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Libri
Categoria:
Letteratura
Anno:
1881
Proverbi, tradizioni ed anneddoti delle valli Ladine orientali : con versione italiana
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Pagina 83 di 151
Autore: Alton, Johann / Giovanni Alton
Luogo: Innsbruck
Editore: Wagner
Descrizione fisica: 146 S.
Lingua: Italienisch; Ladinisch
Commenti: Text ladin. und ital.
Soggetto: g.Ladiner;s.Sprichwort;f.Anthologie
Segnatura: II 102.752
ID interno: 93659
Xa santa Crùge de Badia. Pura Badia dalla pert ollaque scrédi leva, sott n gran crep èl iia bèlla piceradlisa, ollaque 110 solmenter asqués diìt' i Lad ins mo indie tre ce Pusteri va a rin grazi è 1 Signor del begn, qu' el i a fatt, o a prie de vai grazia ten gran bisogn. Dan più que 800 an' fól tla Carenti» n ^érto conte Ofcbiri, que fora di gran 1 lüs, qu'el ava in quella provincia commanna incile in gran pért stira Piister, propi quel qu' a fonde 1 convent de Sonnenburg. Àn conta, qu'el

se poclèssi salve l'anima. Insci èl indie pro ques. El stéva inzan La Santa Croce di Badia. Sopra Badia dalla parte ove il sole si alza al pie d'un monte dirupato sorge una bella chie setta, ove si recano in pellegri naggio non solamente quasi tutti i Ladini , ma anche molti della Pusteria per ringraziare il Sig nore del bene fatto a loro o per pregar di qualche grazia in un gran frangente. Avanti più di 800 anni c'era in Carinzia un certo conte Ofc- vino, il quale oltre ai possedi menti che avea

in questa pro vincia comandava anche su gran parte della Pusteria ed è pro priamente colui che fondò il convento di Sonnenburg. Si rac conta, che egli si sia ritirato nelle montagne de' Ladini, onde far penitenza dei suoi travia menti commessi contro la santa fede ed i buoni costumi; un tempo già erano così questi si- . gnori: cattivi come il diavolo colla povera gente; finché erano gio vani commettevano ogni stra nezza immaginabile; ina più tardi, quando invecchiavano e non erano più atti a nulla, sen

tivano i rimorsi della coscienza, cosichè fabbricavano chiese, con venti ed altre cose prestando fede ai preti, i quali diccvan loro, che

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Libri
Categoria:
Letteratura
Anno:
1881
Proverbi, tradizioni ed anneddoti delle valli Ladine orientali : con versione italiana
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Pagina 5 di 151
Autore: Alton, Johann / Giovanni Alton
Luogo: Innsbruck
Editore: Wagner
Descrizione fisica: 146 S.
Lingua: Italienisch; Ladinisch
Commenti: Text ladin. und ital.
Soggetto: g.Ladiner;s.Sprichwort;f.Anthologie
Segnatura: II 102.752
ID interno: 93659
Fenomeni simili, che alternativamente si susseguono, non possono aver luogo senza produrre delle strane e gravi sensa zioni suir animo dell' nomo, a meno che egli colla sua mente intuitiva non si sìa ormai reso padrone delle leggi della na tura. Se perciò si avesse contezza del grado delle cognizioni intorno alla natura, cui possedevano i primi abitanti della valle Ladina, si potrebbe almeno approssimatamente inferirne le loro intuizioni religiose , ma n on potendosi de terminare con tutta

precisione ed esattezza..nè .chi..fossero_eqloro, che primi presero possesso della detta valle, nè in qual tempo questo avvenne, nè per conseguenza, qual fosse lo stato della loro coltura, non si può aver che un'idea assai superficiale del loro culto reli gioso conchiudendolo dalla superstizione e da certe usanze con servatesi nella popolazione ladina fino al giorno d'oggi, ancorché manchino queste di quella vivacità de' colori, che un giorno senza dubbio diede loro un carattere più elevato 1 ). Questi

mitiche delle antiche popolazioni sembra in certo modo fondata su validi raziocini, ma d'altra parte non è meno chiaro, che appunto in una valle, in cui gli abitanti in conseguenza sì della natura, che li circonda, che dell' idioma da essi parlato non vengono che eccezionalmente a contatto coi popoli circon- i) cfr. Der Ursprung der Mythologie, dargestellt an griechischer und deutscher Sage, von Dr. F. L. W. Schwartz , Berlin, Hertz 1800 ; p. 5 e 10 A Anra . ì. —• Der heutige Volksglaube und das alte

