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una contrada all’altra, da una valle all’altra la. canzone po polare e la canzone a ballo. Sebbene il tempo fugace abbia disperso ai venti queste creature effimere del momento, pu re qualche cosa rimase conservato, come nei libro di canzoni di Jaufen, chiamato così da « Castel Giovo » presso Lavis, dove fu rinvenuto, ed in una raccolta manoscritta a Ster- zing. Veri canti popolari od almeno forti reminiscenze di esse si trovano pure nelle liriche di Osvaldo da Wolkenstein. Seguendo gli usi

medioevali anche i musicanti « dell’A dige e nella Valle dell’Inn » si « sindacarono >v formando una confraternita, di cui stava a capo « il conte dei musici » (Spielgraf) nominato dal sovrano. Avevano il loro centro religioso nelle due chiese di Nostra Signora a Wilten e Ter- lano, suirinn e sull’Adige; colà ardeva quotidianamente la loro candela votiva, colà essi si raccoglievano ogni anno per assistere in comune all’ufficio, divino, e per le loro di scussioni e deliberazioni. Appartenenti ad una casta

e la recitazione. Negli anni della sua virilità percorse tutte le contrade della patria poderoso banditore della lotta per la potenza e lo splendore dell’impero germanico. Già avanti negli anni quando stava per unirsi ad una crociata, ritorno nuovamente nella sua valle natale, che gli ispiro nuovi canti mirabilmente commoventi di nostalgico ricordo. Nel la stessa Valle dell’Isargo echeggiò l’ultima, tarda eco del «Minnesang» nelle canzoni di Osvaldo da Wolkenstein

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sigliamo di rinunciare alle isole linguistiche. Ciò è a van taggio dell’Italia perchè le isole linguistiche tedesche di Luserna e della valle superiore del Fersina sono assai più estese e popolate che non la piccola 'isola, italiana dì Va- dena. Al contrario, i comuni tedeschi dell’alta Anaunia so no da annettere al territorio linguistico tedesco e l’alta valle di Fassa a quello ladino- I territori mistilingui del- l’Amaunia, come della Val di Cembra e Val di Fiemme, nei quali vivono insieme

e da strette di valli. Tra questo confine naturale etnografico e la linea richiesta dagli italiani nelle Alpi Centrali c’è un territorio i) Alcuni etnografi recenti segnano il confine meridionale dell’alta . Valle di Fassa alquanto più a Nord, dal passo di Costalunga alla stretta della valle dell’Avisio tra Sorago e Moena, e per la cresta di Costabella fino al massiccio della Marmolada.

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scrittore italiano (Modesto Bonato, nell’ Epilogo della sua storia dei sette Comuni, 1857-1859) scrivere : « La razza tedesca dominò (sul versante Sud delle Alpi) colla sua lingua fino al 1600. È del pari noto è dimo strato anche da studiosi italiani che in quel medesimo tem po, nelle contrade all’ ovest dell’Adige, in modo speciale nell’alta valle di Non, oggi ancora ladina, in Val di Ren- dena, e nella zona immediatamente vicina al Garda, sor sero numerose colonie ed anche interi villaggi tedeschi

. « Tirolesi noi siamo, non italiani » odesi nella valle Sugana. « Parliamo italiano, ma siamo tede schi » sull’altipiano. « Qui siamo tedeschi meglio che a Berlino » in Valle d’Astico. Centinaia di altre simili espres sioni dicono il vero sentimento popolare. Si distinguono solitamente 4 gruppi di isole linguistiche tedesche nel Tirolo italiano : quelle di Val di Non, quelle di Fiemme, quelle del Fersina e quelle dell’Altipiano me ridionale.

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ermetico della patria loro dal resto del mondo. In naturale dipendenza con la situazione geografica sta lo sviluppo dei rapporti e delle comunicazioni, in cui fu de cisiva l’influenza della maggior vicinanza della parte te desca del Tirolo e la maggiore accessibilità delle strade che ad essa conducono. Dalla. Gardena e da Badia le vie di comunicazione conducono direttamente nella Valle dellT- sargo e della Pusteria. Le altre valli ladine sono indiret tamente congiunte, per mezzo di buone comunicazioni

o per Gardena o per Marebbe, coti queste due grandi ar terie del traffico tirolese; così, Livinallongo è congiunto al nord attraverso alla profonda e facilmente praticabile Sella di Campolongo con la sorgente della Val di Badia, mentre dal Sud è separato da una profonda e incassata stretta. La Val di Fassa ha, a sua volta, nella strada del passo dì Costa Lunga, una comunicazione assai più breve con Bol zano e l’arteria commerciale della Valle dell’Isargo, an ziché con Lavis e Trento per la lunga

