¬I¬ Tedeschi sul versante meridionale delle Alpi : ricerche storiche
che Badia Calavena, Bosco Erizolane, Erbezzo ecc. fossero luoghi interamente spopolati prima del secolo XIII, nè che gli-scarsi abitanti fossero tutti di stirpe latina, nè che tutta di stirpe latina fosse quella gente medesima che vi acquistava possessi ed affitti, e vi si recava da paesi non appartenenti al territorio in questione. Ed eccone le prove. Sul colle di S. Pietro, presso Badia Calavena, il vescovo di Verona Wal- terio, ch’era un tedesco, l’anno 1040 fece edificare un castello, del
quale ancor si veggono i ruderi ('). Di lì a qualche tempo sorse poco lungi un monastero dedicato ai Santi Pietro e Vito, che vuoisi abbia avuto origine da certi, monaci tedeschi, i quali, avendo su quei monti degli oratori, si riu nirono da ultimo in comunità ( 2 ). Il luogo scelto per erigere così il castello come il monastero, mi fa di già sospettare che i castellani ed i monaci dap principio fossero tutti tedeschi, come i fondatori ( 3 ) ; e nel dubbio mi con ferma il fatto che non solo i nomi
a Verona l’.elemento teutonico dovette soggiacere sollecitamente all’ indigeno, pur conservando l’uso dei nomi tedeschi e delle leggi germa niche ( 6 ) ; che strette relazioni s’istituirono tra Verona e l’abbazia dei SS. Pietro e Vito ; che la pieve o parrocchia di Calavena fu dapprincipio in Treguago (al sud dell’altipiano dei Lessini) ( 7 ), dove la popolazione latina (') Grande illustrazione- del Lombardo Veneto Yol. IV, p. 618. — Biancolini, Chiese di Verona T. II, 568. — Cipolla
, o. c. p. 14. ( ! ) Grande illustr. Voi. IV, p. 618. — Biancolini, Chiese di Verona, T. II, p. 569. ( s ) Bergmann, Einteilung zu C. IV. p. 19. (') V. Cap. IL — Biancoimi, Chiese T. IL Notizie della chiesa e monastero dd SS. Pietro e Vito di Cdlaoena p. 568-512. — M. Pezzo, o. c. — Cipolla, o- c. p. 13, 14. (’) Cipolla, o. c. p. 12-18; e anche in documenti posteriori fino al secolo XV. (*) Sull'uso delle leggi germaniche e dei nomi tedeschi nell'alta Italia vedi Parte II. - (’) Cipolla, p-16-11. Io non son per altro