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Autore: Tengler, Georg [Red.] ; Kiem, Maria Luise / Red.: Georg Tengler. Con saggi di: Maria Luise Kiem ... Ed. a cura del "Comitato per la realizzazione di una monografia su Vadena"

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al modo di vivere e alle condizioni economiche di quei tempi. 7 All'epoca del decesso di Christian Tenz il maso era costituito da: casolare, corte, stalla, fienile, cantina infe riore e cantina superiore (quest'ultima costruita in modo da risultare particolarmente fresca). Appartengono al maso anche due vigne di 14 Tagmahd con vitigni messi a dimora di recente ed, inoltre, un terreno incolto di © II tetto in lastre di pietra del fienile del maso Mover ® I vigneti in costa, cinti da muriccioli

in pietra, presso il maso Masetta in marzo © L'ampia fessura nella roccia della cantina del maso Caneve, dalla quäle d’estate fuoriesce aria fresca © L’ingresso della cantina del maso Castello (la cantina maggiore del Castello era situata nel maso Caneve) © La cantina del maso Birti © Cestoni e arelle, vecchie testimonianze di un’attivitä scomparsa: l’allevamento dei bachi da seta 1 2 3 4 5 6

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Geografia, guide , Storia , Südtiroler Dorfbücher

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1991

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Anton von Grumer imperial-regio consiglie- re commerciale. In questo contratto di compravendita 20 viene per la prima volta nominata «una cantina con soprastante antica costruzione». Nel catasto tributario del 1749 e detto invece «una cantina, particolarmente fresca, con torchio e al di sopra una cameretta malcostruita». In tale registro appare inoltre annotato: «un pen- dio di circa 700 m 2 a monte della casa d'abitazione coltivato a vite, un campo ed una vigna di 46 Starland ed inoltre, piü sotto

al n. 8, il Castello, la cappella di cui al n. 9, detta di Nostra Signora di Loreto e, ai piedi del monte, una fresca cantina con torchio e annessa piccola costruzione contrassegnata dal n. 11.» Il maso Castello era in origine un feudo principesco. Fin dai tempi antichi esso godeva il privilegio di posse- dere un forno per cuocere il pane (a quell'epoca non piü in esercizio) e un traghetto sul fiume Adige. Di tutti i terreni appartenenti a detto maso ogni anno una parte dei campi veniva messa a maggese e viceversa

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Johann Felix von Saibanti nel 1802 doveva essere giä morto, perche in quell'anno la di lui vedova, Maria An na nata von Sardagna, sottoscrive un contratto di affittanza della durata di 10 anni con Josef Ason della Val di Non. Il maso Camel aveva un proprio fittavolo. Per un canone annuo di 165 fiorini, Ason prende in consegna: a) la casa padronale, ad eccezione di due camere sopra la scala ; b) la cantina con annesso edificio, esclusa una seconda cantina piü piccola (l'affittuario del maso

Carnel ave va infatti il permesso di servirsi della cantina per riporvi la vendemmia, torchiare l'uva e utilizzare quella piü piccola, a lui riservata, per stagionare il vino); c) l'intera casa colonica presso la chiesa, ad eccezione di due camere e della cucina, in precedenza abitate dal fittavolo del maso Camel; d) le stalle, il fienile, il deposito dei carri, anche qui ad eccezione della parte di pertinenza del maso Carnel. Il ricavato dell'allevamento del bestiame spetta al conduttore, il quäle

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conduceva ad esso e vi fu collocato un banco per tre persone riservato ai proprietari dell'adiacente maso. 96 Ciö fatto, la nuova chiesa curaziale assunse sostanzialmente l'aspetto odiemo. Fin dalla costituzione della curazia nel 1722 alcune stanze del maso fungevano da canonica. Essa consisteva di una Stube, una camera, una cucina e una cantina,- sarebbe stata a disposizione del curato per le 12 messe annuali, fino a quando non si fosse provveduto a costruire una apposita canonica all'esterno del

e i masi si impegnarono a mettergli a disposizione una cantina. Dai conti della chiesa degli anni 1852-53 si desume che la scuola una volta era ospitata nel maso Castello, ma che venne perö sfrattata dai Ferrari. Nel 1839 il curato Andrea Pancheri dovette perciö sistemare anche quella in canonica e piü precisamente al pianoterra, dove una volta c'era la legnaia. 98 L'edificio era stato assai trascurato dal giä menzionato curato Pancheri, per cui non si trovava in buono stato. Si pensö allora ad una

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e una scala in pietra (n. civico 17, p. ed. 30). Il primo ed il secondo piano, ciascuno formato da 4 stanze, servivano verosimilmente all'alleva- mento dei bachi da seta e alla conservazione del granoturco. Nella torre c'erano dei locali abitabili. d) casa colonica, detta la casa vecchia (n. civico 18, p. ed. 31); era formata da due piani elevati ed un sottotet to, il pianoterra alloggiava le stalle e la cantina. Stando al racconto di vecchi fittavoli gli scavi eseguiti in cantina hanno portato alla