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Libri
Categoria:
Letteratura
Anno:
1881
Proverbi, tradizioni ed anneddoti delle valli Ladine orientali : con versione italiana
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Pagina 6 di 151
Autore: Alton, Johann / Giovanni Alton
Luogo: Innsbruck
Editore: Wagner
Descrizione fisica: 146 S.
Lingua: Italienisch; Ladinisch
Commenti: Text ladin. und ital.
Soggetto: g.Ladiner;s.Sprichwort;f.Anthologie
Segnatura: II 102.752
ID interno: 93659
vicini e non scambiano con nissuno le loro idee, il clero ossia la chiesa come parte più colta non durò fatica ad esercitare la t massima influenza su d'una popolazione ignorante e supersti ziosa, di modo che con meno riguardo e tolleranza che altrove l ) j; vi potè far sparire quasi interamente ogni traccia della coltura pagana importata. Ed è solo così che si spiega, come le in- \ tuizioni mitiche, di cui troviamo ancora qualche traccia presso i Ladini, rare volte oltrepassano la sfera della

superstizione e ! delle usanze, — Una rimembranza delle divinità antiche di Luna, Marte, Mercurio, Giove e Yenere esiste ancora' nella de nominazione dei giorni settimanali: Lünes, Mértes, Mércoi, Jèbia, Yendres; è anche notevole l'esclamazione, che si sente spesso tuttora: per Diana! Tuttavia sarebbe cosa forse troppo arrischiata il voler pretendere, che queste divinità a cagione della continuazione de' loro nomi venissero anche venerate come Esseri supremi nella valle Ladina, quantunque niente ci provi

di queste belle qualità, apparisce nel vero senso della parola qual ^ dio del Furore (ted, Wut) sotto l'aspetto di uomo gigantesco . vestito di nero afferrando colle dita terminanti in artigli i V - fi . M oì<*.-U ragazzi ostinati per traversar con essi le regioni aeree e trasci- / 1 . narli seco all'inferno; è dunque in senso generale quel dio, che dà _la-...caceia agli uomini 4 ), è il condottiero dell'esercito 'J furioso e nella caccia sfr enata 5 ). Fù osservato, che vecchie *) cfr, Deutsche

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Libri
Categoria:
Letteratura
Anno:
1881
Proverbi, tradizioni ed anneddoti delle valli Ladine orientali : con versione italiana
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Pagina 18 di 151
Autore: Alton, Johann / Giovanni Alton
Luogo: Innsbruck
Editore: Wagner
Descrizione fisica: 146 S.
Lingua: Italienisch; Ladinisch
Commenti: Text ladin. und ital.
Soggetto: g.Ladiner;s.Sprichwort;f.Anthologie
Segnatura: II 102.752
ID interno: 93659
timo ed un nero fumo, 'che si alza e va sparendo nell'aria, è il solo indizio, che un'istante prima dominava qui sfrenato giubilo. Se all'contrario le streghe possono continuare la loro festa senza esserne disturbate, questa dura sino allo spuntar del giorno del venerdì— giacché i conventicoli regolari hanno luogo la notte del giovedì al venerdì—, al primo tocco della campana, quando questa suona l'Àvemaria, tutte fuggono a precipizio e svaniscono; perciò le campane sono molto odiate dalle streghe

