¬L'¬ unità d'Europa e il mutamento del quadro culturale: "Le scienze umane" . atti del XIX vonvegno internazionale di studi italo-tedeschi, Merano, 22 - 27 aprile 1985
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Author:
Akademie Deutsch-Italienischer Studien (Meran) ; Internationale Tagung Deutsch-Italienischer Studien <19, 1985, Meran> / Accademia di Studi Italo-Tedeschi - Merano
Place:
Meran
Physical description:
XLIX, 498 S.
Language:
Deutsch; Italienisch
Notations:
Parallelsacht.: ¬Die¬ Einheit Europas und der Wandel des Kulturbildes: "Die Humanwissenschaften"
Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung.
Subject heading:
s.Geisteswissenschaften ; s.Kulturwandel ; f.Kongress ; g.Meran <1985>
Location mark:
II Z 759/19(1985)
Intern ID:
62155
ed i francofortesi Adorno ed Habermas, dall’altro; i primi affermanti la fondamentale unità del metodo scientifico e gli altri scorgenti inve- ce in tale supposta unità una deformazione scientista. Ma, pur ammettendo che il razionalismo critico dà validi argo- menti all’opzione per una epistemologia fallibilista, propendo a pen- sare che in Weber siano già presenti i temi fondamentali per una con- cezione che affermi l’unitarietà della procedura scientifica, quale che sia l’oggetto di ricerca
, la natura o l’uomo e la sua storia. Si potrebbe addirittura dire che i rappresentanti della Scuola di Francoforte di- scutono con Popper e con Albert, ma che il loro vero interlocutore (all’interno della tradizione culturale tedesca) è Weber. È infatti nella sociologia weberiana che la ricerca scientifica si presenta chiaramente come esigenza precipua di essere libera dal valore (wertfrei), quando il valore sia quello che ispira il comportamento pratico, morale e po- litico, dell’uomo, L’unico valore
regolativo della ricerca scientifica è quello cognitivo della verità: «poiché verità scientifica è soltanto ció che esige di valere per tutti coloro che v o gli o n o\a verità» (M. We- ber, II metodo delle scienze storico sociali, cit., p. 100). Ed è appunto questa autolimitazione della ricerca scientifica che scontenta i francofortesi tanto in Popper quanto in Weber: è l’auto- limitazione che - a loro giudizio - impedisce alla scienza sperimentale, descrittiva e positiva la possibilità di fondare con
rigore e quasi-ne- cessità le scelte morali e politiche; ed è proprio la limitazione che i francofortesi rimproverano alla scienza - diciamo, tanto per intender- ci - “galileiana” in nome di una vagheggiata “scienza totale”, che fon- di, tramite la dialettica, la “teoria critica della società”. In effetti, non è che Weber escludesse per le scienze della cultura l’importanza del loro rapporto con le scelte assiologiche, con quel “ri- ferimento ai valori”, ch’egli accoglie dal pensiero del Rickert, pur
non accettando l’assolutezza da questi postulata per i valori, di cui invece egli riconosce, con Dilthey, la molteplicità, l’“anarchia”. Infatti, per Weber, «la “cultura” è una sezione finita dall’infinità priva di senso del divenire del mondo, alla quale è attribuito senso e signifícato dal punto di vista dell’uomo» (op. cit., p. 96). E questi punti di vista sono molteplici, legati alla privata responsabilità dell’individuo. «Non c’é nessuna analisi scientifica puramente “oggettiva” della vita