Ladinia : revista scientifica dl Istitut Ladin Micurà de Rü ; 35. 2011
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Luogo:
San Martin de Tor
Editore:
Ist. Ladin Micurá de Rü
Descrizione fisica:
419 S. : Ill., graph. Darst., Kt.
Lingua:
Deutsch; Italienisch; Ladinisch
Commenti:
ALD-II: 7. Arbeitsbericht (2010 - 2011) / Hans Goebl ..., 2011</br>
Bernardi, Rut: Frühe ladinische Texte aus Col/Colle Santa Lucia / Rut Bernardi ; Paul Videsott, 2011</br>
Borghi, Guido: Possono i toponimi Fursìl, Fèrsina, Festornìgo, Fodóm risalire all'indoeuropeo preistorico attraverso il sostrato preromano venetico? / Guido Borghi, 2011</br>
Casalicchio, Jan: ¬L'¬ uso del gerundio con i verbi di percezione gardenesi / Jan Casalicchio, 2011</br>
Eichenhofer, Wolfgang: Bemerkungen zu diversen Etymologien im NVRST / Wolfgang Eichenhofer ; 6</br>
Piazza, Sabine: Armenfürsorge in der Gemeinde St. Ulrich : eine mikrogeschichtliche Untersuchung mit Fokus auf das 19. Jahrhundert / Sabine Piazza, 2011</br>
Principali risultati delle ricerche archeologiche nei siti della recente età del Ferro di Ortisei (Ciamp da Mauriz, Via Roma, Col de Flam) / Umberto Tecchiati ..., 2011</br>
Verdini, Massimiliano: ¬Lo¬ Zibaldone poetico di Alessandro Goglia : plurilinguismo letterario a Gorizia tra XVIII e XIX secolo / Massimiliano Verdini, 2011</br>
Zanello, Gabriele: ¬Il¬ vocabolario della lingua friulana di Giorgio Faggin : 25 anni dopo / Gabriele Zanello, 2011
Soggetto:
g.Ladiner ; f.Zeitschrift<br />g.Ladinisch ; f.Zeitschrift
Segnatura:
II Z 1.092/35(2011)
ID interno:
563400
integrazione, di riordino di due secoli di letteratura, aprendo un orizzonte di dimensione storica.” 18 Concentrandosi in modo particolare sull’ultimo periodo, su “anni che hanno molto dato alle lettere friulane, alla poesia, all’anima, risve gliando la coscienza nel terribile incubo del distacco dalle radici”, Faggin ha creato, secondo Macor, non soltanto “una raccolta di lemmi, di usi della parola, di significati”, ma “una ricerca nella civiltà di una lingua alla quale ha chiamato i migliori
scrittori moderni (o perlomeno, per scelta, gli scrittori in koinè) con le loro testimonianze letterarie” (ib.). Dunque l’opera “non è solo vocabolario, non è solo convegno di autori e scritti, è più in là documento di cultura e strumento di lavoro per gli studiosi e per quegli stessi scrittori che vorranno riappropriarsi della lingua in tutto il suo spessore originario ed autonomo” (ib.). Macor lamen tava altresì che il Friuli, “un po’ avvelenato dalle diatribe e dalle risse sulla grafia”, avesse visto
“i margini e non il cuore dell’opera”, che una parte della cultura non avesse soppesato la dimensione immane e lo spessore profondo del lavoro, ma solo una nuova proposta di grafia “in una vertenza già infuocata” (ib.), facendo prevalere la ragione polemica su un’accoglienza serena e pacata, auspicabile se non altro per la prospettiva che il vocabolario apriva a quelle tematiche portate in primo piano dall’applicazione della legge di tutela delle lingue minori. Peraltro alcune “valide eccezioni
” conducevano Macor a sperare: “Il tempo restituirà la vera misura di ogni cosa. Certamente quest’opera ha più futuro che presente.” 19 E infatti il suo sguardo andava già oltre, perché l’opera, “importante momento della storia culturale friulana, stimola tante di queste riflessioni sul destino vitale della lingua”, e costituisce dunque “un punto di partenza anche per un altro capitolo: un vocabolario italiano-friulano che completi l’opera di Faggin, che si estenda sulle venti-trenta mila parole non sulle
quattromila parole, poco più poco meno, su cui ci si è limitati sino ad ora nei dizionari dall’italiano” (ib.). Anche in un ulteriore articolo, comparso su “Iniziativa Isontina”, Macor non negava il valore della questione grafica, ma cercava di comprendere le ragioni della precisa proposta di Faggin, ben sapendo che la semplificazione che la tradizione ha adottato, adeguandosi all’uso dell’italiano, “rischia con il tempo di lasciare parole senza musica, senza il valore di voce vissuta nel tempo