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Libri
Categoria:
Letteratura
Anno:
1881
Proverbi, tradizioni ed anneddoti delle valli Ladine orientali : con versione italiana
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Pagina 53 di 151
Autore: Alton, Johann / Giovanni Alton
Luogo: Innsbruck
Editore: Wagner
Descrizione fisica: 146 S.
Lingua: Italienisch; Ladinisch
Commenti: Text ladin. und ital.
Soggetto: g.Ladiner;s.Sprichwort;f.Anthologie
Segnatura: II 102.752
ID interno: 93659
Va più vadiei te beccaria quo bues. Vélo fatt per forza ne vél na scorza. Vele sä ugntìii, dut 110 sa de- gun 1 ), Vèster dalla s tòppa 2 ). Ullaque 1 cliauzél drucca 3 ), ilio sentuD mei. Zanca i zém 4 ). Proverai nelF A fér del bèn ai ingrat', sé pèrd la roba e i fatt 1 . A tegmr cont del pèc se bina el trop. Baston no l'è rejoii, una soula l'è la rejon. Capri zi de pròve no l 'è nia què i tègne. Compra chéses fattes e ebani - pes da fér. Da earnascér al soréie, da Pésca sun fomèll

. Da earnascér sun fornèll, da Pésca al soréie. Dan sin. fége e sin tol. Da Sen. Crai la né if sin va amo a mont e a vai. Del louf se perla, el lóuf com- pér. Dér del nés tè dui Douce e Die benedétti ÀI macello va più capretti gio vani che vecchi. Chose contrainte ne fut jamais sainte. Toute la sagesse n' est pas enfermée dans une tòte. Avere una stoppa. Ognun sä, dove la scarpa lo stringe. Vivere come cani e gatti. idioma di Fassa. A far del bene agli ingrati si perde la roba ed i fatti. Col tener conto del

poco si raccoglie il molto. Bastone non è ragione, una sola è ia ragione. I capricci del prete nulla li trattiene. Compera case fatte e campi da fare. Da carnovale al sole, da Pasqua presso la stufa. Da carnovale : presso la stufa, da Pasqua al sole. Danno sene fa e sene riceve. Da San Gallo la neve sene va ancora sui monti e nelle valli. Del lupo si parla, il lupo com parisce. Ficcar il naso dappertutto. Dolce Dio benedetto! Ad lit. Qualche cosa sa ognuno, tutto non 8à ipssuno, 2 ) efr, Gartner

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Libri
Categoria:
Letteratura
Anno:
1881
Proverbi, tradizioni ed anneddoti delle valli Ladine orientali : con versione italiana
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Pagina 61 di 151
Autore: Alton, Johann / Giovanni Alton
Luogo: Innsbruck
Editore: Wagner
Descrizione fisica: 146 S.
Lingua: Italienisch; Ladinisch
Commenti: Text ladin. und ital.
Soggetto: g.Ladiner;s.Sprichwort;f.Anthologie
Segnatura: II 102.752
ID interno: 93659
del quin, a giavé e giavé, mo èi è dagnòra resta con tan do nés. Sei gent gni da marche con be- stiarn dò l'Amaria da sera e qn 'ella ne stè in compagn i a ad 11 m e sé recommanà a Dì, fólla se- güda de perdo dùta la nètt e de rabesco te qui barrantli incero, fin qu'an aldi la champana dalla Villa sonan l'Àirnaria da doman; spo fòlla indo sùn strada e s 1 in toppava a chasa. Ma òta fóvel n fant del gran patron da Piazza de Stìra, què foa zacan 1 inaiti te Cor vara. É1 menava sìs per de bòs ite

pe'rt. Fora Pedraces 1 ) bravävel, qu* el i la o pa taqué all' Orco, incaso qu'el 1 scequèssa. Ditt ques peiel ite da scùr e rtìa a post, ino ve, te^pa òta deventa i bòs spavi e seil sciampa sii vérs Sassòn- gher 2 ); elinstess né vóga ni a e el i pé d'èster ten fól. Enter qui gas fora al del trés cigan l'Orco e n tòf fól ilio tan da Orco, qu' el è tommé cium ilio zenza più se descedé inquina l'atre di da do- abitanti della Villa tentarono per vero diverse volte di cercarlo, scavavano parecchie

volte, ina restarono sempre con tanto di naso, Se la gente ritornava dalla fiera con bestiame di sera dopo l'Avemaria. nel caso che non ri manesse assieme in buona com pagnia e si raccomandasse al Signore, era sicura di perdere tutta la notte e d' andar errando fra quei pini, finche si udisse la campana della Villa suonare l'Avemaria del mattino; allora di nuovo trovatasi sulla strada poteva prendere la via del suo paese. C'era una volta un servo del gran padrone di Piazza di Sopra, il quale

