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Libri
Categoria:
Filosofia, psicologia
Anno:
1985
Karl Jaspers : 1883 - 1969 ; 1983 - Celebrazioni nel I. anniversario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 6 )
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Pagina 46 di 78
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: 56 S.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Soggetto: p.Jaspers, Karl ; f.Kongress ; g.Meran <1983>
Segnatura: II 128.054
ID interno: 62093
influisca decisamente sull’essenza dell’uomo, ed è incomunicabile, perché la comunicazione lo attirerebbe nei modi dell’essere omni- comprensivo nei quali sarebbe frainteso. La sua esperienza è assolu- tamente storica: nel tempo, eppure al di là del tempo. È per esso che si può parlare, ma non si puó parlare di esso. Per il pensiero come per la comunicazione il punto d’arrivo è il silenzio (8). L’istante e quanto avviene nell’istante è qualcosa del tutto ecce- zionale, ma tuttavia è qualcosa

di possibile, sebbene in fugaci situa- zioni. La possibilità stessa di ciò che in quell’istante puó avvenire annulla l’esclusività del trascendimento infmito. Se, sia pure per un momento, il trascendere si arresta nella fruizione del compimento, anche la «fede filosofica» di Jaspers scompare nella pienezza con- templativa. La frase riportata conclude l’ultima parte del capitolo, esaminato sopra, intitolato: Ventà come comunicabilità. II nucleo del discorso è che «la verità per l’uomo esiste come verità

in divenire, e precisa- mente come verità che diventa comunicazione. Se la si scioglie dalla comunicazione, degenera subito in verità statica che si trasforma in conoscenza di qualche cosa invece di essere se stessa» (9). Lo svi- luppo delle argomentazionl e le stesse articolazioni del discorso rivelano tuttavia la difflcoltà di non potex esprimere la propria posi- zione se non ipotizzandone un’altra che viene negata. La comunica- zione è «ardente desiderio che nasce dalla realtà del tempo

», ma è destinata al «naufragio» poiché il suo compimento comporterebbe l’attingere ad un «Uno, la verità, in forma per noi inaccessibile». Lo scacco del comunicare, comunque, non è un limite tragico che ci respinga nell’indeterminato, ma ci sospinge «verso una rivelazione sconfinata perché l’incomunicabilità si mostri nella sua vera essenza entrando nella comunicazione» (10). Rigorizzando il discorso si con- figura una situazione patologica ove la sconnessione tra soggetto ed 0 gg e tto non si risolve nemmeno

nella sospensione (im Schweben) che caratterizza l’«operazione filosofica fondamentale»: anche la sospensione, infatti, non è che un attimo in cui non ci si puó fer- mare. Le considerazioni fatte possono servire da chiave di lettura di un altro testo di Jaspers, un testo minore ma molto significativo, ove il tema dell’istante e della comunicazione, della storicità e del silenzio ntorna canco di conseguenze: Philosophie und Ojfenbarungsglaube. Ein Zwiegespràch (ii), un dialogo tra Jaspers e Heinz

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Libri
Categoria:
Filosofia, psicologia
Anno:
1989
Arthur Schopenhauer : 1788 - 1860 ; nel 200. anniversario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 11 )
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Pagina 77 di 104
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: XI, 84 S.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung
Soggetto: p.Schopenhauer, Arthur ; f.Kongress ; g.Meran <1989>
Segnatura: II 128.059
ID interno: 62101
stessa e il contrasto non è piü semplicemente fra mondo eterno e mon- do temporale, ma fra la volontà nel suo stato di affermazione che porta seco il mondo temporale come sua espressione e volontà nel suo stato di negazione che raccoglie i momenti di positività prima riferiti all’eter- no, tanto che ad essa debbono essere ricondotte l’estetica e l’etica, cul- minanti a loro volta nell’ascesi. Questo passaggio mi sembra ben documentato in un manoscritto del 1814 in cui si fa riferimento proprio

alle Upamshad: «Nel nostro vo- iere in generale è la nostra disgrazia; che cosa noi vogliamo poco' im- porta. Ma il volere (l’errore fondamentale) non puo mai trovare soddi- sfazione, onde noi non cessiamo di volere e la vita è un continuo sof- frire; poiché essa non è che il fenomeno del volere, il volere obiettivato. Noi ci illudiamo continuamente che roggetto voluto possa porre fine alla nostra volontà, mentre possiamo ció solo con il cessare di volere: questo (la liberazione del volere) awiene solo

attraverso la coscienza migliore, onde dice l'Oupnekhat (II, 216) tempore quo eognítio simul advenit amor e medio supersurrexit». «Per amor» continua Schopen- hauer «si intende qui la Maya, la quale è il volere, Famore all’oggetto, la cui oggettivazione o parvenza costltuísce il mondo e che, come erro- re fondamentale, è insieme l’origine del male e del mondo (che sono propriamente una cosa sola) ... La coscienza migliore non appartiene al mondo, bensi gli è opposta, non lo vuole» (HN I 120; it. 197

). Se l’a- more è la Maya la conoscenza di cui il testo delle Upanishad parla è per Schopenhauer l’arte o meglio ancora la compassione, corne conoscenza intuitiva concreta dei dolori della vita, che puo portare a non volerla per raggiungere queüa dimensione di pace e di beatitudine che Scho- penhauer si compiace di vedere dipinta sul volto del santo e che tradu- ce quell’esperienza mistica, per Schopenhauer l’unica forma autentica di religiosità, che si ripropone identica al di là dei simboli suggeriti

dal- le varie religionl positive In cui si esprime. Vorrei awiandomi ora alla conclusione spiegare e approfondire bre- vemente questa teoria della volontà, che a mio parere costituisce l’ele- mento piú originale del pensiero di Schopenhauer, nonostante le mol- teplici suggestionl che potevano spingerlo in questa direzlone e che cer- to non si lasciano ridurre all’Oupnekhat del passo citato. Schopenhauer stesso del resto rimanda per questo a Kant (H II 795; M 541-42). E noto come Schopenhauer una

