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Notations: Parallelsacht.: ¬Die¬ Einheit Europas und der Wandel des Kulturbildes: "Die Humanwissenschaften" Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung.

Subject heading: s.Geisteswissenschaften ; s.Kulturwandel ; f.Kongress ; g.Meran <1985>

- tese. Esse, naturalmente, non si propongono di dimostrare che gli studi e le sco- perte psicologici sono di scarsa importanza per lo scienziato sociale. Esse signi- ficano piuttosto che la psicologia - la psicologia dell’individuo - è una delle scien- ze sociali, anche se non è la base di tutta la scienza sociale. Nessuno vorrà negare l’importanza per la scienza politica di fatti psicologici come la brama del potere e i vari fenomeni nevrotici con essa collegati. Ma la ‘brama del potere’ è senza

dubbio una nozione sociale oltre che psicologica: non dobbiamo dimenticare che, se noi studiamo, per esempio, la prima comparsa nell’infanzia di questa bra- ma, noi la studiamo nel contesto di una certa istituzione sociale, per esempio quella della nostra famiglia moderna (la famiglia esquimese puó dar vita a feno- meni alquanto diversi)»: K.R. POPPER, La società aperta e i suoi nemici, cit., vol. II, pp. 129-30. 38) Ivi, p. 126 39) Ibidem. Cfr. sempre su questi argomenti, K.R. POPPER, Previsione

e profezia nelle scienze sociali, cit., p. 580. 40) K.R. POPPER, La società aperta e i suoi nemici, cit., vol. II, p. 127. 41) Ibidem. 42) Ibidem. Che questo compito sia essenziale per le scienze sociali si puó capire se pensiamo al fatto che «un’azione che si attui in piena armonia con l’intenzione non crea problemi per la scienza sociale (a meno che non si imponga la necessità di spiegare perché in quel determinato caso non si siano avute ripercussioni inin- tenzionali di alcun genere)». 43) K.R

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Cultural history, Ethnology, Music, Theatre , Social sciences

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1991

¬L'¬ unità d'Europa e il mutamento del quadro culturale: "Le scienze umane" . atti del XIX vonvegno internazionale di studi italo-tedeschi, Merano, 22 - 27 aprile 1985

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Author: Akademie Deutsch-Italienischer Studien (Meran) ; Internationale Tagung Deutsch-Italienischer Studien <19, 1985, Meran> / Accademia di Studi Italo-Tedeschi - Merano

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to, vale a dire a quei giudizi con í quali non intendiamo esprimere valu- tazioni, bensi descrivere un determinato stato di cose nella realtà. Una terza difficoltà, infine, concerne specificamente la versione webe- riana della dottrina dell’avalutatività , intesa - secondo quanto s’accenna- va in precedenza - come affermazione della possibilità, per chi indaga la realtà umana e sociale, di restare neutrale nella conduzione della ricerca, in maniera da pervenire a risultati validi

rispetto delle norme che regolano logicamente il pro- cedimento di pensiero, con esclusione di ogni giudizio di valore. È in for- za di tali considerazioni che Weber puó affermare nel saggio sull’«Ogget- tívítà conoscitiva della scienza sociale e della politica sociale» che il risul- tato cui perviene la scienza sociale, pur essendo acquisito a partire da pre- supposti di carattere soggettivo, quali sono inequivocabilmente le idee di valore in riferimento alle quali íl ricercatore ha delimitato

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¬L'¬ unità d'Europa e il mutamento del quadro culturale: "Le scienze umane" . atti del XIX vonvegno internazionale di studi italo-tedeschi, Merano, 22 - 27 aprile 1985

