Ladinia : sföi culturâl dai Ladins dles Dolomites ; 8. 1984
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Place:
San Martin de Tor
Publisher:
Ist. Ladin Micurá de Rü
Physical description:
198 S. : Ill.
Language:
Deutsch; Italienisch; Ladinisch
Notations:
Belardi, Walter: Considerazioni in margine a un convegno di studi ladini / Walter Belardi, 1984</br>
Cathomas, Bernard: Minderheiten in der Selbstbesinnung und Selbstbestimmung : Gedanken zum Jahr der Rätoromanen 1985 / Bernard Cathomas, 1984</br>
Doi paroles de ravisa céltiga tl gherdëina: tóch y tucë, 1984</br>
Goebl, Hans: Postille : (J. Kramer) / Hans Goebl, 1984</br>
Gsell, Otto: Unpersönliche Konstruktion und Wortstellung im Dolomitenladinischen / Otto Gsell, 1984</br>
Kramer, Johannes: Entgegnung : (H. Goebl) / Johannes Kramer, 1984</br>
Kuen, Heinrich: Lateinischer oder deutscher Ursprung? / Heinrich Kuen, 1984</br>
Nazzi Matalon, Žuan : ¬I¬ lunaris dal '800 dal Friûl Orientâl / Guan Nazzi Matalon, 1984</br>
Neutralizzazione sintattica delle opposizioni di singolare-plurale e di maschile-femminile, 1984</br>
Rampold, Josef: Sitte und Brauch in Buchenstein (Fodom) / Josef Rampold, 1984</br>
¬Il¬ trattamento sintattico del participio passato, 1984
Subject heading:
g.Ladiner ; f.Zeitschrift<br />g.Ladinisch ; f.Zeitschrift
Location mark:
II Z 1.092/8(1984)
Intern ID:
355044
PRESENZE NELLA NOTTE Vivo in compagnia dei morti più che insieme coi vivi. Come un profumo, l’anima loro intorno mi aleggia, anima indisfacibile e soave, che vorrebbe per sé un abbraccio di quell’amore che la gente disperde nel vento. Ma non è tuttavia nei vialetti gelati dei cimiteri, dove il marmo vaneggia e le sue epigrafi mentono che m’assale assai e con più grande tristezza questo mormorio inquieto dei nostri spiriti familiari. In piena strada, sotto il sole, nel risucchio travolgente
della folla, indaffarata, rumorosa, che ci spinge e ci preme, quante volte qualcuno mi ha battuto una mano sulla spalla, mentre passava invisibile, dicendomi: «Pensa a noi!». Sulla sponda pallida, franta, dove il mare è nel lutto, sopra i fiori, dove alita morbido un soffio di primavera, sono essi sempre e la loro voce distante che io odo, sia lamento o canto, sia singhiozzo o riso, piena sempre d’amore. E quando mi aggiro nel fitto di boschi silenziosi, sotto a un cielo al crepuscolo, con la sua
luna velata, in quel brulichio di raggi luminosi che mi osservano, fissi e profondi io scorgo e subito riconosco gli occhi loro. Nelle sere, soprattutto, d’inverno, davanti alla cenere del camino, su cui si sfa, consumandosi, rovente un tizzone, allora, quando dall’alto della gran casa giù fino al basso il silenzio pesante notturno nelle stanze è calato,