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Libri
Categoria:
Filosofia, psicologia
Anno:
1985
Karl Jaspers : 1883 - 1969 ; 1983 - Celebrazioni nel I. anniversario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 6 )
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Pagina 42 di 78
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: 56 S.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Soggetto: p.Jaspers, Karl ; f.Kongress ; g.Meran <1983>
Segnatura: II 128.054
ID interno: 62093
vità estrinseche. Colui che intenda accedere al signiflcato, alla fonte del significato globale e, in tal modo, realizzare, aímeno intenzio- nalmente, la propria umanità, è colui che supera il livello stesso della coscienza universale per qualificarsi come spirito, Geist. La comunicazione è sempre un comunicare ad altri e reciproca- mente. Tale reciprocità nel comunicare dà vita alla comunità che, a seconda del modo della comunicazione, si specifica in corrispon- denti modi di comunità. Sul

terreno della realtà esistenziale, del Dasein si instaura una comunità di interessi vitali in concorrenza con altre analoghe comunità; è una comunità esposta a continue variazioni, frammentazioni o a sempre diverse forme di aggrega- zioni a seconda delle tensioni vitali che vanno emergendo. Sul piano della coscienza universale, il Bewusstsein überhaupt determina una comunità fondata sulla forza stessa della universalità dell’intel- letto, una comunità scientifica quindi che sussiste in funzione

di leggi e, attraverso di esse, supera la mutevolezza del divenire e del succedersi prammatico degli eventi particolari che invece condizio- nano, come si è visto, la comunità vitale del Dasein. La piena realiz- zazione della comunità come regno degli spiriti, si realizza a livello del Geist, ove i singoli componenti si ritrovano in un valore ideale, limitato tuttavia in «un tutto» e mai identificantesi con «il tutto». In altri termini la comunità degli spiriti, a questo livello avverte con

- temporaneamente di appartenere ad un universo di significati ideali, ma avverte anche che questo universo non puó esaurire, e quindi cristallizzare, il senso finale che continuamente ci trascende. Anche a livello di Geist la verità che si raggiunge e la comunità che si instaura attraverso la comunicazione in quella verità, sono verità e comunità incompiute; il vero senso della comunicazione, il compi- mento del suo significato percorre i tre modi dell’«essere omnicom- prensivo» ma non si arresta ad alcuno

di essi: oltre di essi vi è la «volontà di comunicazione» della ragione e dell’esistenza. I tre modi di comunicazione indicati presentano tutti un limite e tutti e tre sono esposti a deterioramenti la cui causa va ricercata nel considerarli isolati ed esclusivi, oppure nel non rispettare un ordine nel loro collegamento. La comunicazione esistenziale (nel senso del Dasein) puó ridursi a istintiva simpatia o antipatia, come la comuni- cazione che avviene nella successiva comunità scientifíca puó iso

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Libri
Categoria:
Filosofia, psicologia
Anno:
1985
Karl Jaspers : 1883 - 1969 ; 1983 - Celebrazioni nel I. anniversario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 6 )
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Pagina 38 di 78
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: 56 S.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Soggetto: p.Jaspers, Karl ; f.Kongress ; g.Meran <1983>
Segnatura: II 128.054
ID interno: 62093
essere la radice del nazismo come del dissenso morale, della protesta stessa del professor Jaspers che abbandona la cattedra di Heidelberg perché la sua patria tedesca fa tacere i rimorsi nella programmazione funzionale di un benessere senz’anima. Si potrebbe dire che, come Pascal, Jaspers ami «l’uomo che cerca, ma che cerca gemendo». Questo discorso si approfondisce se lo connettiamo con il modo in cui Jaspers concepisce la libertà e la ragione. La libertà di cui egli parla è la stessa

esistenza nel senso forte del termine: non tanto il nostro consistere puntuale in un determinato momento e in deter- minato spazio (Dasein, esser-ci), quanto piuttosto il nostro rappor- tarci alla sorgente piü profonda della vita, al senso originario della realtà, al suo significato aperto, che si rifiuta di fermarsi ad una defi- nitiva formulazione (Existenz, esistenza in sensoforte). La ragione non è il puro intelletto inteso come facoltà tecnica del connettere logico che ci dà il sapere scientifico

, il continuo mettere in questione, Paprirsi alPinfinito superando ogni determi- nazione. Questo rapido richiamo a ció che significhi, per Jaspers, essere liberi e ció che significhi pensare razionalmente, ci offre un ulteriore parametro di lettura del suo atteggiamento di fronte agli avvenimenti. II suo impegno è quello di realizzare una vita libera razionalmente ordinata. Ció non significa accettare un ordine estrinseco, ma rimanere fedeli alla istanza di un valore originario rivolto all’infinito; una

fedeltà che per essere feconda non rifiuta una disciplina, ma rifiuta di considerare i modi di questa disciplina come strutture intoccabili e formulazioni definitive. I modi sono aperti, sempre disponibili ad una messa in questione del loro stesso confígurarsi, hanno i medesimi caratteri della comunicazione, quella comunicazione che è condizione della ricerca, maieutica delPimpegno, ideale regolativo di ogni autentica esistenza. L’avventura terrena di Karl Jaspers è stata un’esistenza come

comunicazione dall’esercizio terapeutico del dialogo col malato mentale, al dialogo di cui parleremo alla fine di queslo saggio, quello del filosofo col teologo, un dialogo sulle possibilità di comu- 20 —

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Libri
Categoria:
Filosofia, psicologia
Anno:
1989
Arthur Schopenhauer : 1788 - 1860 ; nel 200. anniversario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 11 )
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Pagina 71 di 104
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: XI, 84 S.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung
Soggetto: p.Schopenhauer, Arthur ; f.Kongress ; g.Meran <1989>
Segnatura: II 128.059
ID interno: 62101
valutazione teoretica o pratica di ciò che si contempla e aveva perció parlato del sentimento del bello come di un piacere disinteressato su- scitato in noi dal «libero gioco» in cui le nostre facoltà conoscitive son poste dalla forma dell’oggetto. Egli aveva poi distinto il sentimento del bello da quello del sublime contrapponendo la calma contemplazione che si ha nel primo all’apprensione «perturbata e commossa» direi in linguaggio vichiano che si ha nel secondo: il sentimento del sublime

esistenza e al suo possesso, non valutarla in riferimento alla nostra volontà e ai nostri bisogni, per coglierla invece nella sua pura forma, come idea (nel senso platonico del termine). Chi contempla estetica- mente si libera dalle preoccupazioni che angustiano la vita quotidiana, lascia cadere quanto v’é in lui di legato ad esse, per farsi secondo l’e- spressione di Schopenhauer «puro occhio del mondo» unito alle forme ideali che contempla. Naturalmente questo stato non puó durare a lun- go e dalla

alle cose, quanto alla loro relazione alla nostra indivi- dualità e ai nostri bisogni. Non appena al contrario guardiamo le cose obiettivamente cioé contempliamo, per il momento la soggettività e con essa la fonte di ogni miseria è svanita, siamo liberi e la coscienza del mondo sensibile sta di fronte a noi come qualcosa di estraneo che non ci ostacola, anche non siamo piu immersi nella considerazione utile per — 55

