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Libri
Categoria:
Storia
Anno:
1903
¬La¬ famiglia Lindegg e le signorie di Lizzana, Mollenburg, Weissenberg, Marbach e Arndorf.- (Famiglie nobili trentine ; [1])
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Pagina 11 di 35
Autore: Perini, Quintilio / Quintilio Perini
Luogo: Rovereto
Editore: Ugo Grandi
Descrizione fisica: 28, IV Taf. : Ill., Kt.
Lingua: Italienisch
Commenti: Aus: Atti dell'I. R. Accademia di Scienze, Lettere ed Arti degli Agiati in Rovereto. Ser. 3, Vol. 9, 1903, fasc. 1
Soggetto: g.Trentino ; s.Adelsfamilie ; s.Genealogie
Segnatura: II 89.169/1
ID interno: 109502
una multa di quaranta marche d’oro, ogni volta che si fosse tras gredito questa risoluzione, importo che si doveva versare metà nella tesoreria dell’impero, e metà doveva andare a vantaggio della famiglia Lindegg. Con altra lettera rilasciata dall’imperatore Ferdinando I, dei 12 ottobre 1560, mentre si confermavano tutti i privilegi ottenuti dal suo antecessore si disponeva che, qualora uno o l’altro della famiglia Lindegg volesse fabbricare, acquistare, oppure appro priarsi nelle vie legali

ed esso di poter erigere in tutte le sue possessioni dei ruolini a vento, o ad acqua, delle segherie, delle osterie, alberghi, luoghi da bagni e fucine, accordandogli il diritto di farle esercitare per conto proprio o di affittarle e di poter usare delle foreste, delle acque, della pesca, dei pascoli e simili accessori, come pure di accordare il domicilio nel raggio di queste possessioni a qualsiasi artista o operaio, che volesse esercitarvi il suo mestiere, coi medesimi diritti e privilegi di quelli

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Libri
Categoria:
Religione, teologia
Anno:
1903
Memorie storiche sulla chiesa e sugli arcipreti di Riva
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Pagina 21 di 61
Autore: Zanolini, Pietro / Pietro Zanolini
Luogo: Riva del Garda
Editore: Miori
Descrizione fisica: 57 S.
Lingua: Italienisch
Soggetto: g.Riva del Garda ; z.Kirchengeschichte
Segnatura: II 106.220
ID interno: 203841
Viene ultimo vicino all’ entrata della sacristia 1' altare di S. Giovanni Nepomuceno. In questa chiesa alcune famiglie ebbero le loro sepolture, parte delle quali passarono poi o per eredità o per compera ad altre famiglie. Le tombe sono simmetricamente distribuite parte nella corsia di mezzo, parto nelle due corsie laterali di fronte agli altari, parte nella corsia fra lo due porte laterali e parte nello spazio libero in fondo alla chiosa. Sul presbiterio sta la tomba del clero. Nella corsia

di mezzo, discendendo dal presbiterio s’ incontra prima la tomba dei confratelli del SS., poi viene quella delia famiglia Sartori, la terza ha la lapide illeggibile, la quarta è della famiglia Sai vado ri di S. Nazzaro, e la quinta della famiglia Bergamasco. La sesta è illeggibile, come io sono pure le due sotto i confessionali in fondo alla chiesa. Nella corsia dalla parte dell’ Epistola davanti all’ altare di S. Giovanni c'è la tomba della famiglia Lutti, che prima era Benamati, e vicino c’è la tomba

dei Badili i. Davanti alla cappella del suffragio v’ è la tomba dei confratelli della Buona Morte, davanti all’altare di 8. Andrea quella di casa Ricamboni, e final mente davanti all’ altare della Madonna del Rosario v’ ò la tomba di Alvise Fiorìo. Nella corsia dalla parte del Vangelo davanti all’ altare della Addolorata v‘è la tomba della famiglia Fava, che prima deve aver servito per altre famiglie. La lapide della tomba davanti al- P altare di 8. Antonio è illeggibile, ma questa tomba servi

certo per le famiglie Adorno, Boliaco, Martini e Marzarolli. Anche la pietra sepolcrale davanti all’altare di 8. Marco non è più leggibile: si potè però rilevare che quella tomba servì per le famiglie Brcssanini, Bombarti, Viannini, e forse Capolini, Davanti all’altare di S. Lucia c’ è la tomba della famiglia Abbondi del Varone, che prima era dei Passerini, Nella corsia fra le due porte di mezzo vi sono tre sepolcri le cui lapidi sono illeggibili, eccetto quella dalla parte della cappella, che è dei

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Libri
Categoria:
Religione, teologia
Anno:
1903
Memorie storiche sulla chiesa e sugli arcipreti di Riva
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Pagina 52 di 61
Autore: Zanolini, Pietro / Pietro Zanolini
Luogo: Riva del Garda
Editore: Miori
Descrizione fisica: 57 S.
Lingua: Italienisch
Soggetto: g.Riva del Garda ; z.Kirchengeschichte
Segnatura: II 106.220
ID interno: 203841
Ai 7 marzo 1641 in Riva, il capitano Tullio Grandi-ed il nobile Carlo Alessandrini, sindaci della comunità di Riva, no lente s tenere peeunias dictae comunitatis otiosas, pagano un capi tale di scudi 400 che la comunità aveva avuto a censo dal de funto Pietro Snaider di Riva nel 1624, per la già incominciata fabbrica dell' organo nella chiesa parrocchiale. Il pagamento viene fatto al dottor Adamo Moscardini di Riva, quale successore nel diritto di esigere il censo Q. r 33. Girolamo Balduino

