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Kategorie:
Kunst, Archäologie
Jahr:
1988
Donatello : 1386 - 1466 ; 1986 - Celebrazioni nel VI. centenario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 10 )
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Seite 69 von 124
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Umfang: XIIII, 102 S. : Ill.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung
Schlagwort: p.Donatello ; f.Kongress ; g.Meran <1986>
Signatur: II 128.058
Intern-ID: 62099
Grabmal, Dom, Siena Tino da Camaino, Fronte del Sarcofago della tomba Petroni, Duomo, Siena Donatello, Markus, Or San Michele, Florenz Donatello, Marco, Or San Michele, Firenze Donatello, David, Bargello, Florenz Donatello, David, Bargello, Firenze Donatello, Zuccone, Domopera, Florenz Donatello, Zuccone, Museo de'll’Opera del Duomo, Firenze Donatello, Magdalena, Domopera, Florenz Donatello, Maddalena, Museo dell’Opera del Duomo, Firenze Donatello, Sakramentstabernakel, St. Peter, Rom Donatello

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 VERZEICHNIS DER ABRILDUNGEN ELENCO DELLE ILLUSTRAZIONI Donatello, Drachenkampf des hl. Georg, Or San Michele, Florenz Donatello, San Giorgio contro il drago, Or San Michele, Firenze Nanni di Banco, Eligiuswunder, Or San Michele, Florenz Nanni di Banco, II miracolo di S. Eligio, Or San Míchele, Firenze Donatello, Gastmahl des Herodes, Baptisterium, Siena DonateUo, II banchetto di Erode, Battistero, Siena Ghiberti, Der zwölfjâhrige Jesus im Tempel

, Tabernacolo, S. Pietro, Roma Donatello, Cosciamonument, Baptisteríum, Florenz Donatello, Monumento di Coscia, Battistero, Firenze Gtabmal Neri Corsiní, Sto. Spirito, Florenz Tomba Neri Corsini, SantO' Spírito, Fírenze Donatello, Grabmal Pecci, Dom, Síena Donatello, Tomba Pec'ci, Duomo, Siena Donatello, Cantoria, Domopera, Florenz DonateUo, Cantoria, Museo dell’Opera del Duomo, Fírenze — 51

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Kategorie:
Literaturwissenschaft
Jahr:
1979
Dante Alighieri : 1265 - 1321.- (Studi italo-tedeschi ; 1 )
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Seite 88 von 120
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Umfang: 99 S.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung
Schlagwort: p.Dante <Alighieri> ; f.Kongress ; g.Meran <1965>
Signatur: II 128.049
Intern-ID: 62075
della Sodetà Dantesca, gli Studi Danteschi fondati dal Barbi dopo la cessazio- ne del Bollettino. Tra i tanti studiosi che sarebbero degni di ricordo due nomi emergono irre- sistibilmente: Ernesto Giacomo Parodi e Michele Barbi. Del Parodi resta esemplare il volume Poesia e storia nella Divina Commedia (1921) che, pur essendo una raccolta di articoli precedentemente pubblicati in varie riviste, costituisce un unitario modello di critica radicata in una completa informa- zione storica ed aperta

alla piú articolata valutazione della poesia: esemplare resta specialmente il capitolo sulla rima nella Divina Commedia. Azione di direzione e di esempio anche di maggior estensione, è stata eser- citata dalPattività di Michele Barbi: con tutti i suoi numerosi lavori, in parti- colare con la direzione degli Studi Dantesci (1920-1941) egli ha dilfuso un co- stume di misura e di modestia negli studiosi di Dante; nessuna pretesa di ri- solvere univocamente quelli che sono armai destinati a restare gli

«enigmi» danteschi; uno studio puntuale e positivo degli elementi a disposizione, non per ricostruire nuovi e diversi «sistemi» interpretativi, bensi per accertare, con cautela e con prudente coraggio, qualche punto non ancora chiarito; il Barbi ha awiato e consolidato il costume di proporre le congetture come congettu- re, valide nei loro discutibili limiti, senza la pretesa di trasformarle in dimo- strazioni. L’opera complessiva del Barbi puó apparire talvolta troppo fredda e cauta; ma ha avuto

argomenti: un particolare accenno richiedono peró quelle rela- tive alla «filosof'ia» di Dante, dovuta specialmente alPinesausta aggressività giovanile di Bruno Nardi, che, eccezionale conoscitore della filosofia medie- vale, si è fatto un punto d’impegno nel segnalare (talvolta forse oltre i limiti obbíettivi) tutto ció che di non tomistico, o addirittura di non ortodosso, si possa trovare nel pensiero di Dante. Gli studi del Nardi, tuttavia, sono sem- pre utili e stimolanti anche quando le conclusioni

possono apparire eccessive 17). Impossibile nominare, poi, tutti i commenti alla Divina Commedia pubbli- cati in questo periodo: mi sia consentito peró ricordare quello del Torraca (1905) che awió il gusto del lettore alla valutazione artistica e non alla sola interpretazione letterale; meno nutrito di riferimenti storici e culturali, ma di una finissima sensibilità (che talvolta appare troppo Ímpressionistica) quello del Momigliano (1945) che ha il valore di un continuo saggio critico su ogni parte

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Kategorie:
Kunst, Archäologie
Jahr:
1985
Raffaello Sanzio : 1483 - 1520 ; 1983 - Celebrazioni nel V. anniversario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 5 )
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Seite 73 von 158
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Umfang: XV, 134 S. : zahlr. Ill.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Schlagwort: p.Raffaello <Sanzio> ; f.Kongress ; g.Meran <1983>
Signatur: II 128.053
Intern-ID: 62091
- paratorio degli Uffizi, Raffaello rappresenta il cavallo rifacendosi a un modello già da lui utilizzato in precedenti disegni: uno dei cavalli del gruppo dei Dioseuri al Quirinale. Confrontato con i disegni prece- denti, il foglio degli Uffizi rivela, nella grafia estremamente sciolta e libera e nell’impeto dell’immagine, una assimilazione molto piú matura dello stile grafico di Leonardo. La tavola con S. Giorgio e il drago, insieme con quella raffigurante S. Michele e il drago, fu eseguita per la corte

di Urbino a celebrare un evento di grande importanza dina- stica: l’adozione da parte di Guidobaldo da Montefeltro, che non aveva figli, del nipote Francesco Maria Della Rovere. Nei due dipinti i santi Giorgio e Michele ricordano rispettivamente l’Ordine della Giar- rettiera, di cui erano stati insigniti Federigo e Guidobaldo da Monte- feltro e l’Ordine di S. Michele di cui erano stati insigniti Giovanni e Francesco Maria Della Rovere. A quando possono risalire i rinnovati rapporti con Leonardo prece

- denti il trasferimento dell’artista a Firenze alla fine del 1504? Vasari dice che mentre Raffaello si trovava a Siena per collaborare col Pintu- ricchio all’esecuzione di Modelli per gli affreschi della Libreria Picco- lomini (il periodo dovrebbe corrispondere agli ultimi mesi del 1503), venne raggiunto dalla notizia che gli ambienti artistici fiorentini erano in subbuglio perché incominciavano ad essere noti i primi disegni di Leonardo per la Battaglia di Anghiari. Vasari aggiunge che allora

Raffaello si recò a Firenze. È molto proba- bile che il racconto di Vasari sia veritiero e che il soggiorno che ebbe inizio alla fine del 1504 sia stato preceduto da un piú breve periodo tra- scorso da Raffaello a Firenze all’inizio dell’anno. Ho ricordato in pre- cedenza la lettera di presentazione, indirizzata al Gonfaloniere di — 53