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Libri
Categoria:
Filosofia, psicologia
Anno:
1989
Arthur Schopenhauer : 1788 - 1860 ; nel 200. anniversario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 11 )
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Pagina 76 di 104
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: XI, 84 S.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung
Soggetto: p.Schopenhauer, Arthur ; f.Kongress ; g.Meran <1989>
Segnatura: II 128.059
ID interno: 62101
momenti decisivi del suo pensiero che talvolta non esita ascrivere a sua originalità, ritraducendoli allora nel linguaggio della sua filosofia. Cosi ad es. nel Brahm dell’induismo (piú esattamente Brahman), inteso come principio unitario del cosmo, che si esprime in ogni creatura ep- pure è al di là di ogni creatura e al di là di quel nascere e perire che ca- ratterizza il mondo creaturale, egli vede anticipata la sua dottrina della volontà come principio unitario del mondo «che è in tutti

e ciascuno e ivi soffre e vive e spera nella redenzione». II Brahm cosi inteso sarebbe allora la volontà nel suo stato di affermazione: ma la volontà nel suo stato di affermazione non esaurisce le possibilità dell’essere: al di là del mondo in cui essa domina è il mondo del Brahm beato («non incarna- to»), il mondo della volontà nel suo stato di negazione, che è raggiunto dall’ asceta quando profondamente compreso del dolore che l’esercizio della volontà porta seco passa al non volere. A ció

si riallaccia l’altra dottrina di Schopenhauer piu volte citata, la dottrina della Maya. La Maya è da Schopenhauer identificata proprio con la volontà nel suo stato di affermazione, o con l’ingannevole mondo della rappresentazio- ne che essa trae seco, il mondo della molteplicità temporale, che è co- munque il mondo dell’illusione e della cecità, cui si accompagnano l’e- goismo e il dolore. Da questo mondo l’uomo si redime ricongiungen- dosi a quella dimensione del Brahm per cui esso è il Brahm beato

migliore e quella em- pirica nella sistemazione schopenhaueriana del Mondo come volontà e rappresentazione è espressa nella contrapposizione fra volontà nel suo stato di affermazione e volontà nel suo stato di negazione, dove la vo- lontà nel suo stato di negazione assume quella positività che prima era della coscienza migliore e deH’eterno nei confronti della coscienza em- pirica e temporale che è espressa nei termini della volontà nel suo stato di affermazione. Se prima cioé si aveva una

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Libri
Categoria:
Filosofia, psicologia
Anno:
1985
Karl Jaspers : 1883 - 1969 ; 1983 - Celebrazioni nel I. anniversario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 6 )
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Pagina 21 di 78
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: 56 S.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Soggetto: p.Jaspers, Karl ; f.Kongress ; g.Meran <1983>
Segnatura: II 128.054
ID interno: 62093
due autori che - a detta di Vattimo - «stanno alla radice dell’attuale ondata' impersonalistica’ della filosofia e della cultura, Nietzsche e Heidegger» (6). È forse questa una delle ragioni per cuijaspers è oggi «inattuale», a differenza dei due autori ricordati. Ripensare alla sua filosofia, in occasione del centenario della sua nascita, puó risultare piú efficace rammentando polemicamente le ragioni del suo umanesimo, che sono ancora, in parte, le ragioni nostre nei confronti delle tesi

impersonalistiche (7). Questa è la prospettiva che vorrei assumere, richiamandomi a quattro punti del pensiero dijaspers: la scienza e il suo valore; lo Umgreifendes', la realtà storica della filosofia; la lettura della cifra. Tra scienza e filosofia c’é tensione dialettica, che comporta possi- bilità di superamento (8). L’esperienza diretta di Jaspers sul terreno delle scienze psicologiche, la sua formazione dovuta anche ai con- tatto con il pensiero sociologico di Max Weber, che egli ricorda sempre con

profondo rispetto, lo portano ad una concezione del sapere scientifico lontana sia da chi vorrebbe semplicemente ridurvi ogni aspetto della filosofia, sia dall’idealismo negatore di ogni posi- tività scientifica. Egli usciva dall’esperienza positivistica di fme Ottocento e da una formazione avvenuta in buona parte nel clima del neokantismo e dello storicismo, nel loro sforzo di autonomia filosofica. È nella filosofia che le scienze acquisiscono il loro senso. Le scienze sono nate dalla metafisica

e se ne sono liberate renden- dosi positive. C’é quindi una filosofia a monte del pensiero scienti- fico, destinata a dissolversi ma, nello stesso tempo, necessaria come impulso originario al sapere. Raggiunta I’autonomia, si pone alle singole scienze ii problema del loro senso. Ciascuna di esse trova la propria finalità nel soddisfare agli scopi pratici per cui è sorta e nel conseguire risultati nell’ambito della sua finalità. Peró essa non trova il proprio senso teorico se non nell’ambito dell’unità del

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Categoria:
Filosofia, psicologia
Anno:
1989
Arthur Schopenhauer : 1788 - 1860 ; nel 200. anniversario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 11 )
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Pagina 70 di 104
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: XI, 84 S.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung
Soggetto: p.Schopenhauer, Arthur ; f.Kongress ; g.Meran <1989>
Segnatura: II 128.059
ID interno: 62101
la maggior parte degli strumenti concettuali che gli permettono una fondazione critica della sua dottrina. Guarderó invece al kantismo solo in riferimento a quella intuizione della vita che ho fatto emergere in riferimento al platonismo. Si vedrà allora che Schopenhauer sottolinea del kantismo proprio i mo- menti intesi a quella depurazione dei valori dal mondo empirico di cui si è detto, presentando la sua filosofia sotto questo rispetto come una radicalizzazione di istanze kantiane. Lascio da parte per