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Libri
Categoria:
Letteratura
Anno:
1881
Proverbi, tradizioni ed anneddoti delle valli Ladine orientali : con versione italiana
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Pagina 116 di 151
Autore: Alton, Johann / Giovanni Alton
Luogo: Innsbruck
Editore: Wagner
Descrizione fisica: 146 S.
Lingua: Italienisch; Ladinisch
Commenti: Text ladin. und ital.
Soggetto: g.Ladiner;s.Sprichwort;f.Anthologie
Segnatura: II 102.752
ID interno: 93659
9<irea davant a 180 aingn le pop- päcie, que foa doi gemelline que tacciava adrim alla squèna, Del rest ognuna vivo va da sé, rej Ci na va, mangiava, dormiva e alle no viginava nia mei anter de sé. Le a viva divèrsi aingn e 'le sa- vova pa di dan fora chié què sarà col ièmp del nos pais. „ Ve- giiira po 1 tèmp que no se va- dagna più nia colle m in ere s u a Col, in Posaoz, a Chaori e in Valparola e i bosc' del pais pas sera ju per Chaori e da Jégord ju. Soura i Mos de Àllie e ilio fora vegnira

1 castigo di Dio, B (Infatti del 1771 é vegnu ju calla moni e a sepoli Àllie con tanta gènt tei liéc*), qué se vóiga ades). „ E quan que ne sara pìu 1 vasco da Persenon nos patron, vegnira dute le miserie e dut' i vizi soura do nos. * La Fedòina e so tos&t*). P : Despéiete le chauze ! T: No! P: Despéiete le chauze! T: No mère! P: Adés despéiete le chauze! presso avanti 180 anni vivevano le cosidette poppacie, due ge melle attaccate assieme per la schiena. Del resto ognuna vivea da se, parlava, mangiava

, dor miva e vi?eano in buona pace tra di loro. Hanno vissuto di versi anni e sapevano profetare ciò che sarebbe col tempo de 1 nostri paesi. „Verrà un tempo, in cui non si ricaverà più nulla dalle nostre miniere a Colle, a Posaoz, a Caprile ed in Valpa rola e i boschi del paese passe ranno dalle parti di Caprile e di Agordo. Sopra i paesi di Àllighe ed i dintorni verrà il castigo di Dio.' (Di fattonel 1771 piombò giù quella montagna e seppellì Àllighe con moltissima gente nel lago, che ora si vede

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Libri
Categoria:
Letteratura
Anno:
1881
Proverbi, tradizioni ed anneddoti delle valli Ladine orientali : con versione italiana
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Pagina 91 di 151
Autore: Alton, Johann / Giovanni Alton
Luogo: Innsbruck
Editore: Wagner
Descrizione fisica: 146 S.
Lingua: Italienisch; Ladinisch
Commenti: Text ladin. und ital.
Soggetto: g.Ladiner;s.Sprichwort;f.Anthologie
Segnatura: II 102.752
ID interno: 93659
para 1 ), daidavi laore champ e pré e el fóa pa propi bèli a charé prò. I miiis mittons fó soldas dela Baviera ei. Sépl del Gnoc 2 ) è pa sté tela battaglia d'Hannau el. T...del' 0 , F e S... de C , qui l'a pa por vada ei, chi qu' el ó di „ desertiren * ; ei a pa messe salto 'Spiessruthen. * S.,, de M s' a jetté mat el e A.. dalla Val inche e slèp- pes e persons ai pa porvé assa, ino mat' èsi resta inehe a chasa, inquina que son deventä austriaci e qu'i soldas dela Baviera sé n'è geùt

