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Books
Category:
Cultural history, Ethnology, Music, Theatre , Natural sciences, Agriculture, Domestic economy
Year:
1903
Pregiudizi e superstizioni intorno alla fauna tridentina
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Page 63 of 136
Author: Marchi, Giuseppe / G. Marchi
Place: Trento
Publisher: Tipogr. Ed. Artigianelli
Physical description: 128 S.
Language: Italienisch
Subject heading: g.Trentino ; s.Tiere ; s.Volksglaube
Location mark: II 109.752
Intern ID: 201913
la sorpresa; mancando questa, cessano e mancano pure- gli effetti. Piu volte feci delle prove coi miei uccelletti vivi in gab bia. Mostrando loro repentinamente un serpente si spaven tavano assai, ma poi ripetendo diverse volte 1’ esperimento o lasciando il serpe per qualche tempo anche in tutta pros simità della gabbia, finivano col non dar più alcun segno di spavento. Ugual cosa mi successe più volte anche con falchi, gu fi e civette, vivi ed anche con quelli imbalsamati ; alla loro

la formazione del vuoto. Che se anche da natura avessero ricevuto la facoltà di far questo vuoto e quindi di poppare, come potrebbero poi abbandonare a volontà il capezzolo coi molti uncinati loro

apparizione tutti i miei piccoli canori davano segni d’ estre mo spavento, ma poi smettevano quei timori, tantoché ten ni più giorni un lodolaio vivo in tutta prossimità della gab bia dei fringuelli, senza che questi, dopo alcun tempo, des sero il più piccolo ségno di abbattimento o di paura. IL I serpenti si attaccano talvolta ai capezzoli delle pacche e ne succhiano il latte. U azione del poppare è fisicamente impossibile nei ser penti per la struttura generale delle parti della loro bocca ed il modo

e le vie della loro respirazione. Per poter succhiare il latte è necessario che la cavità della bocca possa momentaneamente esser chiusa tutta in torno al capezzolo, onde coll’ aspirazione succeda il vuoto ed il latte ne possa uscire. Ma questo fatto non può ottenersi che con labbra mobili e carnose, delle quali sono affatto privi i serpenti. In secondo luogo la brevità dei canaletti delle nari, la mancanza di un velo al palato e dell’ epigloti- de alla trachea, rendono affatto impossibile

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Category:
Cultural history, Ethnology, Music, Theatre , Natural sciences, Agriculture, Domestic economy
Year:
1903
Pregiudizi e superstizioni intorno alla fauna tridentina
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Page 116 of 136
Author: Marchi, Giuseppe / G. Marchi
Place: Trento
Publisher: Tipogr. Ed. Artigianelli
Physical description: 128 S.
Language: Italienisch
Subject heading: g.Trentino ; s.Tiere ; s.Volksglaube
Location mark: II 109.752
Intern ID: 201913
Tali larve benché abbiano il corpo tozzo, breve, di co lor giallastro, le zampe anteriori coi femori molto ingrossa ti, spinosi inferiormente, trasformati in organi di escavazio- ne, pure presentano a grandi tratti la conformazione gene rale degli insetti adulti. Le Cicale vivono lungo tempo allo stato larvale persino diversi anni; stanno sempre sotterra suggendo gli umori delle radici, mutano parecchie volte la pelle e frattanto aumentano in grandezza. Giunto il momen to di trasformarsi

in insetto perfetto, le larve escono dal ter reno si aggrappano al piede dei tronchi o ad altro oggetto rimangono per qualche tempo immobili e frattanto la loro pelle sì disecca e si fende sul dorso uscendone infine come da una camìcia 1’ adulto, che s’ arrampica sugli alberi. Anche le Cicale allo stato perfetto si nutrono pungendo col rostro i rami dei vegetali su cui abitano e suggendone poi i rela tivi umori. Alcune -specie anzi colle loro numerose punture danno origine ad una copiosa secrezione

