11 risultati
Ordina per:
Rilevanza
Rilevanza
Anno di pubblicazione ascendente
Anno di pubblicazione discendente
Titolo A - Z
Titolo Z - A
Libri
Categoria:
Storia , Giurisprudenza, politica
Anno:
2009
Skolast.Widerstand. (Der fahrende Skolast ; 2009, 2)
/tessmannDigital/presentation/media/image/Page/519964-200902/519964-200902_63_object_5836119.png
Pagina 63 di 136
Autore: Südtiroler Hochschülerschaft
Luogo: Bozen
Editore: Südtiroler Hochschüler/innen/schaft
Descrizione fisica: 133 S. :Ill.
Lingua: Deutsch
Soggetto: g.Südtirol ; s.Nationalsozialismus ; s.Widerstand ; f.Aufsatzsammlung<br />g.Südtirol ; s.Faschismus ; s.Widerstand ; f.Aufsatzsammlung
Segnatura: III Z 342/54(2009),2
ID interno: 519964
dizionari della Resistenza. Un patrimonio comune A partire dagli anni Ottanta del secolo scorso si può individuare in campo sudtirolese l’inizio di un grande cambiamento nell’approccio storico alle vicende dei totalitarismi in provincia, sulla scia delle ricerche di Claus Gatterer, Leopold Steurer e altri, delle memorie di Friedl Volgger, della mostra sulle opzioni (1989), e così via. Fra i segnali di un nuovo atteggiamento anche nel gruppo italiano vi fu il fatto che non poche di queste opere apparvero

“storia comune”, nel senso dell’acquisizione di più ampie prospettive e sensibilità, si è riflessa alla fine anche nelle celebrazioni della Liberazione in provincia da parte della politica ufficiale, che fino agli anni Ottanta del secolo scorso, rivelava notevole imbarazzo a riguardo. Anche se tardivamente e ancora con qualche difficoltà, essa sembra comunque aver trovato espressioni significative di riconoscimento reciproco delle due Giambattista Lazagna e Hans Pircher (Vezzan 1998) # 63

ribaltata di lì a poco da quella della CortediAppellodiTrento(26.02.1954). Il ricorso in appello fu avanzato dal Procuratore della Repubblica di Bolzano Faustino Dell’Antonio, la cui carriera di magistrato rappresentava un notevole caso di continuità lungo 11 ventennio fascista, l’occupazione nazista e il periodo repubblicano. Va notato che alcuni degli imputati - che lavoravano come pendolari annuali o stagionali all’estero - non furono rintracciati e non ricevettero quindi la citazione

, nel 1966, in uno dei suoi ritorni dalla Svizzera dove lavorava. Incarcerato, dopo la detenzione in diversi carceri, un tentativo di suicidio e un periodo di manicomio criminale, fu trasferito nel carcere di Fossano, in provincia di Cuneo. Qui conobbe Roberto Miraglio, che si interessò del suo caso chiedendo la revisione del processo, e Giambattista Lazagna 18 , ex comandante partigiano che col libro di denuncia II caso del partigiano Pircher (La Pietra, Milano 1975) sollevò un grande clamore

nell’opinione pubblica. Cominciò ad interessarsi del caso anche la politica locale. Respinta dalla Cassazione la richiesta di revisione del processo, il Presidente della Repubblica Giovanni Leone risolse il problema concedendo a Pircher il «condono condizionale». Grazie al libro di Lazagna per la prima volta in ambito nazionale fu conosciuta l’esistenza del movimento di resistenza sudtirolese. Anche a livello storiografico, infatti, non ve n’era stata alcuna traccia nelle ricostruzioni generali e nei