. 1657 - 1686. Era patrizio trentino, consigliere e teologo di sua maestà cesarea, e visitatore della diocesi. Mori Tll settembre 1686, e fu sepolto nella tomba Zanardi. Il suo ritratto ad olio si conserva nella sacristia della Di sciplina dalla congregazione di carità, alla quale lasciò un pio - legato. Egli fu uno fra i delegati scelti nell'anno 1678 per là for mazione del processo di beatificazione della venerabile Giovanna j : Maria dalla Croce, fondatrice del monastero di 8. Carlo

in Ro- | vereto. s ) . I Sotto di lui fu fatto T inventario di tutti i beni mobili ed ì immobili che il prete Giovanni Benamati, e Francesco Biolchi | . avevano con testamento lasciati alla chiesa di Riva (1681). 34. Francesco Antonio Balduino. 1686 - 1713. ; h Era dottore in ambo le leggi, pur egli patrizio trentino, anzi nipote dell’antecessore. Mori il 13 agosto 1713, e fu sepolto nella cappella della Confraternita del Suffragio 3 ), Questa cappella fu edificata., come già altrove si disse, nel ! 1697

, su parte della sacristia vecchia, del cimitero, e di uno sta bile di proprietà Salvador!, a spese della confraternita di 8. Maria [ del Suffragio, o della buona morte. b Orig. in archivio com. di Riva - Caps. VII. n, 9. 2 ) Tovazzi. — Parochialé Trident/num. 3 ) Dello. — Opera sopracitala.

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Libri
Categoria:
Religione, teologia
Anno:
1903
Memorie storiche sulla chiesa e sugli arcipreti di Riva
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Pagina 16 di 61
Autore: Zanolini, Pietro / Pietro Zanolini
Luogo: Riva del Garda
Editore: Miori
Descrizione fisica: 57 S.
Lingua: Italienisch
Soggetto: g.Riva del Garda ; z.Kirchengeschichte
Segnatura: II 106.220
ID interno: 203841
« Fu erudito in Lettere di Verso Latino in particolare con una « singoiar pietà a lui innata dal Ceppo del Beato Giorgio Lazzoli « Agostiniano Scalzo, il cui Corpo si venera in Milano, et opera « meraviglie, « Altri vari Soggetti si potriano notar segnalati alla Rivana « Patria, e qui sepolti : ma li tralascio per non haverne lume « di notitia ». Ad illustrazione e complemento della descrizione del Mariani va aggiunto che la antica chiesa parrocchiale si trovava nello stesso luogo della attuale

, ma era assai più bassa ed assai più piccola, giacché arrivava fino al principio del presente presbi terio, di modo che la casa canonicale veniva ad aver libera anche la facciata verso mezzodì, che poi in seguito al posteriore ampliamento del tempio divenne priva di luce e di aria. Il vecchio cimitero poi si estendeva dal corso sinistro della chiesa fino alla parte destra verso la piazza del Brolo, ed oc cupava il presente coro, il piccolo orto vicino alle mura, i fab bricati della attuale sacristia

, ed un lembo di terreno, su cui fu poi fabbricata la cappella del Suffragio. Esso fu benedetto da Giorgio vescovo Essiense in parlibus infidelium, coadiutore del vescovo di Trento Giovanni IV li li settembre 1482. E da deplorarsi die in seguito alla ricostruzione ed am pliamento della vecchia chiesa, e conseguente trasporto del ci mitero fuori della città, presso la chiesetta di 8. Michele, siano andati perduti tutti i monumenti sepolcrali descritti dal Mariani, eccetto quello delT arciprete Gio. Batta

Benamati, che ora si trova murato nella facciata settentrionale- esterna della chiesa, presso la canonica.

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Libri
Categoria:
Storia
Anno:
1903
¬La¬ famiglia Betta di Arco, Revó di Castel Malgolo.- (Famiglie nobili trentine ; 2)
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Pagina 25 di 28
Autore: Perini, Quintilio / Quintilio Perini
Luogo: Rovereto
Editore: Ugo Grandi
Descrizione fisica: 25 S. : Ill., graph. Darst.
Lingua: Italienisch
Commenti: Aus: Atti dell'I. R. Accademia di Scienze, Lettere ed Arti degli Agiati in Rovereto. Ser. 3, Vol. 9, 1903, fasc. 3-4
Soggetto: g.Trentino ; s.Adelsfamilie ; s.Genealogie
Segnatura: II 89.169/2
ID interno: 109550
figlio di Bonifacio, la regolaneria mag giore della pieve di San Sisinio per sè, suoi figli e loro discendenti legittimi. 1738 marzo 29. — Domenico Antonio conte de Thun, principe vescovo di Trento, conferma a Giovanni Bonifacio de Betta figlio del fu Antonio come an ziano della famiglia il diritto di esercitare la regolaneria maggiore della pieve di San Sisinio. 1758 dicembre 6. — Francesco Felice dei conti Alberti di Enno, principe e vescovo di Trento, conferma a Giovanni Bonifacio de Betta qual

