' utili grandissimi che sperava trarne, cominciò a blandire di favori e concessioni la città, che in altri tempi, malgrado la protezione giuratale e dovutale, aveva quasi sempre abbandonata a sè stessa, ed alle prese con nemici di lei, più forti e temuti. Per tal modo, forte de’successi riportati sui Turchi, coll’aiuto d’Eugenio di Savoia, altro dei tanti principi di questa famiglia, che misero la loro spada al servizio di sovrani stranieri, l’imperatore Carlo VI, nel 1717, dichiarava — ai danni
feroce che con questi tre fatti, l’un dopo l’altro, l’alleata le por tava al cuore: ma non ebbe la forza nè la volontà di reagire: e l’acquiescenza tacita delfa Serenissima, di fronte all’Europa ' che già ingelosivasi della fortuna austriaca, ratificò i fatti compiuti. Da quel momento incominciò la parabola ascendente della fortuna di Trieste. Messo su questa via, l’imperatore Carlo VI, avrebbe voluto fare di Trieste anche un porto militare ed un arsenale per la flotta che aveva in animo
, Senosechia ed Optcina, facente capo a Trieste. Nel 17.28, l’imperatore Carlo VI visitò la città, che cominciava a rifiorire, e che, in quella circostanza, gli eresse il monumento che ancora si vede sulla Piazza Grande, davanti al palazzo municipale. * Le molte franchigie, accordate al commercio ed a chi vi si dedicava, non tardarono a richiamare in Trieste una quantità di stranieri, greci ed ebrei levantini in special modo: gente tutta attivissima, e in ogni sorta di traffici esperta ed avveduta