, tanto più che non mancano casi, in cui le streghe durante le loro operazioni magiche vengono colpite da cam pane così bruscamente, che ne rimangono zoppicanti per tutta la vita. — Quanto fù detto fin qui, sebbene appartenga al no vero delle idee superstiziose, tuttavia non possiamo chiamarlo superstizione nel vero e pieno significato della parola; non è per così dire, che un'efflusso, un'emanazione di questa. Evvi un'altra specie di superstizione, la vera superstizione passiva, della quale dice

Grimm 1 ): „Se all'uomo, senza che vi cooperi egli stesso, dall'alto vien fatto vedere qualche segno sorpren dente , egli ne deduce fortuna o sfortuna. ' À questa vanno annoverati anzi tutto gli indizi della morte, come per esempio quello, che dessa colpisce alcuno di quella casa, nella cui vici nanza un' uccello notturno, in modo speciale il gute 2 ), fa sen tire il suo grido lugubre 3 ), oppure che essa si annunzi con *) cfr. Grimm, Mythologie IL p. 1059. 2 ) cfr. Oyid. met. 5,550 ; Foedaque fit

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Libri
Categoria:
Letteratura
Anno:
1881
Proverbi, tradizioni ed anneddoti delle valli Ladine orientali : con versione italiana
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Pagina 120 di 151
Autore: Alton, Johann / Giovanni Alton
Luogo: Innsbruck
Editore: Wagner
Descrizione fisica: 146 S.
Lingua: Italienisch; Ladinisch
Commenti: Text ladin. und ital.
Soggetto: g.Ladiner;s.Sprichwort;f.Anthologie
Segnatura: II 102.752
ID interno: 93659
gent vèn ju della moni pei* gir in procession a Gries e scuter méssa. Su i pré que l'è aclés la Marmorle'des era una fémena, que aèa amo da restelér fèn e canquc l'a vedi! que el se sili- gola 1 ) invèz de vegnir a fèsta l'a sind a restelér so fèn e fem quo l'a abtì de métter el fèn té tobia a scomenza a nei ver e la clige* „ Madonna dalla Néif in via, Madonna dalla Néif in ca, l 1 è bon que è mi fèn te tobiä, a Ma élla a stat lo infin quo el nevèa e l'è vegnu nètt e in quella nètt l'a fatt

tanta néif quo la è restéda sepolida sott la néif e no l'è mai pili vegnü terrèn e cosi a scomenza la Marmolédes. Neve ed essendo in pari tempo festa di voto, tutta la gente viene dalla montagna per andar in processione a Gries ed ascol tai 1 la messa. Sui prati, ove ora è la ghiacciaia della Marmolata, c 1 era una volta una donna, che aveva ancora da rastrellar fieno, la quale vedendo il cielo annu volarsi invece d'andar alla festa rimase indietro per rastrellar il fieno ; finito che ebbe ciò comin

ciò a nevicare ed ella dice: „Ma donna dalla Neve in là, Madonna dalla Neve in qua, sono con tenta d'aver il fieno nel mio fenile. 8 Ma ella vi rimase finché nevicava; intanto sopragiunse la notte, in cui fioccò di tal ma niera, che la donna restò sepolta sotto lo neve e non essendovisi questa sciolta inai piti ebbe così origine la ghiacciaia della Mar- molata. Primi principi del La Val de Fassa era dut una folta boscura, non se sa segtìr el so scoinomi ; per i dige, que dalla vèrres de- Attila

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Libri
Categoria:
Letteratura
Anno:
1881
Proverbi, tradizioni ed anneddoti delle valli Ladine orientali : con versione italiana
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Pagina 61 di 151
Autore: Alton, Johann / Giovanni Alton
Luogo: Innsbruck
Editore: Wagner
Descrizione fisica: 146 S.
Lingua: Italienisch; Ladinisch
Commenti: Text ladin. und ital.
Soggetto: g.Ladiner;s.Sprichwort;f.Anthologie
Segnatura: II 102.752
ID interno: 93659
pe'rt. Fora Pedraces 1 ) bravävel, qu* el i la o pa taqué all' Orco, incaso qu'el 1 scequèssa. Ditt ques peiel ite da scùr e rtìa a post, ino ve, te^pa òta deventa i bòs spavi e seil sciampa sii vérs Sassòn- gher 2 ); elinstess né vóga ni a e el i pé d'èster ten fól. Enter qui gas fora al del trés cigan l'Orco e n tòf fól ilio tan da Orco, qu' el è tommé cium ilio zenza più se descedé inquina l'atre di da do- abitanti della Villa tentarono per vero diverse volte di cercarlo, scavavano parecchie