seniore della famiglia la regolaneria maggiore della pieve di San Sisinio per lui e per il nipote Giuseppe Francesco, figlio postumo di Francesco Antonio fratello di lui. 1759 maggio 23. — Francesco Betta viene laureato nel collegio di Santa Agnese di Mantova e nominato dottore di diritto canonico e civile. 1764 ottobre 6. — Cristoforo Sizze, principe vescovo di Trento, conferma a Giuseppe Francesco de Betta il diritto di esercitare la regolaneria maggiore della pieve di San Sisiìiio in nome anche del

fratello Giovanni Bonifacio. 1772 settembre 29. -- Cristoforo Sizzo, principe vescovo di Trento, con ferisce a Francesco de Betta seniore e procuratore di Giuseppe de Betta la regola neria maggiore della pieve di San Sisinio. 1776 settembre 11. — Genealogia fedele della nobile famiglia de Betta di Castel Malgolo proveniente da Milano, Arco e Revò, coll’elenco dei documenti relativi esistenti nell’ archivio del Castello, vidimata dai notai Domenico Widmann di Coredo e Michele Alvise Mendini di Sanzeno

e riveduta dall'Assessore delle Valli di Non e di Sole Lodovico Giovanni de Lutti. 1777 ottobre 25. — Pietro Vigilio dei Conti Thun e Hohenstein, conferma a Francesco de Betta e fratelli la regolaneria maggiore della pieve di San Sisinio. 1787 giugno 5. — In causa pretensa Civitatis a nob. D£2 Iosepho de Betta coram II1.™> magistratu consiliari Tridenti. Archivio Civico 3778. — Copia di Pietro de Negri Notaio del Magistrato Consolare. 1788 giugno 4. — Ingressus nobilis ed Excelentissimi Dm Iosephi filii

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Libri
Categoria:
Religione, teologia
Anno:
1903
Memorie storiche sulla chiesa e sugli arcipreti di Riva
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Pagina 19 di 61
Autore: Zanolini, Pietro / Pietro Zanolini
Luogo: Riva del Garda
Editore: Miori
Descrizione fisica: 57 S.
Lingua: Italienisch
Soggetto: g.Riva del Garda ; z.Kirchengeschichte
Segnatura: II 106.220
ID interno: 203841
, che confi è originale la disposizione, così lo fossero tutte le figure: che p. e. il 8. Paolo non fosse una copia di quel perso naggio, che nella disputa del Sacramento di Raffaello, volta la schiena a chi lo guarda, che uno dei tre grandi angeli non sen tisse troppo dell’abbigliamento e della posizione della celebre danzatrice acuita nell’antica gemma tanto comune per riprodu zioni fattesi a stampa; come pure che nel S. Tommaso che palpa e solleva curiosamente il lenzuolo dall' arca, non

si esprimesse sì volgarmente la sua poca fede, della quale già abbastanza era stato rimproverato da Cristo risorto e in cui è presumibile non dovesse cadere, avendo, già ricevuti con Maria i doni dello Spi rito Santo. Ma il Domenichino toglieva a un Caracci tutto il pensiero della celebre sua comunione si che ci vuole molto a non rite nerla una copia: e quel quadro è pur tuttavia uno dei primi del mondo: e il Bagnacavallo nella sacristìa dei Benedettini di 8. Pier in Bosco presso Bologna, rubava a Raffaello

gran parte della Trasfigurazione, e il Bagnacavallo gode pur grande fama fra i pittori più distinti della sua età. Dalla parte del Vangelo discendendo nel corpo della chiesa, si presenta l’altare di Maria Addolorata, la pala elei quale è pure del Crafen ara, ma più grande di merito della prima. Vi si ammira l’Addolorata che sorregge il corpo di Cristo seduta sopra un sasso, il quale è condotto con arte sì rara che è il vero cadavere di un Dio, tanto seppe in esso l’artista esprimere la morte, che

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Libri
Categoria:
Storia
Anno:
1903
¬La¬ famiglia Lindegg e le signorie di Lizzana, Mollenburg, Weissenberg, Marbach e Arndorf.- (Famiglie nobili trentine ; [1])
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Pagina 22 di 35
Autore: Perini, Quintilio / Quintilio Perini
Luogo: Rovereto
Editore: Ugo Grandi
Descrizione fisica: 28, IV Taf. : Ill., Kt.
Lingua: Italienisch
Commenti: Aus: Atti dell'I. R. Accademia di Scienze, Lettere ed Arti degli Agiati in Rovereto. Ser. 3, Vol. 9, 1903, fasc. 1
Soggetto: g.Trentino ; s.Adelsfamilie ; s.Genealogie
Segnatura: II 89.169/1
ID interno: 109502
24 marzo 1734 della signoria di Mollenburg e Dori, Baldassare Sigismondo Lindegg insieme con suo nipote Giovanni Alberto Antonio, figlio di Melchiore, della quale erano già stati investiti con altra lettera 9 dicembre 1730. Maria Regina de Kollowrath, vedova di Gasparo Sigismondo de Lindegg, dopo la morte del suo unico figlio Giovanni Gasparo avvenuta in Italia nel 1702, entrò in possesso di Arndorf e Dorf, con lettera 24 gennaio 1703. Essa vendette queste signorie come appare da un documento

