.- (¬Der¬ fahrende Skolast ; 40 - 41. 1995 - 1996)
Italiane. Nella prima metà di luglio 1944, a Bolzano, in via Resia, fu istituito un campo di concentramento - o meglio un campo di transito, se consideriamo la funzione alla quale avrebbe dovuto assolvere. Nei dieci mesi in cui rimase attivo, vi transitarono 11.116 fra ebrei, avversari politici, zingari, par tigiani, militari italiani, prigionieri, sbandati, disertori, ostaggi, indiziati di reati comuni. Fin dal marzo del 1943 il comandante del Lager di Reichenau, Mott, aveva compiuto alcune ispezioni
poi da Hans Haage. Due ucraini, Otto Sain e Misha Seifert, si resero responsabili delle peggiori atrocità, le responsabili del reparto femminile, Else Lächert, Anne Schmidt e Ly dia Heise, non furono però da meno in quanto a crudeltà. La pulizia, le liste dei lavori interni ed esterni e l’ordinaria gestione erano affidate al capo-campo ed ai capiblocco scelti fra gli internati. Vi erano anche dei campi-satellite, nei quali i prigionieri lavoravano e soggiornavano: a Sarentino, Merano, Cer tosa
, Vipiteno, Campo Tures, Colle Isarco, Bressanone, Moso. 11 campo satellite di Sarentino era comandato da un sottufficiale della Wehrmacht, le guardie erano tren tine ed SS tedesche e bolzanine, i reclusi erano circa 200; a Merano, in una caserma di Maia Bassa, i reclusi erano circa 400, a Certosa 50. Il 21 luglio 1944 furono trasferiti a Bolzano da Fossoli circa 80 tra prigionieri politici ed ebrei, ma la prima immatricolazione di Bol zano documentata è la n. 81. dell’8 agosto. In seguito furono portati
a Bolzano, con gli autobus dell’Azienda Municipale Milanese, anche gli ebrei lombardi, piemon tesi e liguri. Testimonianze Scrive Enrico Zamatto: “Giungemmo nella notte al Campo di con centramento di Bolzano e dopo l’appello noi ebrei fummo messi in un piccolo blocco, al mattino ed alla sera veniva data una ciotola di acqua calda dove vagava qualche chicco di orzo; si passa la giornata sdraiati su dei tavoli di legno, non ci si muoveva e d’altra parte dopo qualche setti mana di totale digiuno
si cominciava a ridursi male, solo due volte al giorno si andava all’appello al mattino prestis simo sì faceva un immenso quadrato assieme alle migliaia di altri prigionieri del campo e bisognava stare anche un’ora fermissimi sull’attenti perché se alla fine il saluto che dove va essere fatto “cappello giù” non risultava alle SS sincro nizzato bisognava ripeterlo; quell’inverno era freddissimo ed a quella adunata doveveano venire tutti anche gli amma lati anche chi non si reggeva in piedi, guai grossi