— i 4 5 — mo altrove, dal vescovo di Trento nel 1274. Si noti, ancora, che i ricordati monumenti dialettali del seco lo scorso, appartengono, tranne pochi frammenti ripor tati sporadicamente da scrittori di cose nostre, alle parlate di Val d’Adige (centro: Rovereto } e della spon da settentrionale del Benaco (centro : Riva) (i). Ora Dante — mi convien dirlo, finalmente, — di questi ultimi dialetti credo, e con certezza, abbia inteso par lare: non già del dialetto della città di Trento, che
tanto bene non potè conoscere; meno ancora de’dia letti delle altre terre o vallate tridentine. Ed è anche tempo, ó io mi permetto, di dire che un dialetto tren tino, inteso come parlata comune agli abitanti del Trentino, non esiste : in vece, è lecito, o parmi, ri tenere le due parlate gemelle di Rovereto e di Riva per le tipiche, le caratteristiche, le più trentine, in somma, se non le più eleganti, del Trentino. Per dare un’ idea di quel dialetto trentino che Dante conobbe e riprovò, basterebbero
gli Statuti del la città di Riva. I quali ci offrono, con parecchi vo caboli della parlata odierna, ben numerosi esempi di infiltrazione germanica nel dialetto di quel tempo. La lingua degli Statuii non è, a dir vero, nè latina, nè italiana, nè tedesca; nè meno, come bene osserva il ti) In generale si cfr.: D. Reich : « Noti?, e doc. intorno al- 1 ’Ordine dei Crociferi in Trento », Trento.' 1881; e: Schneller : « Deutsche u. Romanen in Südtirol etc. » Ediz. cit. e: Innsbruck Wagner, 1878