14 febbraio 1705, a Melchiore Sigismondo de Lindegg suo cognato, per 12.000 fiorini, e questi cedette la signoria a sua sorella Elena Teresa, maritata a Cristiano de Haiden, Dori e Lindach. Elena, che morì nel 1726 senza eredi, ancor vi vente nel 1715, aveva donato la signoria di Arndorf e Hofhaag a suo nipote Giovanni Alberto Antonio de Lindegg. Questi dunque nel 1734 possedeva le signorie di Mollenburg, Arndorf, e Hofhaag, ed è quel medesimo che fu insignito dal 1744 al 1747 della carica di consigliere

contabile e nel 1748 fu nominato preside del ceto cavalleresco. Per questa sua carica ebbe parte attiva nella commissione per la rettificazione dei confini austriaci, e fu poi nominato mem bro permanente della Giunta. Morì nel 1768 lasciando i feudi al figlio maggiore Giovanni Gasparo. Questi vendette la signoria di Arndorf, sebbene non ne avesse il diritto, al conte di Dobroscki. Morì nel 1798. Maria Melchiore, l’unico superstite fratello entrò senza concorrenti in possesso della signoria di Mollenburg

. Maria Melchiore fu uomo di molto ingegno; fu consigliere effettivo, ed ebbe per molti anni la carica di supremo giudice montanistico della Stiria, che seppe onorare con utili servizi pre stati alla patria. Per questi suoi meriti l’imperatrice Maria Teresa con diploma 1° aprile 1777 lo elevò al rango di barone modifi candone lo scudo; e gli accordò il diritto di trasmettere la nobiltà ai suoi eredi naturali e ai discendenti di questi, tanto maschi che femmine. Morì nel 1807 senza figli. Colla morte

di Maria Melchiore si estinse la linea tedesca dei baroni Lindegg; della trentina non restavano che Baldassare Antonio e Gasparo Pietro, figli di Gasparo e della baronessa Cri stina Malfatti. Per comune consenso dei due fratelli Baldassare entrò

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Libri
Categoria:
Storia
Anno:
1903
¬La¬ famiglia Betta di Arco, Revó di Castel Malgolo.- (Famiglie nobili trentine ; 2)
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Pagina 18 di 28
Autore: Perini, Quintilio / Quintilio Perini
Luogo: Rovereto
Editore: Ugo Grandi
Descrizione fisica: 25 S. : Ill., graph. Darst.
Lingua: Italienisch
Commenti: Aus: Atti dell'I. R. Accademia di Scienze, Lettere ed Arti degli Agiati in Rovereto. Ser. 3, Vol. 9, 1903, fasc. 3-4
Soggetto: g.Trentino ; s.Adelsfamilie ; s.Genealogie
Segnatura: II 89.169/2
ID interno: 109550
Paolina Benedetti di Mori, dalla quale ebbe due figlie, cosicché anche questa linea si estinse nel 1848 colla morte di Teresa spo sata in Verona al Conte Gio. Battista Orti, la quale nominò erede universale della sua cospicua sostanza il cugino Edoardo di Maurizio, Giuseppe Francesco figlio postumo di Francesco Antonio, presa la laurea di filosofia, si ritirò poi a castel Malgolo. Dal prin cipe vescovo di Trento Cristoforo Sizzo con diploma 6 ottobre 1764 fu nominato regolano maggiore della

pieve di San Sisinio. Nel l’anno 1810 fu eletto sindaco municipale della comunità di Casez. Morì in castel Malgolo nel 1813. Fu il primo.della famiglia, che in virtù della legge impe riale del 1783, pubblicata a Rovereto nel febbraio del 1784, che impediva il seppellimento nelle chiese, fu sepolto nel cimitero pubblico, anziché nella cappella del castello. Ebbe da Maddalena de Gentili da Sanzeno dodici figli. . Dei dodici figli di Giuseppe Francesco, Giuseppe ancor stu dente pugnò contro i Prussiani

in Boemia, si laureò in legge e riprese poi di nuovo le armi. Nel 1796 alla prima Invasione francese, accettò l’incarico di comandante della milizia, ed in tale qualità respinse Tarmata gal lica dai confini del Trentino, perori gli venne eretta a [Bocca di Navene, una lapide tutt’ora esistente, coll’epigrafe seguente: CUM TRIDENTINI LIBERI MILITES D1U H1C CONSTITISSENT SUBTER OPTIMO ET PATRE ET DUCE NOB. IOSEPHO DE BETTA OALLIA GLORIOSISSIMO XXIX JULII FUGATA VICTORIBUS IN PATRIAM REDEUNTIBUS HOC

