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Notations: Beitr. teilw. dt., teilw. ital. - Literaturangaben. - Enth. u.a.: Max Stirner e la capacità di potenza / Dario Barbieri. Fremdheit als Herausforderung: Ingeborg Bachmann in Italien / Stefanie Golisch

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o da abbattere che sia), ma è assurta al rango di unico stmmento pos- sibile per l’affermazione sociale. L’affermazione di sé, la creazione di sé, come già visto, altro non sono che ritomo nel proprio nulla creatore. In relazione alla vita so- ciale, conseguentemente, Stimer prescrive che «Ognuno sia ’perfetto in se stesso’: allora anche la vostra comunità, la vostra vita sociale sarà perfetta» (18) . A1 posto di un fondamento materiale della società, Stimer propone la mistica ricerca della perfezione

in quell’abisso sul Vuoto che è YUnico per fondare una perfetta vita sociale. Per chiarificare quanto finora scritto, si puó proficuamente ripren- dere il paragone con lo gnosticismo. Nella sua opera capitale sulla Gnosi, Hans Jonas ha osservato che «la fiducia panteistica o panlogica dell’antichità è svanita nello gnosticismo. L’io è scoperto corne incom- mensurabile con tutte le cose della natura. La scoperta al principio fa emergere Fio nella sua profonda solitudine: Fio viene scoperto median- te una

rottura col mondo. Nello stesso tempo questo ripiegamento su di sé dell’estraneità cosmica porta ad una nuova accentuazione della ’comunità’ dell’uomo come unico campo che rimane di affinità, dove ci si trova uniti non soltanto per la comunità di origine, ma anche per la uguaglianza della situazione in quanto stranieri nel mondo. Codesta ’comunità’ non si riferisce peró all’aspetto sociale e naturale dell’uomo, ossia dell’esistenza terrena dell’uomo, ma soltanto all’io interiore e acosmico e a ció che

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1997

Heinrich Heine (1797 - 1856) nel II centenario della nascita = Heinrich Heine (1797 - 1856) zur 200. Wiederkehr des Geburtstages.- (Studi italo-tedeschi ; 18 )

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questo ’una nuova libertà’ perché, grazie ad essa, si sfug- ge a tutte le costruzioni proprie della vita sociale e statale; ma alcuni aspetti di non libertà e costrizione li avrà essa pure. II suo fine, infatti, non è per Fappunto - la libertà che essa sacrifica alYindividualità, ma ad essa e null’altro. Riguardo all’individualità la differenza fra Stato e unione è grande. Quello è il suo nemico e uccisore. queste è sua figlia e compagna, quello è uno spirito che vuole essere adorato nello spirito

lo è nessuna associazione, di qualsiasi tipo sia» (52) . II limite dello Stato - délYideale dello Stato - non è quello di comprimere la piena libertà dell’individuo. Stimer è perfettamente consapevole che la condizione umana necessita del vincolo sociale. E allora, cosa intende dire quando afferma che Yunione è il mezzo per sfuggire «a tutte le costrizioni proprie della vita sociale e statale»? La risposta va ricavata tenendo presente che per Stimer lo Stato e la Società sono divenute, come visto, potenze

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Heinrich Heine (1797 - 1856) nel II centenario della nascita = Heinrich Heine (1797 - 1856) zur 200. Wiederkehr des Geburtstages.- (Studi italo-tedeschi ; 18 )

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proprietà, cit., pp. 297-298. Ibidem, p. 320. Cfr. F. Andolfi, Egoismo e solidarietà sociale. Riflessioni su Stirner, in AA.VV., Nietzsche-Stirner, cit., pp. 153-174. Ibidem, p. 159. Cfr. M. Stimer, L’Unico e la sua proprietà, cit., p. 80. Cfr. R. Escobar, op. cit., p. 75. Cfr. J.Carroll, op. cit., pp. 165-179. Cfr. M. Stimer, L’Unico e la sua proprietà, cit., p. 289. Cfr. C. Sini, op. cit., p. 197 ss. Cfr. M. Stimer, Ilfalso principio della nostra educazione, in Scritti minori, cit., p. 26. Cfr