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NOTE 1) Cfr. F. Boese, Geschichte des Vereins für Sozialpolitik 1872-1932, Berlin, 1939. 2) Cfr. M. Weber, L’«oggettività» conoscitiva della scienza sociale e della politica sociale, in Id., II metodo delle scienze storico-sociali, trad, it. e introd. di P. Ros- si, Torino, 1958, pp. 53-142. 3) Xvi, p. 96. 4) Cfr. K. O. Apel, L’apriori della comunità della comunicazione e i fondamenti dell’etica, II prohlema d’una fondazione razionale dell’etica nell’epoca della scienza, in Id., Comunità

e comunicazione, trad. it. di G. Carchia, Torino, 1977, pp. 205-268. Si vedano anche J. Habermas, Einige Bemerkungen zum Vroblem der Begründung von Werturteilen, in L. Landgrebe (a cura di), 9. Deutscher Kongress für Philosophie. Düsseldorf 1969, Meisenheim a. G., 1972, pp. 89-100; e J. Habermas, Osservazioni propedeutiche per una teoria della competenza comunicativa, in J, Habermas - N. Luhmann, Teoria della società o tecnologia sociale, trad. it. di R. Di Corato, Milano, 1973, pp. 67-94. 5) Cfr. M. Weber

, L’«oggettività » conoscitiva della scienza sociale e della politica sociale cit., p. 100. 6) Cfr. A. Cavalli, La fondazione del metodo sociologico in Max Weher e Werner Sombart, Pavia, 1969, pp. 35-41. 354

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¬L'¬ unità d'Europa e il mutamento del quadro culturale: "Le scienze umane" . atti del XIX vonvegno internazionale di studi italo-tedeschi, Merano, 22 - 27 aprile 1985

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pedagoghi, ma viceversa la pedagogia è un risultato della riflessione su un’e- ducazione divenuta complicata. Cosi come la musica non è una produzione delle scienze della musica, cosi la scienza della musica è stata resa possibile solo perché la musica è esistita da molto prima. Se dunque incominciamo dall’educazione possiamo considerarla un fenomeno umano di base e dal- l’altra parte possiamo considerarla un fatto sociale o, se vuole, un fattore di sviluppo sociale. Entrambe le prospettive

all’educazione divenuta fatto pubblico, corrispon- de cioè ad un fatto sociale. Questo è uno sviluppo dell’età moderna. È emer- so con l’industrializzazione, modernizzazione, burocratizzazione del mondo. Penso che noi due che siamo seduti quassu, Heitger ed io, ci annovererem- mo senz altro tra i primi, cioé tra quelli che vedono la pedagogia come rifles- sione, valuteremmo il fenomeno umano dell’educazione e ci interrogherem- mo sul senso, sulla finalità, sui valori e le norme. Gli altri scienziati dell’edu

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¬L'¬ unità d'Europa e il mutamento del quadro culturale: "Le scienze umane" . atti del XIX vonvegno internazionale di studi italo-tedeschi, Merano, 22 - 27 aprile 1985

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il carattere di una lotta per il conseguimento della «oggettività» nella scienza sociale, cioè di una ricerca degü strumen- ti concettuali idonei a rendere «oggettiva» un’indagine che nasce sulla base di presupposti «soggettivi»2). Dopo Weber il problema dell’avaluta- tività della scienza concerne piuttosto la possibilità , per chi studia il mondo umano e sociale, di restare realmente neutrale nella conduzione stessa della ricerca, cosi da pervenire - come Weber riteneva possibile - a risultati che non

prescinderó completamente, per ragioni di tempo, dal considerare le ragioni che possono essere rintracciate alla base della elaborazione, da parte di Weber, della dottrina della avaluta- tività , per concentrare invece l’attenzione sul problema della possibilità di una scienza sociale avalutativa, prendendo in esame alcune delle prin- cipali difficoltà che sono state fatte valere nei confronti della tesi webe- riana. Sebbene infatti a molti autorevoli studiosi contemporanei, tra i quali mi limito

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¬L'¬ unità d'Europa e il mutamento del quadro culturale: "Le scienze umane" . atti del XIX vonvegno internazionale di studi italo-tedeschi, Merano, 22 - 27 aprile 1985

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frire al giovane conoscenze e capacità di orientamento autonomo che gli consentano «una partecipazione politica e sociale attiva e democratica, a vari livelli di organizzazione sociale, nei luoghi di lavoro, delle istitu- zioni politiche». Sul piano curricolare si prospetta un insegnamento per «blocclii proble- matici», individuati in base a quattro ordini di rapporti: 1) quello fra am- biente, popolazione e risorse (e assumono rilievo la geografia antropica e la demografia, con l’ausilio della

sociologia urbana e rurale); 2) quello fra eco- nomia e società (emergono economia politica e sociologia economica); 3) quello tra potere politico, diritto e società (quindi c e diretto riferimento al- l’organizzazione politica e delle istituzioni giuridiche); 4) quello relativo a cultura-individuo-società (i contenuti si organizzano nell’antropologia cul- turale, nella psicologia evolutiva e sociale, nella sociologia). Inizialmente si riteneva che la filosofia potesse essere assorbita in quei blocchi