PQSTERIS MONUMENTUM PGSU1T Nel 1797 combattendo gloriosamente contro i Francesi in ri compensa dei suoi meriti militari fu nominato da Francesco li im peratore con diploma 8 agosto 1798 capitano indi maggiore dei Bersaglieri di Trento, e decorato della medaglia grande d’oro, au torizzandolo a formare dei battaglioni ed a nominare in caso di guerra gli ufficiali. Già prima e precisamente nel 1788 era stato nominato avvocato della corte di giustizia in Trento. Essendogli

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Libri
Categoria:
Storia culturale, folclore, musica, teatro , Scienze naturali, agricoltura, economia domestica
Anno:
1903
Pregiudizi e superstizioni intorno alla fauna tridentina
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Pagina 94 di 136
Autore: Marchi, Giuseppe / G. Marchi
Luogo: Trento
Editore: Tipogr. Ed. Artigianelli
Descrizione fisica: 128 S.
Lingua: Italienisch
Soggetto: g.Trentino ; s.Tiere ; s.Volksglaube
Segnatura: II 109.752
ID interno: 201913
Del luccio. Le ossa della, testa del luccio adulto rappresentano gli isirumenti della Passione di Gesù Cristo. Benché le ossa della testa del luccio sieno di svariate forme e di diversa grandezza, pure ci vuole una fantasia mol to esaltata ed assai fervida per ravvisare in esse gli istru- menti della Passione di Gesù Cristo. 11 luccio è il vero pe scecane delle acque dolci e delle salmastre delle lagune ; nessun animale è rispettato dai suoi denti, nessuno è al sicuro dalla sua voracità

, ferocia ed ingordigia. I vermi, gli insetti, i pesci e le loro uova, i rospi, le rane, i serpenti, i topi, le salamandre, gli uccelli acquatici, e quelli che se ne stanno alla riva o posati su di un ramoscello a poca altezza sul li vello dell' acqua ed anche i propri figli, cadono vittima della sua insaziabile voracità; vi furono dei casi in cui morsicò perfino dei bagnanti. Benché le sue carni sieno abbastanza buone e saporite, pure in vista delle sterminate stragi che mena, merita di es ser

distrutto pel grande danno che reca alla piscicoltura. Po trà essere allevato in appositi bacini separati, contenenti pesci ed altri animali di poco valore, ma giammai in una peschie ra comune, altrimenti ogni fatica, tutte le cure del pescic.ul- tore riusciranno nulle. Dell anguilla. L’ anguilla In primavera si accoppia coi serpenti, perciò mangiandola in tale stagione riesce velenosa. L’ anguilla, benché abbia il corpo serpentiforme e ben ché, a cagione della proprietà di conservare buona provvista

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Libri
Categoria:
Religione, teologia
Anno:
1903
Memorie storiche sulla chiesa e sugli arcipreti di Riva
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Pagina 55 di 61
Autore: Zanolini, Pietro / Pietro Zanolini
Luogo: Riva del Garda
Editore: Miori
Descrizione fisica: 57 S.
Lingua: Italienisch
Soggetto: g.Riva del Garda ; z.Kirchengeschichte
Segnatura: II 106.220
ID interno: 203841
della parrocchia di Riva, col diritto di futura successione, ma il vescovo gliela rifiutò recisamente. Più tardo, e precisamente nel 1776, il vescovo di Trento Pietro Vigilio di Thunii aveva promessa la parrocchia di Riva al canonico di Trento Giuseppe Urbano Buffa, ma il Zambotti si rifiutò di cedere, dicendo di non lasciarla che colla morte. Affievolito di forze e già totalmente sordo, dopo 58 anni di governo della chiesa di Riva, morì ai 7 novembre 1788. Dopo la di lui morte la parrocchia

fu nuovamente offerta al canonico Buffa, ma egli non la volle accettare, per cui, apertasi la concorrenza, fra 19 competenti fu scelto : 40. Francesco Antonio Fiorio. 1789- 1808. Nacque a Riva il 20 maggio 1730. Fino al 1784 fu parroco di Tignale, nel quale anno prese possesso della parrocchia di Os- sanna, prescelto fra 58 concorrenti. Nel 1789 passò quale par roco e decano foraneo a Riva, fino al giorno della sua morte, che fu il 4 agosto 1808. Uomo di illibati costumi, di profonda dottrina, di esemplare

zelo nella cura delle anime, di somma prudenza nell’ ammini strazione degli affari, visse carissimo a tutti, e la sua perdita fu meritamente compianta. Fu sepolto nel cimitero di 8. Michele fuori della città di Riva, presso la torre della cappella, dalla parte d’ oriente. 41. Filippo Visintainer di Ldwenberg, 1809- 1833. Nacque a Forgine il 6 settembre 1763, e In consacrato sa cerdote il 23 settembre 1786. Era dottore in teologia, dopo aver latti i suoi studi al col legio germanico a Roma. Fino