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posto troviamo invece i Johanneser di Salorno. Nei catasto tributario la propritä e descritta in dettaglio come segue: Johann Isac Johanneser von und zu Salurn e proprietario per metä del maso di sopra in localitä Monte. La casa colonica sorge nei pressi dell'argine dell'Adige. Ad essa appartengono l'ovi- le, situato un po 1 in disparte, e i connessi «diritti di pascolo» dei Fiemmesi. Nelle vicinanze della palude di Caldaro c'e una profonda cantina e presso la chiesetta di Monte una torre e una

e precisamente: la locanda, la stalla per i buoi e i cavalli, un piccolo casolare per i giornalieri ed una minuscola distilleria, la cantina esti- va presso la palude di Caldaro, diversi campi, prati e vigneti. Nei catasto teresiano del 1775 e scritto: «Gli eredi di Anton von Johanneser e Carl Franz von Luterotti pos- seggono congiuntamente il Mayrhof in localitä Monte, formato da una casa colonica con stalla e fienile ed un secondo casale anch'esso con stalla e fienile detto «an der Clausen«. 20 © L’osteria

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Merl tramite i loro tutori Georg Bernhart Merl zu Mihlen e Sichlburg e Christoff Vintschger von und zu Altenburg. Essi sottoscrivono una affittanza della durata di cinque anni con Peter Florian di Piccolongo. Questi riceve in dotazione una ca sa colonica con Stube, cucina e camere, alcune cantine, di cui una estiva, il torchio, la stalla, il fienile ed altre pertinenze, esclusi il torchio e la cantina situati presso il traghetto, che rimangono invece a disposizione del proprietario. Ciönondimeno

il locatario e autorizzato come per il passato a riporre merci in detti Ultimi loca- li e al padrone e a sua volta concesso depositare nella cantina estiva il vino invenduto. II principale dovere del fittavolo e quello di proteggere il maso dal fuoco. Deve procurare il materiale neces- sario alla manutenzione degli edifici, ma non giä quello che potrebbe servire per nuove costruzioni o che deb- ba essere prelevato a distanza superiore a mezzo miglio. Deve anche lavorare i terreni con diligenza ed alleva

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: la casa colonica, il magazzino , il fienile, il granaio, la stalla, l'aia, il cortile, il ripostiglio, il torchio, la cantina, la cantina sotterranea, il fomo e la camera del pane. Tutto questo, ad eccezione della sola cameretta del pane, veniva utilizzato in comune dai due. 31 Al Rochenhof apparteneva anche un podere rivierasco di 12 iugeri, a quel tempo invaso dalle acque dell'Adige. Ai locatari non era permesso fare legna, per venderla, nel bosco sito a valle del fienile, ma abbatterne solo quel

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, foglio 390 31 idem, 1835, foglio 1388 32 idem, 1855, foglio 476 33 idem, 1897, foglio 2695 34 Vfb. K. 1899, fogli 285-309 35 Archivio comunale di Vadena 1/16 © La cantina del maso Mover ® La vecchia cantina del maso Mover ai piedi del Monte di Mezzo

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duraturo». La nuova costruzione consisteva di un pianoterra e di un primo piano; fu collaudata il 7. 4. 1862. 100 Nell'anno 1896 sotto la piazza antistante la nuova canonica fu costruita una cantina ad uso della medesima e del maestro. Nel 1910 la canonica venne sopraelevata di un piano e assunse cosi l'attuale aspetto. Nel campanile della nuova chiesa pendevano tre campane, due piccole ed una piü grande, riservata ai giorni festivi, fusa il 27.11.1845 dal fonditore Josef Grafer di Bolzano. Il giorno

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volta furono lo Schönaichhof, l'Urferhof nei pressi del traghetto sull'Adige e la cantina del Castello andarono a Gasparo Ferrari, mentre i masi Castello, Masetta e Rosi spettarono a Guiseppe Ferrari. Sul luogo dell'abbandonato camposanto Gasparo Ferrari nel 1863 costrui una nuova casa padronale, mentre nei masi Caneve e Urfer si insediarono i fittavoli. Gasparo Ferrari nel 1868 fu elevato dall'imperatore Francesco Giuseppe al rango nobiliare. 23 Il maso Urfer fu in buona parte spazzato via

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e cantina (P. ed. 21). L'edificio adi- bito ad abitazione da Remich e invece ancor oggi abitato (P. ed. 22). I due masi avevano in comune un forno per il pane. La quota parte di Fahnenrock fu in seguito venduta a Roman Prenner, amministratore dei beni dei signori di Greiffenstein e Burgstall a Maia Alta ; secondo il catasto teresiano, infatti, a Roman Prenner appartenevano 3/8 del maso Greit e metä della casa al civico n. 28. 27 Thomas Josef von Prenner zu Mauern e Pichl vendette la sua parte di maso