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¬L'¬ unità d'Europa e il mutamento del quadro culturale: "Le scienze umane" . atti del XIX vonvegno internazionale di studi italo-tedeschi, Merano, 22 - 27 aprile 1985

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, non regge, giacché «esso non riesce a comprendere il compito fonda- mentale delle scienze sociali esplicative» 35), che è quello di spiegare le conseguenze inattese e spesso indesiderate delle azioni umane in- tenzionali 36). Ci sono innumerevoli istituzioni, di vitale importanza sociale, e conseguenze di istituzioni che non sono affatto Tesito di in- tenzioni, speranze, paure e progetti consapevoli, e di queste cose lo psicologismo non sa render conto» 37). E, d’altro canto, non regge nemmeno

la teoria cospirativa della società. Tale teoria afferma che un fenomeno sociale è spiegato solo a patto che si riescano a scoprire gli uomini o i gruppi sociali che lo hanno progettato o hanno congiurato per promuoverlo 38). Stando alla teoria della cospirazione, insomma, qualsiasi fenomeno sociale, e specialmente fatti come la guerra, la di- soccupazione, la povertà, le carestie (fatti cioé che la gente di solito detesta), sono sempre il risultato di interventi diretti e riusciti di in- dividui

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¬L'¬ unità d'Europa e il mutamento del quadro culturale: "Le scienze umane" . atti del XIX vonvegno internazionale di studi italo-tedeschi, Merano, 22 - 27 aprile 1985

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Ragioni che si possono síntetizzare nella istanza di recupero della dimen- sione scientifica della realtà e dell’uomo all’interno della cultura scolastica, Si nota che l’educazione scolatica non dà ai giovani «una conoscenza della realtà sociale Ín cui essi vivono», proprio perehé la cultura scola- stica appare disinteressata al presente. Si aggiunge che questa condizione non solo è demotivante sul piano culturale, ma è anche preclusiva nei confronti della formazione di una capacità critica nei

- rare fra scienze umane e discipline umanistiche. Prendiamo in considerazione solo due orientamenti generali. Per il primo, le scienze umane non debbono porsi come alternative a filosofia, storia, letteratura, ecc. Chi propende per questo orientamen- to, ritiene che la «conoscenza della realtà sociale» debba essere scienti- fica «per quanto è possibile». II che fa respingere il tentativo di coloro per i quali, una volta resa efficace la conoscenza «scientifica» della realtà sociale, si debbano

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¬L'¬ unità d'Europa e il mutamento del quadro culturale: "Le scienze umane" . atti del XIX vonvegno internazionale di studi italo-tedeschi, Merano, 22 - 27 aprile 1985

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concezione filosofica sostanzialmente anti-scientifica. Nella pratica e nel- la diffusione di scienze di Ímpostazione osservativo-sperimentale nella indagine del mondo «storico-sociale» veniva cosi visto un elemento di rigorizzazione del discorso filosofico e di promozione della crescita so- ciale e culturale; e non va taciuto che, per molti aspetti, tale atteggia- mento non andava disgiunto da una certa propensione a «svuotare», con la messa in atto del lavoro di indagine sull’intero complesso

delle strutture sociali, la stessa filosofia. L’atteggiamento di tale settore della cultura filosofica italiana si pro- segue anche nel corso degli anni ‘60, ma è comunque un atteggiamento che si evolve e si rende piü problematico per il crescente concorso che, all’arricchimento dei dati e delle prospettive di lavoro delle «scienze del mondo storico-sociale», viene da parte della indagine psicologica, antro- pologica ed anche linguistica. E, in piu, c’é da rilevare che l’attenzione per un complesso

di indagini che si viene facendo sempre piu ricco - ma anche complesso - è sempre meno tratto distintivo specifico di un set- tore particolare della cultura fÜosofica italiana, attraversata nel suo com- plesso dalla definitiva crisi di quelli che, per buona parte di essa, aveva- no contínuato ad essere - nonostante i molti fermenti del dopoguerra - dei punti di riferimento. Nel mentre che l’orientamento prevalentemen- te sociologico della problematica del mondo «storico-sociale» viene a ri- velarsi non