'. I Frangèsi a Crep de Santa Grazia. Del 1813 fovel tei Tirol indo dùt ingignè da saltò sü scèque del 1809 contra la Baviera e i Francési, que la daidava. L'al- ton de quel an, la òta qu'ei a battìi fora Bilebach e ia Miihl- bacli èl 'chi saltò su i Maròi e gnùs fora Bornèc ilio süra 1 cha- stèll sii e t'i sciomentava btìrt addós al nemico. Quis inzaf- fagna 3 ) da mat' contra i Maròi anzi se venivano trattati con buone maniere aiutavano per fino lavorar i campi ed i prati, che era un piacere ,a vederli

. I giovani più robusti diven nero soldati della Baviera. Così Giuseppe del G-noco prese parte alla battaglia di Hannau. T... dell'0 F eS... diC provarano le conseguenze del disertare avendo essi dovuto pas sar le bacchette. S... di M si è finto pazzo e così pure A della Valle, perciò do vettero sopportare schiaffi e pri gione, pure continuarono nella finzione anche dopo ritornati a casa, fino a tanto che di bel nuovo si torn ò sotto il governo austriaco e i Bavaresi sene andarono. X Francesi alla Bocca

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Libri
Categoria:
Narrativa
Anno:
1885
Rimes ladines : in pért con traduzion taliana
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Pagina 6 di 109
Autore: Alton, Johann / poblicades dal Dr. Battista Alton
Luogo: Innsbruck
Editore: Wagner
Descrizione fisica: 105 S.
Lingua: Italienisch; Ladinisch
Segnatura: II 102.753
ID interno: 218746
desolante specialmente se si considera, che le origini di questo idioma risalgono per lo meno fino ai primordi delle altre lingue romane e ehe perfino il dialetto ladino affine, parlato nel paese svizzero de’ Grigìoni, conta già da gran tempo un buon numero di opere popolari. ■ Non mancarono è vero in tempi più rimoti anche nelle valli ladine orientali i racconti dei cavalieri del medioevo, di cui veggonsi tuttodì in varie parti castelli diroccati, delle sfide e delle cacce, le favole delle

, se ben si considerano le condizioni del suolo ed il tenore di vita de’suoi abitanti. In ogni parte monti altissimi e vie gran parte dell’anno quasi impraticabili li separano ed isolano per così dire non solo dai popoli confinanti, ma ben anco fra di loro; un terreno povero e poco fecondo lì condanna ad arduo e quotidiano lavoro, e la quasi totale mancanza di super flui prodotti agricoli ed industriali toglie loro il mezzo di stringere relazioni commerciali colle popolazioni vicine; lo studio fu qui

sempre un lusso incognito e si riduce ancor oggi ai primi rudi menti del leggere, dello. scrivere e del conteggiare e ciò in gran parte in una lingua, che non ha coll’idioma parlato la menoma affinità e che perciò ad onta delle fatiche immense impiegate nell’istruzione tanto da parte del corpo insegnante quanto dal lato della scolaresca non può produrre per così dire frutto scientifico eli sorta 1 ); il resto della vita si consuma in lavori contadineschi. ù L'eco. i. r. Ministero dell’ Istruzione

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Libri
Categoria:
Narrativa
Anno:
1885
Rimes ladines : in pért con traduzion taliana
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Pagina 32 di 109
Autore: Alton, Johann / poblicades dal Dr. Battista Alton
Luogo: Innsbruck
Editore: Wagner
Descrizione fisica: 105 S.
Lingua: Italienisch; Ladinisch
Segnatura: II 102.753
ID interno: 218746
eo Dal bósc de Flaies inquina su À Brac adora qui qu 1 va a pè, Se 1 ì ' d ’ èie menti, pile sù pùc jù Na picera óra, più .d’inrè. Ola qu’la strada s’òee redò ut In it’vérs Süd, lascian da pért La direzion vérs Est, a arjònt La salta 1 Colz sopérb galeri. L Braeon del dùt né n’al falò D' ola qu’él à mire; indvinè L podòl atira odali 1 baie' Qu’fageo 1 chaväl del no abinè. L bastili d’ia saita fò toqué, Salve 1 nemic perseguite ; Sc ! él n’ èssa tan da sén floqué r ), Sciampé n’i fòs’l