1
Libri
Categoria:
Storia , Giurisprudenza, politica
Anno:
2009
Skolast.Widerstand. (Der fahrende Skolast ; 2009, 2)
/tessmannDigital/presentation/media/image/Page/519964-200902/519964-200902_60_object_5836116.png
Pagina 60 di 136
Autore: Südtiroler Hochschülerschaft
Luogo: Bozen
Editore: Südtiroler Hochschüler/innen/schaft
Descrizione fisica: 133 S. :Ill.
Lingua: Deutsch
Soggetto: g.Südtirol ; s.Nationalsozialismus ; s.Widerstand ; f.Aufsatzsammlung<br />g.Südtirol ; s.Faschismus ; s.Widerstand ; f.Aufsatzsammlung
Segnatura: III Z 342/54(2009),2
ID interno: 519964
L’articolo contro Egarter dopo la cerimonia alla Sandhofkapelle («Corriere delle Dolomiti», 6.10.1946) e pertanto non di sua competenza, mentre sugli episodi di sabotaggio e attività militare elencati da Egarter nella sua relazione 8 , il giudizio era di insignificanza o di mancanza di prove. Anche la posizione dei disertori e renitenti non veniva giudicata rilevante. Riferendosi all’attività svolta per conto degli Alleati nei mesi successivi alla fine della guerra, la definizione proposta

da Carta era di «Gruppo di polizia Egarter» non di «Gruppo Partigiano». Su questa scorta anche la Prefettura di Bolzano così rispondeva al Ministero degli Esteri che aveva chiesto informazioni: «A seguito di accertamenti eseguiti non risulta che in Alto Adige, durante l’occupazione tedesca, vi sia stato un movimento partigiano allogeno (...) Fra i militari allogeni vi furono alcuni che per paura disertarono o non risposero alla chiamata alle armi (...) senza contribuire alla causa della liberazione

.» 9 La dimostrazione della partecipazione alla lotta di liberazione dalle dittature aveva per i due gruppi linguistici un’importanza primaria in vista della conferenza di pace. Il 15 novembre 1945 un articolo del «Volksbote», difendendo l’immagine del gruppo tedesco dall’accusa (ricorrente sulla stampa italiana) di totale complicità col nazismo, si lasciava andare ad un’infelice spunto polemico, spiegabile solamente dal clima di feroce contrapposizione propagandistica: «Was aber den aktiven Widerstand

gegen die nationalsozialistische Herrschaft anbelangt, so müssen wir einmal feststellen, dass wir vor dem Waffenstillstandsvertrag nie einen italienischen Partisanen in Südtirol gesehen haben. Und die Herren, die sich nach dem 3. Mai 1945 als Partisanen gebärdeten, können wir wirklich nicht als solche anerkennen». La reazione da parte italiana fu di grande clamore e portò l’ANPI alla pubblicazione, nell’anno successivo, del libro Perché?, una documentazione dell’attività resistenziale italiana in provincia. Citata talvolta ancora oggi

come opera storiografica, essa andrebbe invece interpretata quale documento storico, nel contesto della controversia politico-propagandistica in cui nacque. Nel finale dell’introduzione si leggeva comunque la volontà di “chiudere” una sterile polemica, aprendo la via a un reciproco riconoscimento: «I partigiani italiani sanno essere superiori ad ogni meschino tentativo di offesa e tendono sinceramente la mano a quanti, patrioti tedeschi, hanno comunque lottato contro il nazismo, contro l’oppressore

2
Libri
Categoria:
Storia , Giurisprudenza, politica
Anno:
2009
Skolast.Widerstand. (Der fahrende Skolast ; 2009, 2)
/tessmannDigital/presentation/media/image/Page/519964-200902/519964-200902_58_object_5836114.png
Pagina 58 di 136
Autore: Südtiroler Hochschülerschaft
Luogo: Bozen
Editore: Südtiroler Hochschüler/innen/schaft
Descrizione fisica: 133 S. :Ill.
Lingua: Deutsch
Soggetto: g.Südtirol ; s.Nationalsozialismus ; s.Widerstand ; f.Aufsatzsammlung<br />g.Südtirol ; s.Faschismus ; s.Widerstand ; f.Aufsatzsammlung
Segnatura: III Z 342/54(2009),2
ID interno: 519964
linguistici. «In un lungo colloquio che ebbi con questo allogeno furono gettate le basi per una collaborazione anti nazifascista e ci si trovò d’accordo su tutte le questioni locali. Quella dei confini non fu naturalmente toccata»; così scrive l’anonimo estensore di un memoriale indirizzato al CLN Alta Italia nel novembre 1944. 1 Ma quali erano le posizioni del gruppo di Longon riguardo agli sviluppi futuri della provincia? Qualche traccia è forse possibile ricavarla attraverso un memoriale del CLN

