¬Il¬ concetto di amicizia nella storia della cultura europea : storia, glottologia, filologia, filosofia, pedagogia, letteratura ; atti del XXII convegno internazionale di studi italo-tedeschi, Merano, 9 - 11 maggio 1994
fin von G*** del 1746-48 3 . Si tratterebbe, in realtà, di una narrazione piena di frivolezze se non vi fosse, alla base, un forte anche se delicato sentire morale, che si avverte nell’amore e nelFunione coniugale (alla fine di tali unioni ce ne saranno addirittura tre), ma anche e soprattutto, almeno nella sua caratterizzante singolarità, nell’amicizia, che qui si tra- duce in rinuncia. La protagonista, infatti, pur senza alcuna colpa a un certo punto si trova ad avere due mariti, in quanto
, creduto e dichiarato morto il primo, convola a nuove e, per tutti e anzitutto per lei, giuste nozze, sposando l’amico prediletto del marito. II quale, in realtà, non è morto, e infatti ritorna; di qui un gioco di rivelazioni e di sottintesi, di bloccate attrazioni e di controllati slanci (alla fine poi i due uomini mor- ranno tutt’ e due), di cui tanta parte e anzi presupposto è proprio il vin- colo dell’amicizia: il secondo matrimonio è avallato anzitutto dal primo marito, che in tal senso si era
se non sospetto, o al minimo poco comprensibile, testi- monia invece Talto grado di sensibilità di cui era capace uno spirito come Gellert, non a caso per un sia pur breve periodo ritenuto, dopo Gottsched e piü ancora di Gottsched, vero «praeceptor Germaniae». Vero, convinto cantore del culto dell’amicizia, senza velami e senza cautele riduttive, fu, di li a poco, Friedrich Gottlieb Klopstock, il primo dei poeti tedeschi davvero grande, celebrato autore del Messias che tem- poralmente è l’ultimo
poema di esplicito contenuto religioso di autenti- co e anzi alto valore poetico. Poeta grande in quanto, pregiudizialmente, sentiva come grande la missione del poeta, Klopstock non fu né intese essere pietista, rimanendo a lui del tutto estranea la cupa coscienza del peccato che il pietismo avvertiva come basilare; fu peró sensibile all’appello verso una spiritualità piú personalmente vissuta, piú respon- sabilmente intimizzata. Ed è su questa sollecitazione che egli fece dell’amicizia uno dei
canoni della sua poesia, a partire dalle odi iniziali fino alla massa imponente del Messias. Ritenne anzi di dover fare di piú: in seno alle sue Moralische und gesellschaftskritische Schriften, 337