— 15 — imparati a conoscere a Verona, non si ha nessuna notizia sicura fino a tanto che non si scoprono altri documenti*). Alla corte del trentino pastore potea Dante conoscere più da vicino i confini della diocesi, e quelli della lingua. Dalla conoscenza che Dante doveva aver del dialetto trentino, più che da qualunque altra cosa, si può arguire che abbia avuta diretta comunicazione colla lingua parlata del nostro paese, e lui, spoglio di pregiudizi nazionali del nostro tempo avrà detto
di certo la verità (Notìzie storiche del comune e della .parrocchia di Besenello, Trento, 1887, p. 18)2). 1) Chi non potrebbe aspettarsi dal notaio Dongiovanni in qualche atto da lui rogato p. e. un cenno su Dante, o su frà Dolcino? Porse il luogo più adatto sarebbe l’archivio del capitolo di Trento, di cui il Dongiovanni era membro. Ma ancora non si sa bene, se questo archivio sia stato esaurientemente esplorato, e l’indurre il capi tolo a metter l’archivio sotto agli occhi del pubblico, e a levarlo
dal locale ove si trova, che somiglia ad una caneva, è cosa difficile. In questo archivio si trovò già il più antico manoscritto volgare del paese (v. ìlei Programma di questo Ginn. 1881-82), e non parrebbe improbabile il trovare anche una qualche notizia del laborioso canonico bolognése relativa a Dante,che illu minasse o gettasse addirittura un velo per torre ogni speranza di trovarla. 2 ) À questo proposito cito un lavoro recente (Julius Mucha, Oesterreich in der < Göttlichen Komödie
* in österreichisch-Ungarische Revue, Wien, 1900, 26. Band, p. 186 e sgg.). L’autore, dopo una succosa esposizione delle vicende di Dante fino al l’ultimo tentativo per rientrare a forza coi compagni d’esilio fatto da Forlì il 30 luglio 1304, dice che da quest’ epoca il Poeta, cominciò l'incessante suo pellegrinaggio di luogo in luogo, che i dotti invano si sforzarono di fissare cronologicamente tutte le tappe della via dolorosa: moltissime città, castella e conventi della Romagna, della Toscana e dell’ Italia
settentrionale vantarsi con zelo patriottico, che potrebbe ecci tare l’invidia di Omero, della sua presenza. La sua perfetta conoscenza di tutti i dialetti esser il frutto delle sue peregrinazioni; queste amareggiate dallo stato damino del Poeta sempre agitato dall’amore e dal dolore aver prodotto una delle più me ravigliose opere dello spirito umano,... Aggiunge che, trovandosi Dante a Verona presso Bartolameo Scaligero verso il 1303 — l’anno oscilla — venne mandato da questo nella valle Lagarina presso