la strada, La saetta il prepotente E superbo Colz raggiunge. Nè il Braccon del tutto il segno Ha sbagliato, cui mirava ; E bentosto indovinare Ei lo può dai movimenti, Che far vede dal cavallo Del rivai rimasto illeso. Sol la sella fu colpita Dalla freccia e n’andò salvo Il rivai perseguitato; Se non fosse in tanta copia Nevicato, a dire il vero Ei scappata non l’avrebbe. Parea il Colz assai galante, Giudicandolo da quanto Lo si vide or far: Non ch’egli Sen fuggisse a spron battutó Via di lì, si ferma

e manda Rispettoso un complimento. Il cappel perfin si leva Ed all’aer l’agita in giro Per ben cinque volte o sei; Ma il suo volto è diventato Come cera giallo e certo Non in causa del mal tempo. Ira atroce in cor gii bolle E il proposito è già fatto ') fioccare. *) = oriti!.

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Libri
Categoria:
Letteratura
Anno:
1881
Proverbi, tradizioni ed anneddoti delle valli Ladine orientali : con versione italiana
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Pagina 114 di 151
Autore: Alton, Johann / Giovanni Alton
Luogo: Innsbruck
Editore: Wagner
Descrizione fisica: 146 S.
Lingua: Italienisch; Ladinisch
Commenti: Text ladin. und ital.
Soggetto: g.Ladiner;s.Sprichwort;f.Anthologie
Segnatura: II 102.752
ID interno: 93659
diao maladetf, fegen pa insci con n crestian ?' Datrai i èssel pa 'chi abit vöia al sacrament del matrimonio ; per ques gii da na calonia all'atra a mette sù la nozza, e insci se ciaffàl Tal m arenila. Na òta per sei t<5 dal col èl 1 degan que r esami) i eia : „See t'os mari dò, I , messes savei i sètt picha capitai, ' „ Scè, §ior degan : pruni la sopérbia, second l'avarizia, térz tlesùra l ), - quart l'invidia, quint la gola, sést la lira 2 ), settima Y an^idia. „ Bèli dert I—, mo seé t'ós

maridè, olla as pa la nevicia?' „Pò, sior de gan, questes maladéttes me co- iona dùtes.' „ Spo coiòneles pii ma 'chi tù. 8 „ Eejon ès, §ior de gan, degùna ne 'n n' òi più. ' N di vegnel con n sac ten ceston da na patrona. „ Meda digel, „ dède ca e cliadin de latt, qu' i' mess osoré 1 giat. 8 Élla i porta n pù de nach desbramé e el tole fora del sac n giat fuse e na polenta d'òrde, „ Segn ma- renna quill ó, giat, que messoli gì spo. a Mo 1 giat ne n' ó mèfo mangi è el ; 1 mat s e dessen e gli sbirri

, gli sgridava dicendo; „ mostri maledetti del diavolo, si fa così con un cristiano ? ä Alle volte anelava anche il sacramento del matrimonio ; per ciò andava da una canonica all'altra onde stabilire le nozze procurandosi di tal maniera qualche pranzo. Per levarselo *V attorno il decano lo esamina una volta: „Se vuoi maritarti, 1 , devi sapere i sette peccati capitali.' „Sì, signor decano: primo la superbia, secondo l'ava rizia, terzo „ la chiusura B , quarto l' invidia, quinto la gola, sesto

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Libri
Categoria:
Letteratura
Anno:
1881
Proverbi, tradizioni ed anneddoti delle valli Ladine orientali : con versione italiana
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Pagina 133 di 151
Autore: Alton, Johann / Giovanni Alton
Luogo: Innsbruck
Editore: Wagner
Descrizione fisica: 146 S.
Lingua: Italienisch; Ladinisch
Commenti: Text ladin. und ital.
Soggetto: g.Ladiner;s.Sprichwort;f.Anthologie
Segnatura: II 102.752
ID interno: 93659
quió stäe ben, se te me toles', dige el dot content. la statt un gran tratt in sema e zaean el ì'a preéda, que lol 1 ) lasee gir ja Chanacéi a troér i sie. jf Sci, sci la dige» „ ma tu no tòte 3 ) imbattes più ite de re- torn. Té quist aneli, va semper do el, e ilo teté fallarés mai più. u El se mètt l'aneli tè gofa e va ja Chanacéi. L' era vegnu fora un bel) ora; nessun 2 ) lo co gnosces più, nessun se recordèa più del péster méncha e dela fèides resiédes zénza péster; èriche el vedèa dnt