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¬L'¬ unità d'Europa e il mutamento del quadro culturale: "Le scienze umane" . atti del XIX vonvegno internazionale di studi italo-tedeschi, Merano, 22 - 27 aprile 1985

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- sione popperiana sulla società e il suo funzionamento e soprattutto sul compito delle scienze sociali teoriche. Cosi, per es,, nel primo vo- lume di La società aperta e i suoi nemici’ allo storicista - preoccupato di scoprire il destino o il vero ruolo svolto dalle istituzioni nello svilup- po della storia, nel senso che esse vengono viste come «volute da Dio» o come «volute dal Fato» o come «obbedienti a importanti ten- denze storiche» 28), ecc. - Popper contrappone il tecnologo sociale gradualista

il quale, tra l’altro, «non dimenticherà, per esempio, che esse [le istituzioni] “crescono” in un modo che è simile (benché non assolutamente eguale) alla crescita degli organismi e che questo fatto è di grande importanza per l’ingegneria sociale» 29). E su questo argo- mento Popper insiste nel capitolo XIV del secondo volume della So- cietà aperta e i suoi nemici, capitolo in cui egli sferra un attacco a fondo contro lo psicologismo, argomentando a favore dell’autonomia della so- ciologia. Certo

, scrive Popper, «bisogna riconoscere che la struttura del nostro ambiente sociale é, in un certo senso, fatta dall’uomo, che le sue istituzioni e tradizioni umane non sono il lavoro né di Dio né della na- tura, ma i risultati di azioni e decisioni umane, ed alterabili da azioni e decisioni umane» 30). Tuttavia, «ció non significa che esse siano tutte co- scientemente progettate e spiegabili in termini di bisogno, speranze e moventi. A1 contrario, anche quelle che sorgono come risultato di azioni umane

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della struttura. Le regole di questo metodo hanno una succes- sione che è il caso di precisare. La prima consiste nel porsi in stato di spe- rimentazione, ossia nell’esporsi senza riserve in quella «osservazione integra- le» dell’«altro» gruppo sociale, dopo aver «profanata» la propria cultura. II limite di questa esposizione è l’assorbimento nell’«altro»; potremmo dire che si tratta di una esposizione al limite. L’osservazione non «integrale» os- sia la osservazione comune di aspetti, di fatti

o settori, quanto le ipotesi che vengono avanzate sono fattori interni all’«osservazione integrale» o speri- mentazioni al limite. La loro connessione si fa piu articolata e piú stringente man mano che il rivivere la vita del gruppo sociale che si studia si awicina sempre di piu al limite dell’identificazione. Se questo limite fosse raggiunto, osservazione ed ipotesi cesserebbero, non avremmo piu una conoscenza scientifica del fenomeno, ma alla sua fruizione vitalistiea. La seconda regola, che è regola

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nel Settecento, Laterza, Bari 1970 e, sempre del Moravia, SuU’origine delle scienze umane nel Settecento, in “II Pensiero Politico”, XII, 1979, pp. 159-81), alle moral sciences di cui il System ofLogic di John Stuart Mill (1843) studia, nella sua sesta parte, la “logica”, annoverando tra esse la psicologia, l’etologia (che indaga la formazione del carattere) e la scienza sociale, che riguarda «l’uomo in società, le azioni delle masse coUettive di uomini ed i vari fenomeni che costituiscono la vita

sociale». Ed è pro- prio nella traduzione tedesca (1849) del System ofLogic di Mill, a cura di J. Schiel, che le moral sciences diventano le Geisteswissenschaften. La nuova espressione, nella prospettiva dello storicismo tedesco - si pensi alla Einleitung in die Geisteswissenschaften (1883) del Dilthey - ac- quisterà tuttavia un significato radicalmente diverso da quello milliano, perché, usata in contrapposizione all’espressione Naturwissenschaften, esprimerà ora la netta distinzione tra mondo della

