¬Il¬ volto della cultura italiana e tedesca del secondo dopoguerra nel quadro dell'unità culturale europea : atti del III convegno internazionale di studi italo-tedeschi, Merano, 27. IV. - 3. V. 1962
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Author:
Deutsch-Italienisches Kulturinstitut in Südtirol (Meran) ; Internationale Tagung Deutsch-Italienischer Studien <3, 1962, Meran> / Istituto Culturale Italo-Tedesco in Alto Adige
Place:
Meran
Physical description:
528 S.
Language:
Deutsch; Italienisch
Notations:
Parallelsacht.: ¬Das¬ Antlitz der deutschen und italienischen Kultur nach dem Zweiten Weltkrieg im Rahmen der europäischen Kultureinheit
Beitr. teilw. ital., teilw. dt. mit jeweils dt. oder ital. Zsfassung.
Subject heading:
g.Italienisches Sprachgebiet ; s.Kultur ; z.Geschichte 1945-1960 ; f.Kongress ; g.Meran <1962>
g.Deutsches Sprachgebiet ; s.Kultur ; z.Geschichte 1945-1960 ; f.Kongress ; g.Meran <1962>
Location mark:
II Z 759/3(1962)
Intern ID:
117559
Ío faccio, che il fenomeno dei dialetti e la lingua, quando non sia pura mescolanza, non sia il risultato di un complesso processo storico. lo chiedo insomma se la lingua nazionale italiana, la lin- gua letteraria italiana, sia stata sempre lingua letteraria, vale a dire separata dalla lingua parlata e sia poi stata avvicinata, e solo avvicinata, al linguggio parlato attraverso Vopera straordinaria- mente rivoluzionaria del Manzoni; se quella lingua, a cent’anni dalVunificazione politica italiana
, in conseguenza del popolarizzarsi della cultura, in conseguenza del diffondersi dei modi di comunica- zione, abbia bisogno di un últeriore salto, vale a dire di passare da lingua che potremmo dire feudale, di alta società, cortigiana e poi borghese attraverso il Manzoni a lingua popolare. E con ció non voglio intendere popolare in senso classistico, cioè di proletariato, ma voglio dire lingua di popolo, com’é per esempio la lingua francese che ha la qualità di aderire al tinguag- gio di tutto U popoto
. Soltanto questi romanzi e questa narrativa contemporanea non soltanto sconterebbero il travaglio e il dram- ma della coscienza europea e particolarmente italiana, non soltanto rappresenterebbero alcuni aspetti della società italiana, che sono as- sai importanti, ma realizzerebbero anche questa esigenza e questa necessità di costituire una lingua di popolo, non diciamo popolare, in Italia, dopo che il Manzoni ha compiuto quella rivoluzione. L’Ita- lia ha avuto una grandissima fortuna: la lingua feudale
fu im ventata da un grandissimo scrittore, il Boccaccio, e fu reinventata dal Bembo e da tutta la prosa cinquecentesca. Non abbiamo avuto bisogno di un lungo travaglio rivoluzionario e di una lunga speri- mentazione, perché abbiamo avuto subito l’uomo che ha padroneg- giato l’informe materia e l’ha suggellata. Quando poi il Romantici- smo dissolveva, dopo il travaglio della seconda metà del Settecento, la vecchia lingua, l’Italia ha avuto il dono di quell’altro imntenso scrittore che fu Alessandro Manzoni