark: III A-14.025
Intern ID: 103499
dell’alta Italia, ove stavano a guarnigione da tanto tempo, se ne sieno tor nati di là dalle Alpi. — Si legge nella Cronografia di Teofane che l’anno 563 giunsero da Roma a Costantinopoli dei corrieri laureati, i quali portavano la lieta novella che Narsete patrizio aveva tolto ai Goti due fortissime città, Verona e Brescia (‘). Riscontrasi questo medesimo fatto negli Annali di Cedreno, che storpia i nomi delle due città in Yiriam e Brincas, nel Liber pontificalis di Agnello Ravennate, che

(L. I, c. 38) che metter ordine e concordanza in questi successi particolari sia forse cosa impossibile ; a me sembra invece di poter raccogliere da essi quanto basta per fornire a chi legge un quadro di ciò che avvenne a pie delle Alpi dal 555 al 566, e una nuova congettura in torno alla sorte che toccò agli ultimi avanzi dei Goti, degli Alemanni e dei Franchi, sorte della quale non si è saputo mai nulla di certo. Sembra pertanto che Narsete, dopo l’espugnazione del castello di Campsas, siasi rivolto subito

allTtalia superiore, dove i Franchi e i Goti tenevano ancora numerosi castelli e presidi Sì gli uni che gli altri, cui non dovettero man care aiuti dal re Teodebaldo, che avea più volte mostrato di tener molto ai suoi possessi d’Italia, opposero resistenza, e vincitori dapprima, poi vinti, dovettero alfine scendere ai patti e sottomettersi, riconoscendo la suprema autorità del greco imperatore e conservando le loro sedi , che allora eran ristrette ai castelli sui monti e alle città forti, fra le quali

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Category:
Social sciences , Linguistics
Year:
1885
¬I¬ Tedeschi sul versante meridionale delle Alpi : ricerche storiche
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Page 67 of 254
Author: Galanti, Arturo / del Prof. Arturo Galanti
Place: Roma
Publisher: Tip. della R. Accademia dei Lincei
Physical description: 252 S.
Language: Italienisch
Subject heading: g.Deutsche ; s.Nationale Minderheit ; g.Südalpen ; z.Geschichte
Location mark: III A-14.025
Intern ID: 103499
danubiane, mentre i re Fran chi avean cessato d’occuparsi dei possessi d’Italia e non pensavano affatto a rinnovare la guerra coi Greci. Ma come avvenne che dei Goti più non s’ebhe notizia dall’epoca della loro disfatta, e del nome loro non rimase verun indizio sulle Alpi? — Egli è che presso i popoli della Germania il re era il simbolo della nazione. Collo sparire della monarchia spariva il nome del popolo e nessuno più se ne occu pava.— Così fu degli Eruli, così dei Bugi, dei Vandali e d’altre nazioni

prevalsero gli appellativi di Theutonici o Theotisci , finche a solleticare l’amor proprio di quei montanari non sorse la leggenda dell’origine cimbrica. Con tutto ciò ai tempi di Carlo Magno rimaneva ancora qualche ricordo del nome gotico in Italia. Quel Teodulfo, uomo assai dotto, che da Carlo imperatore ottenne la badia di Flenry e poi il vescovato di Orleans, era di nazione italiano e discendeva dai Goti. Egli stesso infatti racconta che, an dato a Narbona, quivi trovò un resto di Visigoti, che

lo riguardarono come loro parente (‘). (') Mabillon, Annales Banedict . L. XXVI, c. 36 ad annum 794. — Theodulfus in Pa- raenes. ad. Judices : Mox sedes, Narbona, tuas, urbemque decoram Tangimus, occurrit quo mihi laeta cohors: Relliquiae Getici populi, simus Hespera turba, Me consanguineo sit duce laeta sibi. Quanto ai Goti, che, giusta un’opinione del Trova, avrebbe condotto in Italia Alboino, re dei Longobardi, vedi il capitolo seguente.

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Category:
Social sciences , Linguistics
Year:
1885
¬I¬ Tedeschi sul versante meridionale delle Alpi : ricerche storiche
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Page 75 of 254
Author: Galanti, Arturo / del Prof. Arturo Galanti
Place: Roma
Publisher: Tip. della R. Accademia dei Lincei
Physical description: 252 S.
Language: Italienisch
Subject heading: g.Deutsche ; s.Nationale Minderheit ; g.Südalpen ; z.Geschichte
Location mark: III A-14.025
Intern ID: 103499
congettura del Muratori è dunque sostenibile, e in questo caso non deve far meraviglia che gli Svevi e fors’ancbe i Gepidi e quanti altri Germani accompa gnarono i Longobardi, abbiano scelta la lor sede tra l’Adige e il Bacchigliono. . Essi furono per certo attratti, come i Longobardi, dalla presenza di genti | del’a stessa lingua, che abitavano sui monti e colle quali più facilmente e| più volentieri che cogl’indigeni romani poterono nei primi tempi della lor ' dimora in Italia stabilir

commercio e relazione, — Se peraltro.i profughi Goti, Regi, Franchi, Alemanni ed Eruli avevano naturalmente evitati in quei paraggi i luoghi più aperti e popolosi, può ben essere che appunto questi 5 luoghi abbiano occupato gli Svevi e gli altri Germani, per espressa volontà j dei Longobardi, onde non sfuggissero alla sorveglianza del re a dei duchi, ;j che intendevano d’aver sovr’essi piena signoria. Fu per sottrarsi a questa -l sudditanza che i Sassoni partirono d’Italia. Come i barbari che li aveano

tutti furono ridotti alla condizione di aldii, come taluni sostennero. Rimasero al colonato quelli che già dapprima lo esercitavano, il che non toglie che taluni, tra i quali i b.irbari non longobardi, possano essere passati al colonati e all'aldionato durante la signoria longobarda. Tutti gli. altri cittadini liberi dello stato liberi rimasero, e liberi padroni della parte loro furono i proprietari italiani, dopo la separazione dei Romani dai Longobardi e la trasformazione del tributo d’un terzo

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