mobiìato. „ Oh, qui resto bene, se tu mi accogli a , dice egli tutto contento. Stettero lungo tempo assieme e finalmente egli la pregò, che lo lasciasse andare giù a Canazei a trovare i suoi. „ Sì, sì a , dice ella, „ ma tu non tro verai più la via per qui dentro nel tuo ri torno. To' quest' anello, va sem pre dietro a lui e non ti per derai mai, «Egli si mette l'anello in tasca a va giù a Canazei. Egli era riuscito un beli' uomo, nes suno lo conosceva più, nessuno si ricordava più del pastore man cato

e delle pecore rimaste senza pastore ; anche egli vedeva tutt' altra gente, case nuove, nessuno degli amici, e pensò di ritornar sene da Donna Chelina. Va su a Mortice; allora lassù vi era osteria; egli c'entra; c'e rano tre a tavola, che g ino cavano alle carte; lo lasciarono far il quarto e giuocarono lunga pezza. Dopo cominciarono a parlar delle belle donne. Ognuno voleva aver la più bella. 11 Vivan dice, che nessuno ha moglie tanto bella come lui. ' Essi scommettono ed J ) raddoppiamento del

pronome, come in tutti i dialetti ladini. ') invece di »nessun® si dice anche »nassun«; cfr. Glos. s. degàn. s h con, terza pera, ag, del verbo cognér (lat. convenire) = dovere.

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Libri
Categoria:
Letteratura
Anno:
1881
Proverbi, tradizioni ed anneddoti delle valli Ladine orientali : con versione italiana
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Pagina 13 di 151
Autore: Alton, Johann / Giovanni Alton
Luogo: Innsbruck
Editore: Wagner
Descrizione fisica: 146 S.
Lingua: Italienisch; Ladinisch
Commenti: Text ladin. und ital.
Soggetto: g.Ladiner;s.Sprichwort;f.Anthologie
Segnatura: II 102.752
ID interno: 93659
Bregost.au le cattive del medesimo essere. Questa interpreta zione sembra essere tanto più giusta, in quantochè non si può dubitare , che da principio i Bregostans non erano considerati che come esseri benigni e non differivano in nulla dai Salväns de'Ladini, come cMaro appare tanto dal significato della parola stessa, giacché Bregostan ateo non è se non Fags, breogo, bregoetòl — rex, princepg 3 ) T —q'nftnto da certi racconti, in cui il Bregostan (invece si sente pronunziar qualche volta anche

Bregostol) viene rappresentato qua! dio del vento, il quale quantunque padrone di un bel palazzo nell' interno d'una balza non sdegna spazzar la camera della bella Vi véna, che ha nome Quelina. Merita pure riguardo la circostanza, che i Bregostans chiamansi con nome speciale Taraton, mentre le donne sono dette Tarata od anche Taratona, la qual denominazione altro non è se non il germanico Donar, anfcs. Thunar, ags. Thunor, clie per mezzo della metatesi ci dà Doran, Toran : aggiungasi a ciò „ duna

tf . parola nordica antica, che significa il fenomeno del tuono stesso 2 ) e si ha: Toranduna — Toratuna = Taraton, Taratona, di modo che ne nasce la probalità, che i Bregostans da principio altro non fossero che il Donar de' Germani. — Un'allusione ai Silfi del paganesimo trovasi ancora nel „Pa- varó 8 de' Ladini, il quale è ora decaduto al basso grado d'uno spauracchio 3 ), Basti 4 ) osservare, che egli al pari dell' Orco è di naturale cattivo, sebbene meno formidabile; non soggiorna che nei campi