Hans Egarter e la ricezione della Resistenza sudtirolese in Italia Carlo Romeo Manlio Longon, presidente del CLN di Bolzano, ebbe alcuni colloqui politici con Erich Amonn in vista di un impegno comune. In apertura vorrei complimentarmi con la Südtiroler HochschülerInnenschaft per l’iniziativa di dedicare, proprio in occasione del Gedenkjahr 2009, un convegno a una figura dimenticata o meglio misconosciuta come quella di Hans Egarter. Un solido legame e continui rimandi intrecciano il pensiero

Hans Egarter è stato una figura emblematica anche nei difficile rapporto tra la resistenza italiana e quella sudtirolese. Come accade spesso agli uomini che incarnano una “rottura” in contesti di forte polarizzazione etnica o ideologica, si è trovato talvolta “schiacciato” tra due fronti antagonisti, in alcune occasioni strumentalizzato e alla fine incompreso. La tardiva ricezione della resistenza sudtirolese in Italia è una delle tante conseguenze del clima di contrapposizione in cui per decenni

è stata elaborata la storiografica di questa provincia di confine. Diverse per riferimenti culturali, ambientali e ideologiche, separate da divergenti finalità di contingenza politica (la questione nazionale) ledue Resistenze erano destinate a non “incontrarsi” neppure nel dopoguerra. Nell’autunno del 1944 Manlio Longon, dirigente dello stabilimento Magnesio nonché presidente del Comitato di liberazione nazionale di Bolzano, ebbe alcuni colloqui con l’imprenditore bolzanino Erich Amonn, esponente

di rilievo non solo del mondo economico sudtirolese ma anche del gruppo minoritario che nel 1939 aveva optato per l’Italia. I colloqui - che secondo la testimonianza di Amonn furono tre e si interruppero in seguito all’arresto di Longon da parte della Gestapo - anche se irrilevanti da un punto di vista operativo rivestono un indubbio valore politico ed etico. Si tratta, infatti, del primo tentativo di affrontare la questione altoatesina in un’ottica democratica e di collaborazione tra i gruppi

3
Libri
Categoria:
Storia , Giurisprudenza, politica
Anno:
2009
Skolast.Widerstand. (Der fahrende Skolast ; 2009, 2)
/tessmannDigital/presentation/media/image/Page/519964-200902/519964-200902_64_object_5836120.png
Pagina 64 di 136
Autore: Südtiroler Hochschülerschaft
Luogo: Bozen
Editore: Südtiroler Hochschüler/innen/schaft
Descrizione fisica: 133 S. :Ill.
Lingua: Deutsch
Soggetto: g.Südtirol ; s.Nationalsozialismus ; s.Widerstand ; f.Aufsatzsammlung<br />g.Südtirol ; s.Faschismus ; s.Widerstand ; f.Aufsatzsammlung
Segnatura: III Z 342/54(2009),2
ID interno: 519964
) nella cornice della lotta partigiana. Proprio questo collegamento fu poi negato dalla sentenza della Corte d’Appello di Trento. Chiamato Egarter Giovanni e rammentata l’ammonizione fatta, il Presidente l’invita a prestare il giuramento prescritto negli art. 142 e 449 Cod. proc. Pen.; all’uopo, stando esso in piedi, gli dà lettura della seguente formula: «Consapevole delle responsabilità che col giuramento assumete davanti a Dio e agli uomini, giurate di dire tutta la verità e null’altro che