ora il valore re- ligioso limitandomi a ricordare che per Schopenhauer l’unica forma di religiosità autentica è quella mistica e che se questa affermazione puó sembrare contraddire i risultati della critica kantiana awersa com’é noto a ogni forma di mistidsmo, pure puó anche essere intesa come una radicalizzazione del razionalismo religioso kantiano, svolto nel sen- so di un rifiuto di ogni religione storico-positiva quando non sia rico- nosciuta nel suo carattere di puro mito espressivo di verità

vorrei soffermarmi sul valore estetico e su quello etico. Quanto al valore estetico Schopenhauer trova la spiegazione kantia- na del sublime «giusta ed eccellente», ma rimprovera a Kant di non es- sersi accorto che «il bello è una specie di sublime, o meglio che il su- blime è una specie del bello, in quanto in esso si esprime nella maniera piú immediata, la negazione del mondo temporale, che è assolutamente l'essenza di ogni bellezza». (HN 145). Cerchiamo di commentare questo passo a prima vista

un po’ difficile. Che cosa significa che il bello è per essenza la negazione del mondo temporale e in che senso bello e subli- me coincidono? Per capire ció occorre richiamarsi brevemente alla dot- trina estetica di Kant. Kant aveva posto Ü sentimento del bello nella contemplazione estetica facendo vedere come in essa si prescinda da ogni 54 —

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Categoria:
Filosofia, psicologia
Anno:
1989
Arthur Schopenhauer : 1788 - 1860 ; nel 200. anniversario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 11 )
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Pagina 69 di 104
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: XI, 84 S.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung
Soggetto: p.Schopenhauer, Arthur ; f.Kongress ; g.Meran <1989>
Segnatura: II 128.059
ID interno: 62101
re in piena luce in Platone gli elementi dualistici ed ascetici, a detrimen- to di altri aspetti del suo pensiero: il tormento della scepsi platonica si risolve cosi in un senso platonico della vita che si cristallizza in certi ri- sultati definitivi per quanto interessanti. In questo quadro del platoni- smo non è presente il Platone politico che nel mondo ideale cerca una regola per la costruzione della città terrena. E Schopenhauer non igno- ra certo questo Platone politico, ma semplicemente

lo rifiuta. «I filosofi delPantichità » egli dice «hanno riunite molte cose in un solo concetto: numerosi esempi ce ne offrono i dialoghi platonici. La piú grande con- fusione di tale specie è quella dell’etica con la politica. Lo Stato e il Re- gno di Dio, ossia la legge morale, sono cosi eterogenei che il primo è la parodia del secondo, un riso amaro per l’assenza di questo, una stam- pella invece della gamba, un automa invece di un uomo».(HN 117-18). La vita politica, resa possibile da un insieme

triviali?». (HN I 10). I valori, il valore religioso, il valore etico e quello estetico sono dal giovane Schopenhauer vissuti e sentiti non come qualità del mondo e suoi prodotti, ché lo statuto del mondo sem- bra essere nei loro confronti quello della negatività che li respinge, ma come in opposizione al mondo e alla vita: solo raramente rivelantesi nel mondo e nella vita, rivelantesi tuttavia, testimoniando in tal modo di un principio trascendente. Questo principio trascendente che in essi

si ri- vela e a cui essi rimandano resta per Schopenhauer rigorosamente tale. Egli riconosce infatti che è oggetto piú di presagio e nostalgia che di possesso: la filosofia che vuol essere razionalismo non puó che parlare di esso in termini negativi, come del luogo di redenzione dal mondo della colpa e della sofferenza che è l’unico che propriamente conoscia- mo. Compito della filosofia non puó dunque essere quello di esporre il contenuto della coscienza migliore, ma è quello di approfondire il dua- lismo

, coscienza migliore - coscienza empirica, eterno-temporale, man- tenendo l’opposizione dei termini che entrano a costituirlo ed evitando ogni mistione di essi, che avrebbe come unico esito quello di farci smarrire il senso della trascendenza e di riconciliarci con il mondo fe- nomenico, chiudendoci gli occhi al suo sostanziale disvalore. L’approfondimento del dualismo per Schopenhauer si risolve quin- — 53

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Categoria:
Filosofia, psicologia
Anno:
1989
Arthur Schopenhauer : 1788 - 1860 ; nel 200. anniversario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 11 )
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Pagina 80 di 104
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: XI, 84 S.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung
Soggetto: p.Schopenhauer, Arthur ; f.Kongress ; g.Meran <1989>
Segnatura: II 128.059
ID interno: 62101
negativi delTesistenza, la colpa e il dolore, che altrimenti cesserebbero di avere il significato tragico che egli intende loro annettere. II rnale in- fatti non puó essere appiattito sul piano fenomenico, ché perderebbe allora ogni consistenza. E questo il momento veramente «moderno» del suo filosofare, per cui Schopenhauer si schiera contro tutte le filo- sofie che si rifiutano di riconoscere la realtà positiva del male nella sua negatività distruttiva riducendolo a puro non essere

, a fenomeno super- ficiale dell’esistenza, etc , che intendono insomma a attenuarlo to- gliendo ad esso il suo carattere reale e scandaloso. Questa affermazione della realtà del male lungi dallo sminuire il senso schopenhaueriano della trascendenza, piuttosto lo rafforza. Proprio nel caso della fenome- nizzazione del rnale, la tragicità della vita su cui Schopenhauer tanto in- siste cesserebbe. stemperandosi in un vago senso della nullità e vanità de! tutto che potrebbe anche appagarci di sé senza rimando

erano il pensiero meno adeguato ai tempi moderni. Salomone aveva già pensato la stessa cosa piú di duemila anni prima, e persino lei sebbene non facesse parte del gruppo dei pensatori era andata piú oltre. Se tutto non era che vanità, perché prendersela? Purtroppo era peggio che va- nltà - ingiustizia, estorsione e morte...». Per Schopenhauer il male è reale e non puo essere esorcizzato con una tale formula: se redenzione c'é deve essere redenzione reale. D’altra parte è possibile pensare la vita

. II sentimento della colpa e della compassione, per Schopenhauer i sentimenti umani piú profondi, sono metafisica- mente rivelativi. II concepire la nostra esistenza come colpa, il mondo come qualcosa di assiologicamente negativo, implica che Pesistenza fi- sica del mondo non ne esaurisce il significato o come Schopenhauer dice piú volte che il significato ultimo del mondo sia morale (non si di- 64 —