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Kategorie:
Kunst, Archäologie
Jahr:
1984
Andrea Palladio : 1508 - 1580 ; 1980 - Celebrazioni nel IV. centenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 4 )
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Seite 26 von 102
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Umfang: 80 S. : Ill.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Schlagwort: p.Palladio, Andrea ; f.Kongress ; g.Meran <1980>
Signatur: II 128.052
Intern-ID: 62090
chiesa di S. Michele; attorno al 1533 il portone di palazzo Conti a S. Stefano; nel biennio 1534-36 Paltar maggiore della cattedrale; del 1537-38, il monumento tombale di Giovanni da Schio, vescovo di Vasone, sempre nella Cattedrale: cose tutte rientranti in toto, quanto alle re- sponsabilità meramente esecutive ed amministrative, nei limiti del- la «équipe» dei Pedemuro, ma nelle quali già scorgiamo una diversa e piú alta qualificazione, Pacerbo apparire, insomma, di quello che sarà piu tardi

«rinascimentale» dei Pedemuro ed allargandolo sia mediante piu ampi contatti con gli evoluti circoli padovani di Alvise Cornaro e del Falconetto sia con la Verona «archeologica» e sanmicheliana. E intanto, a partire dal 1530, la sua personalità cominciava ad emergere traendosi con fatica, ma non senza qualche successo, dall’indistinto fondale delP«atelier». Del 1531 avevamo avuto il portale di S. Maria dei Servi, in piazza delle Biade; nel 1532-33 la cappella ed il monumento funerario Godi nella distrutta

il tipico «modus operandi» di Andrea. Da ultimo, i Pe- demuro approdavano appunto alla trissiniana Cricoli, unici «impre- sari» in loco di mezzi ed abilità tali da soddisfare nell’occasione le particolari esigenze del committente. La sequenza lungo la quale, al di fuori di ogni sovrastruttura agio- grafica, abbiamo cercato di scandire le tappe ragionevoli di quelli che dovettero essere stati i progressivi contatti tra Pesordiente An- drea, di venti in trenf anni, ed il letterato cinquantenne - era nato

nel 1478 - si conclude nel febbraio 1538, allorché un documento del giorno 9 attesta la prima effettiva presenza del giovane in casa di Giangiorgio Trissino al Pozzo Rosso. Subito dopo, cessano gli ac- cenni ad una sua partecipazione nella officina dei vecchi maestri; fi- nalmente, in due carte d’archivio del 25 febbraio e del 10 marzo 1540, Andrea non compare piu indicato con il genitivo paterno, de- nuncia della sua modestissima origine, ma con Pappellativo di «Pal- ladio». L’origine del termine

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Kategorie:
Kunst, Archäologie
Jahr:
1985
Raffaello Sanzio : 1483 - 1520 ; 1983 - Celebrazioni nel V. anniversario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 5 )
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Seite 27 von 158
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Umfang: XV, 134 S. : zahlr. Ill.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Schlagwort: p.Raffaello <Sanzio> ; f.Kongress ; g.Meran <1983>
Signatur: II 128.053
Intern-ID: 62091
Paolo Uccello del «Miracolo dell’Östia», nella predella della tavola di Giusto di Gand già alla chiesa urbinate del Corpus Domini, È solo in seguito, e su queste basi ormai saldamente gettate, che soprawengono le grazie, anche troppo risapute, del Perugino, cui il padre Giovanni Santi si era, da parte sua, accostato fin dal 1490. Un apprendistato, questo di Raffaello presso il Vannucci, che non sarebbe, con tutta pro- babilità, mai awenuto nel senso tradizionale del termine e attorno a cui

si è amato eccessivamente insistere, sulla scorta del racconto vasa- riano: ma che andrà ridimensionato e inteso, semmai, piú quale un meditato accostamento del giovane neofita al piu anziano maestro che come un autentico discipulato. Prova ne sia che, laddove si trova oggi assai poco credibile una presenza effettiva di Raffaello, appena uscito di puerizia, presso la bottega peruginesca, il momento della sua «mas- sima adesione» - stiamo alle parole del De Vecchi - ai modi del Peru- gino cadrà solo piú

, lo «Sposalizio» di Brera, proveniente da S. Francesco di Città di Castello (1504), mostra un ventenne sicuro della propria strada: oltre le figure, ai nostri scaltriti occhi moderni qua e là magari un po’ leziose, lo spazio, architettonica- mente scandito e dominato dalla mole del tempio a pianta centrale, appare qui l’indiscusso protagonista di una «composizione» studiatis- sima, e tale da assurgere a paradigma. In questa luce, gli innegabili quanto inevitabili contributi attinti dall’artista durante

il soggiorno fiorentino, andranno valutati con prudenza e liberati, direi, da ecces- sivi entusiasmi fuorvianti. La «Madonna del Granduca», forse degli ultimi mesi dello stesso 1504, appena dopo l’arrivo a Firenze, rivela netto l’ascendente di Leonardo nella morbidità degli «sfumati», nella fígura luminosa, lieve emergente dal coinvolgimento delle ombre; la «Madonna del Prato», del 1506, al Kunsthistorisches di Vienna, quella «del cardellino», agli Uffizi, o «La bella Giardiniera» del Louvre, del 1507

, si awalgono di decise ricerche «monumentali» nello sfruttare uno schema piramidale di indubbi precedenti leonardeschi. Ma si badi come già la «Sacra Famiglia Ganigiani», dell’Alte Pinakothek di Monaco, denunci chiaro, tra 1507 e 1508, nel lavorio di allargamento del «repertorio» disponibile, l’insinuarsi pericoloso di una crisi. La — 7

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Kategorie:
Philosophie, Psychologie
Jahr:
1995
Giambattista Vico : (1668 - 1744) ; nel 250° anniversario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 17 )
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Seite 65 von 204
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Umfang: XI, 181 S.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. ital. und dt.
Schlagwort: p.Vico, Giambattista ; f.Kongress ; g.Meran <1995>
Signatur: II 143.265
Intern-ID: 103866
89) Cfr. I. Kant Critica del Giudizio, cit., p. 63 90) Ibidem. In proposito, bisogna ricordare che - nelle Osservazioni sul sentimento del Bello e del Sublime - Kant contrappone alle virtu autentiche le virtu adottive, fondate sui principi regolativi. Cfr. I. Kant Osservazioni sul sentimento del Bello e del Sublime, Milano 1989, trad. it. di Laura Lovati, p. 92. 91) Cfr. I. Kant Critica del Giudizio, cit., pp. 70-73. 92) Cfr. I. Kant Critica del Giudizio, cit, pp. 73-76. 93) Cfr. G. Deleuze

La filosofia critica di Kant, Bologna 1979, trad. it. Marta Cavassa, p. 117. 94) Cfr. I. Kant Critica del Giudizio, cit., pp. 73-76. 95) Cfr. I. Kant Critica del Giudizio, cit., p. 77. 96) Cfr. I. Kant Critica del Giudizio, cit., p. 81. 97) Cfr. I. Kant Critica del Giudizio, cit., pp. 82-86. 98) Cfr. G. Deleuze La filosofia critica di Kant, cit, p. 111. 99) Cfr. I. Kant Critica del Giudizio, cit., pp. 152-153. Cfr. anche n. di Kant (sempre p. 152): «Si potrebbe chiamare il gusto sensus communis aesteticus

e l’intelli- genza comune sensus communis logicus.» 100) Cfr. H. Arendt Teoria del Giudizio Politico, ed. it. Genova 1991, p. 102. La Arendt ritiene che Kant avrebbe voluto scrivere una Critica del Giudizio Po- litico, dall’ambito ben distinto da quello morale: cfr. H. Arendt op. cit. p. 31. 101) Cfr. I. Kant Critica del Giudizio, cit, pp. 150-151 102) Cfr. I. Kant Critica del Giudizio, cit., p. 172. 103) Cfr. O. Hoffe Immanuel Kant, ed. it. Bologna 1986, trad. it. di Sonia Carbon- cini, p. 225 sgg. 104