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Libri
Categoria:
Religione, teologia
Anno:
1903
Memorie storiche sulla chiesa e sugli arcipreti di Riva
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Pagina 20 di 61
Autore: Zanolini, Pietro / Pietro Zanolini
Luogo: Riva del Garda
Editore: Miori
Descrizione fisica: 57 S.
Lingua: Italienisch
Soggetto: g.Riva del Garda ; z.Kirchengeschichte
Segnatura: II 106.220
ID interno: 203841
pittore veronese Cagliari, e credo a spese della famiglia Capolini di Riva. L’ ultimo, dedicato a 8. Lucia e 8. Alessandro, fu eretto colle oblazioni dei fedeli nel 1818. La sua pittura è in cattivo stato e merita d’ essere rifatta. Dal lato opposto presentasi primo a destra di chi entra dalla porta maggiore P altare dedicato a Maria 8. S. del Rosario ed a 8. Vincenzo Ferrerò La pittura è una della più felici opere del veronese Ciguaroli (1706-1770). Esprime in una nicchia di marmo la Beata Vergine

che tiene tra le braccia il Divino suo figlio; e appiè della stessa 8. Vincenzo Ferrerie» che predica, e 8. Bar- tolameo che prega. Le carnagioni di gigli e rose, le tinte delicate, e la luce che pare condotta sulle figure attraverso un velo che la modifichi a soavità, fanno riconoscere in questo dipinto anco ai meno esperti P autore. Dopo segue l’altare di 8. Andrea Apostolo, che fu eretto dalla famiglia Ricambimi nel 1775, e poscia la cappella di Maria Vergine del Suffràgio,'costruita nel 1697

dalla Confraternita della Buona Morte. Essa è di forma ottangolare, tutta coperta di pe santissimi stucchi, consistenti in bambini, fregi, palme, con tutto il corredo di que’ cartoccioni, di que’ ricci e di quelle volute, che nel seicento sì largamente si distribuivano nelle decorazioni. L’ altare è di marmo di Carrara con in tarsi i di africano e rosso di Francia : peccato che colle sue colonne spirali, e colle sue curve in mille modi ed interrotte cornici senta troppo del secolo ili cui s'innalzò

. Gli affréschi della cupola non meritano neppur uno sguardo ; non così i quadri incastrati a basso nel muro, i quali, pregievoli dipinti, presentano molti caratteri della maniera di Palma il giovane.

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Libri
Categoria:
Storia
Anno:
1903
¬La¬ famiglia Lindegg e le signorie di Lizzana, Mollenburg, Weissenberg, Marbach e Arndorf.- (Famiglie nobili trentine ; [1])
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Pagina 28 di 35
Autore: Perini, Quintilio / Quintilio Perini
Luogo: Rovereto
Editore: Ugo Grandi
Descrizione fisica: 28, IV Taf. : Ill., Kt.
Lingua: Italienisch
Commenti: Aus: Atti dell'I. R. Accademia di Scienze, Lettere ed Arti degli Agiati in Rovereto. Ser. 3, Vol. 9, 1903, fasc. 1
Soggetto: g.Trentino ; s.Adelsfamilie ; s.Genealogie
Segnatura: II 89.169/1
ID interno: 109502
Documenti consultati esistenti nell’archivio della famiglia Lindegg in Rovereto. 1510 dicembre 11. — Massimiliano 1 imperatore conferisce a Giovanni de Lindegg canonico dì S. Maurizio in Magonza il titolo di conte del sacro pa lazzo lateranese. 1515 marzo 30. — Giovanni de Lindegg crea suo fratello Nicolò notaio e giudice. 1542 marzo 23. — Nicolò de Lindegg (scritto Lendeck) compera una pezza di terra arativa e vignata, situata in contrada della Croseta in Rovereto, di pro prietà di Catterina

figlia del fu Matteo Menimi. 1544 aprile 24. — Carlo V imperatore conferma e modifica a Gasparo de Lindegg lo stemma antico di famiglia. 1548 marzo 6. — Nicolò de Lindegg compera da Vilio della Nave un ter reno parte incolto, parte a boschi e pascoli confinante col torrente Leno, per il prezzo di libre 37 moneta meranese. 1548 ottobre 10. — Ferdinando re di Boemia conferisce a Nicolò e Gasparo de Lindegg il titolo di nobiltà per se e suoi legittimi eredi. 1556 agosto 4.— Gasparo de Lindegg ottiene

per se e per i suoi eredi da l’imperatore Carlo V diversi privilegi. 1558 agosto 11. — Massimiliano re di Boemia rilascia a Gasparo de Lindegg lettera di ringraziamento per servizi prestati nel lungo viaggio dalia Spagna a Mi lano, per l'accompagnamento della sua consorte regina Maria. 1560 ottobre 14, — L'imperatore Ferdinando II concede a Gasparo de Lindegg altri privilegi, confermando quelli avuti anteriormente. 1565 ottobre 27. — Zaccaria Delfino cardinale legato presso la corte impe riale