Valle delFAvisio medio e inferiore. Solo in Ampezzo, che ha col Sud una comunicazione buona come col Nord, il traffico con l’Italia è alquanto più vivo. Negli ultimi tempi, ad onta della sua posizione idrografica, che lo apre verso il sud, anche que sto territorio ha ristretto fortemente i suoi legami al suo re troterra ladino. La costruzione della grande rete stradale

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, Polling, Flaurling, Léibling, Haiming » quanto al sud del Brennero, nella Pusteria « Issing, Rei peri ing » e nella Valle dell’Adige « Hall ing, Marling ». Nella loro espansione nel Tiralo, i Bava ri si scontrarono con ì discen denti di quella popolazione illirica aborigena, che nelle fonti storiche appaiono indicati col nome di B reo ni e si insediarono accanto e in mezzo a questa antica popolazione. Assai poco popolato era ancora il paese quando essi ne presero possesso. Grandi foreste vergini

coprivano le cime delle montagne fino a quell’altezza che più non consente la vegetazione arborea. Le ampie spianate del fondo valle erano per lo più impaludate e attraversate da bracci morti dei fiumi, in parte ingombre da terreno alluvionale, in parte ricoperte da boscaglie di ontani, e presentavano al bi nei rea il medesimo aspetto che hanno anche oggi quelle parti dove non si è ancora provveduto a regolare Al re gime dei torrenti, e. impedirne le innondnzioni, col co-

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attività anche nel Tirolo setten trionale, fino allora povero di monumenti. Monumenti unici nel loro genere per tutta la storia del l’arte tedesca si sono conservati nei quadri profani del ca stello di Runkelstein presso Bolzano e di Lichtenberg nella Valle Venosta. Togliendo i soggetti alla poesia caval leresca, pittori tedeschi adornarono Runkelstein con scene tratte dai poemi epici « Garello nella valle fiorita » e » Tri stano ed Isotta'», e con ritratti di celebri re, eroi, coppie di amanti

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ladini non procedè da Trento, ma, come è storicamente provato, da Saeben. Il confine tra la Diocesi di Trento e quella di Bressanone era, già in tempi anti chissimi, a Moena, nella Valle dell’Avisio, cosicché Fassa apparteneva al vescovado di Bressanone : la Valle di Fiem- net, al contrario-, a quello eli Trento. Solo nel 1818, tanto h a ssa quanto la Gardena vennero assegnate a cjuesta diocesi. Se dapprincipio, come dicemmo, le valli ladine erano solo

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valle di Schnals che compare nei docu menti come RuJilis, dall’ engadinese Ruttiseli « smotta mento di terra », ha subito l’allungamento di i in ei, feno meno caratteristico dell’evoluzione dell’alto tedesco nel se colo XII : Kurzras proveniente da una forma ladina cori selvous subisce il mutamento di ou in a che appartiene al- l’alto-tedesco medioevale del periodo più recente. Boesweg nella Valle di Schnals, che, nella pronuncia locale suona Peasiveg, non è che un via dei pini, t che deriva dalla

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numi tee!escili di Lauregno, Proves, Nostra Signora del Bosco, e la linea di alture della riva sinistra delPAdige si copri di villaggi tedeschi. Al di là del solco delI’Avisio, il bacino di Pergine con la valle Sugano era stato già prima in buona parte popolato da colonie tedesche, così come la Dorsale tra l’Adige e il Brenta, la Va'llarsa e la vai Terra gnolo. Queste estreme propaggini meridionali si toccano con i villaggi tedeschi di origine cimbrica dei 7 e dei 13 Comuni, di cui gli abitanti

di Innsbruck, la cui Corte Principesca stessa porta talora un’impronta semi italiana, manca di ogni compren sione per l’importanza della questione nazionale; i dotti vivono nella letteratura e cultura italiana e guardano con dispregio il contadino tedesco, sforzandosi solo di imporgli la lingua italiana, cosicché il confine linguistico viene nuo vamente risospinto alla chiusa di Salo-rno. Solo pochi co muni tedeschi della Valle di Pergine e Luserna manten gono fino ad oggi, nell’ambito famigliare, come

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Fin qui i resti attuali della lingua ladina. Ma le vecchie forme dei nomi locali del T'irolo del Sud, e le parole stra niere che nel corso dei secoli furono assunte dalle isole lin guistiche germaniche, attingendole dalla zona romanica cir convicina, ci dimostrano chiaramente che un tempo la lin gua ladina era parlata anche nelle regioni più meridionali. Così la Valle del Noce rimase puramente ladina fino al suo sbocco nell’Adige, fin sul finire del Medioevo. Lo stesso dicasi dell’intero Tiralo

meridionale attualmente italiano all’est dell’Adige, là dove esso non era tedesco. Nè solo ivi, ma, anche più a Sud, fino al declinare della catena delle Alpi sulla pianura padana, la popolazione era ladina prima che il dialetto veneto e il lombardo vicentino conqui stassero questo antico territorio reto-romanzo. Solo nel più tardo Medioevo, la popolazione immigrata dal Nord d’Ita lia, portò, dapprima nella Valle dell’Adige, per Ala, Ro vereto, Trento, le sue abitudini linguistiche e, in grazia della sua

