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Anno:
1889
Italia Irredenta : paesi - storia - impressioni
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Pagina 128 di 379
Autore: Chiesi, Gustavo / Gustavo Chiesi
Luogo: Milano
Editore: Aliprandi
Descrizione fisica: 374 S. : Ill.
Lingua: Italienisch
Segnatura: III 79.502
ID interno: 333735
Si sa che in questa sta la parte più povera della popolazione tridentina: ma la più povera è anche la più densa, e un Municipio oculato come per molte prove ha dimostrato d’essere quello di Trento, non può, non deve tardare .nell’opera di salutare trasformazione cui tende la civile e gentile sua città, di volgere la sua attenzione sui sacrilegi igienici, edilizi, che ognuno può di leggieri riscontrare visitando il quartiere dei meno abbienti, massime quando la cattiva stagione fa trasudare

l’umido da quelle meschine casupole: ed un po’di pioggia cambia in torrentelli le stradicciuole in declivio, e le piccole piazze in gore stagnanti. Toltone questo inconveniente della parte bassa, che ci dà purtroppo un’idea della Trento del passato, quando ancora la chiudevano tutto all’intorno le alte mura di Teodorico, e. quando nessuna cura o ben poca si aveva dei precetti fondamentali dell’igiene pubblica — inconve niente del resto comune, ed in proporzioni ben più allarmanti e tristi, a tante

simpatia per il soggiorno di questa città attiva e laboriosa, nella quale- sentite d’essere in patria e fra . gente della vostra gente. E se il visitatore vuol convincersi meglio che qui tutto spira il sentimento della patria italiana, non - deve obliare di fare una breve visita al Municipio, ove tra il Museo, la Biblioteca e gli Archivi, sono raccolti quanti documenti si ponno desiderare sulla italianità non mai smentita di Trento e delle popolazioni e terre che la circondano. . Il palazzo municipale

di Trento, detto nuovo, perchè la prima sede del Comune fu da molti anni abbandonata e trasformata in istituto scolastico commerciale, sorge in via Larga, nella località ove un tempo sorgevano le case della famiglia Bellenzani — una fra le più illustri che siano rammentate nella storia tridentina, e dalla quale usci quel Rodolfo, già da noi menzionato, tribuno del popolo contro .la tirannide vescovile del Lichtenstein, proclamatore della repubblica trentina, eppoi vinto, decapitato sulla piazza maggiore

. — Fu dapprima pro prietà è residenza dei conti di Tono o Thunn, quando questi 'avevano parte nella storia della città e le diedero due principi vescovi. In questo palazzo ai tempi del Concilio abitarono i cardinali Ercole Gonzaga e Giovanni Morone. Nella grande sala delle adunanze della rappresentanza cittadina, si conserva un altro quadro del Concilio, simile a quello che non si può vedere in Santa Maria Maggiore, ed un altro -, rappresentante la Guardia Civica tridentina — istituzione francese — del 1801

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Libri
Anno:
1889
Italia Irredenta : paesi - storia - impressioni
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Pagina 133 di 379
Autore: Chiesi, Gustavo / Gustavo Chiesi
Luogo: Milano
Editore: Aliprandi
Descrizione fisica: 374 S. : Ill.
Lingua: Italienisch
Segnatura: III 79.502
ID interno: 333735
, sebbene rifatto 0 rimaneggiafo in varie epoche, coperto in qualche parte da recenti costruzioni, vedesi. tuttavia l’antica quadrata torre in pietra -viva, ove risuona sempre lo storico campanone della Renga, chiamato oggidì alle modeste funzioni di indicatore delle, funzioni sacre e delle ore — lui, che nell’epoca comunale, chiamava a consiglio il Magistrato consolare: lui, che annunciava l’ingresso in città del principe vescovo e dei podestà, quando venivano per la prima volta lui, che aveva dato

il segnale della ribellione ai tempi di Rodolfo de’ Bellenzani, e dopo ancora della guerra rustica— lui, che aveva suonato per imperatori e papi — che aveva annunziato la ragunata del Concilio e la lettura delle sue decisioni — lui, che suonò a festa tanto per le vittorie dei Francesi, che per il ritorno degli Austriaci: per la proclamazione del Régno Italico e per la restaurazione definitiva del 1815 — lui insomma, che ebbe la sua parte, e non ultima, nella storia tridentina, se ne sta là dentro come