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Libri
Categoria:
Letteratura
Anno:
1881
Proverbi, tradizioni ed anneddoti delle valli Ladine orientali : con versione italiana
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Pagina 21 di 151
Autore: Alton, Johann / Giovanni Alton
Luogo: Innsbruck
Editore: Wagner
Descrizione fisica: 146 S.
Lingua: Italienisch; Ladinisch
Commenti: Text ladin. und ital.
Soggetto: g.Ladiner;s.Sprichwort;f.Anthologie
Segnatura: II 102.752
ID interno: 93659
doti e saggi poetici, non è, come ognuno vede, clie di un'esten sione assai mediocre e potrebbe senza dubbio venire accresciuta in ogni sua parte in modo significante, purché si potesse dis porre liberamente dì quei mezzi, che ad intrapresa simile sono indispensabili, ed anzi tutto riuscirebbe facile l'accrescimento del numero dei proverbi, principalmente di quelli, che sì riferis cono all'agricoltura ed all'allevamento del bestiame. Ad onta di ciò le parole: „L'indagatore di tradizioni

pure accolti nella collezione piccoli racconti ed aneddoti, che formano in ogni idioma una delle fonti più importanti per i schiarire i costumi ed il carattere del popolo. Canzoni ladine mancano affatto e quel poco di poesia 3 ), che il lettore troverà qui citata, non sono già canzoni popolari tramandateci da tempi rimoti, ma componimenti di data recente, ohe però non dovrebbero mancare di importanza per chi cerca in esse uno specchio fedele delle idee degli abitanti della valle Ladina propria

e delle circostanti, che hanno con essa affinità di idioma. Si è pure ritenuto non inutile l'aggiungervi una versione, per render così il lavoro accessibile ad un maggior numero di lettori; che questa è fatta nella lingua italiana, dovrebbe ser vire non solo a facilitare la corretta interpretazione del testo ladino, ma essere benanco contemporaneamente giovamento per lo studio delle lingue comparate. Wanderungen durch Tirol und Vorarlberg, p. 161. 2 ) La quantità delle tradizioni non oltrapaasa

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Libri
Categoria:
Letteratura
Anno:
1881
Proverbi, tradizioni ed anneddoti delle valli Ladine orientali : con versione italiana
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Pagina 67 di 151
Autore: Alton, Johann / Giovanni Alton
Luogo: Innsbruck
Editore: Wagner
Descrizione fisica: 146 S.
Lingua: Italienisch; Ladinisch
Commenti: Text ladin. und ital.
Soggetto: g.Ladiner;s.Sprichwort;f.Anthologie
Segnatura: II 102.752
ID interno: 93659
goaot daorivi les stalles e les parava fora de nètt a pastura. Na òta fòl iuehe té Val de mesdl 1 ) sii a Collfòsc uà bèlla jóna Gamia que giri trés fora per gi ia Pecei a se scialde ; da- viaqu'ella gnl tan gonót, av 'la 8 ) 'chi imparé a rajoné ladin, L patron del més fò chamó da ma- ride èl. La Granila scomencia a i plége, perchì qu' ella lo bona da ìailr ; do qu' eli' à imparé la dottrina cristiana, se légela bat- tiè, se marida e de venta patrona da Pecei. An mess savei, qu'ella Fa tùt

si prendevano delle pecore aprendo di spesso le stalle e conducendole di notte al pascolo. Una volta c'era anche nella Valle di mezzo giorno su a Coli- fosco una bella giovine Ganna, che sortiva sempre dalla sua valle onde andar a Pezzedi per riscaldarsi; venendovi ella di spesso avea anche imparato a parlar ladino. Il padrone del po dere era ancora celibe. La G annii comincia a piacergli, essendo ella brava nel lavoro ; dopo d'aver imparata la dottrina cristiana, ella si fa battezzare, si marita e diventa

padrona di Pezzedi. Con- vien sapere, che ella lo aveva preso soltanto a condizione, che egli non la toccherebbe mai sul viso col rovescio della mano, giac ché in quel caso ella avrebbe dovuto andarsene. Lungo tempo tutto andò bene, la Ganna era una brava e buona padrona ed allevava i figli nel timore di Dio. Però un sabato, mentre ella net tava i suoi figli, giunse il marito tutto stanco e si riposò al lato della noglie. Impedita con tutte •) Fallo del mczxo giorno, al Sud di Collfosco ; un «tempo

si gassava per. queste valle per andar' in Fassa, finché «na volta ai trovò una mano al pié del ghiacciaio, il quale è nel fondo della valle . a ) ava -eli a. 8 h percorò (per—curare) = nettare, pulire; sgridare. 4 ) traiames = intrammes.