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— 84 — ma ladina antica ormai scomparsa da tempo, « trema » da latino trama, capi ritorti di filo, nella tessitura, è penetrata nel tedesco luserne.se e vi ha compiuto persino l’evoluzione, in triam. Il passaggio da It a ut è caratteristico per tutto il terri torio ladino, al sud, fino a Caldonazzo, che si riscontra nel I.2QX nella forma di Cautonacio, forma che fu po’i rimodifi cata sotto l’influsso veneziano. Nella Valle di Non si ri scontra tale nesso ladino antico, ■ specialmente nella

parte a Nord di Rrez, ma esso compare qua e là anche nella parte inferiore, sopratutto a Vigo e nei dintorni. Per la fricativa sch del Titolo meridionale, in principio di parola, (per es. si), il ladino ha conservato s puro.' Questo è oggi quasi to talmente scomparso nell’intera valle di Non, ma anche là, scritture del secolo XVI, documentano l’originaria pronun zia ladina di s. All’oriente la s pura comincia oggi a Te sero in Val di Flemme, ma le parole straniere assimilate nel territorio tedesco

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valle dell’Isargo e al Sud della Pusleria. Rinnegati ladini che parlano ancora la lingua della popolazione originaria ro manza, ma che nel cuore e nelle aspirazioni sono ormai dive nuti italiani, abitano anche nella parte più alta dell’altipia no di Non, dove specialmente il dialetto dei comuni di Fondo e di Brez ha ancora impronta ladina. Più al Nord, la parlata lombarda tridentina ha sopraffatto, per lo più, l’antico dialetto originario, così come nella Valle di Sole, che si stende più a occidente

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- ungarico, nel Tirolo meridionale, rimasti ancora fedeli, tra i quali i valorosi reggimenti tirolesi, che, fidando nel con cluso armistizio, erano scesi tranquilli dalle loro alte posi zioni. In luogo di poter ritornare, come avevano sperato, alle loro case, essi cadevano, a Trento e nelle valli circo stanti, in prigionia del nemico. Gli italiani riconobbero la validità dell’armistizio solamente a cominciare dalle ore 15 del giorno 4 novembre ; a quell’ora'essi erano giunti nella Valle dell’Adige, fino

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,le traccie della colonizzazione romana. Resti di'quella popolazione sì sono mantenuti nella Lad inia, mentre gli elementi slavi della Puste ri a furono as sorbiti e coni penetrati dì essenza tedesca, in una misura, che la Carinzia non conosce neppure lontanamente. Nella Pusteria, come quasi nell’intero Tirolo Meridionale, e spe cialmente nello Stubai e Wipptaì e in Valle Isargo, i ger mani, per lo più Rajuvari, hanno invece serbato i loro ca ratteri originari, che ci consentono perfino di dedurre dalle

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nelle singole famiglie : nè a loro potevano essere fatte delle dichiarazioni non vere. I caporioni degli a Italianissimi », sorpresi da questi risultati, come da quelli' della parte te desca della Valle dell’Adige, seppero ottenere che si ripe tesse la statistica a mezzo di incaricati di uffici italiani e sotto la sorveglianza di fiduciari loro. Le cifre tra paren tesi danno appunto il risultato di questa seconda statistica, in rapporto alla lingua d’uso. IV. COMUNI E LOCALITÀ TEDESCHE

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di o, u, a suoni raddolciti quasi in o, il, es. Roggen, Butter, gut, che si pronunciano quasi come Roggen, Batter, Gilet, passaggio che si constata nell’Oetz- tal, nel Silltal, nello Zillertal, nella Valle dell’Isargo, fino a Waidbruck, nella parte nord della Pusteria, e più a oriente. Nel Tirolo occidentale abbiamo i diminutivi nel- 1 ’antica forma li: Kirchli, W ageli,' Mueterli. L’t si con serva nei polisillabi ancora fino nell’Alta Venosta, mentre la maggior parte del Tirolo ha Kirchl e IVagele. Nè la sola

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pari, l’opera di. coloni tedeschi, ad oriente della Valle d’A dige, dissodò l’intera zona montana fino al margine delle Alpi, ai Sette e ai Tredici Comuni. Anche il vescovado di Trento chiamò intraprenditori tedeschi, ai quali affidò l’o pera di dissodamento, che fu pur compiuta da contadini te deschi. Fu così che nel 121(5 egli iniziò il diboscamento della regione di Folgaria. Il contratto conchiuso con due imprenditori comprende l’impianto di una ventina di masi, e stabilisce che il terreno

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