Egnone, uomo leale ed onesto, crede alle pro messe ed ai giuramenti di Mainardo, suo nuovo vassallo; anzi tanto grande è la sua fiducia in lui, cbelo mette a parte di tutti i suoi piani, affine di rista bilire il caduto potere principesco. E Mainardo, che non aveva tanti scrupoli, mentre approvava F opera del Vescovo e con parole e promesse la sosteneva, si mette in segreta corrispondenza con Eccelino da Romano e con Sodegerio, ed a loro manifesta gli intendimenti del Principe tridentino
. Incomincia Egnone l’opera sua e coll’aiuto degli alpigiani del Trentino entra nella città e si istalla nel Castello. Gli imperiali, cacciati così da Trento, tentano la rivincita ed Eccelline stesso, alla testa d’un buon nerbo di truppa, si avvanza per la Valsuganae minaccia la capitale del Pricipato, Ma Egnone non si spaventa, e coi suoi alpigiani la difende e co stringe il tiranno di Padova a ritirarsi. Mainardo, che come vassallo, sarebbe stato obbligato a correre in aiuto del suo principe minac ciato
, da prima se ne sta indeciso, poi si fa minac cioso. E mentre Egnone difendeva alla meglio il Principato contro gli imperiali e cercava di disto gliere dalla vergognosa lega ecceliana, il Municipio ed altri feudarii, Mainardo mette il povero principe fra due fuochi, le truppe del Vicario imperiale Eccelino, che minacciano di ritornare da una parte, ed ì soldati del Conte del Tirolo, che si avvanzano alle spalle del Principato dall’ altra. Egnone, che ancor non crede alla mala fede di Mainardo, cerca