XX annuale dello Statuto speciale di autonomia : 16. 2. 1948 - 26. 2. 1968
quell’autonomia di cui s'è parlato prima. Osservo anche che la maggior ar ticolazione, consentita proprio dal reggimento autonomo ha permes so di identificare meglio e con temporaneamente le diversità di interessi esistenti fra Bolzano e Trento, mettendo in risalto, com pletamente, le connessioni econo miche e sociali che pur tuttavia le gano le due zone provinciali. - In ordine al ruolo di Bolzano ca poluogo, quale situazione è emer sa nei venti anni di esperienza au tonomistica? - abbiamo
chiesto all’ing. Pasquali, appunto rifacen doci al suo accenno alle interdi pendenze che i due capoluoghi presentano ed alle diversità strut turali delle due economie. - L’Alto Adige - ci ha detto il sin daco di Bolzano - vive una parti colare tensione etnica, che è pur troppo nota a tutti. Accanto al l'aspetto negativo di tale tensione, dobbiamo porre in attivo la ferti lità che la tensione stessa, se con tenuta entro limiti di convivenza, ha determinato in Bolzano. Pur troppo tale fertilità, per
molteplici ragioni, ha più un significato po tenziale che attuale, a causa di difficoltà legate soprattutto ad un certo squilibrio politico. Tale squilibrio viene dall’inevitabi le concorrenza che, specie di fron te ai fatti amministrativi, si è deter minata fra i due capoluoghi; ed anche da una certa politica perse guita dalla Giunta provinciale di Bolzano. Vi è un fondamento a questa politica. In effetti la provin cia, nei confronti del capoluogo, è sempre vissuta in una condizione di minorità. Gli
effetti si sono visti nel deterio ramento costante dello standard di vita delle valli e nell’accumu- larsi dei problemi di sviluppo. Di qui una giustificazione all’atteggia mento dell’amministrazione provin ciale, che ha impostato una tera pia ambientale comprensibile, ma nella quale Bolzano è venuto a trovarsi, per cosi dire, incapsulato, con limitate prospettive per l'avve nire. Si capisce pertanto che per Bol zano esistono due distinti proble mi: un più funzionale rapporto con la sua provincia, che
deve costi tuire uno hinterland capace di scambi reciproci e un rapporto costante e efficiente con Trento. La stessa struttura geoeconomica spinge Bolzano verso Trento. La via dello sviluppo corre lungo l’asta atesina, verso sud, ed è assurdo pensare che lo spazio di vita del capoluogo altoatesino finisca a Salorno. Ciò propone alcune riflessioni in ordine alle modifiche previste dal « pacchetto », poiché fa rilevare come le esperienze di questi venti anni esigono - accanto ad una pretesa