. H. Jonas, op.cit., pp. 280-281. Cfr. F. Andolfi, Egoismo e solidarietà sociale. Riflessioni su Stirner, in AA.VV., Nietzsche-Stirner, cit., p. 154. Cfr. M. Stimer, L’Unico e la sua proprietà, cit., p. 136. Ibidem, p. 137 ss. Ibidem, p. 160. Ibidem, p. 159. Ibidem, p. 143. Cfr. R. Escobar, op. cit., p. 158. Cfr. M. Stimer, L’Unico e la sua proprietà, cit, p. 203. Ibidem, pp. 224-225. Ibidem, p. 224. Ibidem, p. 235. Cfr. F. W. Nietzsche, Cosi parló Zarathustra, cit, p. 225. Cfr. M. Stimer, L’Unico

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Heinrich Heine (1797 - 1856) nel II centenario della nascita = Heinrich Heine (1797 - 1856) zur 200. Wiederkehr des Geburtstages.- (Studi italo-tedeschi ; 18 )

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, ma la sua desacralizzazione, e insieme la desacralizzazione del Dominio. Proprio la desacralizzazione del Dominio appare uno dei reali obiettivi deila filosofia politica stimeriana. Alcuni esegeti del filosofo tedesco (75) hanno visto neWunione nella divisione la possibilità della ricostmzione del legame sociale su basi artificiali. Probabilmente tali tesi rischiano di essere fuorvianti qualora inducano a vedere in Stimer un rinnovatore della teoria del Contratto sociale. In realtà, Stirner è cosciente

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Heinrich Heine (1797 - 1856) nel II centenario della nascita = Heinrich Heine (1797 - 1856) zur 200. Wiederkehr des Geburtstages.- (Studi italo-tedeschi ; 18 )

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di questa affermazione: la forza precede il diritto. Ogni diritto si manifesta come potenza, come - prepotenza» (43 \ In conclusione, Stir- ner nega, coerentemente con il suo nichilismo, che sia lecito parlare di ’mio diritto’: la tuteia del mio diritto equivale all’esercizio della mia potenza, e se ogni diritto è - rispetto al singolo - solo una concessione, la potenza e la forza sono le cifre deH’autoaffermazione (44) . Stimer manifesta un certo interesse per l’organizzazione sociale del medioevo con

, ma per Stimer chiunque abbia interesse per un determinato bene dovrebbe contribuire a produrlo. Stimer scrive che cosi «sarebbe giusto»\ ma si guarda bene dal trasformare questa sua osservazione in una prescrizione normativa (46) . II rifiuto di creare un sistema politico altemativo é, infatti, il dato piü rilevante della filosofia politica stimeriana. G Empörung stimeria- na si contrappone alla rivoluzione perché mira all’affermazione dell’ Unico, e non di una nuova realtà sociale. Stimer sostiene

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al protestantesimo ov- vero al cattolicesimo. Tuttavia, mentre Heine sostiene un processo di modemizzazione politico, sociale, economico e culturale ed è disposto a confrontarsi con i fenomeni di crisi che ne derivano, Kraus si rivela un antimodemista radicale, orientato verso la storia naturale anziché verso quella sociale, che percepisce la modemità come decadimento progressivo di tutti i valori ed, infine, come crisi spaventosa e caos totale. Discostandosi dal concetto di arte armonico-complessivo, ma avul

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contrasto coi príncipi del viver sociale offendesse piú di tutti i france- si, popolo socievole quant’altri mai; perció tentarono di ottenere l’egua- glianza tagliando pari pari la testa a chi pretendeva di emergere, e la rivoluzione fu il segnale della guerra di liberazione dell’umanità» (9) . Se abbiamo constatato come un’ideale europeistico si manifesti in Heine prevalentemente neila pratica di accostare e di paragonare i popoli del continente per giustificare in ogni caso una raccomandazio