di Vienna conferisce a Gasparo de Lindegg il titolo di conte del sacro pa> lazzo lateranese. 1566 ottobre 14. — L’imperatore Massimiliano II conferma a Gasparo de Lindegg i privilegi ottenuti da’suoi antecessori, Carlo V e Ferdinando I, e ne concede di nuovi. 1568 giugno 1. — L’imperatore Massimiliano II concede a Gasparo de Lindegg il diritto dì poter incorporare lo stemma della famiglia tirolese estinta dei VogJer de Hautzenhaim nel suo. 1569 giugno 10. — L’imperatore Massimiliano 11 concede a Gasparo

de Lin degg una gratificazione di due mila fiorini renesi. 1569 novembre 9. — Gasparo de Lindegg e suoi fratelli vennero inscritti nel libro dei nobili tirolesi (Archivio di Luogotenenza in innsbruck). 1569 dicembre 2. — Gasparo de Lindegg venne iscritto nel libro dei no bili della città di Vienna. 1573 marzo 26. — Massimiliano li concede a Gasparo de Lindegg pei suoi lunghi servizi una ricompensa vitalizia di fiorini duecento.

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Libri
Categoria:
Religione, teologia
Anno:
1903
Memorie storiche sulla chiesa e sugli arcipreti di Riva
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Pagina 34 di 61
Autore: Zanolini, Pietro / Pietro Zanolini
Luogo: Riva del Garda
Editore: Miori
Descrizione fisica: 57 S.
Lingua: Italienisch
Soggetto: g.Riva del Garda ; z.Kirchengeschichte
Segnatura: II 106.220
ID interno: 203841
ricevuto dall’arciprete Calapino 4 lire di'denari veronesi piccoli per le due pezze di terra suddette *). 8. Antonio. 1262. 1263. 1266. 1268. 1273. Ai 12 novembre 1262 nei cortile della canonica di Riva, An tonio, arciprete, Yivione, 11 a sa li co e Bregogno, canonici di Riva, danno in affitto a Ber tra ino di Bologna due pezze di terra in Magai ed in Gampolongo e diversi olivi siti nella Sabionara di Ternio, e nella pieve di Riva * 2 ), Ai 17 marzo 1263 nella canonica di S. Maria di Riva

, Antonio, arciprete della stessa chiesa, assieme ai suoi confratelli Yivione, Basali co, Bregogno e Francesco, affitta a Benvenuto Bercioni di. Arco una pezza di terra prativa sita a 8. Giorgio di Riva, per T annuo affitto di 5 soldi di denari veronesi piccoli da pagarsi ai fratelli di detta chiesa 3 ). Ai 28 ottobre 1266 nella canonica di Riva, Antonio, arciprete, Basa 1 ico e Bregogno, canonici di Riva, agendo in nome proprio, della chiesa di Riva, e dei loro confratelli Yivione e Francesco, danno

in affitto a Belaito, detto Monegato, lina pezza di terra arativa nel tenere di Arco, per l’affitto annuo di ima galeda di frumento, misura di Riva 4 * ). Ai 4 novembre 1268 nella canonica di Riva, Giovanni della fu Oaradona di Riva, in presenza di suo figlio Zileberto, vende ad Antonio, arciprete ali Riva, stipulante a nome della chiesa stessa, due pezze di terra site circa _Plazwn 6 ). Ài 17 dicembre 1272 nella canonica di Riva, 1’arciprete An tonio di Riva da in affitto, col consenso dei suoi

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Libri
Categoria:
Religione, teologia
Anno:
1903
Memorie storiche sulla chiesa e sugli arcipreti di Riva
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Pagina 47 di 61
Autore: Zanolini, Pietro / Pietro Zanolini
Luogo: Riva del Garda
Editore: Miori
Descrizione fisica: 57 S.
Lingua: Italienisch
Soggetto: g.Riva del Garda ; z.Kirchengeschichte
Segnatura: II 106.220
ID interno: 203841
prete della stessa città, in seguito alla deposizione del prete Leonardo. Lo incarica ancora di immetterlo nel possesso, e di farvelo conservare J ). 24. Apollonio di Parma. 1463, 7 avanti il 16 aprile 1499. Apollonio, del fu Ser Giovanni, appare già ai 28 novem bre 1463 pievano di Riva. Ciò risulta dal testamento di pari data di Gabriele del fu Valentino di Pitiliara, col quale vengono istituiti eredi della sua sostanza P altare di 8. Giacomo, e la chiesa di Riva. Questo testamento fu fatto

nella squadra del ca stello di Riva * 2 * ), Ài 6 agosto 1467 Luca Pisani, provisore di Riva, ordina nel suo testamento che in perpetuo sia celebrato nella chiesa di S. Maria di Riva un anniversario per l’anima sua, e che sia pagato per ogni anniversario un ducato d’oro. Nomina esecutori di questa sua volontà i sin da ci di Riva !1 ). Sotto lo stesso arciprete deve essere stato fabbricato il cam panile della chiesa, giacché ai 31 maggio 1469 esso Apollonio di Parma fa cessione al comune di Nago