di succhi zucche rini utilizzati e messi in commercio sotto il nome di manna; perciò, come si vede, è falso che esse non mangino e che si nutrano solo di rugiada. Le cicale furono dette anche Stridulanti pel noto grido monotono, insistente e stridulo che producono i loro maschi con tanto maggiore ardore quanto più il calore della stagio ne e della giornata è cocente. Già gli antichi Greci conosce-, vano che solo i maschi stridono, per cui Xenarco scriveva: « Felici vivono; le cicale, poiché tutte hanno

femmine senza voce »>. Il loro, stridere però non è prodotto dalla bocca, co me volgarmente si crede, ma da uno speciale organo del .ventre. Infatti i maschi presentano ventralmente alla base dell’ addome un apparato sonoro, protetto esteriormente da due opercoli di consistenza cartilaginosa e di colore madre- perlaceo pallido; questo apparato e gli opercoli stessi non esistono nella femmina, oppure sono rudimentali. Le parti esenziali sonore constano di due cavità latera-

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Category:
Cultural history, Ethnology, Music, Theatre , Natural sciences, Agriculture, Domestic economy
Year:
1903
Pregiudizi e superstizioni intorno alla fauna tridentina
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Page 95 of 136
Author: Marchi, Giuseppe / G. Marchi
Place: Trento
Publisher: Tipogr. Ed. Artigianelli
Physical description: 128 S.
Language: Italienisch
Subject heading: g.Trentino ; s.Tiere ; s.Volksglaube
Location mark: II 109.752
Intern ID: 201913
d’insetti nei prati umidì vicini a fossi, pure è un pesce, quin di un animale che appartiene ad una classe del tutto diver sa da quella dei serpenti e coi quali non vi può essere il menomo legame di parentela, È bensì vero, che talvolta si vedono le anguille nei fossi, nei laghi ed anche nei fiumi as sieme ai serpenti, ma ciò non è sufficiente per ammettere che tali esseri si fecondino a vicenda; e come si renderebbe ridicolo ed assurdo colui, il quale vedendo delle galline e dei conigli

riuniti in un cortile, supponesse e spacciasse per ve ro, che si accoppiano fra loro, egualmente lo è pel caso no stro, perchè animali non meno distanti nella scala zoologica, nè meno svariati e differenti per caratteri, È da notarsi inol tre che i serpenti, che per caso si vedono nell’ acqua in pros simità delle anguille, appartengono tutti indistintamente al genere Tropidonotus, e quindi del tutto innocui. Questo pregiudizio nacque probabilmente, come molti altri sull’ anguilla, dal non esser pel

passato ancor conosciu to il suo maschio; quindi un gran buio e lotte anche fra i naturalisti: chi diceva che le anguille sono ermafrodite, co me Nilson e Spallanzani, altri che la loro riproduzione succe de per partenogenesi, come Siebold. Ora però si conosce con certezza il maschio, ma contrariamente a quanto si crede vol garmente, il periodo di riproduzione dell’ anguilla non succe de nè in primavera, nè nelle acque dolci, sibbene in autun no ed in mare. Le anguille in ottobre, novembre e dicem bre

, giovandosi specialmente delle notti oscure e burrascose, calano dai fiumi al mare ed è appunto in questo tempo-che se ne fa la rinomata pesca nelle paludi di Comacchio, Ter minato il periodo di riproduzione, le anguille adulte ritorna no tosto ai luoghi di loro solita dimora, nel mentre le neo nate, guidate da un istinto speciale, non risalgono i fiumi che in febbraio e marzo, In questi ultimi anni però si scoperse nell’anguilla un veleno e veleno potentissimo e micidiale, cioè il suo sangue