) Cfr. A. Guerra Introduzione a Kant, cit., pp. 182-192. 105) Cfr. I. Kant Critica del Giudizio, cit., p. 150. 106) Cfr. P. Martinetti Kant, cit., p. 230. 107) Sul tentativo di interpretazione di Kant operato da J. Rawls (Cfr. J. Rawls Kantian Constructivism in Moral Theory in Journal of Philosophy, LXXVII, 1980, p. 515 sgg., e Una teoria della giustizia, Milano 1982, trad. it. Umberto Santini, rev. Sebastiano Maffettone) cfr. le efficaci critiche di Sergio Landuc- ci: cfr. S. Landucci Sull’etica

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Kategorie:
Literaturwissenschaft
Jahr:
1979
Dante Alighieri : 1265 - 1321.- (Studi italo-tedeschi ; 1 )
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Seite 86 von 120
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Umfang: 99 S.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung
Schlagwort: p.Dante <Alighieri> ; f.Kongress ; g.Meran <1965>
Signatur: II 128.049
Intern-ID: 62075
minciare il novecento con il 1914, cosi per la critica dantesca, il nuovo secolo appare segnato piuttosto dal 1921, che dal 1901. E ció accade non tanto in forza della specifica tesi di quel libro (cioé la distinzione tra il «romanzo teo- logico» che costituirebbe la impoetica struttura della grande Commedia, dagli episodi poetici, quasi florida vegetazione abbarbicata ad un nudo torrione de- solato, di per sé, d’ogni poesia), quanto perché il libro del Croce fu del trion- fare del metodo

crociano nella critica italiana; onde tutta la letteratura critica venne ad orientarsi verso la valutazione della poesia in quanto poesia (spesso fino ad un episodico impressionismo), con una certa trascuranza delfaccerta- mento dei documenti storici. Oggi, chi ripensi alla vasta discussione suscitata dal saggio del Croce ha l’impressione che, accanto ad approfondimenti di sensibilità suscitati per consenso o per polemica, da quel saggio non siano mancate troppe pagine di sottili disquisizioni

astrattamente dialettiche sui rapporti fra struttura e poe- sia, risolte piuttosto in elegante problematismo che in acquisizioni positive di nuovi punti di vista produttivi di piú aderente assimilazione del testo. II sag- gio del Croce, del resto, anche di per sé, mancava troppo di prospettiva stori- ca, non rappresentando la Commedia come il punto finale di una esperienza molteplice e tormentata di cultura poetica, ed analizzandola invece in un’a- stratta atemporalità di poesia e non-poesia. Queste

osservazioni non voglio- no peró m nessun modo negare che la critica dantesca, dopo il 1921 è stata tutta condizionata in qualche misura dal saggio del Croce; se non altro per polemica contrapposizione di diversi metodi e di diversi campi di indagine. E’ ovvio, d’altra parte, che, prima e dopo il saggio del Croce non mancaro- no studi impegnati su prospettive ben diverse, soprattutto in tre direzioni. 7-Ricerche erudite per accertare i fatti della biografia personale di Dante, e la cronologia delle opere

. Ormai, però, è difficile sperare che gli archivi ci pos- sano dare nuove notizie, o che l’indagine sui manoscritti ci possa permettere di stabilire una cronologia non problematica delle opere. Nella dimensione dell’accertamento dei fatti documentabili non sembra ormai facile superare la sintesi (un po’ invecchiata ma sempre utile) dello Zingarelli 3Jo quella del Barbi 4) o quella di silloge documentaria del Piattoli 5); o, per ció che riguarda la cronologia dei testi, gli studi del BarbÍ sulle Rime

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Kategorie:
Literaturwissenschaft
Jahr:
1979
Dante Alighieri : 1265 - 1321.- (Studi italo-tedeschi ; 1 )
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Seite 87 von 120
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Umfang: 99 S.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung
Schlagwort: p.Dante <Alighieri> ; f.Kongress ; g.Meran <1965>
Signatur: II 128.049
Intern-ID: 62075
zione del Parodi, del Pellegrini, del Pistelli, del Rajna, del Rostagno e del Van- delli 9). II testo della Commedia (accertato, forse, con troppo meccanico ossequio al criterio della «lectio difficilior») é-stato, dallo stesso Vandelli, riveduto in suc- cessive edizioni commentate f'ino al 1937 /0). Intanto, nel 1923, compiva la sua edizione critica anche Mario Casella, pu- re senza apparato, edizione che appare, per ora, la piu soddisfacente, perché tutta sostenuta da maggior sensibilità

poetica e da maggior penetrazione del mondo dantesco 11). Prendendo le mosse dall’edizione della Società Dantesca del 1921, ma rin- novando completamente le cure ai testi, e munendoli di ampio commento è da anni in corso di pubblicazione una edizione di tutte le opere di Dante pres- so Peditore Le Monnier: ne’sono stati finora pubblicati una volume di Rime (Barbi e Maggini); il Convivio in due volumi (Busnelli e Vandelli); il De Vulga- ri Eloquentia (Marigo). Analoga impresa si è assunta recentemente

Peditore Mondadori promettendo un rinnovato studio dei testi nella direzione di un’ispezione ancora piú ampia dei manoscritti, specialmente nei riguardi del- la Commedia che sarà curata da Giorgio Potrocchi, il quale ha già dato notizia dei criteri adottati in un saggio pubblicato negli Studi Danteschi. III - Un terzo campo di ncerche è (oserei dire «fortunatamente») sempre meno praticato: il campo delle interpretazioni allegoriche, totali o parziali, che pretendono di trovare una chiava quasi

misteriosa nelle opere di Dante, Nessuno, d’altra parte, puó negare efficacia stimolante ai lavori del Pascoli, seguito con piú discrezione dal Pietrobono, e con assai meno moderazione dal Valli. II merito maggiore del Pascoli appare piuttosto nelPaver illustrato il valore esemplare del libro sesto dell’ Eneide nei riguardi dell’origijie della Commedia, anticipando in qualche misura la prospettiva «figurale» stabilita dallo Auerbach; prospettiva che, d’altra parte, fu stimolata anche dalle pole- miche

seguite al libro del Croce 12). Argomento affine è quello delle «fonti» della Commedia, come fonti scritte, nel caso del Cerulli, figurative, nel caso del Tondelli 13). IV-Resta da vedere la parte piú complessa e piu tormentosamente diretta all’interpretazione analitica e sintetica dell’opera di Dante. Impossibile, in questo campo, segnalare tutte le opere che in qualche misu- ra hanno contribuito ad approfondire la comprensione e Pesatta lettura criti- ca dei testi. Piú facile è segnalare quali sono