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Libri
Categoria:
Letteratura
Anno:
1881
Proverbi, tradizioni ed anneddoti delle valli Ladine orientali : con versione italiana
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Pagina 141 di 151
Autore: Alton, Johann / Giovanni Alton
Luogo: Innsbruck
Editore: Wagner
Descrizione fisica: 146 S.
Lingua: Italienisch; Ladinisch
Commenti: Text ladin. und ital.
Soggetto: g.Ladiner;s.Sprichwort;f.Anthologie
Segnatura: II 102.752
ID interno: 93659
e lo niètt te pégna; la stria eisolèa ben, ma anpd no la sé a brugea. Noi saèa più que peer a man; Léna no volèa più s' impazzér e la èssa petta volentiéra dut te fornai l più tost que sforzér el fatturèc, ma el Sbdf l'era de chèf, e co el la fissèa noi gedeà a costi de sé fér del dan. Co fégel? El ména la feinen a for in barer a veder s'el lascia de tempestar o no e intant dige cine pateraostres a Fcmenes del Purgatorio, accidqué les preassa per quella cattiva persona o stria, que ie a augura mei

, nulla riesce. Inco mincia nuovamente a fioccare ; Sasso lungo frattanto era sem pre coperto e lo Sbof sì pensò di bruciare la strega, Egli prende un ferro, lo roventa e lo mette nella zangola; la strega crepitò bensì, pure non si bruciò. Non sapeva più che cosa fare; Lena non voleva più impacciar sene ed avrebbe gettato volen tieri tutto nel fornello piuttosto che sforzare la malia, mà lo Sbof era testardo e quando si fissava (qualche cosa) in testa, non la cedeva a costo di farsi del dann. Come

fa egli? Manda la moglie fuori sul pogginolo a vedere, se finiva la burrasca o no e frat tanto recita cinque paternoster per le anime del Purgatorio, ac ciocché pregassero per quella cat-

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Libri
Categoria:
Storia culturale, folclore, musica, teatro , Letteratura
Anno:
1895
Stories e chianties ladines : con vocabulario ladin-talian
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Pagina 42 di 205
Autore: Alton, Johann / metùdes in rima da Giovanni Alton
Luogo: Innsbruck
Editore: Wagner
Descrizione fisica: IV, 199 S.
Lingua: Ladinisch
Soggetto: g.Gadertal ; s.Mundart ; s.Lied ; f.Anthologie<br />g.Gadertal ; s.Mundart ; s.Erzählung ; f.Anthologie
Segnatura: II 102.754
ID interno: 504120
— 37 — \ E ä pare a chiama dùt con bela squada; Del bèi soredl la flama se destùda, Sùl firmament è n' atra lum impiada, La lima seria, ke so mon salùda, So mon d'i rnórt', ke te cortina palsa, 8 Da ola ke mai più vei revegni ir alsa. Trés e trés dormi ilo n sou te sùs fóses, Ke so léa góbes, longies da la téra; Breies cater, frades chi keles, pùc gróses, Fórma so' lèt; dagnòra péz, mai véra! Desmentiè ai dùtes dé kes mon les cóses, Ne pensa ai vis, ke riat' se séra e zéra ; Freit 1 èfi ilo

, d' ormons spei^a d'licata, 16 Chiamo gonót maledis da gent mata. Del vent 1 sòl frese sù la doman rie senti, D 1 i pici flinc' 1 bèi ehianté più ne ir aldi, L ligher chianté del gial ilo desinenti, Del cor de legn 1 son, aldi Ione bégn scialdi, Più n ! i desceda dal son mai più, oh centi ! Prò frogoré, do 1 laùr, più ne se scialdi; Sù pici mitons gramz, nodris con pena, 24 Più ir i aspèta sùn antoré per cena, Mò de kes mon òs gran 1 , alza a fortuna Zen za merit, zenza virtù sfadiòfa, De desprigè