umiliato, ferito nella sua dignità di campana storica messa a riposo, e aspetta, per far sentire per tutta la valle Trentina, che la sua voce grave e sonora, di baritono sfogato fra le campane, non s’è ancora constimata nel suonar messe e benedizioni, mattutini e vespri, il giorno in cui potrà salutare, colla partenza delle truppe austriache, lo sventolare della bandiera tricolore, emblema della Patria e della libertà. Il palazzo del Pretorio era l’antica residenza dei principi vescovi, prima .che

facessero rimodernare il Castello del Buon Consiglio: ed il cronista tridentino Michelangelo Mariani lo ritiene tanto antico, da affermare, senza timore di sparare qualche grossa frottola, che in esso' « vi furono persino i predecessori di,San Vigilio ». All’autore del libro Trento con il Sacro Concilio et notabili, lascio l’intera responsabilità della sua affermazione. * Degli edifici pubblici moderni di Trento, il più notevole per la grandiosità, lo splendore, direi quasi, col quale venne costrutto

, é il Palazzo nuovo della Giustizia — sede dell’impe riale e reale Tribunale distrettuale, della Procura di stato e della Pretura urbana — eretto nella via nuova, che da piazza di Fiera va in piazza d’Armi. I primitivi disegni di questo maestoso e severo edificio furono dati dall’architetto trentino Ignazio Liberi: il Ministero dei lavori pubblici di Vienna li modificò, in molte parti, ed in ispecie nella tecnica, per quello che riguardava le annesse prigioni. Occupa la non piccola superficie di tredicimila

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Libri
Anno:
1889
Italia Irredenta : paesi - storia - impressioni
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Pagina 292 di 379
Autore: Chiesi, Gustavo / Gustavo Chiesi
Luogo: Milano
Editore: Aliprandi
Descrizione fisica: 374 S. : Ill.
Lingua: Italienisch
Segnatura: III 79.502
ID interno: 333735
e colonnette bizzarramente disposte. La parte più antica della cattedrale di San Giusto è la navata centrale, illuminata da un rosone in marmo di stile gotico, mirabile, finissimo lavoro, che se non è opera di qualcuno de’ più celebri maestri comensi, certo merita di esserlo. Questa navata di stile' bizantino perfetta, è per sé stessa un cospiscuo monumento d’arte, considerato anzi come il più notevole che si ammiri negli stati di S. M. apostolica. L’abside, conservante tuttora la sua forma

originale porta un grandissimo mosaico del secolo V, abba stanza ben conservato, interessante al sommo grado per la storia dell’arte. Rappresenta i dodici Apostoli, e nella parte superiore c’è la Vergine col bambino, in atto di benedire, fra un gloria di angioli. I dadi di cui questo mosaico è formato sono di vetri e di pietre colorate : tutto il fondo è dorato. Un altro mosaico, notevole pur questo, ma di minor pregio del precedente comechè di lavoro più recente e meno accurato, orna l’abside della

navata appartenente alla seconda chiesa, aggiunta all’antica basilica. Rappresenta il Redentore, i due patroni della città, san Giusto e san Servolo. In uno cappella appartata, chiusa da bella cancellata in ferro battuto, sono conservati i reliquari ed i tesori della cattedrale: male cose più curiose che vi si possono osservare, sono l’antico battistero, antichissima vasca di marmo pario, che dovette in origine servire a qualche edificio greco spogliato dai Romani: indi un pozzo al certo più antico

della chiesa, e cosa abbastanza singolare per trovarsi nell’interno della chiesa stessa. In San Giusto trovansi alcuni monumenti funerari di personaggi cospicui; cito, fra gli altri, quello di Bernardo Rossetti, illustratore dei codici e delle storie triestine: e quello di Don Garlos (Carlo V) re di Spagna, in partibus, il vessillifero del legittimismo spagnuolo, avo dall’attuale famigerato Don Carlos, sconfitto nelle sue pretese di regno dal partito di Maria Cristina, combattente nel nome

greco-romani: gli stipiti della porta maggiore, per esempio, son fatti coi pezzi di un antico monumento sepolcrale romano, ancora oggi benché logori e rovinati in quell’uso, di grande pregio per gli archeologi. Ma ciò che dà'alla cattedrale di San Giusto'quella impronta tutta sua, ch’è scolpita nel cuore d’ogni buon triestino, che rimane indimenticata a chi potè comprenderla, è il grave, massiccio torrione che le sta allato, e sorgente là dove un tempo fumavano le are, dedicate alla somme divinità