la verità». Il teste pronuncia le parole «Lo giuro». (...) Poscia, interrogato, risponde: Voglio parlare nella mia lingua materna, perché voglio essere più preciso. Il movimento di resistenza sudtirolese è incominciato nel 1939 con le opzioni e precisamente fra coloro che avevano optato per rimanere in Italia. Nell’anno 1943 al momento dell’occupazione tedesca questo movimento ha preso vita effettiva dividendosi in gruppi tra i quali quello della Val Venosta ha prestato ottimi servizi, aiutando della

acquistate dal movimento di resistenza sudtirolese anche nei confronti di italiani di questa provincia. Assieme all’Ottl Luigi ho accompagnato il figlio di Schuschnigg fino al confine svizzero, perché passasse in Svizzera. Il Pircher, dopo la sua venuta da me, fu da me rimandato in Svizzera con la risposta al messaggio portatomi. Al suo ritorno mi portò denari ed altre comunicazioni 64

4
Libri
Categoria:
Storia , Giurisprudenza, politica
Anno:
2009
Skolast.Widerstand. (Der fahrende Skolast ; 2009, 2)
/tessmannDigital/presentation/media/image/Page/519964-200902/519964-200902_61_object_5836117.png
Pagina 61 di 136
Autore: Südtiroler Hochschülerschaft
Luogo: Bozen
Editore: Südtiroler Hochschüler/innen/schaft
Descrizione fisica: 133 S. :Ill.
Lingua: Deutsch
Soggetto: g.Südtirol ; s.Nationalsozialismus ; s.Widerstand ; f.Aufsatzsammlung<br />g.Südtirol ; s.Faschismus ; s.Widerstand ; f.Aufsatzsammlung
Segnatura: III Z 342/54(2009),2
ID interno: 519964
la loro patria tirolese, mentre i soldati del 1943, aggregati alle formazioni delle SS e della Wehrmacht caddero per gli ideali imperialistici ed aggressivi di Adolfo Hitler e della grande Germania. Vediamo quindi quale la differenza tra le due epoche! (...) È quindi un vero e proprio insulto quello commesso in Val Passiria dalla ‘Lega Andreas Hofer’. Insulto ai nostri purissimi eroi, del 1809.» 13 Subitodopoquestaasuo modo rigorosa osservazione, l’articolo si sviluppava però in un mirato

, provocatorio e infamante attacco, diretto non solo ad Egarter ma all’immagine complessiva della resistenza sudtirolese. Sulla base dell’asserzione che l’unica resistenza antinazista sarebbe stata quella in campo italiano, gli unici scopi dell’AHB venivano ricondotti alla battaglia separatista. E di Egarter venivano presentati i tratti del vile cospiratore clandestino e “contrabbandiere”. «(...) Egarter e i suoi amici (è questa la voce comune in Passiria) durante tutto il periodo nazista si tennero ben

nascosti in quelle vallate meranesi e da tutti furono tacciati di vili. Se essi non fossero stati tali, sarebbero certamente passati nelle file dei partigiani italiani ed avrebbero avuto l’occasione di combattere il tedesco invasore fianco a fianco ai loro amici italiani. Nelle file dei partigiani italiani abbiamo invece trovato pochissimi sudtirolesi! E perché? Ad Egarter ed ai suoi uomini mancava il coraggio ed inoltre non avevano per tali azioni le necessarie capacità. Dopo il crollo della potenza

della celebrezione del 25 aprile. Il contesto politico era radicalmente mutato: la decisione sui confini era stata ormai presa a Parigi e quella sudtirolese era ormai una questione autonomistica non più separatista. Il periodico «Il Nuovo Ponte. Voce dei combattenti della Libertà» invitò Egarter a scrivere un articolo, che apparve con tutta evidenza, in lingua tedesca e in traduzione italiana, in prima pagina e in funzione simmetrica all’articolo di Libero Montesi («Cap. Franco»). Si tratta, a mio