8
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Kategorie:
Kunst, Archäologie
Jahr:
1992
Piero della Francesca : (c. 1420 - 1492) ; nel V. centenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 16 )
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Seite 36 von 136
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Verl. der St. Josef-Bücherbruderschaft
Umfang: XI, 114 S. : Ill.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt.
Schlagwort: p.Piero <della Francesca> ; f.Kongress ; g.Meran <1992>
Signatur: II 131.841
Intern-ID: 69529
di proiezione, che, a partire dall'ottica e dalle cose, mostrano questi ultimi all'osservatore «nel modo giusto» - le cose vengono chiamate alla presenza - se rappresentano, come dice Piero (17). Molti studiosi gli hanno per questo rimproverato la mancanza di idee comprendenti e generali sulla pittura. Eppure, sappiamo che egli era in contatto con intellettuali di primo piano del suo tempo: oltre che con Nicola Cusano anche con gli umanisti ed i matematici alla corte di Federigo, con Toscanelli

e Luca Pacioli, suo allievo e plagiario. Anche se rifletteva a livello teoretico su principi e problemi matematico-filosofici, queste riflessioni si sono dapprima materializzate nella sua pittura, per essere successivamente fissate in forma scritta. Questo rapporto risulta evidente in misura particolare nel caso del «Battesimo di Gesú» (tav. 3). In questo quadro giovanile a Londra, del 1450 circa, l'ordinamento planimetrico delle figure è stato posto in evidenza da tutti gli studiosi. La peculiare

discrepanza tra il semicerchio sopra e il quadrato sotto viene fatta risalire all'incomiciatura originale andata perduta. Sarà invece subito chiaro come questa sintomatica «correzione» apportata a Piero sia a sua volta fallace. Quadrato e semicerchio servono come forme basilari del dipinto. Altezza e larghezza del quadro stanno nel rapporto di 3 a 2. Cristo, posto simmetricamente nell'asse centrale, corrisponde alla metà delfaltezza. II lato superiore del quadrato costituisce il lato del triangolo

equilatero il cui vertice sfocia nel piede della sua gamba di appoggio. A1 centro del triangolo si trovano le mani del battezzato. Nel punto d'intersezione del lato superiore del quadrato con l'asse centrale si libra la colomba, che forma al contempo il centro del cerchio il cui raggio è determinato dal semicerchio superiore dipinto. Questa costmzione è immediatamente percettibile. E rimasto tuttavia inosservato che le misure non sono perfettamente corrispondenti. II quadrato non è completamente quadrato

: infatti l'altezza si rapporta alla larghezza come 12 : 12,5 cm. Anche il raggio del cerchio non misura esattamente la metà del lato del quadrato, bensi (secondo la scala di sopra) solo 5,5 cm. Siccome poi il rapporto del triangolo 19

9
Bücher
Kategorie:
Kunst, Archäologie
Jahr:
1988
Donatello : 1386 - 1466 ; 1986 - Celebrazioni nel VI. centenario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 10 )
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Seite 32 von 124
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Umfang: XIIII, 102 S. : Ill.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung
Schlagwort: p.Donatello ; f.Kongress ; g.Meran <1986>
Signatur: II 128.058
Intern-ID: 62099
ELENCO DELLE ILLUSTRAZIONI VERZEICHNIS DER ABBILDUNGEN 1 Donatello, David. Firenze. Museo del Bargello Donatello, David. Florenz, Museo del Bargello 2 S. Giovanni evangelista. Firenze, Museo dell’Opera del Duomo S. Giovanni Evangelist. Florenz, Domopera 3 S. Giovanni evangelista. Firenze, Museo dell’Opera del Duomo S. Giovanni Evangelist. Florenz, Domopera 4 S. Marco. Firenze, Orsanmichele S. Marco. Florenz, Orsanmichele 5 S. Giorgio. Firenze, Orsanmichele S. Giorgio. Florenz, Orsanmichele

6 S. Giorgio. Firenze, Orsanmichele S. Giorgio. Florenz, Orsanmichele 7 Geremia. Firenze, Museo dell’Opera del Duomo Geremia. Florenz, Domopera 8 Profeta. Firenze, Museo dell’Opera del Duomo Prophet. Florenz, Domopera 9 Abacuc. Firenze, Museo dell’Opera del Duomo Abacuc. Florenz, Domopera 10 Abacuc (particolare). Firenze, Museo dell’Opera del Duomo Abacuc (Detail). Florenz, Domopera 11 Niccoló da Uzzano. Firenze, Museo del Bargello Niccoló da Uzzano. Florenz, Museo del Bargello 12 S. Ludovico da Tolosa

. Firenze, già in Orsanmichele, ora in Museo di S. Croce S. Ludovico da Tolosa. Florenz, friiher in Orsanmichele, heute in Museo di Santa Croce 13 S. Ludovico visto da tergo S. Ludovico von hinten gesehen 14 Ludovico da Tolosa (particolare). Museo di Santa Croce Ludovico da Tolosa (Detail). Museo di Santa Croce 15 David. Firenze, Museo del Bargello David. Florenz, Museo del Bargello 16 Giuditta e Oloferne. Firenze, Palazzo Vecchio Giuditta und Oloferne. Florenz, Palazzo Vecchio 17 Giuditta e Oloferne

(partícolare). Firenze, Museo del Bargello Giuditta und Oloferne (Detail). Florenz, Museo del Bargello 18 Maddalena. Firenze, Museo dell’Opera del Duomo Magdalena. Florenz, Domopera 19 Maddalena (particolare). Firenze, Museo dell’Opera del Duomo Magdalena (Detail). Florenz, Domopera 20 Maddalena (particolare). Firenze, Museo dell’Opera del Duomo Magdalena (Detail). Florenz, Domopera 14 —

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Kategorie:
Literaturwissenschaft
Jahr:
1987
Johann Wolfgang von Goethe : 1749 -1832 ; 1986 - Celebrazioni nel bicentenario del viaggio in Italia.- (Studi italo-tedeschi ; 8 )
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Seite 62 von 76
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Umfang: 53 S. : Ill.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Schlagwort: p.Goethe, Johann Wolfgang ¬von¬ ; f.Kongress ; g.Meran <1986>
Signatur: II 128.056
Intern-ID: 62095
costretto a riconoscere (Memorie degli architetti antichi e moderni, II, Parma, 1781, p. 394) come facessero onore, assieme «agli artisti vicen- tini», ugualmente «a tutta l’Italia», è provato, se non bastassero le ragio- nevoli deduzioni del suo amore per il Palladio, da un preciso accenno in sua lettera a Carlo Augusto di Weimar. Scriverà, dunque, Goethe, al Duca, da Roma, il 3 novembre 1786 (ci basiamo sul testo prodotto da Virginia Cisotti, Le iettere di Goethe dalVItalia (1786 -1788

), in «ACME, Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Milano,» XXXVI, 1983, 1, p. 34): «A Vicenza mi sono esercitato l’oc- chio e mi sono ricreato con gli edifici del Palladio. Mi sono procurato i suoi quattro libri di architettura (il Trattato palladiano famosissimo, apparso a Venezia, presso il De Franceschi, nel 1570)... Abbiate la bontà di scrivermi: quanti volumi possedete, tra quelli editi a Vicenza, sugli edifici del Palladio? Credo due [sarà da pensare al primo

e secondo della serie bertottiana, del 1776 e 1778]; ne esistono peró cin- que, che bisogna avere tutti. Se so quel che manca voglio cercar di com- prare gli altri, già adesso sono divenuti rari». II passo goethiano rivela indubbie, al di là delle semplici notizie - importante, comunque, la constatazione circa la rapida fortuna della edizione palladiana - stima e, piú, ammirazione, per la fatica del Ber- totti: essa, in una con gli «schiarimenti» intercorsi nel colloquio diretto con Pautore, non avrà

, quindi, mancato di esercitare la sua influenza sulla «lettura» stessa che Goethe ci offre delle opere palladiane. Basti pensare come, nei testi del Bertotti, al discorso in italiano sia fatta cor- rispondere puntuale la traduzione francese, lingua ufficiale dell’Eu- ropa «illuminista»; laddove la metodologia critica perseguitavi nel riproporre quella che si riteneva la «esatta immagine» delle fabbriche del Palladio, appare ormai, indiscutibilmente, giungere ad attuare, spe- cie nelle «validissime