volte, ina restarono sempre con tanto di naso, Se la gente ritornava dalla fiera con bestiame di sera dopo l'Avemaria. nel caso che non ri manesse assieme in buona com pagnia e si raccomandasse al Signore, era sicura di perdere tutta la notte e d' andar errando fra quei pini, finche si udisse la campana della Villa suonare l'Avemaria del mattino; allora di nuovo trovatasi sulla strada poteva prendere la via del suo paese. C'era una volta un servo del gran padrone di Piazza di Sopra, il quale

un tempo fu il più gran de di Corvara. Egli menava sei paia di buoi alla volta di casa sua. A Pedraces andò vantandosi, che si misurerebbe coll'Orco.nel caso che venisse a seccarlo. Detto ciò si avvia all' imbrunir della notte, ma giunto sul luogo ecco tutt' ad un tratto ì buoi spaventati scam pano su verso Sassongher, egli stesso non distingue più niente e sembragli esser' in un sacco. Tra quei sassi sente continua mente il grido dell' Orco; il *) Chiamasi così un osteria di Badia, derivando il nome

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Libri
Categoria:
Letteratura
Anno:
1881
Proverbi, tradizioni ed anneddoti delle valli Ladine orientali : con versione italiana
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Pagina 121 di 151
Autore: Alton, Johann / Giovanni Alton
Luogo: Innsbruck
Editore: Wagner
Descrizione fisica: 146 S.
Lingua: Italienisch; Ladinisch
Commenti: Text ladin. und ital.
Soggetto: g.Ladiner;s.Sprichwort;f.Anthologie
Segnatura: II 102.752
ID interno: 93659
e della gèni selvatica; cionca quii tèi qu'è veglili a popolér la vai i abitèa sui monta e i vi- vèa el più de bestia-m. La fé- mena salvéries se nominèa Bre- góstenes *). Canque i mazzèa vél féida o antra bestia, ruèa sta Bregóstenes e magnèa la budé- les; questa Bregóstones proèà semper a gir a robér da magnér a questa gènt e na outa les i a fin roba un piciol fora de cuna eie 2 ) lascia el so. Canque l'è veglili sta féinena invèz do troér so piciol te cuna l'era un de na Bregóstena. Sta

fémena a legna 3 ) quèst selvatico e lo fagèa eridér; dapd l'è vegnü la Bregóstena e la i a porta de retori! el so pi ciol, ma la i a coglili 4 ) dér un cèst do éves e in l'outa quèst piciol della Bregóstena crida e vèn so pére e el dige, quam quo F a vedü quii éves : „ Son giaf 5 ) e besaf, Tarat e Taraton, non è mai vist tanti coccoloii. B Na di indéna 6 ) que Tarat era alla cac cia Taratori è mort e la Brego» folto bosco pieno di bestie feroci e di gente selvatica; coloro dun que che vennero

donna battè questo selvatico e lo fa ceva piangere ; allora venne la Bregóstena e le restituì il ra gazzino, però le dovette dare un alveare ; piangendo poi (di nuo vo) il ragazzo della Bregóstena vi giunge il padre, il quale ve dute le api dice: „Son 7 ) giaf e besaf, Tarat e Taraton, non è ') Le Bregóstenes dei Fassani sono le Gannes de' Ladini ; forse deriva da »briga*. 2 ) le = ci, vi, dial, treni ghe, Val di Non gii;. а ) legnér (da lignum) = battere, 4 ) cognér (da convenire) = dovere ; cfr

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