- ne di reciproca tolleranza, siamo in grado ora di ravvisare in questo concetto di rivoluzione la chiave per attribuire allo scrittore tedesco non soltanto il ruolo di anticipatore, e in una certa misura di profeta, del dibattito europeistico via via concretatosi nella seconda metà del nostro secolo, ma anche e soprattutto della nostra consapevolezza dell’indissolubilità del programma politico da quello sociale e cultura- le. NOTE 1) A. Heine, Germania e Inghilterra (Impressioni di viaggio), Milano 1956

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ciando con il «voler subito onorare dei soliti onorari gli invii d’oggi e i futuri. L’ammontare lo abbandono alla sua amichevole valutazione, avvertendo che io sono l’opposto d’un milionario». E, nella chiusa, invita esplicitamente l’editore ad una scambio di pubbliche lodi, poi- ché lui l’aveva già fatto per primo («Mi lodi pure all’occasione, poiché ieri la lodai anch’io, e fu nella cantina municipale...»). Non disdegna, infatti, Heine di lodare molto umanamente cosa che gli possa essere

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maggiore, allorché paragona la natura (che forse si potrebbe definire come destino) dell’ Unico a quella di Dio: essere tutto in tutto. E di Dio Stimer afferma che «Egli si cura solo della sua causa, ma poiché Egli è tutto in tutto, cosi tutto è sua causa!» (54) . II legame fra gli uomini permane all’intemo della dimensione dell’ Unico: in Stimer, osserva Max Adler, c’è «piú rifiuto della sublimazione del nesso sociale, inteso nel senso di vincoli in sé sacri del diritto, della legge e dello Stato

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di zitella una vita solitaria; ed anche in casa del boia suo nonno era segregata e lontana da ogni contatto sociale... Strano! Persino nei suoi sogni, come un giomo mi confessó, ella non viveva con creature umane: sognava soltanto animali!». Peró sappiamo pure che dopo aver baciato la «rossa Peppina» si accese in lui la passione per le belle francesi e per la rivoluzione. Non è un caso che nella ballata «Die Grenadiere» Heine non faccia risusci- tare, come tanti in Germania speravano

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ammissione, fonda l’interpretazione de\VEigentnm di Sidney Hook (21) . Nel rappor- to-appropriazione fra Unico e proprietà c’é ben altro che la triviale affermazione di sentimenti piccolo-borghesi. Anzi: nella filosofia stir- neriana si puó trovare l’antidoto ad affermazioni quali quella di Hook, per il quale «Nessun uomo che lavora insieme agli altri e che dipende dalla riserva ormai consolidata della conoscenza sociale e materiale puó pretendere a una peculiarità esclusiva» (22) . Affermazioni che

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del pensiero critico marxista (16) . Nel suo saggio, Hook sviluppa le critiche di Marx ed Engels contro «Sankt Max» o «Der heilige Max» nella terza parte del libro primo dell’ Ideologia tedesca, condividendo in pieno i presupposti da cui muovono i due fondatori del socialismo scientifico. Assumendo la struttura economica come esclusiva realtà dell’esserci, Hook riduce VUnico stimeriano ad un Io individuale avulso dal contesto sociale, ad un Singolo astratto contrapposto alla concretezza dei

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Heinrich Heine (1797 - 1856) nel II centenario della nascita = Heinrich Heine (1797 - 1856) zur 200. Wiederkehr des Geburtstages.- (Studi italo-tedeschi ; 18 )

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convegno di Tarquinia (11) , ha notato come nel progressivo distacco dalla società originaria Stimer individui un percorso di liberazione che è anche di riscatto da ogni alienazione possibile. Non sembra invece condivisibile Taffermazione di Andolfi secondo la quale per Stimer la solidarietà espressa dal rapporto sociale non avrebbe un particolare valore per l’esplicitazione delTautoaffermazione individuale (12) . Tale questione si interseca con un’altra, se possibile ancora piú cmciale

