Ladinia : sföi culturâl dai Ladins dles Dolomites ; 4. 1980
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Place:
San Martin de Tor
Publisher:
Ist. Ladin Micurá de Rü
Physical description:
325 S. : Ill., Kt., Noten
Language:
Deutsch; Italienisch; Ladinisch
Notations:
Aschenbrenner, Max: ¬Die¬ Hexen in der Sage der Dolomitenladiner / Max Aschenbrenner, 1980</br>Corai, Paolo: ¬Le¬ più antiche culture preistoriche della «Ladinia» : (paleolitico e mesolitico) / Paolo Corai, 1980</br>Daverda, Albert: ¬La¬ ladinitè tla vita pratiga da vigne dé : en ejëmpl: les scrites tles cortines / Albert Daverda, 1980</br>Faggin, Giorgio: ¬La¬ grafia del friulano : appunti storici / Giorgio Faggin, 1980</br>Gangale, Giuseppe: ¬Le¬ vanère por Marèo / Giuseppe Gangale, 1980</br>Goebl, Hans: Dialektgeographie + numerische Taxonomie = Dialektometrie : anhand rätoromanischer und oberitalienischer Dialektmaterialien (AIS) / Hans Goebl, 1980</br>Höglinger, Elisabeth: Interferenzen des Ladinischen und Italienischen in das Deutsch von Grödner Schülern : Beitrag zur Problematik des Deutschunterrichts in den Schulen der ladinischen Ortschaften Südtirols / Elisabeth Höglinger, 1980</br>Irsara, Alfred: ¬Die¬ gesetzlichen Bestimmungen zum paritätischen Unterricht an den Schulen der ladinischen Ortschaften Südtirols / Alfred Irsara, 1980</br>Kuen, Heinrich: ¬Die¬ Eigenart des ennebergischen Wortschatzes / Heinrich Kuen ; 1, (1980)</br>Kuen, Heinrich: Tirolese = «ladinisch» im Vocabolario Poligloto von 1787 des Don Lorenzo Hervás / Heinrich Kuen, 1980</br>Śliziński, Jerzy : ¬Die¬ Darstellung der Ladiner in tschechischen Enzyklopädien des XIX. und XX. Jahrhunderts / Jerzy, Slizinski, 1980</br>Richebuono, Giuseppe: Von der einstigen zur heutigen Ausdehnung des ladinischen Sprachraumes / Josef Richebuono, 1980</br>¬Il¬ vecchio e il nuovo : dei Weiler ed altre questioni / F. Bortolotti ; H. Abram, 1980</br>Zaremba, Aleksander: ¬Il¬ comparatico a S. Martino in Val Badia / Aleksander Zaremba, 1980
Subject heading:
g.Ladiner ; f.Zeitschrift<br />g.Ladinisch ; f.Zeitschrift
Location mark:
D II Z 1.092/4(1980) ; II Z 1.092/4(1980)
Intern ID:
329264
sforzi sagaci di Jacopo Pirona. Si può quindi comprendere come questa grafia - benché accolta da Ercole Carletti e Giovanni Battista Corgnali nella loro opera II Nuovo Pirona / Vocabolario Friulano (1935) - suscitasse anche fieri contrasti. Ricordiamo qui soprattutto il libro dal titolo Linguaggio friulano di Luigi Rodato, il quale polemizza aspramente con la grafia «ufficiale» della Società Filologica Friulana. U) 6. Nei suoi Lineamenti di grammatica friulana (1952), Giuseppe Marchetti ac cetta nel
complesso la grafia della S.F.F., pur proponendo un ritocco discreto ma importante: per la prepalatale [c] egli suggerisce infatti il digramma cj anziché (1911-12), p. 10, p. 55, p. 155; an no III (1912-13), p. 28. 8) Art. 1 dello Statuto redatto da Ugo Pellis (cfr. « Guriza », Numero Uni co per il 46° Congresso della S.F.F., 1969, p. 32). 9 ) « Bollettino della Società Filologica Friulana», I (1920), pp. 38-40, pp. 100-106, p. 133. 10) Cfr. Giorgio FAGGIN, Prose friula ne del Goriziano (1855-1922
5. Nel 1919 venne fondata a Gorizia la Società Filologica Friulana «al fine di studiare e coltivare la parlata friulana e le sue manifestazioni letterarie» 6 * 8) . Il so dalizio, estremamente attivo nei suoi primi anni di vita, non poteva non porsi il problema della grafia friulana. In effetti venne subito nominata un’apposita Commissione, sui cui lavori e sulle cui animate discussioni riferisce il «Bolletti no». 9) Ma in breve, al di sopra della disparità dei criteri e delle opinioni, preval
sero le vedute di Ugo Pellis, l’ideatore della Società stessa, 10) il quale venne ad assumere un ruolo di assoluta preminenza. Del Pellis la S.F.F. pubblicò i due importanti opuscoli Relazione preliminare alla determinazione della grafia friu lana (1920; pp. 28) e Norme per la grafia friulana secondo le decisioni di massi ma prese dalla speciale Commissione nominata dalla S.F.F. (1921; pp. 12). Par tendo dal principio di dover «scrivere il friulano da italiani» {Norme, p. 2) e da un secondo
principio, non meno discutibile: «ognuno scriva nella parlata del suo luogo natio» {Norme, p. 3), il Pellis demolì l’intelligente lavoro di Jacopo Pirona, di cui respinse le innovazioni grafiche. Non curandosi di distinguere la palatale [c] dalla prepalatale [c], ecco che il Pellis scrive pìciul «piccolo» e cialt «caldo» {Norme, p. 5), laddove il Pirona scriveva invece, più giustamente, piqul e qhald. Il Pellis inoltre ripristina l’uso della q (che il Pirona aveva bravamente gettato a mare) affinchè