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Libri
Anno:
1889
Italia Irredenta : paesi - storia - impressioni
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Pagina 199 di 379
Autore: Chiesi, Gustavo / Gustavo Chiesi
Luogo: Milano
Editore: Aliprandi
Descrizione fisica: 374 S. : Ill.
Lingua: Italienisch
Segnatura: III 79.502
ID interno: 333735
ferrata colla rapidità, la sicurezza e l’economia della spesa, ha pressoché soppressa questa specie di. primitiva navigazione fluviale, della quale Sacco era uno degli empori- Di Sacco é Clemente Baroni storiografo accurato della Valle Lagarina, morto alla fine del secolo scorso. Per un bel ponte metallico, costrutto a spese del Comune di Rovereto, si passa sulla destra dell’Adige: e di là la strada s’avvia per Isera, attraversando una plaga fertilissima, tutta a-vigneti e che dà — dicono

, s’erge isolata tra .il fiume ed il monte, veggonsi altre rovine: son quelle dell’antichissimo castello di Pradaglia, già dei Castelbarco, e distrutto nel 14x6 dei Veneziani, che non ci tenevano molto ad avere nelle loro vicinanze di questi manieri, la cui custodia importava una spesa, e che per le vicende della guerra, da un mo mento all’altro, potevano servire di rifugio e resistenza ai nemici. Fra Fiera e Pradaglia, al tempo della guerra dei Veneziani contro Sigismondo d Austria, 0 pochi giorni

prima della battaglia di Calliano, avvenne una disfida abbastanza curiosa, che senza esser famosa come quella di Barletta, non merita però di esser lasciata nell’oblìo. L’esercito dell’arciduca Sigismondo accampava sotto Isera: ed i Veneti, capitanati da Roberto Sanseverino, al di là dell’Adige. Un giorno il conte Giovanni Sonnenburg inviò al campo veneto una sfida per chiunque volesse contro lui provarsi a singoiar certame, in steccato chiuso: premio del vincitore sarebbero stati mille scudi

ed il cavallo del vinto. Anton Maria Sanseverino figlio di Roberto accettò la sfida. Lo steccato per il campo della tenzone fu eretto nella località che ora è detta Tradaga. I combattenti fecero vari fierissimi assalti: poi gettate le spade, ormai ridotte sulle corazze lucenti ad inutili mozziconi, lottarono per lungo tempo corpo a corpo: finché riuscì al Sanseverino di atterrare il tedesco e porselo sotto. Ma il De Sonnenburg, afferrato il puguale del Sanseverino lo feri ripetutamente a tergo in una parte

antichissima: forse fu uno dei centri principali dell’occupazione romana in questa regione: certamente era attraversata da una delle due strade militari romane che risa livano l’Adige: strada che si conservò fino al tempo della dominazione longobarda — Paolo

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Libri
Anno:
1889
Italia Irredenta : paesi - storia - impressioni
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Pagina 124 di 379
Autore: Chiesi, Gustavo / Gustavo Chiesi
Luogo: Milano
Editore: Aliprandi
Descrizione fisica: 374 S. : Ill.
Lingua: Italienisch
Segnatura: III 79.502
ID interno: 333735
che ove sorge ora questo castello, e più precisamente là dove s’alza l’antico torrione rotondo, sorgesse ai tempi romani una rocca a riscontro della Verruca; e se si considera la posizione rispettiva dei due, colli frontéggianti l’un l’altro, e fra. di loro l’Adige, che non peranco stretto dalle arginature nell’alveo attuale, dilagava a capriccio nel mezzo della'vallata; se si considera . tutto ciò, la ipotesi appare ragionevole, perchè le due rocche così poste, validamente avrebbero sbarrato

il passo a chiunque dall’Alpi per quella via fosse sceso in Italia. Ma dell’origiiie romana di questo castello, nulla oggidì havvi che parli in modo positivo all’infuori della vaga tradizione, che attraverso i secoli scese fino a noi, e delle induzioni dei dotti. Lo stesso torrióne rotondo, antichissimo, sebbene lo si chiami torre d’Augusto, è evidentemente opera dei tempi di mezzo, sorta forse sulle fondamenta dell’antica opera romana. Nei tempi peggiori del medio evo, il Castello di Trento