-Torhole dei diritti che la chiesa di Riva aveva al Linfa no, verso pagamento di 150 ducati d’ oro buono, e di altri 56 ducati in tante pietre lavorate per costruire il campanile della pieve di Riva 4 ). Li 11 settembre 14^2 Giorgio vescovo di Essia in partiòus infidelium, quale coadiutore del vescovo di Trento Giovanni IV Hinderbacb, consacra il nuovo cimitero costruito dietro e vicino alla chiesa, che sì estendeva dal lato sinistro sino al lato destro, ove presentemente vi è il coro e gli orti

intorno alla sacristia, e, col consenso della comunità, riconcilia la chiesa parrocchiale coi suoi altari 5 ). 9 Orig. in archivio com. di Riva - Caps. IX. n. 41. 2 ) Detto. - Caps. V. n. 48. s ) Detto. - Caps. V. n. 51. 4 ) Detto. - Caps. V. n. 54. B ) Detto. - Caps, V. n. 81.

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Libri
Categoria:
Storia culturale, folclore, musica, teatro , Scienze naturali, agricoltura, economia domestica
Anno:
1903
Pregiudizi e superstizioni intorno alla fauna tridentina
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Pagina 69 di 136
Autore: Marchi, Giuseppe / G. Marchi
Luogo: Trento
Editore: Tipogr. Ed. Artigianelli
Descrizione fisica: 128 S.
Lingua: Italienisch
Soggetto: g.Trentino ; s.Tiere ; s.Volksglaube
Segnatura: II 109.752
ID interno: 201913
Della vipera. I. I viperini nascendo perforano il ventre della madre dan dole morte. La vipera è bensì un serpente di riproduzione ovivipa ra ; cioè il. germe contenuto nell’ uovo si svolge e si matura nell’ alveo materno, ma ciò nondimeno si nutre esclusivamente delle sostanze contenute nell' uovo fino al suo completo svi luppo, raggiunto il quale esce alla luce, cosicché la deposi zione e lo schiudersi dell’ uovo sono contemporanei col parto. La vipera non fa che prestare un ricovero all

' uovo, che del resto potrebbe anche schiudersi fuori di essa, e non dà alcun nutrimento ai pìccoli mentre sono rinchiusi nel suo seno, ed è del tutto falso che muoia nel dare alla luce i suoi figli ; non ne ha però cura alcuna, li abbandona anzi interamente a se stessi, quando per la sua voracità non li mangi, come talvolta succede. L' ammettere come regola la morte della madre nel parto è contrario in qualunque essere animato alle provvide leggi della natura le quali tendono tutte a preservare

e conservare la specie per 1’ armonia uni versale. Che se ciò accadesse realmente, avuto riguardo al lento sviluppo della vipera, ai suoi meschini mezzi di difesa e dì locomozione ed ai suoi numerosi nemici, già da lun go ne sarebbe scomparsa la specie dalla faccia dalla terra. IL La vipera avvelena i funghi e h frutta, L' attribuire alla vipera 1’ avvelenamento dei funghi e delle frutta è del tutto falso, perchè essa, come tutti i serpen ti, non si nutre di tali sostanze, ma mangia solo animali vivi

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Libri
Categoria:
Storia culturale, folclore, musica, teatro , Scienze naturali, agricoltura, economia domestica
Anno:
1903
Pregiudizi e superstizioni intorno alla fauna tridentina
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Pagina 63 di 136
Autore: Marchi, Giuseppe / G. Marchi
Luogo: Trento
Editore: Tipogr. Ed. Artigianelli
Descrizione fisica: 128 S.
Lingua: Italienisch
Soggetto: g.Trentino ; s.Tiere ; s.Volksglaube
Segnatura: II 109.752
ID interno: 201913
la sorpresa; mancando questa, cessano e mancano pure- gli effetti. Piu volte feci delle prove coi miei uccelletti vivi in gab bia. Mostrando loro repentinamente un serpente si spaven tavano assai, ma poi ripetendo diverse volte 1’ esperimento o lasciando il serpe per qualche tempo anche in tutta pros simità della gabbia, finivano col non dar più alcun segno di spavento. Ugual cosa mi successe più volte anche con falchi, gu fi e civette, vivi ed anche con quelli imbalsamati ; alla loro

apparizione tutti i miei piccoli canori davano segni d’ estre mo spavento, ma poi smettevano quei timori, tantoché ten ni più giorni un lodolaio vivo in tutta prossimità della gab bia dei fringuelli, senza che questi, dopo alcun tempo, des sero il più piccolo ségno di abbattimento o di paura. IL I serpenti si attaccano talvolta ai capezzoli delle pacche e ne succhiano il latte. U azione del poppare è fisicamente impossibile nei ser penti per la struttura generale delle parti della loro bocca ed il modo

e le vie della loro respirazione. Per poter succhiare il latte è necessario che la cavità della bocca possa momentaneamente esser chiusa tutta in torno al capezzolo, onde coll’ aspirazione succeda il vuoto ed il latte ne possa uscire. Ma questo fatto non può ottenersi che con labbra mobili e carnose, delle quali sono affatto privi i serpenti. In secondo luogo la brevità dei canaletti delle nari, la mancanza di un velo al palato e dell’ epigloti- de alla trachea, rendono affatto impossibile

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