¬La¬ famiglia Orefici di Rovereto.- (Famiglie nobili trentine ; 21)
Bortolameo occupò la carica di provveditore presso il locale Municipio negli anni 1573, 76, 79 e 87 e lasciò morendo le figlie Giulia sposatasi con Gio Battista Smitarello, Armellina andata sposa a Valentino, figlio di Nicolò Pandini di Lizzana, carta di dote in data 14 agusto 1585, a rogiti Giuseppe Resmini R), e un unico figlio Francesco. Questi fu insignito della carica di provveditore nel 1607, 12 e 15; possedeva a Rovereto tre case, una nel borgo di Santa Ca terina (comperata da Jacopo
Angheben come da documento 26 e 30 gennaio 1607, s rogiti Francesco Partini ( 2 ), l’altra in contrada canonicae veteris (comperata da Nicolò Savioli, come dall’atto 12 novembre 1606, a rogiti Bonafede Malinverno ( ,T ) e la casa pa terna, sede della famiglia, situata nella piazza Pretoria (del Podestà) oggi casa Canestrini, indivisa col cugino Cristoforo, dal quale comperò la parte a lui spettante, atto 8 febbraio 1602, a rogiti Gasparo Berrà vai lo ( 4 ). Francesco aveva sposato Giacomina, figlia
di Giovanni Sa violi, la quale testò in data 8 febbraio 1624, a rogiti Bonafede Malinverno (”) e morì il giorno 14 luglio dello stesso anno, mentre suo marito era passato a miglior vita già nel 1615, dopo aver fatto testamento in data 1 agosto 1615, a rogiti Gasparo Paga- nini ( B ) nel quale espresse la volontà di essere sepolto nella tomba di famiglia esistente nella chiesa della Madonna del Carmine in Santa Maria ; un’altra tomba la famiglia Orefici possedeva nella chiesa di San Marco, la pietra
sepolcrale della quale portava l’in scrizione : FAMI PIA DELLI OREFICI, I due coniugi procrearono una serie di figli, che furono il lustro della nostra città. Veromca andò sposa a Gasparo, figlio di Nicolò Cosmi; Rosana sposò Andrea Baroni di Sacco, carta di dote in data 7 ottobre 1619, a rogiti Gasparo Paganini ( 7 ) e 14 ottobre 1636, a rogiti Gio Tomaso Malfatti ( 8 ); Giovanni si laureò in ambo le leggi, fu provveditore della città nel 1617, 23, 26,29, 32, 35, 39 e 49; testò in data 24 maggio 1630