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Libri
Categoria:
Letteratura
Anno:
1881
Proverbi, tradizioni ed anneddoti delle valli Ladine orientali : con versione italiana
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Pagina 138 di 151
Autore: Alton, Johann / Giovanni Alton
Luogo: Innsbruck
Editore: Wagner
Descrizione fisica: 146 S.
Lingua: Italienisch; Ladinisch
Commenti: Text ladin. und ital.
Soggetto: g.Ladiner;s.Sprichwort;f.Anthologie
Segnatura: II 102.752
ID interno: 93659
tir. El l'a capi, que zèqué da benedi l'a tradì, s'inira, tol ca un bell pè de chuzé ìiévcs, e ie dige, qui la sin van, ma que con qui no la sta© a gir té terra sagréda, e élla a poclü sin gir, In Capum 1 ), Grétole a volli gir fora Cham peci eli a chapér el eender benedi. L'era bella stré- des e la se a tout i chuzé del stri on. la a gir su per la porte- gaes l'a scontra un gran giat gris, que ie maolèa; alla se a sperdu, ma no i è vegnu tei chef dei chuzé; va té Cortina, sé leva un tólmen

ö j, Grétèlè è te anter e el sé l'a portéda in quél sént dela eh aura del Ponz 3 ) e no sé a inai più sapit sapia 4 ). tino e con esso stropicciate al di. sotto lépianelle e fateci al di dentro tre croci ; poi esse si lo goreranno. a Gretele ubbidì e l'indomani le pianelle erano già- forate. (Allora) essa chiama lo stregone, gli mostra le pianelle forate e domanda di partire. Quegli capì, che qualche cosa di benedetto l'avea tradito, s'arrab biò, prese un bel paio di scarpe nuove e (nel dargliele) le disse

, che sene andasse pure, ma che con quelle non mettesse piede in terra consacrata, e le fu con cesso di partire. Il mercoledì delle Ceneri Gre tele volle andar fuori a Campi- tello onde ricevere la cenere be nedetta, Le strade erano belle ed ella si mise le scarpe dello stregone. Già sulla porta (del cimitero) incontrò un gran gatto grigio, che le miagolava; ella ne ebbe paura, ma non le venne in mente delle stark ed entrò nel cimitero; (in quel punto) si leva un turbine, Gretele fu fram mezzo

ad esso, ed il vento se la portò in malora, nè mai più si ebbe notizia di lei. '} Capuin, od anche Capimi, efr, Glos' s. capion. ®) tólmen = turbine, s ) Ponz è nome di famiglia; la frase significa: portai' in malora, — a casa del diavolo, *) sépia = notizia, contezza,

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Libri
Categoria:
Letteratura
Anno:
1881
Proverbi, tradizioni ed anneddoti delle valli Ladine orientali : con versione italiana
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Pagina 37 di 151
Autore: Alton, Johann / Giovanni Alton
Luogo: Innsbruck
Editore: Wagner
Descrizione fisica: 146 S.
Lingua: Italienisch; Ladinisch
Commenti: Text ladin. und ital.
Soggetto: g.Ladiner;s.Sprichwort;f.Anthologie
Segnatura: II 102.752
ID interno: 93659
u'al ilia ingiért sii in eil 1 Signor, Ignó ne désses t'impichadrì*), perehi dùt 1 mon è ria chasa de Di l'ne n' <3 ave: nia da fa conna coscienza sbogeada scèque 13 dra. La cliasa del' émpio 2 ) va in malóra, la tambra del gitist sterä dagnòra. L prmgip dela sapienza è 1 timor do Dì, questa oriti: né n'ó trèce no aldi. L'uomo ne n 1 a quatter pi§, accio qu' el cibare al parais. Miche pile o nia col timor de DI, que eon casse« de grog all' infér messeì gi, N crestian zenza orazion, na béstia

, la capanna del giusto avrà durata. Il principio della sapienza è il timore di Dio, questa verità molti non vogliono sentirla. L' uomo non ha quattro piedi, affinchè guardi il cielo. Meglio poco o niente col timore di Dio, che con casse d'oro dover andare al diavolo. Un cristiano senza orazione, una bestia senza ragione. Chi tende insidie ad uu' altro, dà a se stesso uno schiaffo. Chi si leva la mattina e la sera va a dormire, senza pregare e ringraziare, Dio non può benedire. Chi non lavora per altro che

per diventar ricco, dà l'anima in preda ad orribil fango. 1) ,impichadrì 4 = commetter peccati, da peccatimi — peccali-r-ire; cfr. impedii, Glos. 2 ) parola itab'ana. 8 ) diolan deriva probabilmente da Deus — tedesco lohnen. 4 ) se brighe, verbo del sost. bria ; cfr. Glos.

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