» incisioni, «la piu lucida e conclusiva interpreta- zione illuministica del Palladio»: giusta Paffermazione dell’Argan (Pre- fazione al citato Illuministi e neoclassici, 1972, p. XIV). Si tengano pre- senti, in merito, dopo le indagini del 1962 e del 1970 (F. Barbieri, Un mterpretesettecentesco delPalladio: Ottavio Bertotti Scamozzi e L’interpreta- zione grafica del Palladio daparte del Bertotti Scamozzi e le sue conseguenze, in «Palladio», XII, pp. 153-159 e in «Bollettino del Centro internazio- nale

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Kategorie:
Philosophie, Psychologie
Jahr:
1995
Giambattista Vico : (1668 - 1744) ; nel 250° anniversario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 17 )
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Seite 64 von 204
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Umfang: XI, 181 S.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. ital. und dt.
Schlagwort: p.Vico, Giambattista ; f.Kongress ; g.Meran <1995>
Signatur: II 143.265
Intern-ID: 103866
di diritto e società civile, cit., pp. 191-193 e n. (si tratta dell’esordio del primo supplemento della Pace perpetua). Sull’argomento, cfr. A. Guerra Introduzione a Kant, Roma-Bari 1980, p. 178 e n. 64) Cfr. G. B. Vico Vita, p. 36. Cfr. anche G. B. Vico De antiquissima italorum sapientia, cit., p. 63 e Principi di Scienza nuova (1744) p. 550 sgg. 65) Cfr. G. B. Vico Principi di Scienza nuova (1744), cit., pp. 463-469. 66) Cfr. G. B. Vieo Sinopsi del diritto universale, cit., p. 16. 67) Cfr. G. B. Vico

Principi di Scienza nuova (1725), p. 177. Sulla Divina Provvi- denza come motore e senso della storia, cfr. G. B. Vico Principi di Scienza nuova (1744), p. 408. 68) Cfr. G. B. Vico Principi di Scienza nuova (1725), p. 189. 69) Cfir. G. B. Vico De antiquissima italorum sapientia, cit., p. 72. 70) Cfr. G. B. Vico Principi di Scienza nuova (1725), p. 173. 71) Cfr. P. Martinetti Kant, Milano 1974, pp. 225-226. 72) Cfr. I. Kant Critica del Giudizio, ed. it. Roma-Bari 1982, trad. it. di Alfredo Gargiulo

, pp. 18-20. 73) Cfr. I. Kant Critica del Giudizio, cit., pp. 13-14. 74) Cfr. I. Kant Critica del Giudizio, cit., p. 19. 75) Cfr. P. Martinetti Kant, p. 215. 76) Cfr. I. Kant Critica del Giudizio, cit., pp. 19-20 e 26-27. In proposito, cfr. P. Martinetti Kant, pp. 215-217. 77) Cfr. I. Kant Critica del Giudizio, cit., p. 16 sgg. 78) Cfr. W. Tatarkiewicz Storia di sei idee, trad. it. Olimpia Burba e Krystina Javorska, Palermo 1993, p. 365. 79) Cfr. P. Martinetti Kant, cit., p. 244. 80) Cfr. I. Kant Critica del

Giudizio, cit., p. 40. 81) Cfr. I. Kant Critica del Giudizio, cit, p. 36. 82) Cfr. I. Kant Critica del Giudizio, cit, pp. 36-37. 83) Cfr. I. Kant Critica del Giudizio, cit, pp. 43-90. Sui quattro momenti del giudi- zio di gusto, cfr. A. Guerra Introduzione a Kant, cit., p. 149 sgg. 84) Cfr. P. Martinetti Kant, cit, p. 252. 85) Cfir. I. Kant Critica del Giudizio, cit, p. 43. 86) Cfr. I. Kant Critica del Giudizio, cit, p. 44 sgg. 87) Cfr. 1. Kant Critica del Giudizio, cit., p. 53. 88) Ibidem. 47

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Kategorie:
Literaturwissenschaft
Jahr:
1989
Giacomo Leopardi : 1798 - 1837 ; 1987 - Celebrazioni nel 150. anniversario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 12 )
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Seite 31 von 76
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Umfang: 58 S.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung.
Schlagwort: p.Leopardi, Giacomo ; f.Kongress ; g.Meran <1987>
Signatur: II 128.060
Intern-ID: 62102
sere anticipati alPagosto del 1820. E questo dimostra che subito dopo l’idea iniziale di dialoghi a modo di Luciano, Leopardi mise in pratica ció che aveva immaginato, anche se tentava vie nuove rispetto al mo- dello greco. Infatti neí primo di questi dialoghi, Filosofo greco, Murco ecc., Pargomento, tratto da un episodio cosi noto come Puccisione di Cesare, vibra di alti sentimenti inneggianti, a modo dell’Alfieri, alla li- bertà e alla consapevolezza che alla fine quest’ultima riesce sempre

ad imporsi, grazie anche alPappoggio popolare, dal momento che «la gente piange quando il tiranno sta male, e ride quando è morto» (in Flora, I, p. 1057). Inizia quindi a farsi largo, pur nelPambientazione storica, una decisa presa di coscienza nei riguardi del comportamento degli uomini. Infatti le conclusioni a cui Leopardi giunge in questi primi abbozzi, fanno già intravedere il suo pensiero successivo, ovvero che il mondo è andato e andrà sempre cosi, e che nella figura di Murco, prima Cesariano

convinto e poi, alla notizia delPuccisione di Cesare, schierato coi congiurati, si deve scorgere il simbolo di tutti i voltagab- bana di cui la storia, e non solo quella, abbonda. Appenaun anno dopo, il 27 luglio 1821, egli annoterà nello Zibaldone (1393-1394) questa sua ormai acquisita tendenza a servirsi del ridicolo per tratteggiare senti- menti e temi universali. E una pagina che fa intravedere molto del Leopardi di appena qual- che anno dopo: «Ne’ miei dialoghi io cercheró di portar la commedia

a quello che finora è stato proprio della tragedia, cioé i vizi dei grandi, i principii fondamentali delle calamità e della miseria umana, gli assurdi della politica, le sconvenienze appartenenti alla morale universale e alla filosofia, Pandamento e lo spirito generale del secolo, la somma delle cose, della società, della civiltà presente, le disgrazie e le rivoluzioni e le condizioni del mondo, i vizi e le infamie non degli uomini ma del- Puomo, lo stato delle nazioni ecc. E credo che le armi del

ridicolo, mas- sime in questo ridicolissimo e freddissimo tempo e anche per la loro na- tural forza, potranno giovare piú di quelle della passione, delPaffetto, dell’immaginazione, dell’eloquenza; e anche piu di quelle del ragiona- mento, benché oggi assai forti. Cosi a scuotere la mia povera patrla, e secolo, io mi troveró avere impiegato... le armi del ridicolo ne’ dialoghi e novelle Lucianee ch’io vo preparando». Pertanto si era già ben lontani da quella visione rassicurante dell’esi- stenza e del