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Categoria:
Filosofia, psicologia
Anno:
1985
Karl Jaspers : 1883 - 1969 ; 1983 - Celebrazioni nel I. anniversario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 6 )
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Pagina 36 di 78
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: 56 S.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Soggetto: p.Jaspers, Karl ; f.Kongress ; g.Meran <1983>
Segnatura: II 128.054
ID interno: 62093
del suo lavoro, del suo intervento pubblico e del suo comportamento privato. Cer- chiamo di dare una risposta a questi quesiti, una risposta d’altronde che non presenta una eccessiva difficoltà, data appunto la intima e globale coerenza che la personalità di Jaspers manifesta nella lunga vicenda della sua vita. Potremmo riassumere la risposta agli interrogativi che ci siamo posti individuando nella volontà di comunicazione interpersonale al di là dell’irrazionalità singole e collettive, una

comunicazione liberatrice da esse, il nesso costitutivo del rapporto che intercorre tra il pensiero e la personale esistenza di Jaspers, tra la sua prospettiva filosofica e la sua avventura umana. Lo studio della psichiatria e la stessa ampia pratica dinica avevano posto dinanzi alla riflessione del giovane Jaspers il senso di quel conflitto, di quella separazione tra soggetto ed oggetto in cui si condensa l’essenza stessa della malattia mentale. Subject-Objekt Spaltung(scissione soggetto-oggetto

) è la chiave di let- tura degli atteggiamenti del malato, ma è anche il problema fonda- mentale della conoscenza filosofica, un problema gnoseologico denso di implicanze metafisiche. II passaggio di Jaspers dalla psi- chiatria alla filosofia si compie attorno al convergere di entrambe in questa comune problematica. Si aggiunga la convinzione che Jaspers sottolinea con forza nella edizione del 1946 della sua Alíge- meme Psychopathologie (Psicopatologia Generale) che il malato mentale «può divenire

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Libri
Categoria:
Filosofia, psicologia
Anno:
1985
Karl Jaspers : 1883 - 1969 ; 1983 - Celebrazioni nel I. anniversario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 6 )
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Pagina 74 di 78
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: 56 S.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Soggetto: p.Jaspers, Karl ; f.Kongress ; g.Meran <1983>
Segnatura: II 128.054
ID interno: 62093
é necessario per mantenere la comune convivenza quotidiana in ordinati binari morali. Unistanza superiore, critica, si raggiunge con il livello etico. Qui si tratta della stessa vendicità interiore. Importa se Vagire deriva veramente dalVincondizionato del bene o se Vincondizionato viene seguito solo alla condizione che non rechi danno agli interessi delVesserci. II male é qui il rovesciamento del rapporto di condizionato (Bedingt) e incondizionato (Unbedingt). Qui la coscienza ha illuogo suoproprio; essa

é il linguaggio delVincondizionato, che scaturisce dalVessere se stesso. La moralità delVazione dipende dal suo denvare dalla veridicità interiore, cioé dalVessere se stesso. L essenza delVessere se stesso e quindi del bene appare peró solo al terzo livello, che presenta la differenza di due principi: delVamore e delVodio. L’amore e Vessere se stesso si identificano. L’amore agisce nella conoscenza come apertura delVessere, alla quale Vessenza delVessere si apre; agisce nelprocesso del diventare se stessi

come dedizione a ció chepromuove ii mio essere me stesso; agisce nelrapporto eti- co-sociale con Valtro, nel momento in cui ad esso, che lo accetta epromuove, si apre ilpossibile essere se stesso delValtro. NelVamore dunque consiste il principio comune, dal quale scaturisce la sostanza delVessere se stesso e del bene. In «Della verità», in relazione alia dottrina deiVonnicomprensività, si aggiunge un ulteriore aspetto della definizione delmale. Cattiva é conside- rata la volontà chepermette la non

-verità derivante dalVisolamento di sin- goh modi delVonnicomprensività. Piü profondamente ancora Vorigine del male stesso si radica in ultima analisi nel non poter essere uno di tutti i modi delVonmcomprensività. Si é mostrato che ilconcetto di esistenza in Jaspers comprende Vautode- terminazione morale dell’uomo e anzi solo esso la rende possibile. A quali condizioni e con qualipossibilità sipuö verificare nel dettaglio ilprocesso del divenire se stesso viene esposto in «Chiarificazione

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Libri
Categoria:
Filosofia, psicologia
Anno:
1985
Karl Jaspers : 1883 - 1969 ; 1983 - Celebrazioni nel I. anniversario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 6 )
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Pagina 20 di 78
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: 56 S.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Soggetto: p.Jaspers, Karl ; f.Kongress ; g.Meran <1983>
Segnatura: II 128.054
ID interno: 62093
e, per certi aspetti, fra loro in contrasto: la conce- zione del linguaggio del neopositivista e della filosofia analitica, ma anche dell’ermeneutica e della linguistica. A1 linguista interessa la lingua, non il soggetto parlante; la langue e ben poco laparole. E per l’ermeneutica c’é in primo luogo, e unicamente, il testo ed i suoi significati, che non debbono essere trascesi verso colui che vi si è espresso. E, allo stesso modo, il livello empirico del linguaggio, per il neopositivista come per

l’analista oxoniense, è intrascendibile in direzione della mente, come anche in direzione del mondo. Non a caso, dunque, uno degli esiti della filosofia heideggeriana, accoppiata a quella di Nietzsche, è il nichilismo; in modo partico- lare la sparizione di due dimensioni, di cui eravamo debitori all’umanesimo ed alla sua tradizione: la dimensione storica e quella del soggetto. II cosiddetto «post-moderno», che caratterizzerebbe il nostro' momento, è costituito proprio da queste negazioni (5). E chi

si fa sostenitore di tali tesi osserva poi come la sparizione del sog- getto umanistieo sia rivelata da molti segni, fra i quali, ben a ragione, annovera quello della sparizione della testimonianza e dell’autenticità; e ne dà efficace esemplificazione ricordando come, dopo Sein und Zeit, in Heidegger tramonti la problematica dell’au- tentico, mentre per contro il tema soggettivo della «testimonianza» rimanga costantemente fondamentale in Jaspers; egli richiama, a questo proposito, una pagina jaspersiana sul

valore della verità filo- sofica di Bruno, la quale (a differenza della verità oggettiva di Gali- lei, che puó bene per un momento essere rinnegata) si regge tutta e solo per la testimonianza che egli le deve, fino alla morte. Jaspers è dunque l’umanista affermatore del soggetto, ben lontano da quei 2 —