giudizio, di uno degli interventi più maturi e ponderati di Egarter. I riferimenti al cristianesimo sono assai lontani dal confuso connubio di religione e patriottismo che aveva caratterizzato le cerimonie dell’anno prima. Egarter sembra esplicitare semmai la necessità di disancorare la fede religiosa dal fanatismo nazionalista, smentendo la priorità della difesa dei caratteri etnici rispetto agli altri valori morali. È proprio uno dei motivi che aveva caratterizzato la “rivoluzionaria” riflessione dei

6
Libri
Categoria:
Storia , Giurisprudenza, politica
Anno:
2009
Skolast.Widerstand. (Der fahrende Skolast ; 2009, 2)
/tessmannDigital/presentation/media/image/Page/519964-200902/519964-200902_91_object_5836147.png
Pagina 91 di 136
Autore: Südtiroler Hochschülerschaft
Luogo: Bozen
Editore: Südtiroler Hochschüler/innen/schaft
Descrizione fisica: 133 S. :Ill.
Lingua: Deutsch
Soggetto: g.Südtirol ; s.Nationalsozialismus ; s.Widerstand ; f.Aufsatzsammlung<br />g.Südtirol ; s.Faschismus ; s.Widerstand ; f.Aufsatzsammlung
Segnatura: III Z 342/54(2009),2
ID interno: 519964
n v • POLEMICHE DOPO IL DOCUMENTO SULLA TV 3 L’ex dirigente dalle colonne le sagten nein» ahi «Junge Generation» attacca la serata-dibattito «Dolomiten» - Replica dell.’Associazione stampa Dal tono del di cattilo era evi dente che la serata indetta la settimana scorsa daH’Assoeiazió- n<ì provinciale della stampa al toatesina sulla Resistenza sudti rolese (prendendo lo spunto dalla presentazione di un docu ménto televisivo del TG3 a fir ma del giornalista Gerd Staf fieri non sarebbe stato archi

vialo senza polemiche. V La discussione, che aveva vi sto interventi (cosi come la pre senza) soprattutto di parteci panti di lingua tedesca, (il do cumentario del resto era in te desco), aveva dato la stura a qualche polemica nei confronti della Volkspartei (o di una par te di essa) alla quale molti in terventi avevano imputato il fat to di aver tenuto sotto silenzio, sacrificandolo al principio dell’ unità etnica, il fenomeno della resistenza antinazista di molti sudtirolesi che avevano pagato con

alla presenza in veste di relatore officiale di uno dèi fondatori della SVP, una perso na prestigiosa per il suo passa to dì deportato anti-nazista co me il sen, Fried! VoSgger. che ha potuto testimoniare della matrice anti-nazista del suo par tito: «ln cosò contrario — aveva detto — gli Attenti non ne avreb bero consentito la fondazione»; pur ammettendo l'insorgere di tentazioni a destra da parte di qualche giovane, aveva sostenu to «la sostanziate impronta de mocratica sia del partito che dei

p mortalmente .per via della presentazione, ha rite nuto di non lasciar passare Sot to silenzio questo tipo di rilie vi: «Il direttivo dell'Associazione provinciale stampa di Bolzano, organizzatore della serata-dibat tito del 14 maggio scorso per la presentazione del documentario televisivo "Sie sagten nein», (Dissero di noi riguardante il movimento antinazista sudtiro lese, nel periodo 1943-1945 realiz zato dal giornalista della RAI Gerd Staffler, in merito al reso conto ed alle relative annotazio

tui- tdvia il tono complessivamente negativo ed impregnato-di male vola diffidenza nei - confronti della iniziativa — tiene a preci- sar e che questa manifestazione (come quelle che seguiranno) non sì propone di attaccare o mettere in cattiva luce onesto o quel partito od organo di stampa o persona, ma di avvia re un fruttuoso confronto fra cittadini di ogni gruppo lingui stico su temi di largo interesse per tutti». ■ L’equipas vettura ; È TORNEO DI CALCIO AMATORI Stampa sola in ve ma incalzano