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Kategorie:
Kunst, Archäologie
Jahr:
1992
Piero della Francesca : (c. 1420 - 1492) ; nel V. centenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 16 )
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Seite 40 von 136
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Verl. der St. Josef-Bücherbruderschaft
Umfang: XI, 114 S. : Ill.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt.
Schlagwort: p.Piero <della Francesca> ; f.Kongress ; g.Meran <1992>
Signatur: II 131.841
Intern-ID: 69529
nel quadrato, da considerare a sua volta eome forma planimetrica della terra. Per quale motivo Piero ha deciso per un raggio piú piccolo della metà del lato del quadrato? II raggio, come ha dimostrato in uno studio scarsamente noto Ulf Linde, è stato determinato dalla distanza tra la colomba e l'ombelico del Cristo (20). Attraverso l’ombelico, simbolo dell'incamazione di Cristo, passa il cerchio. La colomba si abbassa, e correlativamente, attraverso il leggero spostamento del cerchio dal bordo

del quadrato verso il basso, celeste e terreno si uniscono. Inoltre l'ombelico viene intersecato dalle diagonali del quadrato «ideale» ma non realizzato. Solo l'imperfezione del terreno rende necessaria la redenzione e conduce a quell'atto di fusione, che qui è evidenziato attraverso la costruzione. A partire dai punto centrale della colomba Linde imposta la costruzione della sezione aurea, che, pur non apparendo dei tutto chiara, viene comunque compresa dal quadrato. II pentagono come confine del

cosmo racchiude Cristo, che come centro e misura del mondo costituisce con la colomba l’ordine delle cose e le misure del dipinto. II carattere «imperfetto» del terreno e della percezione ad esso associata, cui si è accennato piú sopra, trovano conferma in un'ulteriore considerazione di Janhsen. L'altezza dello specchio dell'acqua, come iinea divisoria tra montagna e distesa d'acqua, è posta non al di sotto, ma al di sopra dell'orizzonte. In questo modo la collocazione dell'osservatore diventa

incerta, il suo punto di vista risulta malsicuro e la percezione e l'ordine del visibile normali vengono messi da parte a favore della logica della costruzione dell'immagine (21). L'accesso alla profondità spaziale sembra si in un primo momento garantita dal corso ondulato del fiume, solo che si frappongono sfondi di edifici e segmenti piatti di superficie - il testimone in secondo piano, circondato da Giovanni e dal neoplita intento a svestirsi a destra, indica come figura gestuale il miracolo del

14
Bücher
Kategorie:
Kunst, Archäologie
Jahr:
1992
Piero della Francesca : (c. 1420 - 1492) ; nel V. centenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 16 )
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Seite 24 von 136
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Verl. der St. Josef-Bücherbruderschaft
Umfang: XI, 114 S. : Ill.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt.
Schlagwort: p.Piero <della Francesca> ; f.Kongress ; g.Meran <1992>
Signatur: II 131.841
Intern-ID: 69529
per un’analisi coloristica, che nei tratti di fondo mantiene ancora la sua validità per Piero (5). E poi evidente il contatto con la pittura olandese (Rogier, nel suo viaggio a Roma nel 1449-1450, era passato per Urbino e Firenze). A prescindere dalla prospettiva di luce e dalla superficie pittorica chiusa, vorrei indirizzare l'attenzione verso quel punto in primo piano, nel quale fangolo color cinabro del cappello di San Girolamo incontra il rosso tendente al carminio del mantello del devoto

. In quanto colore piú intenso sulla scala coloristica del dipinto, segna il grado piú alto a partire dal quale tutti gli altri vengono misurati, cosi come il bianco del libro sovrastante fissa il grado di luce piú puro. L'introduzione di siffatti «punti di controllo» pittorici è doeumentabile dappertutto nella vecchia pittura olandese ad iniziare da Jan van Eyck. Altri due esempi devono bastare per illustrare questa fusione di impressione ottica, riflesso e predominanza cromatica della superficie del

quadro cosi caratteristica di Piero. Sono da un lato il riflesso bizzarro delle colline e del cielo nelle acque chiare del Giordano nel «Battesimo di Cristo» a Londra, dalfaltro il grandioso paesaggio fluviale nella Battaglia di Costantino nel ciclo aretino del 1454-1458. Dal punto di vista della costruzione, la superficie del quadro serve come confine fra lo spazio reale e lo spazio fittizio del quadro (confine che Piero chiama termine). Visto di profilo, è quindi da un lato rivolto verso

l'osservatore; dall'altro, in quanto portatore della costruzione del quadro e della composizione, garantisce quella illusione spaziale in cui si trovano le figure o si svolge Yistoria (6). Tra spazio reale e costrutto si verifica il vero miracolo artistico, lo svolgersi simultaneo della percezione e della trasposizione in superficie dell'accaduto. Non il costrutto in sé è il fine del messaggio artistico, non il mero trompe d’oeil, per quanto ingannevolmente sia messo in vista come oggetto in primo piano

, come ad esempio il vaso trasparente in analogia mistica con il corpo di Maria nell’ «Annunciazione» di Filippo Lippi in San Lorenzo. La trasformazione artistica di un soggetto predeterminato è soprattutto una conversione del contenuto letterario in forme, colori e figure, nonché la sua disposizione ed interdipendenza sul portatore 7

15
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Kategorie:
Kunst, Archäologie
Jahr:
1988
Donatello : 1386 - 1466 ; 1986 - Celebrazioni nel VI. centenario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 10 )
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Seite 26 von 124
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Umfang: XIIII, 102 S. : Ill.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung
Schlagwort: p.Donatello ; f.Kongress ; g.Meran <1986>
Signatur: II 128.058
Intern-ID: 62099
della statuaria fiorentina di Donatello sembra chiudersi con la statua bronzea del David ora al Bargello, un’opera straordinaria che costituisce attualmente forse il piu appassionante e difficile tra i tanti quesiti donatelliani. L’ipotesi formulata una prima volta dal Lànyi, ripresa ampiamente dal Parronchi, sulla vera identità del personaggio rappresentato, Mercurio e non David, trova ora sem- pre piú credito e attendibilità, mentre la cronologia ancora discussa tende ora a stabilirsi intorno

ai primi anni del quarto decennio. La sua esecuzione verrebbe cosi a coincidere con la costruzione del cortiie di Palazzo Medici al cui centro la statua era destinata su un alto basamen- to di mano di Desiderio da Settignano, ora perduto. Vista ad un’altezza probabilmente assai superiore a quella in cui essa è posta oggi, la statua si presentava probabilmente quasi come un prezioso oggetto di colle- zione privata, accentuando cosi quella classicità che l’esecuzione squi- sitamente cesellata e il tema

del nudo virile suggeriscono intensamente. L’opera rientra quindi pienamente nell’atmosfera di crescente gusto umanistico che caratterizza l’evoluzione delle arti figurative a Firenze in quegli anni e se fosse stata eseguita, come ritiene il Parronchi, 11) dopo l’esito deludente, per Piero e Cosimo de’ Medici, del certame co- ronario del 1441 come un’allegoria della Verità che sconfigge l’Invidia, il sottile allegorismo coinciderebbe perfettamente con il gusto letterario dell’epoca

. La straordinaria padronanza della tecnica che ha preziosità da cesello esalta la sottile sensualità dell’immagine, certamente poco consona all’immagine del guerriero adolescente del popolo ebraico, che meglio si addice alla qualità contemplativa sostanzialmente anti eroica del personaggio e del viso pensieroso sotto Pombra del grande cappello coronato di foglie. Per incontrare un’altra opera di statuaria fiorentina di Donatello bi- sognerà attendere il ritorno di Donatello a Firenze dopo il decennio pa- dovano

. Benché nessun documento lo attesti si sa che lo scultore attese ad un gruppo bronzeo raffigurante la Giuditta vittoriosa su Oloferne tra il 1454 e il 1457; e poiché nella tradizione scritturale la Giuditta, al pari del David, è figura vindice del popolo ebraico si è pensato che essa rivestisse un significato politico. In particolare il Parronchi ha supposto 8 —

