.- (¬Der¬ fahrende Skolast ; 40 - 41. 1995 - 1996)
Page 47 of 113
Place:
Bozen
Publisher:
Südtiroler Hochschüler/innen/schaft
Physical description:
Getr. Zählung
Language:
Deutsch
Notations:
Enth.: 1995, Nr. 1/2 - 3/4 ; 1996, Nr. 1/2 - 3/4<br />Universität in Südtirol : Vortragsreihe und Podiumsdiskussion = Università in Alto Adige. - 1995<br />Frauenhaus zwischen Autonomie und Anpassung : Tagung, Bozen 17. 9. 1994 = Casa delle donne tra autonomia e adattamento. - 1995<br />50: unvergessen = 50: dimenticare mai. - 1995
Subject heading:
g.Südtirol ; s.Student ; f.Zeitschrift
Location mark:
III Z 342/40-41(1995-96)
Intern ID:
319184
, è l’inven trice del “vota donna”, lanciato dal suo partito nella campa gna del 1987. Non solo: lei per prima ebbe l’idea che la legge “Azioni positive per la realizzazione della parità uo mo-donna nel lavoro”, poteva essere usata per fare femmi nismo di Stato. La legge fu approvata nell’aprile ’91 e quat tro mesi dopo la Turco avanzava l’idea del “bonus”: per aumentare la percentuale delle donne in parlamento, lo Sta to dia più soldi ai partiti che fanno eleggere più donne. Molte insorsero: siamo forse
, fecero cambiare idea subito ai dirigenti RAI. E, poco dopo, anche al giudice il quale ha sentenziato che il recla mo dell’uomo era “inammissibile” (giuridicamente par lando): la campagna governativa era costituzionale e lo sarà, come ogni altra sìmile iniziativa, fino a quando i due sessi non avranno raggiunto la parità sostanziale (quella formale, c’è già). In pratica, quando? Domanda senza ri sposta. Dipende, infatti, dai criteri di misura e questi di pendono dai valori tenuti in conto, i quali
, lo Stato è diventato femminista. Non ideologicamente, ma tecnicamente fem minista. La giornalista Roberta Tatafiore di Noi Donne, dei resto, lo aveva previsto da tempo, parlando di un “femminismo di Stato”. I giornali riferiscono che, dopo la sentenza del giudice, Tina Anseimi sprizzava gioia, e si capisce: con un paio dì mosse era riuscita a portare a conclusione l’opera che era di altre più che sua, raccogliendone i frutti. In particolare, era l’o pera dell’ex comunista Livia Turco. Lei, infatti
prodotti di scarto da promuo vere con un buono? La Turco si difese: quella che propongo è una “azione positiva” come prevede la legge. (Notare che la legge recita “parità nel lavoro” e non in qualiasi campo, ma questo nessuna lo ha rimarcato, né allora né ora). L’“azione positiva” di Livia Turco non passò, per il poco elegante accostamento fra partiti, soldi e donne. È trion falmente passata, invece, quella di Tina Anseimi che, al contrario, separava l’immagine della donna che fa politica dalla