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scienze, oltre che il loro essere umane; e, soprattutto, il loro essere «scienze» e «umane» nello stesso tempo e nello stesso senso. La scienza è sempre transumana, sebbene sia coltivata dagli uomini, E riesce a fare oggetto di sé l’uomo solo a patto di vederlo sotto angoli estremamente riduttivi e disumanizzanti. Ció non significa affatto che uno studio dell’uomo sotto il profilo psi- cologico economico, sociale ecc. non abbia una sua necessità, dignità e oggettività che, su certi punti

, si awicina all’oggettività scientifica, su al- tri alla Sinngebung füosofica. Ma significa che il tentativo di allineare queste ricerche sulle ricerche soprattutto fisiche, anche se non è piú cosi ingenuo come ai tempi della «fisica sociale» di Comte, manifesta pur sempre un complesso di inferiorità rispetto alle scienze esatte; nonostan- te che anche queste ultime «esatte» non siano per niente ma abbiano, semplicemente, limiti di tolleranza piú stretti. La piu problematica riuscita oggettiva deHe

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cospirazioni. Ma ció non implica affatto che tutti i fenomeni sociali e le istituzioni siano frutto di cospirazioni. E poi, pur ammettendo Tesistenza di cospirazioni, bisogna badare al fatto che «poehe di queste cospirazioni alla fin fine hanno successo. I cospiratori raramente riescono ad attuare la loro cospirazione». 40). E che le realizzazioni differiscano profondamente dalle aspirazioni si dà «perché ciò è quanto normalmente awiene nella vita sociale, ci siano o non ci siano cospirazioni. La vita

sociale non è solo una prova di forza fra gruppi in competizione, ma è anche azione entro una piu o meno elastica o fragile struttura di istituzioni e tradizioni, azione che provoca - a parte qualsiasi contro-azione consapevole - molte reazioni impreviste, e alcune di esse, forse, anche imprevedibili, in seno a que- sta struttura» 41). Di conseguenza, appare piú che owio che «cercar di analizzare queste reazioni e di prevederle per quanto possibile è il compito essenziale delle scienze sociali

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gnostico-etico ed in ultima analisi alla responsabilità «politica», cioé pub- blica del pensiero e deWazione pedagogica. In questo senso le spetta il com- pito di interpretazione, integrazione e stimolo. Per questa scienza nel suo recente sviluppo è caratterizzante che essa nei contesti qui solo accennati (anche quelli economico-professionali) si rivolga sempre piu a questioni antropologico-esistenziali come del resto alla pratica culturale e sociale; ció come «scienza applicata», che elabora

di riferimento conservando tratti ed elementi essenziali di natura filosofico-culturale-an- tropologica, etica ed etico-sociale, una certa accentuazione nell’ambito di ri- ferimento spirituale dell’odierna scientificità e con ció un ulteriore sviluppo ed un’attualizzazione epocale-concreta dell’Ínteressamento ermeneutico- storico, spirituale e scientifico-culturale, antropologico (e non tecnologico- tecnoide) al fenomeno primordiale dell’educazione. Da qui, per ribadire l’aspetto «applicato», in via del

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concreto, noi saggiamo Í fini reali delle associazioni o dei loro rappresentanti alla stregua dei bi- sogni di queste stesse associazioni, mentre giudichiamo l’impiego dei mezzi ausÜiari deli’attività sociale alla stregua delle condizioni del suc- cesso (ossia della soddisfazione piü completa dei bisogni sociali)» 51). Tutto ció, pertanto, vale per quei fenomeni sociali che presentano unoriginepragmatistica. Tuttavia,l’interpretazionepragmatisticadeife- nomeni sociali non riesce in tutta «una lunga

ci sta dinnanzi la comparsa di istituzioni sociali che contribuiscono in misura elevata al benessere collettivo, anzi non di rado sono di vitale importanza per la società e pur tuttavia non sono Íl prodotto dell’attività sociale collettiva» 52. Non sono, cioé, il ri- sultato di un accordo o di una legislazione. Ecco, dunque un problema interessante e strano, un «curioso problema - forse il piú curioso di tutti tra Í problemi delle scienze sociali» 53). II problema è Ü seguente: «Come è possibüe che

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¬L'¬ unità d'Europa e il mutamento del quadro culturale: "Le scienze umane" . atti del XIX vonvegno internazionale di studi italo-tedeschi, Merano, 22 - 27 aprile 1985

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Author: Akademie Deutsch-Italienischer Studien (Meran) ; Internationale Tagung Deutsch-Italienischer Studien <19, 1985, Meran> / Accademia di Studi Italo-Tedeschi - Merano

Notations: Parallelsacht.: ¬Die¬ Einheit Europas und der Wandel des Kulturbildes: "Die Humanwissenschaften" Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung.