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Bücher
Kategorie:
Kunst, Archäologie
Jahr:
1984
Andrea Palladio : 1508 - 1580 ; 1980 - Celebrazioni nel IV. centenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 4 )
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Seite 38 von 102
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Umfang: 80 S. : Ill.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Schlagwort: p.Palladio, Andrea ; f.Kongress ; g.Meran <1980>
Signatur: II 128.052
Intern-ID: 62090
rico», alla «Rebecca al pozzo» del Louvre od al «Mosé affidato alle acque» delPAshmolean Museum di Oxford. Su questa scia, non molto dopo, un illustre compatriota del Poussin, potrà anzi tran- quillamente concludere che, «à Végard de Palladio, son livre estsi bien imprimé qu’il me semble qu’il vaut bien l’ouvrage sur le lieu». E a sfatar questa convinzione non basterà il lavorio critico delPllluminismo; occorreranno, dopo le indispensabili premesse gettate dall’ostinata indagine storiografica

ottocentesca, Paccanita volontà di ricerca ar- chivistica e Pacribia delPesegesi contemporanea per restituirci, sot- to il manto aulico del Palladio, la figura viva e spesso dimenticata di Andrea di Pietro. Dal lato opposto, si pongono i committenti ossia, in quella situazio- ne, i cittadini che contano. In loro, il «sentimento» della ideale città non demorde: bloccato sul versante, rivelatosi fallimentare, del reale, se ne libera incanalandosi in quello della esperienza teatrale e si risol- ve, alla fine

, nell’incanto di una scenografia. La sequenza degli aweni- menti, al riguardo, è esemplare. Dietro le mura un po’ squallide di un involucro volutamente scelto disadorno e «casuale» - a marcare, è pen- sabile, il significato Intimistico ed elitario del risultato che si vuole ot- tenere all’interno - entro la vecchia fortezza rimaneggiata del «Territo- rio, a pochi passi dal mercato fluviale dellTsola» e dai quartieri «bassi» d’oltre Bacchiglione, gli Accademici Olimpici, uscita appena Vicenza dalla peste del

1577-78 e, forse, spinti anche da una comprensibile rea- zione all’incubo del flagello, decidono di preparare finalmente degna e fastosa sede stabile alle adunanze del sodalizio, quanto opportuna- mente riservata: ed officiano al delicato incarico, nel 1579, il Palladio. Non è qui il caso di ritornare sulla qualità e le caratteristiche della ri- sposta fornita dall’architetto, giunto ormai al crepuscolo insieme dell’attività e della vita, conclusasi l’anno dopo, nell’agosto del 1580. Del resto

, essa risposta è del tutto conseguente a quelPaura di crisi e di sfiducia nel linguaggio «classico» che caratterizza da un certo tempo gli esiti palladiani: basti pensare a palazzo Valmarana (1565), alla Loggia del Capitaniato (1571), al palazzo Porto in Piazza del Castello od all’aggiunta al Santuario di Monte Berico, dopo il 1576. Cosi, entro POlimpico finalmente attuato nel 1585, sia pure con non evitabili in- terventi estranei, nella tensione dinamica impostata dalla reciproca dialettica

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Bücher
Kategorie:
Religion, Theologie
Jahr:
1990
San Giovanni Bosco = Sankt Johannes Bosco : 1815 - 1888 ; nel 1. centenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 13 )
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Seite 39 von 72
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Umfang: 52 S.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung.
Schlagwort: p.Bosco, Giovanni ; f.Kongress ; g.Meran <1990>
Signatur: II 128.061
Intern-ID: 62104
voro; validità del contratto anche nel caso dl eventuale abbandono da parte del giovane dell’oratorio di Don Bosco - risultano rivoluzio- nari. A persuadercene citiamo una pagina di uno storico del sociale, in merito alla situazione del mondo del lavoro giovanile del tempo: «I padroni, specie nelle manufatture, per ridurre i salari, assumevano al posto dell’operaio adulto la donna e il fanciullo. Si ebbe cosi una nuova figura nel campo del lavoro: il fanciullo operaio ad otto anni. Scandalosi

, svolto alfinsegna del filantropismo, confermó la necessità di conservare la manodopera infantile, portando come motivazione che solo con II lavoro dei fanciulli le fabbriche itaiiane potevano fronteg- giare ii mercato internazionale. In Italia, il numero dei ragazzi nelle officine e nelle fabbriche, andó sempre notevolmente aumentando: il fattore economico continuó a prevalere su qualsiasi considerazione igienica, morale, di sanità, di educazione, di umanità. In quel 1844, nelle province piemontesi

di terraferma si contavano 7184 fanciulli impiegati nelle fabbriche di seta, di lana e cotone, al di sotto dei dieci anni»7 : ' Aggiungiamo che sul nostro territorio nazionale, ancora nel 1876 all’interno dell’area dell’industria tessile, su 290.300 operai, 88.315 erano ragazzi, che lavoravano dalle dodici alle quattordici ore al giorno e la loro paga normale era di 53 centesimi al giorno, circa 2500 di oggi. Se si pensa che le prime norme di tutela del lavoro minorile furono emanate nel regno di Sardegna

alla fine del 1859 e nel Regno dell’Italia risorgimentale solo nel 1886 - due anni prima della morte di Don Bosco-una legge proibi l’impiego dei fanciulli sotto I nove anni in fabbrica e sotto i dieci nelle miniere e sotto i dodici nel lavoro not- turno, e che solo nel 1900 la legge limitó la giornata ai minori di quin- dici anni a undici ore giornaliere, si puó comprendere meglio la carica innovativa dei contratti per apprendisti stipulati da Don Bosco, prima che i suoi ragazzi entrassero

in un’officina. In questo squallore storico di carenza di normativa per la difesa dei piu indifesi nel mondo del la- voro, risalta il coraggio di Don Bosco servitore dei giovani, che esige dalla parte padronale la cura della sanità fisica, la salubrità dei locali, il rispetto del riposo festivo e delle ferie annuali, le previdenze sociali in * Armando CASTELLANI, L. Murialdo pioniere dell’azione sociale cristiana, II, pp. 529 ss. 25

18
Bücher
Kategorie:
Literaturwissenschaft
Jahr:
1979
Dante Alighieri : 1265 - 1321.- (Studi italo-tedeschi ; 1 )
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Seite 24 von 120
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Umfang: 99 S.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung
Schlagwort: p.Dante <Alighieri> ; f.Kongress ; g.Meran <1965>
Signatur: II 128.049
Intern-ID: 62075
La deificazione rappresentata, ülustrata nel Paradiso è la piú profonda esperienza religiosa del Duecento. Non bisogna dimenticare che il Duecento è il secolo del piú grande fervore religioso del medio evo, il secolo di san Fran- cesco che nei momenti di rapimento si identifica tanto con Gesu che le sue mani mostrano le piaghe sanguinolenti. Nella solitudine dei conventi le ani- me pie si ritiravano tutte dalle cose del mondo e concentravano la fiamma pu- ra del desiderio su Dio