, circoscritto alla sola parte superiore, raggruppantesi intorno alla torre rotonda, più che altro, fu una rocca di presidio, un arnese di guerra, e dai feudatari, prima della venuta di Corrado il Salico, e dai principi vescovi poscia, volto ad un tempo contro i nemici inva denti il territorio, e contro i fedeli popoli della città, quando nelle convulsioni del loro malessere tentavano ribellarsi agli amatissimi signori. K questo forte resistente all’urto di tanti eventi, conservò ancora per molto tempo

il nome di Ca stello vecchio. Verso la metà del secolo decimo- quinto i vescovi principi di Trento pensarono a fare di Castello vecchio la residenza della loro corte. Primo fu il vescovo Giorgio di Flach, che muni di torri e di propugnacoli il Castello vecchio : continuò l’opera sua Giovanni di Hinderbach (1465-1486) che cominciò i lavori del Castello nuovo: ma il merito di avviare vigorosamente la grande opera e condurla a termine spettò al principe vescovo cardinale Bernardo desio, il quale

si affidò pei / disegni al veronese Gian Maria Falconetto, e per le -, opere di costruzione a mastro Martino da Como: novella prova questa dell’indole nazionale ' che anche allora, principi e popolazioni forse incoscienti, si imponeva' nel gusto, e nell’arte della regione, sebbene il genio e l’indole della vicina Germania tentassero già di soffiarvi , il loro alito e di mettervi radice. i Dal lavoro riunito del Falconetto e di mastro Martino da Como, ne venne quel com plesso euritmico e grandioso, che

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Libri
Anno:
1889
Italia Irredenta : paesi - storia - impressioni
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Pagina 122 di 379
Autore: Chiesi, Gustavo / Gustavo Chiesi
Luogo: Milano
Editore: Aliprandi
Descrizione fisica: 374 S. : Ill.
Lingua: Italienisch
Segnatura: III 79.502
ID interno: 333735
nel 1819, incendiandolo: non ne rimase che il cosidetto organino. I quadri, tutti di carattere sacro, sono di scuola veneta, e non sempre della migliore: copie ed imitazioni dei grandi di questa scuola prodigiosa, che va dal Bellini al Giorgione, da Paolo Veronese a Tiziano — ma non più oltre. Nel coro, ricoperto da un gran tendale oscuro, c’è il quadro — dal punto di vista storico, oggidì, la cosa piu importante di questa chiesa — nel quale sono ritratti i padri del Concilio durante una

resto fu tanto infausta per il progresso del pensiero e della dignità umana l’opera del Concilio, che pensandovi sopra, in quel momento in cui mi trovai in Santa Maria Maggiore, non volli fare un passo per vedere i musi dei padri e dottori della Chiesa che vi presero parte — le cui gesta e quelle del Papato assieme, troppo bene ha narrate il frate consultore della Serenissima, Paolo Sarpi — meritevoli, più che le loro vittime di quei roghi e di quei patiboli, che in base ai loro giu dicati

, si eressero e si accèsero qua e là per l’Europa, rituffata nel gran bagno della super stizióne, e stretta fra gli aculei ribaditi del dogma, nei due secoli che il Concilio, di Trento seguirono. Pensai che su quelle faccie scialbe o giallastre, o paffute e rosee, divorate da tristi ed invide passioni, o letificate dal gaudio d’ogni dolcezza terrena, di quei padri' della Chiesa, che tanta ombra d’oscurantismo sparsero sulla umanità, abbrutita e prostrata, non. doveva pro- ' fanarsi un raggio di sole del

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Libri
Anno:
1889
Italia Irredenta : paesi - storia - impressioni
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Pagina 285 di 379
Autore: Chiesi, Gustavo / Gustavo Chiesi
Luogo: Milano
Editore: Aliprandi
Descrizione fisica: 374 S. : Ill.
Lingua: Italienisch
Segnatura: III 79.502
ID interno: 333735
Dieci consiglieri compongono la Delegazione municipale, con attribuzioni proprie, segnate dallo statuto, analoghe a quelle delle nostre Giunte — poiché è la Delegazione che studia e pre para le pratiche da proporsi al Consiglio e veglia onde le deliberazioni di questo abbiano piena ed intera esecuzione. L’elezione dei consiglieri viene fatta dai quattro corpi elettorali, nei quali, secondo lo statuto, è diviso il popolo della città, e dai sei distretti elettorali in cui è ripartita la popo

di fiorini, dei quali il Comune, che trovasi cosi in floridissime condizioni, dispone largamente per il buon andamento dei servizi pubblici e per il miglioramento morale, materiale, edilizio della'popolazione e della città. Davanti al palazzo, assai danneggiata dal tempo e dagli uomini, sorge la barocca fontana, detta di Maria Teresa, eretta per deliberazione del Senato di Trieste, nel 1751, onde onorare l’imperatore Francesco I e Maria Teresa, sotto il cui governo Trieste andava ampliandosi