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Cultural history, Ethnology, Music, Theatre , Natural sciences, Agriculture, Domestic economy
Year:
1903
Pregiudizi e superstizioni intorno alla fauna tridentina
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Page 39 of 136
Author: Marchi, Giuseppe / G. Marchi
Place: Trento
Publisher: Tipogr. Ed. Artigianelli
Physical description: 128 S.
Language: Italienisch
Subject heading: g.Trentino ; s.Tiere ; s.Volksglaube
Location mark: II 109.752
Intern ID: 201913
E se questo succede in un allevamento in casa, certo su più vasta scala e più regolarmente si compirà lo stesso fatto nelle campagne e nei boschi, ove tutte le condizioni necessarie alla vita sono più favorevoli; ed anche su ciò pos so adurre delle prove certe e sicure coi miei allevamenti all’ aperto, i quali in media, in generale, non mi rendono mai più del dieci per cento. Si interroghi qualunque collettore ed allevatore dì far falle e tosto risponderà, che la massima parte delle sue

fa tiche va perduta e riesce nulla a cagione del numero stra grande e .della voracità dei parassiti delle larve. E questi sono fatti positivi e reali, i quali smentiscono a fondo e per intiero certe teorie di coloro i quali senza osservazioni nè studi, magnificano e decantano, falsando ed esagerando, V utilità degli uccelli. Quindi le rondinelle di struggendo gli Icneomoni ed altri simili insetti, impedisco no la loro propagazione nel seno delle larve dannose e fa voriscono perciò lo sviluppo di quest

’ ultime ; invece di tor nar utili e di essere alleate dell’ agricoltore, non gli sono che veri e reali nemici. Si parli con qualunque apicoltore e tosto narrerà i grandi danni recati al suo alveare dalle rondini durante l’intiero periodo di loro nidificazione, ma specialmente quando in primavera ritornano a stormi ed an cor più quando nel settembre si riuniscono a fitte schiere per disporsi alla partenza. Riesce poi semplice e facile ad ognuno il comprendere come le mosche non possono formare

il nutrimento princi pale delle rondini: questi uccelli ritornano nei nostri paesi in generale agli ultimi di marzo, epoca in cui le mosche sono scarsissime e ripartono ai primi di settembre, periodo ancora molto ricco di tali ditterà È chiaro quindi che se le mosche formassero 1’ esclusivo alimento delle rondini, come volgarmente si crede, esse dovrebbero ritardare tanto 1' ar rivo che la partenza loro.

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Category:
Cultural history, Ethnology, Music, Theatre , Natural sciences, Agriculture, Domestic economy
Year:
1903
Pregiudizi e superstizioni intorno alla fauna tridentina
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Page 16 of 136
Author: Marchi, Giuseppe / G. Marchi
Place: Trento
Publisher: Tipogr. Ed. Artigianelli
Physical description: 128 S.
Language: Italienisch
Subject heading: g.Trentino ; s.Tiere ; s.Volksglaube
Location mark: II 109.752
Intern ID: 201913
lamenti di questi animali il presentimento della morte di li na persona è superstizione da donnicciuola. Può ben darsi che il loro ululare coincida cogli ultimi aneliti di un moribondo, ma è certo che tra 1 due fatti con temporanei non esiste, nè può esistere alcun nesso; suc cedendo diversamente si dovrebbe attribuire al cane delle proprietà superiori ai bruti e proprie solo dell' uomo. Simile superstizione trovasi in qualche paese relativa mente al miagolare forte, prolungato e ripetuto dei

gatti. I Romani spingevano ancor più oltre le loro idee super stiziose intorno ai cani. Per .essi era di sinistro augurio non solo 1' ululato di questi animali, ma ben anche 1’ apparizione di un cane nero o l'incontro di una cagna pregnante. Della volpe. La volpe è il più t astuto di tutti gli animali. La volpe è celebrata nei provverbi popolari, cantata nelle leggende e nella poesia come il simbolo dell’ astuzia, della furberia più scaltra, non disgiunta da un certo fare cavalleresco e generoso

. Ovunque ed in ogni tempo la volpe destò sì vivo in teressamento, che può dirsi nòn esservi libro nè paese, in cui non si narri qualche cosa intorno ad essa. Tralascio d’ enumerare tutti i fatti, coi quali si vuol dimostrare la malizia, la scaltrezza di questo animale, limitando mi ad accennare solo ad alcuni per confutare questa opinio ne, sì perchè di serie lunghissima e sì ancora perchè pri vi di un certo interesse essendo noti ad ognuno e per dì più ripieni di ridicole assurdità. SÌ dice che quando