. La deificazione era cosa generalmente conosciuta. L’Iter mentis 'm Deum di S. Bonaventura vi contribuiva, ma soprattutto il De diznsione naturae, del grande neoplatonico del nono secolo, Scoto Eriugena. Gli studiosi moderni si rendono sempre piú conto del fatto che il De divisione era letto con entusia- smo nel Duecento, e questo malgrado l’interdetto papale, e in tutti gli am- bienti. La struttura concreta del Paradiso, la sua azione, i suoi episodi ci rive- lano che, accanto alPAntÍclaudianus di Alain

de Lille, il De divisione naturae dello Scoto è la fonte principale del piu ricco e piú perfetto poema cristiano delPOccidente. AlPinizio della salita il poeta stesso ci dice che Pultima fase della sua ascen- sione è la sua deificazione. Lo dice espressamente (1,70): «Trasumanar significar per verba non si potria: peró Pesemplo basti a cui esperienza grazia serba.» «Trasumanar», secondo tutti i commenti, non puó significar altro che deifi- care. E’ evidentemente una alterazione del testo: qualche

copista troppo timido ha voluto evitare la parola deificare probabilmente diventata sospetta. Ma la nostra tesi non si appoggia soltanto sulPuso di questa parola «trasu- manar», si appoggia sul fatto che qui, alPinizio del Paradiso, il protagonista menziona i suoi predecessori nel viaggio, evoca le persone alle quali la grazia suprema della deificazione íu già concessa prima che a lui. Par. 1,67: «Nel suo aspetto tal dentro mi lei, qual si fé Glauco nel gustar de Perba che ’l fé consorto in mar

de li altri dei». II poeta parla del mitico pescatore Glauco fatto dio marino dopo aver man- giato una certa erba; Platone ne ha fatto il simbolo dell’anima umana impri- gionata nella materia. Dante non solo si identifica qui con quelPantico Glauco ma si riferisce anche a san Paolo, un deificato cristiano secondo Scoto. 6

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Kategorie:
Kunst, Archäologie
Jahr:
1985
Raffaello Sanzio : 1483 - 1520 ; 1983 - Celebrazioni nel V. anniversario della nascita.- (Studi italo-tedeschi ; 5 )
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Seite 24 von 158
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Umfang: XV, 134 S. : zahlr. Ill.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Schlagwort: p.Raffaello <Sanzio> ; f.Kongress ; g.Meran <1983>
Signatur: II 128.053
Intern-ID: 62091
neille, alla desolata grandezza della introspezione giansenistiea. Di piú, in Poussin i personaggi di Raffaello ritornano, sempre dai famosi cartoni della Sistina, inquadrati e sorretti, verrebbe da dire potenziati, nella loro funzione emblematica, dal serrato organismo di una com- piuta «architecture moralisée»: e questa, a saldare il cerchio, ben spesso si awale testualmente del «montaggio» di brani estrapolati quasi di peso dalle tavole del famoso «Trattato» palladiano del 1570. Si vedano

opere poussiniane del sesto decennio quali la «Rebecca al pozzo», la «Morte di Saffira», il «Cristo che risana il cieco di Gerico» del Louvre o íl «Mosé affidato alle acque», dell’Ashmolean Museum di Oxford. Solo i piu convinti assertori dell’empito sonoro e della melodram- matica teatralità del «Barocco» nutriranno per la composta euritmia dell’Urbinate un malcelato disprezzo, atteggiamento ritenuto giusto verso uno «stile» affetto di eccessiva «diligenza» contrapposta alla fresca vivacità della

«prontezza». Basti ricordare il veneziano «Boschini»:.nella sua «Carta del navegarpitoresco», edita nel 1660, egli rinfaccia al Maestro presunti, necessari ausilii venutigli dal Bramante a tracciar la prospettiva della «Scuola d’Atene» o, tirando in ballo pro- prío il soffitto della «Sala di Psiche» alla Farnesina, stigmatizza la di lui «provata» incapacità a tracciar di scorcio pitture di soffitto. La pole- mica culmina nel riportare, dalla testimonianza di Salvator Rosa, la sconcertante confessione del

Velasquez, «gran sugeto/ del Catolico Re pitor perfeto»: questi non avrebbe esitato a dichiarare, «piasendome esser libero e sincero», che quanto a Raffaello, «stago per dir che nol me piase niente». Torneranno, fatalmente, i «Neoclassici», strenui disce- poli del credo di un Winckelmann nella ricerca del «Bello ideale», a tri- butare il loro ossequio convinto al cinquecentesco pittore del «Par- naso». E senz’altro, nella feconda corrente di gusto, un Maratta, un Mengs - l’«imitatore» per eccellenza nel

grazia, cosi delizio- samente stendhaliana, di «madame»: a suggello, autentica dichiara- zione di deliberato omaggio, poggia sul tavolino, accostata alla mano del marito, una chiara riproduzione a stampa della celebre «Madonna della seggiola». 4 —

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Kategorie:
Literaturwissenschaft
Jahr:
1984
Publius Vergilius Maro : 70 - 19 a.C. ; 1982 - celebrazioni del bimillenario della morte.- (Studi italo-tedeschi ; 2 )
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Seite 46 von 126
Autor: Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran)
Ort: Merano
Verlag: Accad. di Studi Italo-Tedeschi
Umfang: 95 S. : Ill.
Sprache: Deutsch; Italienisch
Anmerkungen: Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung. - Literaturangaben
Schlagwort: p.Vergilius Maro, Publius ; f.Kongress ; g.Meran <1982>
Signatur: II 128.050
Intern-ID: 62077
noto (gratatur reducis), in tutta la parte finale del 1. III in cui si parla del- la sosta a Drepano, di Aceste si tace del tutto (34). Né basta: mentre in I, 195-96 si parla del vino che Aceste, da buon sovrano, aveva donato ai Troiani e in I, 550 lo si ricorda Troiano ...a sanguine clarus, in 1,558 lo si nomina espressamente come re, e durante le gare del 1. V egli si presen- ta con tutta l’autorità di un potente ma savio guerriero, in V, 37 lo si presenta come un selvaggio: horridus

in iaculis etpelle Libystidis ursae. E evidente che questa figurazione di un Aceste primitivo deve rimontare a una prima fase della composizione, di cui i versi del 1.1 costituiscono la rettifica. Essa, insieme col silenzio del 1. III, contribuisce a fissare il carattere di tormentosa incertezza che contraddistingue fmo all’ultimo i 11. III e V. Ma c 5 è di piü. In IV, 427 Didone, benché debba sapere che Anchise è morto e sepolto a Drepano, se ne esce a dire necpatris Anchi- sae einerem manesve revelli

Servio in nota al verso del 1. IV, egli giungeva in ItalÍa; secondo altri egli moriva ad Onchesmo o in Arcadia e Diomede ne avrebbe violato il sepolcro, ma poi, incontrato Enea in Calahria, gli avrebbe restituito le ceneri del padre e il Palladio. Di questa versione sembrano documento al v. 704 del 1. V l’apparizione di Naute, consi- gliere di Enea, che una leggenda voleva consegnatore del Palladio, e Pamichevole ricordo di Enea che Diomede nel 1. XI esprime agli am- basciatori latini. E si noti che

in V, 80-81 Enea dice salvete, recepti /ne- quiquam cineres, a proposito dei resti di Anchise. Ad ogni modo nel mio precedente commento al 1. IV àúYEneide (35) ho concluso che la neces- sità di ammettere la leggenda della profanazione della tomba d’Anchi- se obbiiga a riconoscere Panteriorità di composizione del 1. IV rispetto al 1. III. Tale ipotesi si affaccia possibile anche riguardo ai rapporti con esso dei 11.1 e V, almeno supponendo di quest’ultimo una primitiva diversa redazione, in cui forse si doveva

collocare un incontro fra Enea e Diomede. In ogni caso la sospensione della trama che i tormentosi 11. III e V impongono di postulare è provata dalla strana omissione del nome di Aceste e della prima sosta presso di lui nel 1. III, dal ricordo che Didone fa della profanazione della tomba di Anchise e dalla novità 18

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