e prosperando negli affari. È opera, artisticamente di poco pregio, dello scultore Mazzoleni; consta di un ammasso di roccie sulle quali si seggono quattro statue simboleggianti le parti del mondo : sulla vetta domina una statua di miglior modéllatura delle altre che vorrebbe essere la Fama. Un’ampollosa iscrizione latina dice della dedica di quella fontana ai prefati sovrani. Non molto lungi dalla fontana del Mazzoleni, davanti all’ala sinistra del palazzo muni cipale sorge la colonna eretta nel 1727

in onore di Carlo VI «Bello ac pace» — dice l’iscri zione — « inter magnos maximo » — pei provvedimenti coi quali a « tranquillitate firmata » favori , lo sviluppo dei traffici tergestini. Gli altri due lati della Piazza Grande sono . chiusi: a destra del palazzo municipale da begli edifici, tr^ i quali primeggia il nuovo e magnifico palazzo — che fa anche angolo colla via del Corso — occupato dall ’Hotel Delorme, sorto sul luogo dell’antica Locanda Grande, il cui nome rammenta la tragedia

di * Winkelmann. L’Hötel Delorme, da uno dei cui balconi, sulla Piazza^ Grande, ho passato qualche ora nella tacita contemplazione del mare che mi si apriva davanti all’orizzonte e del formicolio della gente e dei rotabili sulla piazza, non potrebbe G- Chiesi — Italia Irredenta, * - 36

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Libri
Anno:
1889
Italia Irredenta : paesi - storia - impressioni
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Pagina 265 di 379
Autore: Chiesi, Gustavo / Gustavo Chiesi
Luogo: Milano
Editore: Aliprandi
Descrizione fisica: 374 S. : Ill.
Lingua: Italienisch
Segnatura: III 79.502
ID interno: 333735
mercio d’allora fu prematuro: e la Compagnia Orientale, dopo, d’aver visto ingoiati i suoi capitali in infeconde, per^quanto ardite speculazioni, dovette fallire. Questo’’disastro non ebbe forza di far arrestare la marcia ascendente della prosperità triestina. Ormai l’impulso vitale era dato, ed il nuovo periodo doveva avere il suo naturale svolgimento. Sotto l’impero avventuroso di Maria Teresa, questo stato di cose si consolidò: e Trieste potè da allora in poi guardare sicura al proprio

avvenire. Ciò che è vero, é vero: e sarebbe più che una piccolezza, un grave torto per chi scrive, un venir meno a quella sincerità di propositi alla quale mai sempre si inspirò, il tacerlo. Il regno di Maria Teresa fu per Trieste un periodo provvidenziale. Fu Maria Teresa che proclamò la libertà del commercio e del traffico: estese, alla città ed al territorio le immunità doganali finallora limitate al solo porto. E siccome un alito di progresso, di rinnovamento, precursore della grandi: e redentrice

Rivoluzione francese, scorreva in quel torno su tutta l’Europa, dalla corte di Russia a quella di Maria Teresa, dalla corte di Napoli a quella di Berlino — ove Federico il grande, filosofando e_ combattendo gettava i primi germi della risurrezione tedesca — le riforme provvide ed uma nitarie predicate dai filosofi, dagli economisti che qua e là cominciavano a pullulare, ebbero qualche benefico tentativo di applicazione ed anche qualche applicazione sincera. Così, per Trieste, cui urgeva all’Impero di far

in ogni modo prosperare, oltre i benefici più sopra ri cordati, l’imperatrice accordò immunità personali a tutti gli abitanti, protesse lo stanziarsi degli' stranieri : accordò — e fu un gran passo — libertà di culto agli israeliti, ai greci, agli illirici, ed emanò una quantità di leggi atte a favorire il commercio, a proteggerlo, e a dare incremento alla marina mercantile. Parecchie istituzioni, che dovevano tornare giovevoli a quei due fattori della crescente ricchezza di Trento, vennero create

: ad inerpicarsi sui colli ed a guadagnare da un lato e dall’altro 'la spiaggia. Anche in questo rinnovamento, Maria Teresa ha la sua parte di merito: poiché, sotto i di lei auspici furono costrutti, nel porto: il nlolo, la Lanterna (non quella che'ora esiste, datante dal 18^4), il molo di San Carlo: il Lazzaretto (óra distrutto), poi il palazzo di Governo: l’acquedotto che mette capo alle principali fontane della città: il Canal grande e la Dogana. « Con queste opere di pubblica utilità scrive il Cavalli