7
Libri
Categoria:
Storia , Giurisprudenza, politica
Anno:
2009
Skolast.Widerstand. (Der fahrende Skolast ; 2009, 2)
/tessmannDigital/presentation/media/image/Page/519964-200902/519964-200902_62_object_5836118.png
Pagina 62 di 136
Autore: Südtiroler Hochschülerschaft
Luogo: Bozen
Editore: Südtiroler Hochschüler/innen/schaft
Descrizione fisica: 133 S. :Ill.
Lingua: Deutsch
Soggetto: g.Südtirol ; s.Nationalsozialismus ; s.Widerstand ; f.Aufsatzsammlung<br />g.Südtirol ; s.Faschismus ; s.Widerstand ; f.Aufsatzsammlung
Segnatura: III Z 342/54(2009),2
ID interno: 519964
Con gli occhi di oggi il passo di Egarter potrebbe essere letto come il primo tentativo di una “celebrazione interetnica” della Liberazione. Hans Pircher (1924-2002) in carcere a Fossano «(...) Wenn ich als Leiter der Südtiroler Widerstandbewegung «Andreas Hofer Bund» Ihrer Einladung nachkomme und für die Sondernummer zum Gedenktag meinen Beitrag leiste, so möchte ich damit vor allem einer gegenseitigen Verständigung und damit dem Frieden dienen. Wir sind es den Toten schuldig

Sprache und Sitte einzutreten, aberwir wissen auch, dass damit nicht eine trennende Mauer der Unversöhnlichkeit aufgerichtet werden soll (...)» I processi alla “banda Gufler” Nella primavera del 1949 partì un’indagine, condotta dai Carabinieri di Merano, mirata a far luce sugli episodi di violenza che avevano segnato gli anni della guerra e del periodo immediatamente successivo in Val Passiria. I responsabili furono individuati in un gruppo di 19 ex disertori e renitenti della Wehrmacht. Molti di loro

erano riconosciuti all’interno del “gruppo Egarter” e avevano fatto parte dell’unità al servizio del CIC (Counter Intelligence Corps). A livello giornalistico si parlò ben presto di «banda Gufler», dato il ruolo preminente avutovi da Karl Gufler (ormai morto in uno scontro a fuoco con i Carabinieri nel marzo del 1947). 14 Nell’autunno del 1951 si aprì il processo ed essi dovettero rispondere di una serie impressionante di capi di imputazione, che andavano dall’omicidio (di un capo locale della SOD

e di un ufficiale farmacista della Wehrmacht) fino all’incendio, furto, estorsione e rapina ai danni di nazisti o ex nazisti locali. La stampa locale seguì con attenzione il lungo processo e sia il «Dolomiten» che l’«Alto Adige» dedicarono ampio spazio alle vicende. Inutile dire che il processo aveva anche una grande valenza politica, in quanto la giuria si sarebbe indirettamente espressa sull’effettiva esistenza di un movimento di resistenza sudtirolese. Di quest’ultima, pur con molte difficoltà, furono

l’amnistia (...) e va quindi dichiarato non doversi procedere per estinzione del reato per amnistia (...) Né questo gruppo né altri che si vuole siano esistiti in Val Venosta e in Val Pusteria fecero in vero atti sublimi, né poterono mai compiere grandi fatti d’arme, ma frustrarono la tranquillità che all’occupante era necessaria col turbare, intimorire e sopprimere i sostenitori suoi e la Milizia locale dello stesso». 15 L’interpretazione della Corte bolzanina fece dunque rientrare la maggior parte

8