il vescovo, Pueie di Pistoia, famigliare del vescovo, Odo rico di Àdelpreto, ed Instano di Riva, giudici, cittadini di Trento, Pietro, abbate di 8. Lorenzo, Fe- randello del fu Rolando, cittadino di Trento, Zanino di Parma, Lapino di Firenze, Bartolameo di Padova, famigliare del vescovo, Giovanni, vescovo Capruìanense (Caorle), Andrea Quirini, vice-conte di Trento, fratello del vescovo, Guglielmo de Belenzani, giurisperito di Trento, Guidone di Pavia, giudice e vicario in civili, Antonio di Ledro
, giudice, Limone de Garduli, cittadino di Trento. Con questa compagnia, da cui era circondato il vescovo Quirini, è ben strano che gli si sia voluto attribuire la prima compilazione delio statuto della città di Trento in lingua tedesca, e coloro che credettero una tal cosa, o conoscevano ben poco le condizioni del principato di Trento di quel tempo, o le vollero ignorare. Vero è che il vescovo Bartolameo fece compilar in lingua latina il primo statuto della città, forse per opera o per iniziativa
di suo fratello, Andrea, visconte o podestà di Trento, ma esso andò perduto. Nè questo è tutto. Il seguito e la famiglia del Quirini oltre che essere prettamente italiana, era illustre nelle lettere. Alla veneta fa miglia dei Quirini apparteneva Giovanni Quirini imitatore ed amico di Dante: „Gian Quirin che mi fu amico In vita“. Non conosciamo però il rapporto di parentela fra Giovanni Quirini ed il vescovo Bar tolameo, perchè diversi Quirini di questo nome vivevano in quel tempo (S. Mqrpurpgq
, Archivio sior. per Trieste ecc. I., p. 142 e sgg. Mime inedite di Giovanni Qùirinì e Antonio da Tempo), e nessuna notizia ci dice che questo Giovanni sia stato a Trento. Ma «Misser Nicolò Pievano di ca’ Quirino», che troviamo in continua compagnia del vescovo Bartolameo era pure poeta lirico e lasciò dei sonetti (ivi, p. 149), imitatore anche egli di Dante. Certo era parente del vescovo, ma non sappiamo se era suo fratello, come Andrea, chiamato nel codice desiano visconte di Trento. Col vescovo
Quirini «venne a Trento e vi prese stabile dimora maestro Dongiovanni di Bonandrea da Bologna, che fu pur egli uno