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Anno:
1889
Italia Irredenta : paesi - storia - impressioni
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Pagina 303 di 379
Autore: Chiesi, Gustavo / Gustavo Chiesi
Luogo: Milano
Editore: Aliprandi
Descrizione fisica: 374 S. : Ill.
Lingua: Italienisch
Segnatura: III 79.502
ID interno: 333735
Trieste, e l’Istria 299 stroni degli apparta'menti, lo spettacolo del mare, del golfo, della città, del parco e delle di rupate pendici del Carso, che tutte si dominano nella loro minacciosa imponenza, esercita un vero fascino sul visitatore. E si capisce l’affetto che per quésto luogo'di delizie, primo nido de’ suoi amori colla sventurata donna che gli fu moglie, e da lui creato, Massimiliano d’Austria aveva concepito. Architettonicamente, la parte migliore, veramente artistica del castello

di * Miramar, è il grande scalone, nel quale l’autore trovò una combinazione di linee, maestosa, imponente. Dire dello sfarzo, perfino schiacciante, col quale sono ammobigliati gli appartamenti di Miramar, è cosa superflua. Dovrei fare un lungo inventario di mobili e di oggetti, gli uni più fastosi degli altri: e parecchi anche di interesse storico — come ad esempio l’elegantissima scrivania rococò della ex imperatrice* Carlotta, che già appartenne a Maria Antonietta, la quale ultima, malgrado tutto, può

dirsi assai più fortunata della moglie di Massimiliano, perché le sventure ed il supplizio le furono precedute dalla giocondità d’un ventennio di regno, di feste, d’amori; e venuto, il turbine livellatore della Nemesi popolare, Maria Antonietta, sebbene da quello travolta, non sopravvisse, come la povera Carlotta, lunghi anni fra le angoscie dei( rimpianti e le convulsioni penose della mente malata, sempre ingombra di atroci, terri ficanti visioni. La sala del trono e quella di ricevimento

, quantunque parte d’una proprietà privata dell’im peratore d’Austria, ponno gareggiare per fasto colle sale della reggia. Interessante, in questo appartamento, è la collezione dei ritratti di famiglia, nei quali vi sono tipi che potrebbero dar da pensare, parecchio, al professore Lombroso. Fra questi rimane pur sempre il più sim-

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Anno:
1889
Italia Irredenta : paesi - storia - impressioni
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Pagina 121 di 379
Autore: Chiesi, Gustavo / Gustavo Chiesi
Luogo: Milano
Editore: Aliprandi
Descrizione fisica: 374 S. : Ill.
Lingua: Italienisch
Segnatura: III 79.502
ID interno: 333735
Trento ed il Trentino ri 7 colle quali il Papato pose argine al dilagare della Riforma ed aggiogò al suo carro da nume indiano per altri tre secoli buona parte della civile umanità. Nelle tombe, che tante volte meglio di qualunque altro monumento narrano la storia vissuta del paese, contenute dalla cattedrale tridentina, .vanno distinte quella più o meno autentica del vescovo sant’Adalpreto, primo predicatore del Cristianesimo in questa vallata, difesa da una densa inferriata, con una placca

di Liduino Piccolomini, preposito del Capitolo tridentino e della stessa famiglia sanese dalla quale era uscito Enea Silvio— pure canonico nella cattedrale di Trento— che' fu poi Pio II, animo d’artista, dotto e mite: letterato più fortunato, che non pontefice e politico. E di questo basta. Usciti dal Duomo, sia per la porta maggiore, sia per l’antico portale che è sulla fiancata settentrionale, se attraversiamo la piazza e prendiamo la via che corre un po’ divergente dalla via Larga, arriviamo in pochi

alle disquisizioni teologiche dei padri del Concilio: il quale, appunto in questa chiesa tenne tutte le sue adu- , nanze. Gli altari che la fiancheggiano a marmi di varie specie, tendono per il loro disegno a( barocchismo del seicento. Dicono fosse celeberrimo l’organo, del quäle si vede tuttavia una cantoria in marmo di elegante disegno, e con buone figure a bassorilievi e statuette: era egli pure opera del cinquecento, della . celebre scuola lombarda’di Bartolomeo Antegnati: aveva duemila centottanta canne

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