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Category:
Cultural history, Ethnology, Music, Theatre , Natural sciences, Agriculture, Domestic economy
Year:
1903
Pregiudizi e superstizioni intorno alla fauna tridentina
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Page 66 of 136
Author: Marchi, Giuseppe / G. Marchi
Place: Trento
Publisher: Tipogr. Ed. Artigianelli
Physical description: 128 S.
Language: Italienisch
Subject heading: g.Trentino ; s.Tiere ; s.Volksglaube
Location mark: II 109.752
Intern ID: 201913
V. In certe valli di montagna, nelle rovine degli antichi castelli, m certe selve si trovano serpenti di straordinaria grossezza, serpenti colla cresta, con piedi , con ali, con crini, con testa da gatto, con coda biforcuta, con lingua fatta a frec cia, serpenti che zufolano. Non c’ è paese di montagna, ove non siavi, specialmen te tra i pastori, chi non dica d’aver veduto coi propri occhi qualcuno di codesti mostruosi serpenti. Ma ove si sappia pe rò astutamente incalzarli e stringerli colle

so no che allucinazioni, sono parti di immaginazioni esaltate, di pregiudizi, di superstizioni, sono mìseri avanzi delle fantasti che tradizioni mitologiche degli antichi, amanti sempre ed in tutto del meraviglioso; tali esseri non esistono, nè mai hanno avuto esistenza. I serpenti non hanno alcuna voce, perchè la loro tra chea manca di quelle condizioni, che sono indispensabili per la produzione dei suoni ; i fischi e i sibili più o meno forti, più ó meno prolungati, che mandano quando sono eccitati

da qualche passione, aizzati od irritati, sono prodotti sola mente dall’ aria che essi spingono con forza dalle loro fauci, come succederebbe in un tubo di legno stretto e secco, si bili e fischi che si odono bensì a qualche distanza a secon da della grandezza e dell’ ira dell’ animale, ma che non pos-

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Category:
Cultural history, Ethnology, Music, Theatre , Natural sciences, Agriculture, Domestic economy
Year:
1903
Pregiudizi e superstizioni intorno alla fauna tridentina
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Page 8 of 136
Author: Marchi, Giuseppe / G. Marchi
Place: Trento
Publisher: Tipogr. Ed. Artigianelli
Physical description: 128 S.
Language: Italienisch
Subject heading: g.Trentino ; s.Tiere ; s.Volksglaube
Location mark: II 109.752
Intern ID: 201913
le, che anzi, per contrario, egli vi scorge il suo perchè logi co e giusto. Niun assennato zoologo fu mai in grado di sco prire negli animali proprietà e prerogative, che non sieno ragionevolmente consentanee alla loro natura, al loro siste ma di vita, ai loro propri e particolari istinti. Del pipistrello. I pipistrelli sono brutti c schifosi animali, se entrano in un’ abitazione sono presagio di disgrazie. Non v’è bisogno di spender parole per dimostrare che i pipistrelli sono animali poco

belli e poco simpatici: la sto ria, la tradizione, la mitologia ed anche le attuali idee ce lo chiariscono a meraviglia. Quel loro corpo di mammifero coperto di pelo, quelle grandi ali membranose, quel loro aggirarsi nelle tenebre li resero ovunque e sempre esseri odiati e temuti, segnatamen te dal volgo, che appunto nelle cose strane e mostruose rav visa ognora alcunché di misterioso e di terribile. E di fatti quasi per eternare la loro bruttezza e 1’ im pressione sinistra di. ribrezzo e di terrore

che sempre desta rono, le arpie, i geni! della notte, le furie ed i demoni ave vano presso gli antichi, ecl hanno ancora nella mente del popolo e sotto il pendio del pittore, ali da pipistrello. Ma la arpie furono mostri immaginari, i geni! delle te nebre e le furie creazioni fantastiche,*' ed i demoni sono spiri ti, che pur troppo non abbisognano nè di corpo, nè d’ ali per compiere i fatti loro.

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