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Libri
Categoria:
Filosofia, psicologia
Anno:
1985
Karl Jaspers : 1883 - 1969 ; 1983 - Celebrazioni nel I. anniversario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 6 )
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Pagina 24 di 78
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: 56 S.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Soggetto: p.Jaspers, Karl ; f.Kongress ; g.Meran <1983>
Segnatura: II 128.054
ID interno: 62093
della stessa Trascendenza, al loro senso, se non passando attraverso la singolarità del proprio essere se stessi. Piu esplicitamente: «Senza Pesistenza mancherebbe alla Trascendenza qualsiasi senso; essa rimarrebbe un indifferente mconoscibile, qualcosa come un pen- siero fondamentale, oppure un’immaginazione, o anche qualcosa che al Dasein cosciente appare come inquietudine e terrorej super- stizione ed angoscia [...]. Solo nell’esistenza la trascendenza si pre- senta libera dall’inganno

di ogni superstizione, come quella vera realtà che mai viene meno» (14). Sono notevoli, in questo passo, le distanze che Jaspers si assicura sia dall’inconoscibile dei positivisti, sia dal rozzo e popolare antro- pomorfismo, con le inquietudini, i terrori, la misteriosità tuttavia tangibile del magico, che sono caratteristici di ogni religione super- stiziosa. E una posizione analoga, in qualche modo, a quella del teismo di Kant, lontano sia dal vuoto deismo che dal corposo antro- pomorfismo, teismo

che egli talora chiama antropomorfismo sim- bolico. Jaspers si apre cosi la via anche all’altro polo che, assieme all’esi- stenza, funge da elemento mediatore per la Trascendenza, ossia la ragione, nella particolare accezione jaspersiana del termine Vernunft (15). Esistenza e ragione nella tensione fra loro, che nessuna dialet- tica riesce a pacificare, ma anche nella reciproca funzione di limite critico, danno consistenza al valore umanistico della realtà nostra e sono garanzia per un pensiero

della trascendenza scevro da ogni caduta antropomorfica e superstiziosa, da ogni irrazionalistico abbandono, al di là del dovuto controllo che si deve alla fede e alle scelte. La storia della filosofia è possibile, per Jaspers, solo in virtú della presenza nel tempo delle grandi personalità dei pensatori. Le cate- gorie, per cosi dire, della personalità e della grandezza sono domi- nanti nella sostanza storica del filosofare, non certo suffragabili né dall’oggettività dei problemi, né dalla

fattualità delle successioni nel tempo. Alla storia della filosofia Jaspers aveva pensato fin dal tempo di Philosophie. Nel Poscritto (1955) alla III edizione di quest’opera egli dice: «La mia Filosofia cerca di generare un atteggia- mento interiore capace di instaurare un rapporto significativo coi maestri che si presentano storicamente in cosi grandi figure» (16). Però egll si occupó espressamente del problema solo negli anni suc- cessivi alla guerra, assieme al tema della «logica filosofica» che trova

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Libri
Categoria:
Filosofia, psicologia
Anno:
1989
Arthur Schopenhauer : 1788 - 1860 ; nel 200. anniversario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 11 )
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Pagina 81 di 104
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: XI, 84 S.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung
Soggetto: p.Schopenhauer, Arthur ; f.Kongress ; g.Meran <1989>
Segnatura: II 128.059
ID interno: 62101
mentichi del resto che nella negazione di questa verità egli vedeva lo spirito dell’Anticristo). A1 senso profondo di un male che è colpa e sof- ferenza e che coinvolge tutto l’universo si accompagna cosi in Schopen- hauer l’apertura all’Altro, anzi al totalmente Altro, nell’esigenza della non ultimatività del male, esigenza presente in qualche modo nella pro- testa morale. Si ricordi quel che Schopenhauer diceva ad un interlocu- tore dei suoi ultimi anni: «ho votato tutto il mio odio

all’ottimismo per- ché disonora l’uomo e lo snerva, persuadendolo che non c’é nulla da combattere, che tutto è giustificabile, legittimo, necessario, tutto, eccet- tuato lo sforzo, che è il cominciamento della virtu è il sacrificio che ne è la consacrazione» (5). All’esperienza del male corrisponde, profondamente sentito, quel bisogno di redenzione che Schopenhauer assume come conseguenza della considerazione dei tratti negativi dell’esistenza e che assieme allo stupore filosofico mette di fronte alla

domanda eterna «perché c’é qualcosa piuttosto che il nulla?», a cui filosofie e religioni cercano di dare una risposta. I momenti della contemplazione estetica (che Scho- penhauer reinterpreta alla luce della sua teoria del mondo delle idee come «oggettivazione adeguata» della volontà, mondo d’armonia che trascende quello della lacerazione sensibile), gli slanci morali, ifenome- ni mistico-ascetici con l’analisi dei quali si chiude il Mondo come volon- tà e mppresentazione e su cui sempre piú verrà

insistendo, possono es- sere assunti in questa prospettiva come testímonianza di un principio trascendente (la Nolontà) che in essi si annuncia, fondamento di una speranza che questo bisogno di redenzione non resti insoddisfatto. Schopenhauer quindi da un lato dà piena consistenza alla volontà di vivere, perché altrimenti non potrebbe ammettere seriamente la tragi- cità del male, dall’altra gliela toglie di fronte alla sfera della Nolontà, come sfera della redenzione dalla colpa e dal dolore, giungendo

a una filosofia che da un lato innova rispetto alla tradizione filosofica in que- sto riconoscimento della realtà positiva del male nella sua negatività e distruttività, dall’altro si ricollega ad essa nella affermazione della spe- ranza della sua non ultimatività, nell’apertura insomma a una speranza trascendente. Dice un passo dei Parerga e Paralipomena: «Se ora, come qui è ac- caduto, si è fitto l’occhio nella cattiveria umana e forse se ne è rimasti spaventati, è necessario volgere

