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Libri
Categoria:
Giurisprudenza, politica
Anno:
1919
Trentino.- (Guida dei campi di battaglia ; 4)
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Pagina 230 di 268
Descrizione fisica: VIII, S. 711 - 958 : zahlr. Ill., Kt.
Lingua: Italienisch
Soggetto: g.Trentino;s.Italienfront <1915-1918>;f.Führer
Segnatura: II 219.331/4
ID interno: 370979
Pian Borno e nei paesi che si trovano seguendo la strada che conduce a Edolo. Il paese più importante, vero centro della vita di vai Camonica è Breno (8,5 - 67,5) a cui si giunge dopo aver toccato Cogno, Malegno e Cividate Ca rmino. Anche Breno ha origini remote testimoniate dai ruderi di un maniero che si sporgono da una rupe. Era ai tempi dei romani importantissimo. Aveva tribunale, basilica, teatro, acquedotto. Ora è una borgata. Breno è a ridosso di un'enorme massa roc ciosa, sulla quale

torreggia il grande castello ricco di mura che sbar rava la valle. Molti muretti a secco tagliano in lungo e in largo i dossi eibosi. Siamo già a circa mille metri sul mare. Breno conta 1700 abitanti, ha un ospedale, una filanda ed è il centro commer ciale e storico della vai Camonica. Possiede una banca, ha vari al berghi ed alcune piazze assai belle. Qualche vicoletto s'insinua, sas soso, tra le case, le quali sono di bella e solida costruzione e alcune vivacemente dipinte. Tutti i tetti sono

di lavagna. Ha chiese di no tevole valore storico. Perchè gli abitanti della valle si chiamano Camoni, ce lo raccontano i croni sti. Pare che la voce derivi da Camillus (Garzoni) o, secondo altri, dal Marte Gallico, venerato a Rhuius, col nome di Camulo. Ai tempi dei romani, gli abitanti di questa valle erano cacciatori, pastori e agricoltori. Strabone li chiamò « rapaci ed indomiti», perchè, spinti forse dalla necessità del vitto, scendevano rapinando, ai colli ed al piano. A Breno si rinvennero

documenti e lapidi romane. Frammenti di marmi la vorati anticamente, anche nella parte superiore della valle, dimostrano che la Ca- monia fu prospera durante l'impero romano, quando aveva diritto di militare nelle legioni romane, di avere magistrature pubbliche, di ereditare e di possedere secondo le leggi romane e di governarsi con magistrati propri eletti dal popolo. I larici di questa zona furono adoperati dai romani per difesa di guerra, per ponti militari, ecc. Racconta Vitruvio che gli alpigiani

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