Commentari della storia trentina : con un'appendice di notizie e documenti
novellamente riparato nella rocca di Belvedere, e che Mastino, fatti con Mainardo subiti patti, avesse ceduta a lui la città. 1 ), E i n vero noi troviamo, che il Conte, dopo la partenza di Mastino, go vernava a modo suo, e in città e fuori, senza che ne avesse ostacolo. Nicolò della Contessa vi ricompare (1266) quale capitano del Comune, e costui in nome dì Mainardo II, e con 1’ approvazione del consiglio comunale, assolve (26 febbraio) i barcaruoli di Trento con i loro socj, da ogni aggravio e gabella
popolo, insieme con il carroccio della Repubblica alla volta di questa nostra città. Fa precedere alcuni araldi, che le intimassero la resa ; ma i Trentini, fidenti delle loro forze, li assalgono con parole villane ; onde avvenne, che giunto lo Scaligero sotto le mura della città, ne ordina l’assalto, il quale fu dato con tanto furore, che al primo impeto la città fu presa e data in preda ai soldati, che ve la sac cheggiarono orribilmente*) È detto, che in quel disastro Egnone si fosse
a condizione, che apprestino, se condo il consueto, le barche necessarie al servizio del Conte e del Comune trentino, salvo che non siano tenuti di partire con le barche cariche di vino senza il conveniente pagamento 3 4 Indi col consiglio de cittadini fu nello stesso anno compilato il registro od urbario dei diritti e delle rendite del vescovato, da Giovanni Tenasio e da Far- randello, massari del Comune di Trento pel conte Mainardo *). La presenza del Vescovo era incompatibile con il nuovo stato di cose
, che Mainardo avea introdotto in città, e quindi Egnone toma alle sue peregrinazioni; va qua e là in parecchi luoghi, a Verona, a Nova, a Bolzano, a Medio santo Pietro (Mezzolombardo), e sceglie in fine la città di Riva in suo particolare rifugio, dove se lo trova sino dai 13 luglio 1266 5 ). Mainardo intanto disponeva da padrone assoluto delle cose della città, e avea dominio, che si estendeva a tutto il territorio della stessa lungo la sponda sinistra dell’Adige, e nelle valli del Noce
e dell’Avisio. Mirava ad invadere l’Archese; ma colà non avea chi lo appoggiasse. Il conte Riprando d’Arco che avea manifestate delle forti tendenze ghibelline, era morto in carcere, e si crede di veleno propinatogli dagli stessi suoi parenti 6 ). Rimane vano i figli del conte Federico, vale a dire Oderico Panceria, Enrico 1) Vergi : Storia della Marca Trivigiana , I, pag. 143-44. 2) Frapporti : Opera citata, pag. 419. 3) Alberti : Annali di. pag. 145. 4) Alberti : Annali di. pag. 145. ») Durig: Opuscolo