Subject heading: s.Geisteswissenschaften ; s.Kulturwandel ; f.Kongress ; g.Meran <1985>

espressioni: artistica, economico-sociale e politica, fi- losofica, giuridica, linguistico-letteraria, logico-matematica, religiosa, scientifica». Tuttavia nello stesso documento si sancisce che «a partire dal terzo anno decresca l’orario complessivo delle materie dell’area comune»: e, naturalmente, ció a favore delle discipline di «indirizzo». Ciò può destare qualche perplessità. A parte che vi è chi obietta che discipline come la filosofia, ad esempio, avrebbero dovuto trovare spa- zio soprattutto nel

sociali come al- ternative aJle discipline umanistiche, In particolare, era presa di mira la fi- losofia, di cui si contestava la specifica autonomia: si proponeva di mante- nerla come approccio aH’epistemologia e come filosofia della scienza (cioé, la scienza che riflette su se stessa per provare le ragioni del suo essere e del- la sua funzione). Le motivazioni di tale orientamento sono facilmente reperibíli: la scuola deve protendersi alla realtà umana e sociale, si dice, per poter of- 300

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Category:

Cultural history, Ethnology, Music, Theatre , Social sciences

Year:

1991

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. «II diritto, il linguaggio, lo Stato, la moneta, il mercato, tutti questi istituti sociali sono, nelle varie forme fenomeniche e nelle loro incessanti muta- zioni, in non piccola parte il prodotto spontaneo dell’evoluzione sociale; i prezzi dei beni, il saggio dell’interesse, la rendita fondiaria, i salari e mille fenomeni della vita sociale in genere e dell’economia in particolare mostrano esattamente la stessa peculiarità, e anche la loro comprensione non puó essere ‘pragmatistica’, ma deve essere

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umana sempre piú influenzata dalla finalità di trasformazione economi- ca e sociale e di organizzazione regionale, sicché per la comprensione e l’esatta valutazione dei fatti antropogeografici si va affermando anche l’esigenza di uno scire per fines». Assai piú rivelativa dell’ambiguità-ricchezza del concetto di “scienze umane” è invece la difficoltà nell’enumerazione dei membri di questa classe generica quando per una specifica scienza nasce la controversia circa l’appartenenza o meno alla

classe. Un caso tipico è quello della psi- cologia (e parlo qui della psicologia scientifica degH ultimi decenni del- l’Ottocento, indipendentemente dagM sviluppi della psicanalisi, della psicologia sociale, e cosi via). Quando Windelband, in Geschichte und Natunoissenschaft - il suo discorso rettorale tenuto nel 1894 a Strasbur- go (cfr. trad. it. in Lo storicismo tedesco, a cura di P. Rossi, Utet, Torino 1977, p. 318) -, dice che mentre secondo il suo oggetto la psicologia do- vrebbe essere

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da G. Schmoller a ribadire il tradizionale interesse dell’Associazione per una utilizzazione in sede politica delle conoscenze elaborate dalle scienze sociali e i sostenitori di una scienza sociale pura, vale a dire aliena da ogni intento di carattere pratico, di cui si fece appassionato ed autorevole portavoce Max We- berl). È a tale questione, ed al dibattito scaturitone, ancora lontano - a quanto sembra - dall’essersi esaurito, che le considerazioni svolte in que- sto mio intervento sono dedicate, nel

tentativo di mostrare la perdurante attualità di una problematica filosofíca implicitamente sottesa al concreto esercizio scientifico di qualsiasi studioso della realtà umana e sociale, La distinzione tra giudizi di fatto e giudizi di valore costituisce l’indi- spensabile premessa di ogni approccio al problema dell’avalutatività della scienza. Operata infatti tale distinzione è possibile chiedersi se i giudizi di fatto, di cui le scienze naturali e soeiali sono costituite, implicano sempre, o almeno

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