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Libri
Categoria:
Filosofia, psicologia
Anno:
1989
Arthur Schopenhauer : 1788 - 1860 ; nel 200. anniversario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 11 )
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Pagina 72 di 104
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: XI, 84 S.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung
Soggetto: p.Schopenhauer, Arthur ; f.Kongress ; g.Meran <1989>
Segnatura: II 128.059
ID interno: 62101
d’arte caratterizza il sublime come la rivelazione di un mondo trascendente correlativa alla presa di coscienza della nullità del mondo temporale (l’infrangersi del destino dell’eroe), come la rivelazione che il fine della vita non va cercato nella vita stessa e che non c’é per l’uomo salvezza se non extramondana. «Nell’ Edipo re» egli dice allora «nell’ Amleto, nel Principe costante, nel Lear e cosi via cade, l’innocente, il nobile, il virtuoso, il vizio trionfa e schernisce JJ’íÀwg,, ^ lo spettato

contemplazione estetica è quella di liberarci dal temporale per immer- gerci nella contemplazione dell’eterno (delle idee come forme eterne delle cose): la differenza fra bello e sublime è allora molto meno accen- tuata di quanto awenga in Kant, in quanto nel sublime l’elevazione del soggetto alla contemplazione dell’eterno avviene attraverso un distacco doloroso dal mondo sensibile, sicché in questo caso si vive piú dram- maticamente il contrasto fra i due mondi, mentre nel caso del bello il senso doloroso

del distacco e del contrasto è ridotto per la facilità con cui certi oggetti (gli oggetti d’arte e di natura che noi diciamo belli) si prestano ad essere considerati nella loro idealità stimolando in noi Pin- tuizione di essa. Si tratta peró di un contrasto ridotto, ma mai elimina- to, perché in ogni caso possiamo raggiungere la contemplazione esteti- ca solo in quanto ci strappiamo al mondo della volontà individuale e dei suoi interessi immediati. Lo stesso è da dirsi per l’etica. Schopenhauer

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Libri
Categoria:
Filosofia, psicologia
Anno:
1989
Arthur Schopenhauer : 1788 - 1860 ; nel 200. anniversario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 11 )
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Pagina 73 di 104
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: XI, 84 S.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung
Soggetto: p.Schopenhauer, Arthur ; f.Kongress ; g.Meran <1989>
Segnatura: II 128.059
ID interno: 62101
miglio- re appunto, in quanto solo dal punto di vista dell’eterno è possibile an- nullare ogni impulso egoistico ed agire per il puro principio dell’amore del prossimo. L’impulso puro alla morale in noi, in cui è da ricercarsi il principio della morale, diventa cosi la testimonianza d’un principio trascendente e l’uomo che agisce moralmente abbandona ogni sua con- trapposizione agli altri, si ritrova in un mondo di «fenomeni amici», in cui l’ardore della volontà egoistica viene meno. «C’é una

consolazione» dice Schopenhauer «una speranza sicura, e ne abbiamo esperienza nel sentimento morale. Quando esso parla in noi cosi chiaramente: quando noi nell’interiorità sentiamo un cosi grande impulso ai piu grandi sacri- fici, che stanno in completa contraddizione con il nostro bene apparen- te, allora abbiamo la vivida intuizione che il nostro bene è un altro, in conformità del quale noi dobbiamo agire contro tutti i beni terreni; che il gravoso dovere è indice di una felicità piú alta cui corrisponde

, che la voce che vediamo nell’occulto viene da un luogo luminoso». (HN I 14). Queste righe furono scritte nel settembre del 1811, all’incirca sette anni prima dell’uscita del Mondo come volontà e rappresentazione, ma la convinzione che nell’agire morale si manifesti un principio trascen- dente non fu piú abbandonata da Schopenhauer. Certo il sentimento morale sarà allora da Schopenhauer posto nella compassione, ma la compassione sarà intesa come resa possibile da una penetrazione nel profondo

dell’essere che ne trascenda la dimensione spazio-temporale, come sentimento vivo dell’unità dell’essere e del dolore che tutto lo percorre e Schopenhauer nel saggio Sulfondamento delia morale (1840) finirà con il riconoscerle una qualità mistica. La compassione come sentimento morale presuppone che l’indivi- duo superi le barriere che lo dividono dagli altri per soffrire con loro: da un tale sentimento vivo del dolore altrui provato come proprio sor- gono la giustizia e l’amore, non solo la decisione

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Libri
Categoria:
Filosofia, psicologia
Anno:
1989
Arthur Schopenhauer : 1788 - 1860 ; nel 200. anniversario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 11 )
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Pagina 74 di 104
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: XI, 84 S.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung
Soggetto: p.Schopenhauer, Arthur ; f.Kongress ; g.Meran <1989>
Segnatura: II 128.059
ID interno: 62101
po non sono qualità delle cose ma modi di rappresentarcele e Schopen- hauer ritiene che questa sia la piu importante e feconda conquista kan- tiana sul terreno della teoria della conoscenza e vada sviluppata nel sen- so di riconoscere il carattere puramente apparente del mondo moltepli- ce che in queste forme ci è dato. Ma questa difesa dell’unità dell’essere sul piano dell’astrazione filosofica si accompagna sempre in lui a richia- mi che ci possono portare ad una comprensione piu concreta

di essa. Caratteristico è il richiamo, molte volte ripetuto nelle sue opere, alla dottrina del Tat twam asi, frase che si potrebbe tradurre con «questo sei tu». (cfr. ad es. H II 260,k 429, 442; M 260, 397, 416 e H VI 233, 396; it. 53 e 300). Schopenhauer ricorda come l’espressione diretta di questa dottrina si trovi nei Veda. Diverse sono le forme in cui è espressa; que- sta è tuttavia la piú significativa: si fa sfilare sotto gli occhi del discepolo la serie degli esseri inanimati e animati

in questa versione persiana e si accentuano nella traduzione latina del re- sto di difficilissima lettura (l’orientalista Max Múller la disse assoluta- mente inintelligibile). Tutto ció basta a gettare forti sospetti rispetto alla effettiva assimilazione da parte di Schopenhauer del pensiero in- diano e si sarebbe certo portati a ridimensionare l’importanza dell’in- contro fra Oriente e Occidente che nel suo pensiero si consuma, alme- no per quel che riguarda la possibile rilevanza che le dottrine

filosofico- religiose orientali potessero avere per la formazione del suo pensiero. La posizione piú equilibrata al proposito (non essendo io orientalista devo dipendere su questo punto da orientalisti) mi sembra quella a cui è pervenuto Helmuth Von Glasenapp, un orientalista tedesco, grande ammiratore di Schopenhauer, autore di un libro su L’immagine dellTn- dta dei pensatori tedeschi. Egli sottolinea come «le concezioni di Scho-