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dell'Häringhof. In seguito a tali dispute le varie proprietä vennero delimitate con ap- positi cippi confinari. 13 Gli affittuari del Rochenhof furono: fino al 1582 Veit Schorn, dal 1582 al 1586 Antoni Campanella, dal 1586 al 1591 Hans Runs, oste a Monte, dal 1591 al 1597 Antoni Augustin. Alla fine del con tratto di affittanza, fra Campanella e Franzischg von Madruzo scoppiö una contesa, perche il primo sosteneva di aver ricostruito la cantina del maso. Altro affittuario di quel periodo in Piccolongo

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di intradosso e in posizione elevata conduceva all'intemo del castello. Entrando per questo varco secondario ci si ritrovava in una corte interna (H). La metä nord-occidentale del castello era verosimilmente occupata da un palazzo a piü piani adibito ad abitazioni. Dalla corte, attraverso una porta a livello del terreno si entrava in un ampio locale (a) dalla pianta irregolare che serviva da cantina e da deposito. La parete esterna del palazzo era formata dal muro stesso di cinta. Nella parte interna

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, a condizione di allevare i tre ragazzi e di curare la manutenzione del traghetto in modo tale che sia utilizzabile anche dai carri. Non molto tempo dopo Michl annega nelle acque dell'Adige. Nel 1584 i tutori dei ragazzi decidono di subaffittare il maso. Casa colonica, cascina, corte, fienile, stalla, granaio, fomo, cantina, campi, prati, vigneto e traghetto furono dati in locazione per cinque anni a Caspar Minig, oste in localitä «Haiden» a Ora. 7 Dopo la morte di questi e di sua moglie avvenuta nel 1587

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erano immagazzinati nella cantina del Museo di Bolzano, il nostro catalogo del 1971 pote essere ampliato in maniera fondamentale. All'osservatore attento non sfuggirä che il nostro lavoro del 1971 su Vadena costituisce anche il fonda- mento della «tabella della combinazione » e «strati- grafia orizzontale» di Vadena di Renato Peroni, anche se l'eclettico professore di Roma si sforza convulsa- mente di mettere a tacere i risultati della nostra ricerca. E' in ogni caso sicuro che, dall'estate del 1971

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estensione approssimativa era di circa 255 staia, ven- ne suddiviso in tre parti. 9 Nel catasto tributario del 1749 il maso Stadio e descritto come segue; i fratelli Johann Peter e Carl Pichler posseggono: 2 case d'abitazione con pozzo, cantina, corte, torchio, fienile, stalle, orto e 70 staia di campi e vigneti; un prato, chiamato Moospergl, di circa 13 Tagmahd, ma al momento incolto e invaso dalle erbacce, una palude e un terreno rivierasco di 8 iugeri, detto Schwein-Wiese; un terreno paludoso

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fu giä di Johann Baptista Remich, a nord con l'ontaneto del maso Pelhamer. Tale proprietä e allodiale, il che vuol dire che non e gravata da censi. Il maso Pelhamer con l'attiguo maso «Dodeschg» e formato dai sottoelencati beni: 1. una fresca cantina con annessa casa padronale; 2. una casa colonica nei pressi della chiesa di S. Maria Maddalena, con fienile, stalla ed un piccolo orticello; 3. un boschetto da legna; 4. un prato paludoso comunemente detto «Pfrenger»; 5. un ontaneto di 24 Starland

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ai nostri- giorni ai vari discendenti di questa famiglia. Dapprima ai tre figli di Domenico: Michele Carlo, Giuseppe e Gasparo. Essi ingrandirono i loro possedimenti acquistando nel 1838 il maso Masetta e nel 1844 il maso Rosi (Dal Lago). Tali beni furono in seguito divisi fra Gasparo da una parte e gli altri due fratelli dall'altra. Gaspa ro ottenne la cantina del maso Castello, che da quel momento si chiamö maso Caneve, il terreno dell'ex Schö naichhof e l'Urferhof. Ai fratelli Michele Carlo

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, figlia di Georg Anton, il maso Pelhamer nel 1770 si trasmette alla famiglia von Zallinger. Un documento del 1775 37 descrive come segue la consistenza dei beni. Peter von Zallinger possiede: il maso Pelhamer, l'annesso maso detto Pfi- sterle, alcuni terreni rivieraschi sui quali una volta sorgeva una costruzione ed, inoltre, il Dodeschgenhof, composto da casa colonica, stalla, cantina e prati. In uno dei poderi incolti del Pelhamerhof c'era perciö una volta un edificio che oggi non siamo in grado

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