Raffaello Sanzio : 1483 - 1520 ; 1983 - Celebrazioni nel V. anniversario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 5 )
Paolo Uccello del «Miracolo dell’Östia», nella predella della tavola di Giusto di Gand già alla chiesa urbinate del Corpus Domini, È solo in seguito, e su queste basi ormai saldamente gettate, che soprawengono le grazie, anche troppo risapute, del Perugino, cui il padre Giovanni Santi si era, da parte sua, accostato fin dal 1490. Un apprendistato, questo di Raffaello presso il Vannucci, che non sarebbe, con tutta pro- babilità, mai awenuto nel senso tradizionale del termine e attorno a cui
si è amato eccessivamente insistere, sulla scorta del racconto vasa- riano: ma che andrà ridimensionato e inteso, semmai, piú quale un meditato accostamento del giovane neofita al piu anziano maestro che come un autentico discipulato. Prova ne sia che, laddove si trova oggi assai poco credibile una presenza effettiva di Raffaello, appena uscito di puerizia, presso la bottega peruginesca, il momento della sua «mas- sima adesione» - stiamo alle parole del De Vecchi - ai modi del Peru- gino cadrà solo piú
, lo «Sposalizio» di Brera, proveniente da S. Francesco di Città di Castello (1504), mostra un ventenne sicuro della propria strada: oltre le figure, ai nostri scaltriti occhi moderni qua e là magari un po’ leziose, lo spazio, architettonica- mente scandito e dominato dalla mole del tempio a pianta centrale, appare qui l’indiscusso protagonista di una «composizione» studiatis- sima, e tale da assurgere a paradigma. In questa luce, gli innegabili quanto inevitabili contributi attinti dall’artista durante
il soggiorno fiorentino, andranno valutati con prudenza e liberati, direi, da ecces- sivi entusiasmi fuorvianti. La «Madonna del Granduca», forse degli ultimi mesi dello stesso 1504, appena dopo l’arrivo a Firenze, rivela netto l’ascendente di Leonardo nella morbidità degli «sfumati», nella fígura luminosa, lieve emergente dal coinvolgimento delle ombre; la «Madonna del Prato», del 1506, al Kunsthistorisches di Vienna, quella «del cardellino», agli Uffizi, o «La bella Giardiniera» del Louvre, del 1507
, si awalgono di decise ricerche «monumentali» nello sfruttare uno schema piramidale di indubbi precedenti leonardeschi. Ma si badi come già la «Sacra Famiglia Ganigiani», dell’Alte Pinakothek di Monaco, denunci chiaro, tra 1507 e 1508, nel lavorio di allargamento del «repertorio» disponibile, l’insinuarsi pericoloso di una crisi. La — 7