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Heinrich Heine (1797 - 1856) nel II centenario della nascita = Heinrich Heine (1797 - 1856) zur 200. Wiederkehr des Geburtstages.- (Studi italo-tedeschi ; 18 )

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possa essere veramente, in questi rapporti, quello che é (38) . Di per sé, comunque, l’unione degli egoisti nulla afferma riguardo alla necessità o all’eliminabilità dello Stato, né su come dovrebbe essere uno Stato ideale. Come ha scritto Giorgio Penzo «c'é nelY associazione soltanto la dimensione formale e non già una pur minima dimensione contenu- tistica» (39) . II motivo per cui gli Unici dovrebbero trovare conveniente il rap- porto sociale é, come scrive Stimer, il bisogno m . Si sbaglierebbe

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manifesta l’esercizio della propria forza, e in tal senso non si puó non concordare con Escobar quando afferma che il messaggio stimeriano non si rivolge né a un’élite, né ad una determi- nata classe sociale (60) . Appare meno condivisibile un’altra affermazio- ne dello studioso, per la quale «l’unico (...) si sottrae alla logica della sopravvivenza e del dominio che attomo ad essa si costituisce» (61) . Come si è visto, l’immagine della lotta per la sopravvivenza apre la trattazione de L’Unico e la sua

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ci si precisa come necessità - con la vita sociale? «Non l’isolamento o la solitudine» - scrive Stimer - «é lo stato originale dell’uomo, ma la società. La nostra esistenza comincia col piu stretto dei legami giacché noi, prima di respirare, viviamo nel corpo di nostra madre; aperti gli occhi al mondo, eccoci nuovamente attaccati al seno di un essere umano: il suo amore ci culla tenendoci in grembo, ci guida con le dande e ci lega con mille vincoli alla sua persona. La società è il nostro stato di natura

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scaturisce la poesia e, insieme, come un destino di sottomissione, di esclusione e di discriminazione che continuamente si rinnova. II viaggiatore di Harzreise interpreta dunque le consuetudini di vita dei minatori alla luce dei nuovi diritti rivoluzionari come il per- petuarsi di un ordine sociale fondato suU’esclusione. Ma, d’altro can- to, riconosce che quelle stesse consuetudini sono legate a una tradizio- ne poetica che avvolge tutti i membri della comunità. Una ambivalen- za, questa dell’io

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conoscere al pubblico tedesco la vita francese, e in particolar modo le premesse e le conseguenze della rivoluzione, Heine descrisse, dal suo esilio pari- gino, la pittura, la musica e il teatro, la vita quotidiana e la situazione politica e sociale in Francia. Ai francesi volle invece rendere familiare la produzione tedesca in campo filosofico e religioso, la peculiarità tedesca e la storia della letteratura tedesca, specialmente il romantici- smo. II suo scritto «Sulla storia della religione e della

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linguistica quantitativa e alle spiegazioni che ci fomisce la psicologia dei colori, rimangono tali perché sovrano rimane il dubbio. E alla fine ho pensato che una relazione puó essere fatta con le «Osservazioni sui colori» di Wittgenstein. L’oggetto da osservare era in questo caso Heine. Ma i punti di osservazione sono tanti: il lessicale, lo storico, il filologico, il lettera- rio, il sociale, il politico, il religioso. il simbolico, lo psicoanalitico, il colore infine come nel nostro caso. Wittgenstein

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dettagliata, incisiva, portata aggressiva- mente all’estemo, su costumi e situazioni. Basti pensare a La Germa- nia, a Lci scuola romantica, o a Per la storia della religione e della filosofia in Germania, e alla sua estesa attività pubblicistica e di con- tatti. Infine, il suo impegno per un rinnovamento sociale basato su! merito, il suo orientamento per la pace e per la difesa della dignità degli uomini, dopo la caduta della monarchia borghese, gli farà pre- vedere una breve durata per «terrori

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