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Libri
Categoria:
Filosofia, psicologia
Anno:
1985
Karl Jaspers : 1883 - 1969 ; 1983 - Celebrazioni nel I. anniversario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 6 )
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Pagina 35 di 78
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: 56 S.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Soggetto: p.Jaspers, Karl ; f.Kongress ; g.Meran <1983>
Segnatura: II 128.054
ID interno: 62093
ARMANDO RIGOBELLO LA COMUNICAZIONE INTERPERSONALE IN KARL JASPERS 1. Una esistenza come comunicazione La comunicazione assolve, nel contesto della prospettiva jasper- siana, un ruolo di notevole rilievo che puó anche considerarsi emblematico del pensiero di Jaspers come della sua stessa biografia. Jaspers aveva iniziato la carriera accademica come assistente di psi- chiatria e neurologia all’Università di Heidelberg nel 1909 (era nato a Oldenburg nel 1883) e nel 1921 era divenuto professore

di non avere il senso della pro- pria colpa per gli orrori nazisti e di impegnarsi troppo poco per un mondo etico-politico incentrato sul ruolo insostituibile della libertà e della razionalità; una razionalità che Jaspers intendeva come supporto della libertà e non come mero funzionalismo a servi- zio del benessere economico. Accettó quindi la chiamata ad una cat- tedra di filosofía a Basilea presso la quale università insegna fino al 1961. Muore il 27 febbraio 1969. Come si vede la vicenda

esistenziale di Jaspers si intreccia con la storia drammatica del suo paese nei densi decenni che portano dall’inizio del secolo alla soglia degli anni settanta. Una lunga esi- stenza e un quotidiano confronto iniziato nelle cliniche di Heidel- berg e continuato di fronte alle follie collettive degli anni centrali del secolo, follie camuffate da ideali, sostenute dall’irrazionale e fal- samente composte nell’appiattimento del benessere per il benes- sere. Sotto questo profilo Jaspers appare come

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Libri
Categoria:
Filosofia, psicologia
Anno:
1985
Karl Jaspers : 1883 - 1969 ; 1983 - Celebrazioni nel I. anniversario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 6 )
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Pagina 44 di 78
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: 56 S.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Soggetto: p.Jaspers, Karl ; f.Kongress ; g.Meran <1983>
Segnatura: II 128.054
ID interno: 62093
converge, pur senza coincidere, con la ragione. La ragione, si ricordi, non è l’intelletto della conoscenza logico-formale che pre- siede al sapere scientifico, ma è connessione ed insieme irrequietezza. Lo slancio originario (Ursprung) che è la molla del trascendimento esistenziale è accompagnato dal controllo razionale preoccupato della coerenza del processo; la ragione tuttavia non è solo disciplina dell’esistenza, è anche avveramento del limite, comprensione della volontà di trascendimento

scientifica, quella spirituale continuano ad esercitare il loro ruolo, ma vengono, per cosi dire, inverate, mantenute ed insieme superate in questa nuova prospettiva di trascendenza. II protagonista di tale esperienza comunicativa è Vuomo come esistenza (der existierende Mensch) il quale è un individuo immerso nella prammaticità della vita, che si interessa di conoscenza scientifica e che si pone il tema della totalità spirituale del mondo. Ma é, oltre tutto questo, una individualità personale singola

, cui le altre forme di umanità pre- senti in lui sono subordinate. Nel contesto di questa comunicazione autentica nell’esistenza e nella ragione, si perviene pure ad un piu approfondito modo di costituire comunità. Si tratta della comunità aperta, di un regno degli spiriti che non si chiude mai. Ad essa apparten- gono con invisibile legame tutti coloro che sono «esistenze aperte alla trascendenza» (6). Si avverte in questa dottrina l’eco del «regno dei fini» kantiano che qui è reso piu dinamico

nella sua fisonomia dall’essenziale riferimento alla trascendenza. La volontà di comunicazione totale, la volontà di comunicazione illimitata è turbata, per cosi dire, dalla storicità, dalla temporalità in cui le singole esistenze si svolgono. La storicità porta a diverse for- mulazioni della verità, al conflitto tra verità, all’esercizio della interpretazione. La autenticità del discorso comunicativo sta nelí’andare sempre oltre le formulazioni particolari della tempora- lità e storicità; ogni

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Libri
Categoria:
Filosofia, psicologia
Anno:
1985
Karl Jaspers : 1883 - 1969 ; 1983 - Celebrazioni nel I. anniversario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 6 )
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Pagina 41 di 78
Autore: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Luogo: Merano
Editore: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Descrizione fisica: 56 S.
Lingua: Deutsch; Italienisch
Commenti: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Soggetto: p.Jaspers, Karl ; f.Kongress ; g.Meran <1983>
Segnatura: II 128.054
ID interno: 62093
: è il discorso a partire dall’avvertimento di una pienezza significante. La comunicazione tra i singoli avviene nella comune partecipazione all’idea, al senso del tutto, un senso non conosciuto con la chiarezza e distinzione di una conoscenza scienti- fica, ma intravisto nell’idealità dello spirito. Senza questa prospet- tiva le altre forme di comunicazione degenererebbero in flnalità particolaristiche o in una neutralità indifferente. Per una comprensione piú approfondita della comunicazione e dei suoi

problemi, Jaspers indica tre livelli di indagine: possiamo chiederci a quale tipo di verità dia luogo la comunicazione; chi sia colui che è impegnato nel comunicare; che forma di comunità venga a costituirsi tra coloro che comunicano. In quanto alla prima ricerca, su cui si è avuto modo poco sopra di dire qualche cosa, si puó considerare come a livello del Dasein il tipo di realtà che si con- segue è quella che Jaspers chiama la conferma prammatica (Bewàh- rung), ossia un’evidenza che si impone

nell’immediatezza del fatto; anche a livello di Bewusstsein überhaupt si perviene all’evidenza; ma tale evidenza non discende dalla immediatezza del fatto, ma dalla natura dell’intelletto che, in quanto intelletto, non puó che pro- durre adesione alla evidenza (Evidenz) logica che si impone. La verità che si attinge nell’esercizio del Geist b la convinzione piena (Überzeu- gung), ossia la consapevolezza del rapporto con il tutto, di un signifi- cato che dia senso globale al nostro situarci nella realtà. Alla

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